Immagini della pagina
PDF
ePub

Dalla lega di Cambrai alla pace di Noyon.

A. 1509-1516.

-

BARTOLOMEO D'ALVIANO - GLI SVIZZERI GIAN IACOPO TRIULZIO-Fabrizio e ProSPERO COLONNA.

I. Ordini militari dei Veneziani e loro difetti. II. Disfatta alla Ghiaradadda. Nobile difesa di Padova. III. Campagne del 1510 e 1511. I Veneziani si confederano col Papa. Orrendo fatto dei venturieri picardi alla grotta di Mussano. Giulio II sotto la Mirandola. Imprese del Triulzio. Calata degli Svizzeri.

IV. Battaglia di Ravenna. Fabrizio Colonna si arrende ad Alfonso d'Este, e quindi gli diviene amico. Reciproca loro generosità.

V. Campagna del 1513. Battaglia di Novara, Progressi dell'Alviano. Sua sconfitta presso Olmo.

VI. Apparecchi del re di Francia Francesco I per la spedi

zione d'Italia. Mirabile passaggio delle Alpi ideato ed eseguito dal Triulzio. Presa di Prospero Colonna. VII. Gli Svizzeri si ritirano in Milano. Ne escono per assalire i Francesi. Vinti a Marignano, abbandonano la Lombardia al re Francesco I.

VIII. Morte e qualità di Bartolomeo d'Alviano. Il Triulzio si ritira a Milano e la salva dai Tedeschi. Verona difesa da Marcantonio Colonna. Pace di Noyon.

CAPITOLO QUARTO

Dalla lega di Cambrai alla pace di Noyon.
A. 1509-1516.

BARTOLOMEO D'ALVIANO - GLI SVIZZERI GIAN IACOPO - FABRIZIO E PROSPERO COLONNA.

TRIULZIO

I.

Prima di entrare nel racconto della terribile guerra, che con universale conflagrazione dell'Italia scosse dalle fondamenta la repubblica Veneziana, crediamo pregio dell'opera d'indicare brevemente quale fosse la costituzione militare delle sue provincie di terraferma.

Avevano quivi le` ordinanze delle cerne avuto veramente tutto quello sviluppo, che (non fatto caso dei sentimenti di onore e di amore patrio) si poteva dar loro. Nel 1432 al campo del Carmagnola si annoverarono 8000 pedoni e undici migliaia di cerne (1): sette anni dopo il doge Foscarini approvò gli statuti di Padova concernenti le prestazioni militari (2). Dovevano i provveditori, ciascuno nella propria provincia, descrivere tutti gli uomini d'ogni villaggio idonei a servire sia colla sola persona in qualità di armigero ovvero di guastatore, sia colle cavalle e colle carra. Posciachè tutta questa gente era stata descritta; do

(1) M. Sanuto, Vite dei dogi, p. 1029.

(2) Statuta Paduæ, 1. VI. rub. I. stat. 32 (Venezia 1768).

vevano pure i medesimi provveditori farla rassegnare una o due volte al mese per mezzo di parecchi ufficiali deputati a ciò: dovevano eziandio in caso di guerra chiamarla alle armi, e distribuire in giusta misura il peso delle paghe, cioè tre quarti sopra il Comune a cui essa gente apparteneva, il rimanente sopra i Comuni vicini. Le paghe erano di 20 lire al mese per ogni uomo e di 105 per ogni carro. Andavano esenti dal servizio personale, ma non così dall'imposta delle pughe e dagli altri carichi reali, coloro che, abitando in città, possedevano beni nel contado. Soprastavano non lievi multe a chi mancava, o non mandava al campo altri in sua vece.

Da principio coteste cerne erano fornite soltanto di arme lanciatorie e manesche. Nel 1490, essendosi fatta manifesta la utilità dei nuovi strumenti da guerra, la signoria con non mediocre spesa fece venire da lontano uomini esperti nel maneggio dello schioppo o dell'archibugio, e li mandò per le terre del dominio, acciocchè lo insegnassero alla gioventù: ordinò che in ogni villaggio almeno due giovani, i quali perciò sarebbero andati franchi da qualsiasi gravezza, vi si assuefacessero; infine dispose che una volta all'anno si facesse una ragunata generale al capoluogo, e quivi si tirasse al bersaglio, e la patria del vincitore andasse per quell'anno immune dai tributi (1).

Tali erano in sostanza gli ordini dei Veneziani intorno le cerne. Alle cerne univansi talora col nome di partigiani gli uomini più arditi del dominio, che o

(1) Bembo, Storia di Venezia, I. I. p. 75 (Milano 1809). — Statuta Padua, cit.

per amore verso lo Stato, o per desiderio di fama, 0 per bramosìa di guadagno, si mettevano alla coda dell'esercito, e vi fornivano tutti i servigi della fanteria leggiera. Ogni altro ufficio militare ai mercenarii soli era affidato: imperciocchè quella medesima Venezia, che obbligava i suoi capitani di galeazza di accettare battaglia contro a 25 navi nemiche, aveva per lo contrario infino dai più remoti tempi vietato ai suoi gentiluomini di farsi capi di più che 25 soldati. A questa deliberazione era ella stata spinta da una esagerata gelosia di libertà; e intanto non temeva di commettere la difesa della terraferma nelle mani di venturieri, ch'erano ben lontani dal servirla con quella fede e con quell'entusiasmo, che sono proprii di chi combatte per la patria, pel proprio nome, per la propria potenza, per tutto se stesso.

Sedici savii, divisi in tre ordini o classi, erano in Venezia deputati a ragunare il senato, ed a riferirgli, quelli del primo ordine, le cose dell'amministrazione e della politica generale dello Stato; quelli del terzo, le cose del commercio e del mare; ai savii del secondo ordine apparteneva la sopraintendenza della milizia terrestre. Solitamente in guerra eleggevasi al comando di tutte le soldatesche un capitano generale, e dopo di lui un governatore generale, il quale riceveva il carico di vegliare sopra la disposizione del campo, sopra la disciplina, sopra le marcie, sopra gli alloggi, sopra l'artiglieria e le munizioni. Si l'uno che l'altro di essi dovevano per regola fissa essere forestieri a soldo. Due gentiluomini veneziani col titolo di provveditori seguivano l'esercito, e ne concordavano le operazioni

« IndietroContinua »