Immagini della pagina
PDF
ePub

là, a sinistra, sei altre donne, tenendosi per mano, a cerchio, come danzanti e guardano, e sembrano intese a udire il Petrarca che dice: « Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono.... » Sull'orizzonte, quasi aeree, si scorgono le case d' una città; 3.° a cc. 151 v. e 152 r. due giovani figure ignude, a fronte l'una dell'altra, alte quanto la pagina, su carta

[graphic][subsumed]

a minio, trattate a matita nera e bianca, con delicate ombrature: la prima rappresenta un uomo dalle forme apollinee, dal volto signorile e piacente, dalla chioma ricciuta, coronata d'alloro, i cui nastri gli svolazzano intorno; ha la mano sinistra sull'anca; la destra protesa, stringente una verga che poggia sul ginocchio manco e che par l'asta

d'una fiaccola divampante, sull'alto, a sinistra della figura muliebre ; la seconda, venusta, a occhi bassi, dalle folte chiome ondulanti sulle spalle e lungo la bella persona, con un lieve velo che le gira attorno, indica con la destra il petto sulla mammella, e con la sinistra quasi prostesa stringe il velo medesimo. Entrambe le figure son su carta rossa,

[graphic][subsumed]

attaccata alla pergamena, che sembra non appartenere al codice, non serbando traccia di numerazione antica, anzi essendo forse interpolazione posteriore. Sulla figura della donna è scritto in maiuscole « D. LAVRA », mentre sulla maschile nello stesso carattere è scritto: << D. PETRARCHA »; 4. acc. 153 le prime cinque terzine de' Trionfi sono in

[ocr errors]

corniciate da un fregio d'oro e azzurro con puttini scorrenti fra volute di fronde e di fiori. Nella zona inferiore due puttini appunto reggono uno scudo con tre caprioli in capo aquila coronata in punta, difficile a determinare mancando affatto i colori. Il tutto è molto sbiadito, e in alcuni punti invisibile addirittura. La iniziale N però, un rettangolo a fregi ben conservati, racchiude, come un cammeo, una mezza figura di Laura dalle bende bianche e dalla veste azzurra; 5.o a cc. 200 una bella iniziale O lievemente fregiata di rosso lungo l'angolo sinistro formato dallo scritto. Di solito, ogni carta contiene due sonetti, e ora 29, ora 31 righe. È bianco il v. della c. 149. La numerazione antica, che seguiamo, è segnata costantemente sull'estremo lembo superiore destro del recto e comprende cosí anche il verso della carta anteriore; ma è per lo più scomparsa pel taglio del legatore. Le carte son riunite a quinterni, che son 20, e han richiami ciascuno all'ultima pagina, meno il quinterno 14 e 19, il quale ultimo ha il Finis. La legatura è moderna, in cuoio e oro, sec. XVIII, con aquile coronate agli angoli e al dorso, su cui è scritto: « PETRARCA ». Il taglio è tinto in azzurro.

Il codice comprende:

C. 141.

[ocr errors]

e

I. Le Rime (da c. 13 a c. 149). Evidentemente le Rime, senza alcun titolo e alcun numero, son divise in due parti: la prima, da c. 13 a c. 107; la seconda da c. 108 a c. 149. A c. 108, in alto è un Mte, che chiaramente significa Morte o In Morte, la qual cosa vuol dire che già la partizione della vulgata antica prendeva fondamento diffusione ne' manoscritti. Tutta la raccolta accoglie 29 canzoni, 309 sonetti, 9 sestine, 7 ballate, 4 madrigali, numero eguale a quello della vulgata antica e moderna, meno pe' sonetti, i quali in questa son 317. Sulle canzoni bisogna avvertire: 1.o che la I (c. 17) è mutila dopo il verso 122; le mancano dunque i versi da 123 a 169; 2.o che la II (c. 17) comincia col verso 15 « Al verace oriente ov'ella è volta » e però mancante del principio; 3.° che la XXVII (c. 138) comincia col verso: «O de l'anime rare », mancando cosí de' primi 30 versi, i quali però si ritrovano con un richiamo a Circa i sonetti è necessario notare: 1.° che mancano i sonetti: << Amor piangeva et io con lui talvolta » (IV, 4 della vulgata-Marsand); « Gloriosa Columna a cui s'appoggia » (IV, 2); « Io mi rivolgo indietro a ciascun passo » (I, 11); « Il successor di Carlo che la chioma » (IV, 6); « Più di me lieta non si vide in terra » (IV, 5); « Quando il pianeta che distingue l'ore » (I, 8); « Quando fra l'altre donne ad ora ad ora (1, 10); «Se l'onorata fronde che prescrive » (IV, 3); « Se la mia vita da l'aspro tormento» (I, 9): fra i quali son cinque che soglion esser posti fra le Rime di vario argomento; 2.o che vi sono invece due sonetti apocrifi: il primo, « O monti alpestri, o cespugliosi mai » (c. 145), che si ritrova nel codice Correr e nel Marciano, e creduto inedito e dato per tale dal Veselovskij (Paradiso degli Alberti, Romagnoli, 1867), dal Veludo (Scritti di Fr. Petrarca ora scoperti e pubblicati, Venezia, 1870) mentr'era stato impresso ne' primordi del sec. XVI da Domenico Tullio Fausto (Cfr. Ferrato: Raccolta di rime attribuite a Fr. Petrarca); il secondo, « Ay lengua, ay penna mia, che in tante carte » (c. 149), sul quale vedi ancora il Ferrato su citato e il Tullio (Introduz. alla lingua volgare, Misc. 2325 della Bibl. Marciana). Sembra però che lo scrittore del codice nostro volesse avvertir della cosa il lettore, perché scrive il primo insolitamente con tutte

le iniziali colorite, e il secondo pone dopo l'« Amen », col quale chiudonsi le Rime;

[ocr errors]

3. che sono abrasi bensi, ma tuttora leggibili i sonetti 81, 95, 96, 97 (cc. 15, 71);

[ocr errors]

4. che il sonetto: « Movesi i vechiarel » che secondo l' Indice doveva trovarsi a

[graphic][subsumed]

c. 151, trovasi in fine sulla carta di guardia posteriore e scritto di mano più recente. Circa le ballate, manca, è vero, quella che comincia « Occhi miei lassi mentre ch' io vi giro »; ma vi è in suo luogo a c. 59 « Donna mi viene spesso ne la mente »,

[ocr errors]

ballata che trovasi appunto ne' Codici anteriori al Vaticano lat. 3195, ove in sua vece il Petrarca a c. 26 r. scrisse di suo pugno il madrigale « Or vedi Amor che giovenetta donna ». Stimasi rifiutato dal Petrarca; ma codici autorevoli, come il Chigiano L. V. 176, e il Laurenziano Plut. XLI, n. 17, lo riportano, avendo, con poche varianti, la grafia del nostro. Noi non c'indugieremo a discorrer circa l'ordinamento delle Rime, il quale vi parrà chiaro dall' Indice; diremo solo che il copista, sia pur esso messer Gentile poeta, è stato non sempre corretto fin nelle iniziali, dando prova di negligenza piú che d'ignoranza. Tuttavia, bisogna notare che il codice dev'essere stato esemplato su buon originale, ma da amanuense lombardo o romagnolo, che vi ha portato varianti dialettali, e anche formali talvolta, come nel sonetto CLXV a c. 92, in cui inverte, e non senza ragione, il 1° verso col 2°.

II.

Epistola a Clemente VI (c. 150). Comincia: « Febris tue nuncius.... >; finisce << ecclesiam salvam cupis. Vale. È la Epistola XIX del lib. V delle Epistolae de rebus familiaribus.

[blocks in formation]

I Trionfi. A. c. 153, sul verso della figura di Laura, è scritto in maiusco

lette, a colonna verticale :

I. TĮRIVMPHVS]. AMOR | VINCIT | MVN | D | v | M

II. T[RIVMPHVS]. PVDICITIA | AMO | RE | M

III. TRIVMPHVS. MORS | PVDICI | CIA ¦ M
IV. TRIVMPHVS]. FAMA | MOR | TE | M

V. T[RIVMPHVS]. TEMPVS | FAMA | M

VI. T[RIVMPHVS]. AETERNITAS | OMNIA | VIN | CI | T

Nella stessa carta, tra i fregi descritti: « FRANCISCI PETRAR | CAE: FLORENTINI POE | TAE LAVREATI: TRI | VMPHORVM LIBER | FELICITER INCIPIT | Amoris capitulum primum. » Dopo questa, non vi è altra rubrica, ma l'ordine de' capitoli è il seguente:

I.
II.

-

III.

IV.

V.

VI.

VII.

VIII.

IX.

X.

XI.

XII.

XIII.

[ocr errors]

[ocr errors]
[blocks in formation]

Era sí pieno il cor di maraviglia [T. I, c.
Poscia che mia fortuna in força altrui [T. I, c. III]

Stanco già di mirar non saççio ancora [T. I, c. IV]

Quando ad un giogo e a un tempo quivi [T. II]

Quella leggiadra e gloriosa donna [T. III, c. 1]

Quanti già nella età matura e agra |T. III, c. I]

La nocte che seguí l'oribil caso [T. III, c. II]

Da poi che Morte triumphò del volto (T. IV, c. I]
Nel cor pien d'amarissima dolccça T. IV, c. I]
Pien d'infinita e nobil maraviglia [T. IV, c. II]
Io non sapea di tal vista levarme [T. IV, c. III]
De l'aureo albergo con l'aurora inanci [T. V]
XIV. Da poi che sotto il ciel cosa non vidi [T. VI].

« IndietroContinua »