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38. (n. 68). Ferrerius Vincentius: Sermonum pars III"; Sermones de sanctis. Lugduni, s. typ. 1497. in-4.°

HAIN 7011, PANZER I, 553. 191.

cc. 151 (mancano le prime 8 carte contenenti il frontespizio e la tavola), senza numeri, richiami e registro, ma con segnature quaderno], AAA-RRR quaderni, sss di 7 cc. (forse manca al nostro esemplare l'ultima carta, bianca). Carattere gotico, assai minuto, a due colonne, di linee 51 per colonna piena. Capipagina stampati, e piccoli spazi vuoti per le iniziali da supplirsi a mano. Mancano le virgule, e per punti si usano piccole stelle a quattro punte. A c. 151.v, sotto l'explicit, è l'impresa dello stampatore, incisa in legno, rappresentante un uomo e una donna coperti di pelo, che reggono uno scudo appeso ad un tronco, con un monogramma. L'esemplare dell' Universitaria appartenne alla Libreria di S. Croce in Pisa, come si rileva da una nota manoscritta, inserita a c. 9.r, nello spazio vuoto di una maiuscola. È alquanto sciupato da macchie di umido e da tarmature. Leg. in tutta pergamena.

39. (n. 47). Ficino Marsilio: Della cristiana religione. Pisa, per Lorenzo e Agnolo fiorentini, 1484. in-fol.°

HAIN 7074, PANZER II. 381. 2, BRUNET II, 1244, Fossi I, 670-71.

cc. 112 (bianca la 112. al nostro esemplare mancano almeno tre carte, contenenti il frontespizio e la tavola), senza numeri, richiami e registro. Segnature: a-o quaderni, p terno, q duerno. Caratteri tondi, linee 31 per pagina piena. Spazio vuoto per le maiuscole dei proemj e dei capitoli. L'esemplare dell'Universitaria di Pisa, come si rileva da alcune note manoscritte a c. 1.re nel foglio di risguardo, appartenne a Giuseppe Del Papa, lettore di medicina nell'Ateneo Pisano dal 1677 al 1735, fu acquistato da Francesco degli Albizi nel 1770, e donato alla Biblioteca dall'ab. dott. Niccolò Anziani, sottobibliotecario, e poi prefetto della Laurenziana (1879-89), nel decembre 1872. Leg. in tutta pergamena. Un saggio fotografico di questa assai rara edizione pisana fu

compreso nell'Albo dei Documenti per servire alla Storia del Libro in Italia cit.

Filelfo Francesco: v. Petrarca Francesco, Sonetti e Canzoni....

Fonzio Bartolomeo v. Phalaris: Epistolae, trad. italiana.

Franciscus de Mayronis s. de Maioranis: v. Mayronis s. de Maioranis, Franciscus de.

Franciscus de Platea: v. Platea, Franciscus de.

Frontinus Sextus Julius: v. Scriptores veteres de re militari.

40. (n. 95). Gentilis Fulginas: Super prima fen quarti Canonis Avicennae et De maioritate morbi quaestio. Patavii, per Nicolaum Petri de Haarlem, 1476. in-fol.o

c. 1. col. 1. (f)EBRIS EST | CALOR EX | TRANEVS | Excusati ab his | q in libro pncipiis dici etc. | Fin. c. 171. col. 2. l. 35. | Segue l'explicit: Scriptum super prima fen. 4ti cañ. Auicene celeberrimi ac famosissimi | doctoris totă sciaz medicine illustrà tis Gentilis de Fulginatis cõpletů | ab eo an.o 1346° de mse Ianuarii. & | correctù p excellentissimù artiù & | mene doctorě mgrm Hyeronimu | Turrianuz de Verona actù in cele berrio gymnasio patauino ordiarie | legente ac impressum per magist | Nicholaù Petri de Harlem & Holla | dia Almanù in predcaz (sic) ciuitate pa | tauina anno domini 1476° die 19na mensis Februarii Finit foeliciter. | Deo gratias. c. 172. col. 1. Clarissimi medeci Gal.' (sic) de fulgmeo (sic). | de maioritate morbi. Q. incipit. || (e)ST DIFFICI | lis dubitatio q tempore etc. | Fin. c. 186. col. 2. l. 2. Segue l'explicit: Finit subtilis questio de maioritate | morbi a clarissimo Doctore Gentile | fulginate. Anno dni 1344 edita & Patauii impressa Anno eiusdez 1476. || Incipit registrù huius libri. s. genti | lis de febribus. I

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cc. 186, non numerate (bianca la 186.), senza richiami e segnature (fuorché nelle prime 23 cc.), ma con registro. Il volume composto nel modo seguente: 7 cc. (segn. a), 9 quaderni (di cui i due primi colla segn. b-c), I terno, I quaderno, I terno, 2 quaderni, 4 terni. I quaderno, I terno, 1 quaderno, I terno, I duerno, 5 cc., 1 quinterno. Carattere stampatello pel testo di

Avicenna, e tondo pel commento, a due colonne divise da uno spazio assai largo, di linee 52 per colonna piena. Spazj bianchi per le maiuscole dei paragrafi, da supplirsi a mano. Esemplare in ottimo stato. Leg. in tutta pergamena.

HAIN 7565 (descrizione imperfetta), PANZER II, 369.33.

Gerson Johannes: v. Imitatio Christi.

Grammatici latini veteres : v. Diomedes et alii grammatici latini.

41. (n. 24-5). Guainerius Antonius: Tractatus varii. s. 1. et typ., 1474. in-fol.° to. 2. to. I. cc. 1-5 mancanti. | c. 6. col. 1. Incipit tractatus de egritudinibus capitis. editus per | Magistrum Anthonium | Guaynerium Artiuz 7 me | dicine doctorem papiĕsem. (M)agno ac sù mo cum desiderio iazdiu | cuiuscumqz | particularis | membri etc. c. 85. 1. 22. Explicit comentariolus de | egritudinibus capitis. || Deo gracias. || c. 87. | col. 1. Antonij Guainerij papie | sis. De passionibus stoma | ci Commētariolus feliciter | Incipit. Capitulum primù de meri | 7 egritudinibus eius. (v)Olens de egritudinib' | stomaci etc. | c. 124." col. 2. l. 19. Et hec de pronosticis vomitus. || laus deo. ||

to. II. c. 1. col. 1. Tractatus de febribus editus p | magistrù Anthoniù Guayneriù ar tium ac medicine doctorem egregiù | papiensem feliciter incipit. (Qui amoris gracia etc. | c. 49. col. 2. l. 44. Finis. | Amen. || c. 51. col. 1. Tractatus de fluxibus edit' per | magistrù Anthoniù Guayneriù ar | tiù ac medicine doctorem egregiù papiensem feliciter incipit. | (D) Ifferentia nona | tres in se etc. | c. 78." col. 2. l. 25. Finis || c. 79. col. 1. Com. il Prologo al Tractatus de matricibus: (N)Ihil è magnanie pnceps etc. | c. 79. col. 2. l. 27. Fin. | c. 8o. col. 1. Incipit tractatus de matricibus editus per magistrum Anthonium Guayneriù artiù ac medicine docto | rem egregium papiensem. || (T)Ractat' huius intétio est etc. | c. 119. col. 1. l. 39. Fin. Explicit tractaus (sic) de ppriis ml'ie | egritudib' Antonii guernerii papies doctor. I M.CCCC.LXXiiii ||

to. I, cc. 124, numerate di mano antica (bianca la 86), senza richiami, segnature e registro. Mancano, secondo questa numerazione, le prime cinque carte. Caratteri gotici, a due colonne, linee 41 per colonna piena. I titoli dei capitoli e le prime linee del testo sono in caratteri gotici piú grossi. Spazio vuoto per le maiuscole da supplirsi a mano, fuorché a c. I.r, col. I, ov'è una maiuscola rozzamente colorata in turchino. I punti hanno forma di stelle quadrangolari. A c. 86.v è un indice manoscritto dell'opuscolo: De passion bus stomaci, e qua e là si notano alcune postille marginali mss. Leg. in tutta perg.

to II, cc. 119, non numerate (bianca la 50), senza richiami, segnature e registro. Caratteri gotici, più piccoli di quelli del tomo I, a due colonne, di linee 44 per colonna piena. I titoli dei capitoli sono dello stesso carattere che il testo. Le iniziali furono supplite a mano, e per lo più sono rosse con fregj violacei. A c. 1.r, in calce, si legge la seguente nota manoscritta: Ptinet ad Bibliothecam S. Crucis Pisarum. Leg. in tutta perg.

HAIN 810 (indicazioni sommarie), PANZER IV, 11. 61; cfr. anche [BONI MAURO], Lettere sui primi libri a stampa di alcune città e terre dell' Italia superiore. Venezia, Palese, 1794, pp. LVI-VIII.

Guido de Monte Rochen: v. Monte Rochen s. Rotherii, Guido de.
Guilielmus de Ockam: v. Ockam, Guilielmus de.

42. (n. 18, 1). Herculanus Johannes: Expositio in primam fen quarti canonis Avicennae. Venetiis, per Bonetum Locatellum, 1496. in-fol.o

HAIN 1553, PANZER III, 388. 2033.

c. 148 (bianche le 1.v e 148.v), con numeri e segnature, ma senza richiami. Registro: A-R quaderni, s-T terni. Caratteri gotici, a due colonne, linee 66 per colonna piena. Il testo di Avicenna è stampato in tipi più grossi che il commento. Capipagina a stampa; piccole iniziali incise dei capitoli, e grande maiuscola xilografica, che tiene 11 linee del testo, al principio dell'opera. A c. 148.r, sotto l'explicit si nota la marca dello stampatore colle iniziali: O. S. M. Esemplare ben conservato, con qualche postilla marginale ed interlineare manoscritta. A c. I.r si legge la nota ms. « franc.i bonamici 1.i sunt.... », e a c. 2.r. in calce: Francisci balducij et amicorum ». È legato con: UGO SENENSIS, Interpretatio in primam quarti canonis.... cum quibusdam extravagantibus (Venetiis, per Georgium de Arrivabenis, 1515), in assi e tutta pelle.

(Continua).

LUIGI FERRARI.

Di alcune scoperte riguardanti la storia del liuto e i liutai con la mostra de' relativi autografi e documenti. (1)

La ricerca di autografi e documenti d'ogni sorta riguardanti la musica e i musicisti, alla quale con grande e crescente amore posi mano da circa mezzo secolo, non perdonando a cure, dispendi e sacrifizi (2), mi procurò non di rado largo compenso e singolare conforto con non poche e importanti scoperte, alcune delle quali mi porsero argomento per articoli e monografie (3).

Per dare una idea di queste scoperte, poiché la sola enumerazione ne menerebbe troppo in lungo, mi limiterò a un cenno di alcune, che riguardano una delle specie o categorie piú interessanti e meno conosciute, quale è certamente la origine e la storia del liuto.

Si sa, che autografi e documenti relativi a quest'arte, che non era tenuta in gran conto, sono rarissimi, perché da nessuno conservati, e non erano ammessi agli onori degli archivi, il campo santo degli affari pubblici e privati di maggiore importanza.

Lasciando da parte le forme primigenie e piú rudimentali, che degl' istrumenti a corda cominciarono col piú antico consorzio umano, delle quali non rimane che qualche traccia confusa, egli è certo che l'antica lira accompagnò i primi passi de' popoli verso la civiltà e dalla lira col progredire di questa derivò il liuto. Di cui si può ben dire che fu il piú fido compagno dei trovatori e di tutti i poeti e musicisti che cantarono:

Le donne, i cavalier, l'arme e gli amori,

le cortesie, le audaci imprese.

Ricorderò solo la famosa lira o trigonone trovata nell'antica Tebe con le sue dieci corde tese, che al primo contatto coll'aria andarono in frantumi. Il legno, ond' era formato questo istromento, si conserva nel museo egiziano di Firenze.

(1) Questo è il titolo di una Comunicazione, da me fatta al Congresso storico internazionale, Sezione IV, Storia dell'arte musicale e drammatica, nell' ultima tornata del 9 aprile 1903. Nell' articolo che volle dedicarle il Capitan Fracassa, è detto, tra l'altro: « La comunicazione fu interessantissima per la novità delle scoperte e degli autografi de' liutai, tutti più introvabili che mai, a cominciare dall' inventore del violino a quattro corde accordato in quinta, Gaspare da Salò, al principe de' liutai A. Stradivari». A questa Comunicazione i congressisti presero molto interessamento esprimendo il voto che fosse fatta di ragion pubblica insieme agl' importantissimi nuovi documenti. Ma sebbene l'egregio direttore della Bibliofilia, non perdonando, secondo il suo generoso costume, a spese, mi abbia eccitato a farne qui la riproduzione, pure per la difficoltà non lieve che questa presenta e per non mandare in giro e per non esporre al pericolo di jattura o guasto documenti preziosissimi ed unici, debbo a gran malincuore lasciare insodisfatto il suo desiderio, tanto più che simile rifiuto dovetti opporre a quello, non meno cortese, dell' illustre Senatore Villari, Presidente del Congresso storico internazionale. A sopperire in qualche modo a tale mancanza di documenti citati e non riprodotti integralmente, procurerò di darne la piú estesa ed esatta descrizione. Del resto, una buona parte degli accennati documenti, è stata, insieme ad altri, riprodotta a fac-simile dalla Bibliofilia (Anno III, Dispensa 7-8), e sono i seguenti: Gaspare da Salò, Paolo Maggini, Paolo Virchi, Nicola Amati, Antonio Stradivari, Ioanne Matelart, Claudio Monteverdi e Arcangelo Corelli.

(2) V. LEO S. OLSCHKI, Una visita in Roma, Via Pace 24, alla Collezione del comm. C. Lozzi di autografi e documenti riguardanti la musica e il teatro. Firenze, estratto dalla Bibliofilia, 1902. Il catalogo, a cui attendo da parecchi anni, volge al suo compimento, e spero di pubblicarlo in un bello e nitido volume sui primi del nuovo anno.

(3) Citerò solo quella intitolata La musica e specialmente il melodramma alla Corte Medicea. Estratto dalla Rivista musicale di Torino, 1902.

Ma più di tutto mi preme richiamare la vostra attenzione sulla Lyra Barberina opera da G. B. Doni composta qui in Roma e dedicata al papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) ma solo dopo la sua morte, illustrata dal Gori e dal Passeri, fu pubblicata nel 1763 in Firenze a cura di quest'ultimo, il quale trasse origine da una nobile famiglia di Pesaro, e fu di questa città e delle Marche lustro e decoro.

Fu detta dal Doni anficordo con nome greco perché da ambedue le parti munito di corde; dall' una di metallo, dall' altra di nervo. Ma per ingraziarsi Urbano VIII la chiamò Lira Barberina.

Il Fetis di questa ingegnosa ricostruzione del lira degli antichi Greci e Romani cosí scrive: « diverses instruments à cordes des anciens : c'est ce tière ».

Doni, ch'ei chiama invenzione, della Il examine tout ce qui concerne les qu'on a de plus savant sur cette ma

Pochi mesi fa ho avuto la fortuna di trovare l'esemplare di quest' opera, che il Passeri aveva preparato per la seconda edizione, che non poté eseguire. Questo esemplare è ricco di nuove tavole, maestrevolmente disegnate, rappresentanti nuove forme di lire antiche, dal Passeri rinvenute dopo la pubblicazione dell'opera stessa.

Inoltre l'esemplare è pieno di correzioni e aggiunte importanti, che meriterebbero d'essere pubblicate insieme alle nuove figure di lira, a tutti ignote, in servigio della storia degli antichi strumenti musicali a corda.

Veniamo ora ai successori dei fabbricanti di lira, ai liutai, ossia ai fabbricanti d'istrumenti di leuto, o liuto, che in Roma erano chiamati leutari come appare dalla via omonima tuttora esistente, dove Gioacchino Rossini, nella casa al n.o 35 diede l'ultima mano al suo famoso Barbiere di Siviglia nell'anno 1816.

Innanzi tutto ci par pregio dell'opera il determinare che cosa s'intende per liutaio. Consultando il vocabolario del Fanfani o quello della Crusca, troviamo che liuto o leuto (Luth de' Francesi) è strumento a corde di qualche somiglianza con la chitarra, derivato dall'antica cetera o lira, e liutaio (Luthier) è il facitor di liuti. E per la nota figura rettorica, sineddoche, viene adoperata la specie per il genere, chiamando liutai dal liuto, uno de' più antichi e più rinomati strumenti a corda, -i fabbricanti di qualsiasi sorta di questi strumenti anche se ad arco, e specialmente del violino e del violoncello, che nel rinnovamento della musica dovevano prendere, come presero, la maggiore importanza.

Il nome di liutisti è stato riservato ai sonatori di questo istrumento e ai compositori per esso.

I Madrigali, de' quali vi ha una gran fioritura fiamminga e italiana, nacquero e crebbero con l'accompagnamento del liuto, primo strumento dopo l'organo, pel quale con ispeciale segnatura di numeri, fu creata la prima musica strumentale.

L'alfabeto della musica vocale si teneva ristretto entro il limite del rigo con segni convenzionali. Con tale sistema si volle scrivere anche la musica per liuto, detta intavolatura, con sei linee rappresentanti le sei corde dell' istrumento.

La maniera di ridurre o ricavare da una partitura di musica a piú voci i suoni necessari per adattarli al liuto, e quindi per farli cantare e suonare insieme, si chiamava intavolare.

Ciò premesso, sono lieto di presentare ai miei spettabili colleghi un libro d' Intavolatura di Leuto, ch'è rarissimo e si può dire ch'era sconosciuto prima che il nostro consocio dott. Chilesotti ne desse contezza sull'esemplare che ora è di mia proprietà. È desso di Ioanne Matelart, fiamengo musico, edito da Valerio Dorico, 1559, qui in Roma, ov'era maestro di Cappella in S. Lorenzo in Damaso, compositore stimato di musica sacra e di madrigali. Il mio esemplare è impreziosito di qualche sua piccola correzione a mano, e ciò che più monta di una dedica autografa al cardinale Santiquattro, papa futturo (sic!). Dedica assai curiosa e profetica, perché il card. Giov. Antonio Facchinetti, col titolo dei Santiquattro, fu creato Papa a' 29 di ottobre 1591, prendendo il nome di Innocenzo IX; ma non tenne la cattedra di S. Pietro che per due mesi.

La cetra o cetera fu preferita dai poeti, piú o meno arcadi, e basti ricordare la canzonetta del Metastasio musicata da un musicista suo contemporaneo :

Giusti Dei che riposate
placidissimi sull'etra,

la mia Filli e la mia cetra
deh serbate per pietà.

Fili pur la parca avara
de' miei dì mill' anni e mille,

la mia cetra e la mia Filli
sempre cara a me sarà.

Il liuto invece fu piú accetto ai trovatori e ai romantici e alle donne piú gentili. Chi non rammenta il ritornello del canto del menestrello nel Marco Visconti di Tommaso Grossi :

Il liuto ed il fardello

non toccar del menestrello?

Premessi questi fuggevoli cenni sul liuto e i liutai antichi, e le loro benemerenze per l'accompagnamento della musica e della poesia, veniamo al principe dei liutai, all'inventore del violino moderno, e alla scoperta che lo riguarda.

È desso Gaspare da Salò, che nativo di questa città erasi verso il 1555 trasferito a Brescia, ove l'arte liutistica era in gran fiore, poiché nel 1565 vi figura già come maestro, e forse e senza forse vi aveva già aperta una propria bottega di liutaio, dopo essersi meglio addestrato probabilmente in quella di Girolamo Virchi, che gli aveva tenuto a battesimo il primo figliuolo Francesco ai 23 marzo del suddetto anno. Divinatore piú felice, tra i suoi contemporanei, di acustiche verità, applicandole al violino, riuscí a plasmarlo in modo da farlo attissimo ad esprimere efficacemente non pure tutti gli affetti ma tutte le loro gradazioni; onde i primi intendenti di quest' arte, anche stranieri, quali Carlo Read, Giorgio Hart e Alfonso Royer non si peritarono di proclamarlo inventore del violino moderno.

Mi pregio di presentare come un gioiello della mia collezione, scoperto non senza i miei incoraggiamenti e conforti a Brescia, dall' illustre R. direttore d'archivi cav. G. Livi, un autografo di questo liutaio, unico documento, con cui per la prima volta si è venuto a conoscere il suo casato: Gaspare Bertolotti di Salò.

È la polizza ch'ei dovette presentare per l'estimo presso le città di Brescia nell'anno 1568, contenente un'esatta descrizione dello stato sí di famiglia che di fortuna.

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