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Passò quindi allo studio della Giurisprudenza sotto la direzione di Muzio Scevola; e secondo il costume de' Romani non trascurò il mestiero dell' armi, militando sotto silla nella guerra Marsica, nella quale, ed in altre molte circostanze ne riportò da tutti i meriti encomj.

Ma poichè l'animo suo era tutto inclinato alla quiete, ed alle lettere fece tosto ritorno agl' interrotri suoi studj del Foro, e di soli 27 anni difese con tauta energia la causa di sesto Roscio, che riempì di più alta meraviglia gl'istessi Giudici, che vi presiedevano.

Per evitare lo sdegno di Silla cui fortemente rincrebbe, che avesse Marco Tullio abbandonato il suo esercito, desideroso di acquistare maggiori cognizioni tanto nella Filosofia, che nella Oratoria, pensò di abbandonar Roma, • di portarsi nella Grecia, ove contrasse la più stretta amicizia con Antioco Ascalonita, il quale per la sua eloquenza non meno che per l'arte sublime nel dire sor passava ogni altro Greco Oratore. Avvenuta quindi la morte di Silla non avendo più di che temere sul dilui conto, passando prima per Rodi, ove si trattenne più giorni per ammirare l'eloquenza di Milone, se ne tornò sollecitamente in Roma, e non istette molto a farsi conoscere per il principale Oratore di quella fioritissima Repubblica. Il suo dissinteresse nel trattar le cause de' suoi clienti; il suo fermo attaccamento per i vantaggi della Repubblila nobiltà de' suoi sentimenti, e la magnanimità delle sue operazioni gli acquistarono un credito, ed una estimazione sì grande tanto presso il Senato, che presso i Magnati, ed il Popolo, che senza far uso d'intrighi, e di vili maneggi siccome suoleva pratticarsi dagli altri venne Egli meritamente promosso alle cariche più luminose, che dissimpegnò sempre con zèlo, e fatighe indefesse, e universale soddisfazione.

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Fu pertanto creato Pretore della Sicilia sebbene non avesse ancora compiti i 31 anni; indi fu promosso al grado di Edile; ed allora fu, che fece condannar Verre come Depredatore di quella Provincia; e finalmente fu elevato dal voto universale alla suprema dignità di console unitamente a Cajo Antonio.

Non possono numerarsi i vantaggi, ch' Egli recò alla

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Repubblica nel tempo del suo Consolato; ma il più singolare fù quello di avere con una indicibile accortezza sagacità scoperta, e dissipata la Congiura di Catilina, e liberata così Roma da quegli orribili mali, da' quali veniva minacciata.

Siccome però gli uomini grandi quantunque illibati ed esenti da colpa, non vanno esenti però dall' altrui invidia, e gelosia, appena Clodio suo antico nimico divenne Tribuno della Plebe, lo fece chiamare in giudizio perche rendesse conto della morte di Lentulo, e di letego da Marco Tullio di propria autorità condannati, e senza il concorso del Senato per aver Essi aderito al partito di Catilina. Cicerone prevedendo, che le sue discolpe non sarebbero valutate, atteso il forte partito, che aveva Clodio, e la grande influenza sull' animo del Popolo, così anche consigliato da' suoi amici se ne fuggì da Roma, e dette in tal guisa a quel furibondo Tribuno la facilità d' incolparlo di fuga, per cui gli venne non solo interdetta acqua, ed il fnoco, ma brugiate a dippiù le ville, e demoliti i Palaggj, sulle rovine de' quali fèce fabricarvi un Tempio consagrato alla libertà, quasicchè la presenza di Marco Tullio in Roma fosse un' ostacolo alla libertà de' Cittadini, che mai meglio furono governati che sotto il dilui Consolato.

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Succeduto Milone a Clodio in Tribuno pose termine a sì ingiusta persecuzione, facendo ritornare Marco Tullio in Roma, ed ottenendogli, che a carico del pubblico erario fossero rtstabiliti i dilui Palaggi, e risarcito di tutte le perdite fatte.

Non puol descriversi il giubiln, che provò tutta Roma per il ritorno di sì celebre Personaggio. Per tutti i Luoghi ove passava era frequentissimo il Popolo, che gli si affollava d'intorno; e le acclamazioni di tutti gli ordini delle persone, che si trovarono presenti al dilui ingresso nella Capitale, fecero conoscere in quanta riputazione Egli fosse.

Non era presumibile, che un nomo di tanti talenti fornito rimanesse neghittoso nella sua Patria. Dopo di aver difeso Milone, che aveva ucciso Clodio, fu fatto Augure, e quindi Vice-Console della Cilicia, ove per la sua rettitudine, e dissinteresse si rendè la delizia di tutte quelle Popolazioni .

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Compiuta quest'ultima, sua occupazione volle nuovamente passare per Atene prima di restituirsi alla Capitale dell'Impero e non avendo allora alcun maneggio di affari pubblici, si pose con tutto lo impegno a ricomporre le gravi discordie, che ardevano fra quei Magnati, e particolarmente fra Cesare, e Pompeo; e non riuscendogli di combinarli, si attaccò al partito del secondo; motivo per cui temeva ogn' uno, che dopo la morte di Pompeo non fosse sicura la vita di Marco Tullio. Ma Cesare, e per la magnanimità del suo animo, e perche conosceva la potenza sugli animi altrui di questo sublime Oratore, lo accolse con tutta l'umanità, e lo trattò sempre colla massima distinzione, ed amicizia.

Ucciso Cesare da Bruto, veggendo disperato il caso di sostener più la Repubblica, si dichiarò Marco Tullio per il partito di Ottavio, nemico allora di Marco Antouio, escrisse quelle bellissime orazioni, che nominò Filippiche ad immitazione del Greco Demostene

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Formatosi però il Triumvirato di Ottavio, di Marco Antonio e di Lepido, non potè salvarsi dalla generale proscrizione, per cui pensò bene Marco Tullio di abbandonar Roma, e ritirarsi al suo bel Casino di Formia.

Ivi, stimolato dagli Amici, pensava di fuggirsene in Affrica, e già teneva preparato in Gaeta il bastimento, che doveva colà trasportarlo, ma egli temendo gl' incomodi del mare, e lusingandosi, che Augusto lo avrebbe sostenuto, e difeso, nou volle muoversi da Formia, ma quando vidde colà giunti gli Assassini spediti da Marco Antonio per ucciderlo, messosi in mezzo a' suoi schiavi per la via della Selva vicina, se ne fuggiva alla volta di Gaeta, ma sorpreso dal Tribuno Popilio Lena Gapo dei satelliti spediti da Marco Antonio, Cicerone senza perdersi di coraggio, cavata la testa dalla sua lettiga la presentò al sicario, il quale avendogliela amputata unitamente alla mano destra le recò in Roma, ponendole alla vista del Popolo su quel Rostro medesimo, ove aveva difesa la vita di tanti rei, e particolarmente quella dello stesso suo Uccisore Lena.

Così terminò questo grand' uomo i giorni suoi l'anno 711 dalla fondazione di Roma, avendo compita l' età di 53 anni 11 mesi, e cinque giorni; ina il suo nome, le sue gesta, le sue impareggiabili opere lo renderanno sempre vivo ad ammirabile nella memoria de' Secoli.

N. N.

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Compiuta quest'ultima, sua occupazio passare per Atene prima di restituirsi alla e non avendo allora alcun maneggio di a con tutto lo impegno a ricomporre le gr. devano fra quei Magnati, e particolarme peo; e non riuscendogli di combinarli del secondo; motivo per cui temeva o morte di Pompeo non fosse sicura la vit Cesare, e per la magnanimità del suo a sceva la potenza sugli animi altrui di q lo accolse con tutta l' umanità, e lo tra ma distinzione, ed amicizia.

Ucciso Cesare da Bruto, veggendo stener più la Repubblica, si dichiarò M to di Ottavio, nemico allora di Marco le bellissime orazioni, che nominò zione del Greco Demostene.

Formatosi però il Triumvirato di tonio e di Lepido, non potè salvarsi c ne, per cui pensò bene Marco Tullio ritirarsi al suo bel Casino di Formia.

Ivi, stimolato dagli Amici, pensav e già teneva preparato in Gaeta il bast trasportarlo; ma egli temendo gl' inc gandosi, che Augusto lo avrebbe sost le muoversi da Formia, ma quando sassini spediti da Marco Antonio pert zo a' suoi schiavi per la via della Se alla volta di Gaeta, ma sorpreso da Gapo dei satelliti spediti da Marco perdersi di coraggio, cavata la testa al sicario, il quale avendogliela am no destra le recò in Roma, ponen quel Rostro medesimo, ove avev particolarmente quella dello stes Così terminò questo grand' dalla fondazione di Roma, av 11 mesi, e cinque giorni; in sue impareggiabili opere ammirabile nella men

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