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la mia professione non e di Jntender cose pertinenti ala fede zoe che dia scandolo Jo non ho letere et vo dricto a seguir li ordenj antiquj.

Domandato se luj ha composto altre opere che questa guerra. Respondit. J fici del 1540 un Sonnio et ebi licentia dali Signori di pregadi de stamparlo et cussi fu stampato. quibus habitis non fuit ulterius Interrogatus, etc. >

Nei primi giorni del 1558 il Caravia fu nuovamente interrogato sullo stesso argomento, e sulle parole contenute nella prefazione e nel poema. Chiestogli che opinione luj ha del purgatorio rispose: « Jo ho opinion chel vi sia paradiso purgatorio et inferno << et sempre ho habuto questa opinione se di me ayuti ».

Non intese di offendere i frati, dei quali aveva « bona opinione.... si vede che gia forsj vintj dj Jo procuraj che un mio fiozo andasse ne J frati zocholantj et fu acceptato dal R.do padre fra Zuan barbaro provinciale ad Jnstantia mia et per tal segnale lj fecj metter Jl mio nome ».

Sulla predestinazione: << tanto mi so de la predestination quanto sa quel muro. »
Se si confessasse e comunicasse ogni anno.

<< mi confesso ogni anno da fra gregorio di framinori (detti i Frari) da septe << anni Jncirca et anche per avanti gia 30 anni mi confessava da fra lucha da lodj di << fra minorj, qual è morto, et mi comunico adesso in la pieve de san marchuola « (S.S. Ermagora e Fortunato) da J preti di chiesia ».

Nuovamente interrogato alcuni giorni dopo, si confessò autore del Sogno che fu acerbamente combattuto da coloro che presiedevano alle Scuole grandi o Confraternite religiose di Venezia.

Dichiarò di essere pentito di errori che avea commessi e di dare il proprio sangue per non averli fatti.

Richiamato nel 23 febbraio fu nuovamente interrogato sull'osservanza degli ordini ecclesiastici riguardanti il digiuno:

Vennero citati testimoni i quali deposero a favore del Caravia abilissimo nel rispondere alle richieste del Santo Ufficio, costretto perciò a rinunciare ad ogni idea di fare una vittima del giocondo e salace gioielliere poeta.

G. M. URBANI DE GHELTOF.

VENEZIA E LA STAMPA (*)

In un volume testé pubblicato da Giuseppe Fumagalli, Lexicon Typographicum Italiae (1), Venezia e il Veneto occupano parte somma. Si tratta di un dizionario italico

() L'egr. sig. Alfredo Melani pubblicò nella Gazzetta di Venezia del 17 dicembre 1904 quest'articolo interessante che noi riproduciamo nella nostra Rivista col gentile suo permesso, poiché per ragioni plausibili ci siamo astenuti sinora dall' inserirvi delle recensioni d'un'opera da noi edita preferendo che il nostro volume importante ed addirittura indispensabile a chiunque si occupi delle vicende dell'arte tipografica e della storia del libro, sia giudicato imparzialmente altrove da persone competenti in materia. Nel mentre rendiamo pubblicamente grazie all'egr. sig. Melani, crediamo opportuno non modificare in nessun punto il suo articolo ma corredarlo soltanto d'alcune riproduzioni N. d. D.

(1) Contiene il seguente sottotitolo: Dictionnaire Géographique d'Italie pour servir à l'Histoire de l'Imprimerie dans ce pays. Contenant: 1° l'indication de toutes les localités de l'Italie géographique et politique, où l'imprimerie a été

della stampa, e doveva ciò avvenire. Già sulla copertina Aldus Pius Manutius emerge da una celebre medaglia il cui rovescio contiene la marca aldina, il delfino e l'àncora, e una quantità di città venete figurano, nel presente volume nobilmente: Bassano, Capodistria, Feltre, Lendinara, Murano, Padova, Treviso, Udine, Vicenza, Verona nezia assorbe la fama delle città minori che le fanno corona.

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Constatiamo, prima di scendere al particolare, che questo volume rappresenta una fatica improba e una pazienza da benedettino. Diviso per città, sotto ogni città italiana, è riassunta la storia che occupa la città stessa nella storia della tipografia: la bibliografia costituisce un pregio delle notizie contenute nel prezioso volume e il nostro A. non solo insegna quando fu fondata la prima stamperia nella città che studia, ma dice quali scrittori s' interessarono al suo soggetto, siano italiani, siano forestieri, precisa le pubbli

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(Gravure tirée du Vocabolario degli Accademici della Crusca. Quarta impressione. to. III, Firenze 1723, en-tête de la pag. 1).

cazioni offrendo insomma il quadro completo (abbiamo diritto a credere che tale sia; il Fumagalli padroneggia il campo ove crebbe il Lexicon Typographicum) di ogni città in quanto concerne i suoi diritti alla storia della tipografia.

E fa precedere l'A., una non scarsa introduzione sopra la stampa in Italia, ricca di notizie e di riferimenti bibliografici, ove egli prende occasione a parlare sulla fabbricazione della carta in Italia da bibliografo e non da storico (poiché il Fumagalli non si propose di narrare anche la storia della carta) offrendo delle notizie d'autori e d'opere, in una lunga nota ove il Veneto, al solito, occupa notevole posizione.

Un certo numero di facsimili ritratti di eminenti stampatori, frontespizi di libri, pagine di opere celebri, marche di tipografi, saggi di incunaboli relativi singolarmente alle città che conquistarono un posto in vista nel campo tipografico, riproduzione di edifici, saggi di incisioni, tutto ciò fiorisce e illustra il volume e porta ad esso un gradito accento di genialità.

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introduite jusqu'à nos jours, avec la synonymie latine, française etc. et celle des lieux supposés d'impression. tices bibliographiques sur les éditions principes de chaque ville, bourg, château etc., et sur les faits les plus remarquables se rapportant à l'histoire de l'art typographique dans ces localités. 3o des notices biographiques sur les plus célèbres imprimeurs italiens. 4o des notices statistiques sur l'état présent de l'imprimerie en Italie. - 5° des renseignements historiques sur les arts auxiliaires de l'imprimerie: lithographie, gravure, papeterie, fabrication des encres, des presses, des caractères etc. Florence, Leo S. Olschki éditeur, 1905. 600 pp. in 80 gr. Con 221 facsimili. 40 Lire.

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Né il lettore si meravigli se il volume si impresse in francese; l'originale fu scritto dal Fumagalli in lingua nativa; ma, autore e editore, convennero sull'opportunità

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Le Canzoniere de PETRARQUE. (Venise, Vindelin de Spire, 1470).

(Exempl. avec miniatures de la Bibl. Marciana de Venise).

della traduzione della lingua del Racine e del Molière piú letta di quella che scrissero Dante e Macchiavelli. Ciò potrà rincrescere, ma la verità è che il francese viene piú letto dell' italiano, l'inglese piú dell'italiano e del francese, e giova alla diffusione d'un libro, e alla sua utilità, la lingua non italiana.

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Venezia e il Veneto, dissi, occupano la parte somma nel volume, e soggiunsi che doveva ciò avvenire.

Gli onori di Venezia, sul nostro campo, anni sono furono rinnovati da una magnifica pubblicazione dell' Ongania L'arte della stampa nel rinascimento, ricco albo in due parti ove in nero e rosso venne riprodotto una grande quantità di ornamenti tipografici veneziani accompagnati da uno studio sommario anche sulle legature, di Carlo Castel

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Vefta opra da ogni parte e un libro doro.
Non fu piu preciofa gemma mai
Dil kalendario: cbe tratta cofe afai
Con gran facilita: ma gran lauoro
Qui numero aureo: etutu i fegni fuoro
Defcripti dil gran polo da ogni lai:
Quando ti fole: e luna eclipsi fai :
Quante terre le reçe a sto thexoro.
In un inftanti tu fai qual hora fia ;
Qual fara lanno: giorno: tempo; e mexe :
Che tutti pona fon daftrologia.
loanne de monte regio quefto fexe:
Coglier cal frutto acio non graue fia
In breue tempo: e con pochi penexe.
Chi teme cotal fpexe
Scampa uirtu. I nomi di impreffori,
qui da basso di roffi colon.

Son

Venetijs. 1476.

Bernardus pictor de Augusta
Petrus loflein de Langencen
Erhardus ratdolt de Augulta

PLATE IL

Le Kalendario du REGIOMONTANUS. 1476. Premier livre avec un frontispice.

lani; e a questa pubblicazione ricorre il mio A. riproducendo delle superbe inquadrature, come la pagina insuperabile de l'Historia Herodoti (Venetiis Joh. et Gregorius de Gregoriis 1494) nella Biblioteca di S. Marco, e alcune incisioni cavate dalla prima edizione del Supplementum chronicarum (Venezia 1483), dal Terenzio (Venezia 1497 e 1515) e qualche marca tipografica (1). Reca però qualche contributo novo, il Fumagalli, anche perché nel suo volume non si interessa esclusivamente al Rinascimento, e muove i suoi passi

(1) Si fa però osservare che le riproduzioni che ornano il nostro volume furono prese direttamente dagli originali esistenti in biblioteche pubbliche e private nonché nella ricchissima collezione del direttore di questa Rivista ed eseguite in zincografía colla maggior fedeltà possibile. N. d. D.

sino all'epoca nostra. Onde il mio A. raccoglie i primi fatti della stampa a Venezia e non abbandona l'Incantatrice se non ai dí nostri, assai differenti a quelli del passato.

Ché Venezia è la madre della tipografia italiana. Pur non essendo stata la primissima città d' Italia a ricevere la nostra arte, essa era anzi stata preceduta, nel 1461 circa, da Capodistria, indi da Subiaco (1464) e da Roma (1467), Venezia nel 1469, a quanto pare, preceduta ancora da Lucca, d' un anno, sul campo della tipografia, tosto che si fu impadronita dell' invenzione di Gutenberg, affermò la sua signoria, e signorilmente dominò con una maestà la quale non conobbe confini.

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Campo S. Paternian, à Venise (aujourd'hui Piazza Manin), où il y avait jadis

la maison d'Alde et de ses successeurs.

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Scrivo pensatamente cosí perché Venezia, conosciuta la tipografia, divenne centro di produzione tipografica il quale richiamò, coi suoi libri, tutta Europa; e le sue stampe, lungi dall' essere asciutte e povere d'ogni cosa che non fosse il pensiero che materiavano e divulgavano, furono invece mezzi di volgarizzamento estetico, inquantoché ricche d' iniziali, fregi, inquadrature, dicevano al mondo, oggi sordo a questa voce, essere il libro una produzione d'arte e occorrere che esso vada corredato da tuttociò che costituisce a farlo tale: tipi, carta, incisioni, impressione.

Venezia esciva dalle bellezze bizantine e gotiche, aveva lo sguardo ancora acceso ai ricordi dei codici splendidi ove l'oro e i colori fiammeggiano sotto al pennello dei miniatori di gusto; non poteva abbandonare le sue abitudini estetiche, e avrebbe rifiutato l'invenzione gutenberghiana se questa non si fosse acconciata alla bellezza di iniziali

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