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collocato nel numero di que' rari genj, che non hanno avuto niente d'aurora, e che dal momento han cominciato a salire, sono arrivati a quel punto d'elevazione, a cui potevano arrivare senza mai più discenderne. Ma sembra a noi, che, come tutti gli altri drammatici, abbia egli avuto il suo nascimento, il suo mezzo-giorno, ed il suo occaso с quel, che compose ne' primi dieci anni del suo soggiorno a Vienna, determinò il punto il più elevato della sua gloria. In fatti l'Issipile, l'Olimpiade, il Demofoonte, la Clemenza di Tito, l'Achille in Sciro, il Ciro riconosciuto, il Temistocle, la Zenobia, e l'Attilio Regolo nacquero in quel tempo, e debbono riguardarsi come i capi d'opera del nostro poeta. Sempre grande, e tenero, e qualche volta ancora tragico, piacque le mille volte ripetuto, e potè dirsi allora a coloro, che si eran dichiarati nemici irreconciliabili dell'opera : « venite, vedete ed ascoltate ». FABRONI.

Alfieri.

L'ITALIA dee certamente essergli grato per averle dato un ornamento, che poco men le mancava, quantunque non vi sia nazione che più abbondi di tragedie. Ma chi conosce quanto sia difficile il farne una sola buona, dee maravigliarsi, che un sol uomo abbia potuto farne tante di numero, e tutte pregevolissime, quantunque non tutte, com' era naturale, di un merito eguale. Quando egli cominciò a calzarsi del coturno, persuaso che non vi fosse uno stil tragico degno d'imitazione, ne formò uno suo, che riuscì intralciato ed oscuro, ed a cui per quant' arte si adoperasse nella lettura, e nella recita, non sapevano accomodarsi l'orecchie di quegl' Italiani, che non amano le forzate tras

posizioni, i continui sagrifizj degli articoli, ed il concorso di parole dure, ed ingratamente cadenti. La ragione, che il verso tragico non dee essere armonioso, come quel che serve alla lirica, ed all' epica, è ottima ragione; ma egli ancora deve avere un' armonia sua propria, che escluda l'affettazione si, ma anche la durezza, l'intralcio, e lo stento. Rinvenuto dal suo errore, l'autore ha fatto infinite mutazioni di stile, e poco meno, che ad ogni verso, nelle tragedie già pubblicate.

Per evitare la dicitura epica, e lirica, sicuramente non propria della tragedia, non adopra mai similitudini, rare volte adopra le narrazioni, e queste non mai lunghe, e non mai intromesse là dove non sono necessarie, pochissime sentenze, e non dette mai dall' autore, e si guarda sempre dall' esser tumido ne' pensieri, e quasi sempre nelle espressioni. L'amor della brevità qualche volta gli ha fatto crear delle parole nuove, e rinnovar le antiche. È mirabile come egli sa rendere conto a se medesimo d'ogni più piccola cosa, che concorre a formare una buona tragedia, e son tante, é si varie, che debbono scoraggire quei che non hanno le forze del signor conte Alfieri, a intraprendere di battere questa carriera.

Giornale di Pisa, 78 f.

Miltono.

ALCUNI vorranno per avventura che il Paradiso perduto sia da preferarsi, quanto all' argomento, alla Gerusalemme liberata; poichè se il Tasso ha cantato il conquisto della. cità sinta fatto dai cristiani sopra gl' infedeli, ed il Miltone canta le cagioni perchè l'uomo dallo stato della felicità sia caduto nella presente miseria, quali ce le rivela la Reli

gione. E certo, teologicamente parlando, eglino hanno ragione; ma parlando poeticamente hanno il torto. Imperciocchè s'egli importa il tutto alla ragione dell' uomo a sapere il perchè del esser suo, pochissimo o niente può muovere la fantazia di lui il raccontar la maniera onde ciò avvenne. Di qual diletto ci possono mai essere i sensi mistici, le allegorie necessarie al argomento del Paradiso perduto, i varj ritratti di Abdielle, di Urielle, di Astarotte, e di Nistotte, e di altri tali personaggi conosciuti solamente di nome a commentatori della Bibbia? E lo stesso è da dirsi delle loro avventure. Non pare a voi, che le artiglierie che si sparano in quelle battaglie celesti del Miltono facciano il medesimo effetto sulla nostra immaginativa, che fan sulle persone, dirò cosi, di quegli Enti spirituali ? Questo poema, come graziosamente disse il Voltaire, è per la casa del Diavolo. Un solo canto è per gli uomini; ed è quello, dove con si leggiadro, e casto pennello sono dipinti gli amori di Adamo, e di Eva. E non so già io se ve ne fusse per gli Angioli. Eglino avrebbono, se non altro, da scandalizzarsi pur assai non trovando punto nel Dio di Miltone, non dico il Dio di Mosè, il qual disse che la luce sia, e la luce fu, ma nemmeno il Giove di Omero, che all' accennar del capo, col cenno commuove l'universo, fa tremar l'Olimpo. E veramente il Dio del poeta Inglese, con quelle sue eterne Omelie, è, come disse Pope, un predicatore, un prete scolastico. Che se fu colpa del Miltono l'avere in tal modo colorito l'argomento suo (voglio dire con tutti quei dialoghi di Teologia, che e' fa fare anche a Diavoli) non ci è pero dubbio, che maggior d'assai non sia la colpa dell' argomento medesimo troppo eterogeneo con la pocsia. Ed io non farei una difficoltà al mondo, anche per ragion dell' argomento, di anteporre al Paradiso perduto non che la

Gerusalemme, la Eneïde. Che quantunque da molti secoli sia già spento per nostra miseria l'imperio Romano, grandissima è ancora la parte che tutte le nazioni di Europa, e noi massimamente prendiamo nelle cose,

Onde usci de' Romani il gentil seme;

la religione di quelli è da noi bevuta nelle scuole insieme col latte de' loro scrittori; piacciono sino ai nomi di Achille, di Simoenta, di Xanto, che vanno uniti con le origini di quel popolo Signor delle cose, e poetica, come si esprime Boileau, è la cenere d'Ilione.

Il conte ALGAROTTI. Lettere.

Gessner.

I pastori dell' antichità erano copiati dalla schietta natura; i moderni amarono meglio di trarli dalla bella. Può dirsi che l'Egloga antica presenta un quadro fiamingo, la moderna una pittura dell' Albani. I discorsi dei primi, ed il ritratto dei lor caratteri pregevoli per la esatezza della somiglianza, tengono alquanto del rozzo, e non destano altro interesse che quello della curiosità, e del piacere, che reca sempre l'imitazione ben eseguita. Dall' altro canto l'idea del bello mal appresa o mal applicata fece che più d'uno scambiò per il bello ideale l'affettazione, e la sconvenienza. I pastori del Fontenelle sono Paridi galanti di bello spirito. In altri, il pastorismo non è che un gergo convenzionale. applicato a soggetti tuttaltro che pastorizj.

Presso che tutti gli Egloghisti s'accostarono poco o molto all' uno o all' altro dei due estremi. Sorse alfine un genio singolare, che colse il fior del bello di questo genere. Gessner

avezzo ai pastori elvetici rappresentò i pastori del secolo. dell' innocenza. Spogliando egli quella condizione di vita di ciò che fra noi l'indigenza, la natura ineducata, ed il contagio che spira dalle città v'insinua di basso, e di sconcio, lasciò a' suoi pastori la semplicità, il candore, le grazie dell' amor pudico, le delizie della morale domestica, e le altre amabili virtù che può ispirare una vita contenta di sè, lontana dall' indigenza, e dal lusso, non sedotta dagli esempj della corruzione, nè guasta dall' incentivi del vizio ; con che comunicò ai suoi componimenti il più delizioso interesse, e sollevò questo genere a un posto ben superiore a quello, in cui lo trovò.

CESAROTTI. Saggio sulli studj.

Cartesio.

Si dovrà sempre avere in grande ammirazione il Cartesio per quel vastissimo suo ingegno, che dietro si trasse una così numerosa scuola, per aver lui di tanto ampliato i confini dell' Algebra, e singolarmente per l'applicazione ch'ei fece alla Geometria; e con tutte le sue macchie si avrà pur da riguardare come uno de' luminari del mondo filosofico. Di maestrevoli tocchi d'ingegno sono sparsi per tutti gli scritti di lui, e la Dissertazione del Metodo, non ostante alcune piccole eccezioni, è un capo d'opera, e quasi l'occhiata di un' aquila sopra le differenti provincie del mondo scientifico. Che se la più parte non converrano ch'egli sia stato il confidente della natura, che abbia insegnato agli uomini a pensare, e che quell' ordine che Iddio ha posto ne' cieli, e tra le stelle, lo ha posto nella mente, e tra i pensieri di lui, come sono scappati a dire alcuni suoi devoti; tutti però dovranno confessare, che tra i maestri del

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