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la mano dell'offeso, nel mentre che ordina al magistrato di vendicare i suoi torti; che prescrive un culto, che ordina alcune prattiche religiose, dalle quali l'uomo è dispensato subito che i bisogni dello stato lo richieggono; una religione, io dico, di quest' indole non deve molto imbarazzare un legislatore. Basta ch' egli la garantisca dagl' insulti della miscredenza e della superstizione; basta che egli procuri di conservarla nella sua purezza, purezza che può essere alterata da' suoi nemici, come da' suoi ministri; basta ottener questo, per poter tutto sperare dalla religione, e niente temere da' suoi abusi.

LO STESSO.

L'Eloquenza Sacra.

MINISTRA e propagatrice efficacissima della moral religiosa è l'Eloquenza sacra, ch'è la sola che non possa mai diventar pericolosa, poichè non esercita l'arte, e la forza che contro i vizj seduttori, venefici, e nemici eterni del bene. Ella è che scioglie i sofismi dell' errore, le illusioni della vanità, umilia l'orgoglio dei falsi saggi, assicura la libertà dell' anima, strappandola alla tirannide delle passioni; predica la vera uguaglianza, ch'è quella dei doveri, inspira l'eroismo della carità, la fermezza nelle sciagure; sparge d'un balsamo celestiale le piaghe dei miseri, mostra in prospettiva le delizie eterne dei giusti, i supplicj dei tristi troppo fortunati del secolo, diffonde un terror salutare, e stempra in lagrime i cuori indurati per indi purificarli in un pio lavacro di penitenza. Con questo mezzo i Basilj, i Nazianzeni, i Crisostomi innalzarono alla Religione trofei memorabili, e procacciarono alla Grecia cristiana una gloria più luminosa, e più solida di quella, che sparsero

sulla pagana colla loro magnifica facondia i Pericli ed i Demosteni.

CESAROTTI.

Il Despotismo.

Dove ci è despotismo, non ci è virtù. Perchè? perchè quando il governo è puramente arbitrario, quando l'autorità sovrana è tra le mani d'un tiranno, per lo più educato tra le mura d'un serraglio, e fragl' intrighi d'una truppa di cortigiani avidi e corrotti, egli non sceglierà sicuramente per suoi ministri, se non chè i complici, o almeno i fautori de' suoi vizj. In questo paese non si vedrà nè un Aristide, nè un Cimone, perchè col soccorso delle loro virtù, e de' loro talenti, non si perverrebbe mai ad ottenere una porzione di potere, che non può essere che l'emanazione dell' autorità del più corrotto degli uomini. Là, il vizio, l'indecenza, la crapula, la dissolutezza, le voluttà vergognose, l'oppressione, l'ingiustizia, la rapina, la frode, la bassezza, sono onorate, approvate, autorizzate, ricompensate dal potere supremo, applaudite dalla voce pubblica, legittimate, per così dire, dal consenso tacito d'una società, che non ardisce di richiamare. Là, il favorito è superiore all' eròe. Là, il traditore della patria diviene il più potente cittadino dello stato. Là, colui che non è oppressore, è oppresso. Là, l'uomo virtuoso procura di nascondere le sue virtù. Là, finalmente il più coraggioso procura di comparire il più vile, perchè il valore e la virtù sono niente, ove il despota è tutto.

GAETANO FILANGIERI. Scienza delta Legislazione, 1. I, cap. XII.

Le Repubbliche.

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Le città, e quelle massimamente che non sono bene dinate, le quali sotto nome di Repubblica si amministrano, variano spesso i governi, e stati loro, non mediante la liberta e la servitù, come molti credono, ma mediante la servitù e la licenza. Perchè della libertà solamente il nome dai ministri della licenza che sono i popolani, e da quelli della servitù che sono i nobili, è celebrato ; disiderando qualunque di costoro non essere nè alle leggi, nè agli uomini sottoposto. Vero è che quando pure avviene (che avviene rare volte), che, per buona fortuna della città, surga in quella un savio, buono, e potente cittadino, dal quale si ordinino leggi, per le quali questi umori de' nobili e de' popolani si quietino, o in modo si ristringhino che male operare non possino, allora è che quella città si può chiamar libera, e quello stato si può stabile, e fermo giudicare. Perchè sendo sopra buone leggi, buoni ordini fondato, non ha necessità della virtù di un uomo come hanno gli altri, che lo mantenga. Di simili leggi ed ordini molte Repubbliche antiche, gli stati delle quali ebbero lunga vita, furono dotate. Di simili ordini e leggi sono mancate, e mancano tutte quelle, che spesso i loro governi dallo stato tirannico al licenzioso, e da questo a quell' altro hanno variato e variano; perchè in essi, per i potenti nimici che ha ciascuno di loro, non è, nè puote essere alcuna stabilità; perchè l'uno non piace agli uomini buoni, l'altro dispiace ai savj; l'uno può far male facilmente, l'altro con difficoltà può far bene; nell' uno hanno troppa autorità gli uomini insolenti, nell' altro gli sciocchi; e l'uno e l'altro di essi conviene che sia dalla virtù e fortuna di un uomo mante

nuto, il quale o per morte può venir meno, o per travagli diventare inutile.

MACCHIAVELLI. Delle Istorie Fiorentine, 1. V.

Le Due Patrie.

RICORDIAMOCI d'avere due patrie, cioè, come dicea al proposito nostro Cicerone 2. unam naturæ, alteram juris. Quella di natura è il luogo dove siamo nati; e quella di diritto è l'Italia, in cui tutti siamo constituiti membri d'una nazione, che conta sino a quindici milioni di cittadini. Il creatore del tutto nel sistema planetario sembra che abbia voluto dar un' idea anche del sistema politico in cui siamo posti. Nel fuoco delle grandi elissi dei pianeti sta il sole. I detti corpi opachi, che ricevono il lume da esso, vi si aggirano intorno nel tempo medesimo che sopra i proprj assi eseguiscono le loro rivoluzioni. Una forza, che gli spinge per linea diritta contro un' altra, che al medesimo sole gli attrae, fa che un moto terzo ne nasca; onde proporzionatamente alle reciproche loro distanze mantengano intorno al centro comune il loro giro. Alcuni di questi globi intorno di se hanno de' globi più piccoli, che con le medesime leggi si muovono; ed alcuni altri sono soli ed isolati. Trasportiamo questo sistema alla nostra politica nazionale. Grandi, o picciole, che siano le città, abbiano le particolari leggi nelle rivoluzioni sopra i proprj assi, siano fedeli al loro naturale sovrano, ed abbiano più o meno di corpi subalterni: ma benchè divise in dominj diversi, formino per i progressi almeno delle arti, e delle scienze un solo sistema;. e l'amore di patriotismo, vale a dire del bene della gloria nazionale, sia quel sole che le illumini, e che le attragga in concorrenza di quella forza di dissoluzione, che sin ad ora

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con sommo lor detrimento le ha spinte per linea retta, falso supposto di ritrovare fuori del centro di riunione un bene, che non hanno incontrato mai, e che non è ritrovabile. Amiamo dunque il buono nazionale ovunque ritrovisi; promoviamo il bene ed animiamolo ovunque si vegga o languente o sopito; lungi da riguardare con l'occhio dell' orgoglio, e del disprezzo chiunque tenta di rischiarare le tenebre che l'ignoranza, la barbarie, l'inerzia, l'educazione hanno sparso fra di noi, sia nostro principale proposito l'incoraggirlo e premiarlo. Divenghiamo finalmente Italiani, per non cessar d'essere uomini.

Il conte CARLI. Della patria degli Italiani,
tom. II, del Caffé, pag, 9.

Debito del buon Cortigiano.

POICHÈ oggidi i Principi son tanto corrotti dalle male consuetudini, e dalla ignoranza e falsa persuasione di se stessi; e che tanto è difficile il dar loro notizia della verità, ed indurgli alla virtù; e che gli uomini con le bugie ed adulazioni, e con cosî viziosi modi cercano d'entrar loro in grazia, il cortigiano deve procurare di acquistar la benevolenza ed adescar tanto l'animo del suo principe, che si faccia àdito libero, e sicuro di parlargli di ogni cosa, senza esser molesto; e se egli sarà tale, come s'è detto, con poca fatica gli verrà fatto, e così potrà aprirgli sempre la verità di tutte le cose con destrezza; oltra di questo, a poco a poco infondergli nell' animo la bontà, ed insegnargli la continenza, la fortezza, la giustizia, la temperanza; facendogli gustar quanta dolcezza sia coperta da quella poca amaritudine, che al primo aspetto s'offerisce a chi contrasta ai vizj, i quali son sempre dannosi, dispiacevoli, ed accompagnati dalla .

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