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tali strette, lasciato buon presidio in Capua ed in S. Germano, per la via di Telese, si raccolse nelle pianure di Benevento, quivi aspettando a piè fermo il nemico.

Carlo niun tempo dando a Manfredi onde rafforzarsi, colà tosto il raggiunse, e venuto con esso a giornata, lo mise in rotta dopo sanguinoso combattimento: Manfredi, avendo date maravigliose prove del suo valore, niuno scampo più vedendo si cacciò nel folto della mischia e ne rimase estinto. Le genti di Carlo, entrate in Benewento vi esercitarono ogni maniera di crudeltà, di libidine di rapina, nulla riguardando che fosse città de Papa.

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Carlo dopo questa vittoria, entrò come in trionfo in Napoli, e preso. nelle mani il governo, si diede a riordinar lo stato; ma le sue durezze, i gravi tributi a'qualis sottopose i suoi vassalli, lo fecero ben tosto da essi odiare; tal che per mezzo de' Baroni sbanditi dal Regno, chiamarono essi Corradino unico rampollo della casa di Svevia, perchè venisse a ricuperar i suoi stati. Corradino si mosse con poderosa armata, entrato nel. Reguo, venne con Carlo a giornata di là dal lago di Celano, ed il suo esercito, che sul cominciar del combattimento fu vincitore, fu poi rotto per consiglio di Alardo di S. Valtri cavalier Francese del quale Dante così parla:

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E l'altra il cui ossame ancor s'accoglie

A Ceperan là dove fu bugiardo,
Ogni Pugliese, e là da Tagliacozzo

Ove senz' armi vinse il vecchio Alardo.. Corradino travestito da villano cereò nella fuga lo scampo; ma scoperto dal Duca di Astura nell'atto d'imbarcarsi insieme col Duca d'Austria suo cugino, e Gi rardo Conte di Pisa, fu posto nelle mani di Carlo, il quale gli fabbricò processo imputandogli di essere perturbatore di Popoli, e ribelle di S. Chiesa. Corradino, e 'l duca d'Austria, giovinetti di anni diciotto, ebbero per ordine di Carlo tagliata la testa su la piazza del Mercato di Napoli, non essendosi l'animo del feroce Angioino piegato a pietà per la loro giovinezza, pel loro grado, e per la loro avvenenza.

Nè qui ebber termine le atrocità di Carlo. Ebbe egli nelle mani Elena degli Angeli, vedova dello sciagurato Manfredi, insieme col picciol Manfredi e Beatrice suoi figliuoli, e rinchiusili nel Castello di Nocera, quivi fece i due primieri morire di fame o di veleno.

Il potere di Carlo si accrebbe oltremodo dopo siffatti avvenimenti, sì per la vastità de' suoi dominj, che per le parti guelfe, che in Italia lo seguivano. Ebbe per dieci anni per mezzo di queste la Signoria di Firenze, si readè tributario il Regno di Tunisi, li furono da Maria Rupini cedute le ragioni sul Regno di Gerusalemme, ed aspirava alla Signoria dell' Italia intiera, e sarebbe certamente stato felice, grandi essendo le sue forze in terra, ed' in mare, se avesse in miglior modo i suoi popoli governati, ma la verga di ferro alla quale egli li sottopose fu cagione di tutte le sne sciagure.

Giovanni Signore di Procida, che Carlo avea spogliato de' suoi beni, e tenuto lungo tempo prigione, ordì la rinomata congiura per la quale ebbe effetto il ricantato Vespro Siciliano, onde i Francesi che eran nell'Isola furon tutti spenti, e la Sicilia data al Re Pietro d'Aragoil quale avea in isposa Gostanza figliuola di Manfredi e per quanto da alcuni Autori si afferma fu dallo stesso Corradino chiamato al retaggio del Regno.

na,

Avuta Carlo la nuova della ribellion di Sicilia, e della strage de' suoi, diede in tutte quelle furie alle quali il suo animo altero ed impetuoso lo inclinava. Egli rivolse tutte le sue forze per sottometterla, e prenderne vendetta; ma tutto fu indarno, poichè le sue cose andaron di male in peggio. La sua flotta fu rotta in mare dal prode Ruggiero di Loria ammiraglio di Pietro, ed il Principe di Palermo suo figliuolo fatto prigioniere. L'ammiraglio Loria dopo questa rotta, si recò colla sua armata alla vista di Napoli, e minacciò di far troncare il capo al suo illustre prigioniero se non se gli rendeva Beatrice figliuola di Manfredi che ancor da Carlo si ritenea cattiva. Questa li fu renduta, e fu condotta in Ispagna menando seco prigione il figliuolo del suo mortal nemico. Nè fu piccolo atto di magnanimo cuore quello di Gostanza quale sottrasse il suo nemico alla furia del Popolo che il

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ope,

Assai parlammo de' talenti di Briganti, sarà pregio dell' ra, che si annoverino ora le qualità virtuose del suo cuore. Trovandosi Sindaco deila sua patria in un tempo di estrema penuria, egli seppe provvedere abbondantemente di grani l'annona di Gallipoli, aggravando anche il suo stesso patrimonio di spese. Fu Magistrato pieno di fermezza, e di onestà. La modestia non fu l'ultima delle sue virtù. Chiamato a far parte dall' ambasceria d'Inghilterra, egli disprezzò il vano splendore della carriera diplomatica, e volle rimanere nel seno della sua patria a godere ingenui e puri piaceri, non frammisti da veruna amarezza.

Ma tante virtù non gli meritarono la riconoscenza del suo paese. Nelle politiche convulsioni del 1799, egli ebbe a dolersi del popolo di Gallipoli, che non poche sventure gli procurò colla sua persecuzione. Soffrì il nostro Briganti questi mali con filosofica fermezza, ma l' ingratitudine de' suoi concittadini fece una vivissima impressione dolorosa nell'animo suo, sempre ardente di amore patrio, primo sentimento delle anime bennate.

Le lunghe veglie scientifiche, ed i mali sofferti distrussero a poco a poco la sua salute già infiacchita dall' età. Egli passò di questa vita nel 1804 in Gallipoli fra l'universale compianto de' congiunti e degli amici.

Briganti fu per i suoi contemporanei uno specchio di virtù, e di dottrina. La sua vita sarà un lume per i posteri. Nel leggere le sue Opere se rimarranno sorpresi dall'estensione delle sue viste politiche, e da quella prontezza di vedere i più lontani rapporti delle cose, ch'è la vera impronta del genio della filosofia; saranno compresi in pari tempo da un sentimento di ammirazione per le sue virtù, e dalla modestia, che il fece esser sempre lontano dagli officj i più luminosi, che poteva esercitare con dignità. La sua vita fu quella del saggio, simile ad un bel giorno di Primavera, terminato da una terminato da una sera tranquilla

e ridente.

GIUSEPPE BOCCANERA DA MACERATA.

THE NEW YORK PUBLICLIRARY

R LENOX

IONS

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