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serietà e 'l genio, che oltre l'età il giovinetto Cirillo manifestava nelle botaniche speculazioni. Del che compiaciuto il zio, e secondando il già fissato genio del nipote, cominciò a poco a poco, e come in una specie di famigliar conversazione, a comunicargli le prime teoretiche cognizioni della scienza, indi a spiegargli compiutamente il sistema di Tournefort.

L'immortale Francesco Serao conservando rispettosa riconoscenza al suo degno maestro Niccola Cirillo, era solito di frequentarne tuttavia la casa, e passar lunghe conversazioni col mentovato Sante. Con queste occasioni fu anch' egli compiacente spettatore degli studj del giovane Domenico; ed ammirando in lui tanto genio per la Botanica, non gli fu difficile d' instillare nel di lui cuore anche quello della Medicina. Così Domenico volentieri, e col pieno assentimento del zio, allo studio di questa divina scienza si addisse. Fattone l'intero corso nell'Università de'Regj Studj con una incredibile rapidità, senza discontinuare i suoi studj botanici, incredibili eziandio furono i suoi progressi, e tali nell' una e nell'altra facoltà che nel 1760. non avendo egli ancora compito il ventunesimo anno, fu in grado di fare un pubblico e glorioso concorso per la cattedra di Botanica, che a pieni suffragj ottenne. Fu allora che questa scienza cominciò a prendere un novello splendore; e fu per la prima volta inteso insegnarsi il tanto famoso ed abbracciato sistema di Linneo. Fu allora che questa cattedra divenne frequentatissima, ed oltra numero la folla de' discepoli. Fu allora che il nome di Cirillo cominciò a rendersi celebre, la sua opinione a stabilirsi, ed a diffondersi colla rapidità della fama.

Trasportato per questa scienza, che forma il più delizioso regno della Natura, e desideroso di estenderne le sue cognizioni, intraprese nel 1764. un viaggio per la Sicilia. Colà raccolse diligentemente tutte le piante a noi straniere, e che in quella feracissima isola abbondevolmente allignano. Di esse arricchi copiosamente il suo giardino, già cominciato da Niccola, continuato da Sante, e da lui con infatigabile diligenza portato al compimento. Ritornato da Sicilia continuò le sue lezioni fino al 1766. con maggiori, e sempreppiù crescenti successi. Ma il suo genio impaziente sospingevalo ad acquistar notizie oculari dei luoghi natali delle piante, e perciò volle intraprendere un secondo viaggio. Lo che egli fece col celebre Simons Naturalista Inglese, col quale scorse la Puglia, le Calabrie, e Terra d'Otranto. Nel seguente anno fece lo stesso negli Abruzzi, e seco menò l'ottimo suo amico e discepolo Niccola Pacifico.

Incoraggiato dai letterarj successi dei brevi viaggi nel regno, volle intraprendere nel 1769. quella della Francia. Profittando della

com

compagnia di Miledy Walpole, con lei partì da Napoli, ed in ed in po chi giorni giunse a Parigi. La fama già avealo di molto preceduto; onde gli fu agevol cosa far la conoscenza colà di quanti vi erano filosofi e letterati, presso de' quali fu in una stima tutta particolare. Non di altro che di lui in quell'immensa città si parlava, e delle peregrine cognizioni che lo fregiavano. Il celebre Beniamino Franklin si strinse con lui in amistà singolare, e ne continuò indi per lunghi anni il commercio letterario. Ricolmo di tanta gloria volle passare in Inghilterra, e colà il gran Prinkle, che già di riputazione il conoscea, giubilò di piacere nel conoscerlo di persona, e lo accolse conformemente al suo discernimento, ed al di lui merito. Cirillo non uso a sciupare i suoi viaggi, molto meno il suo soggiorno in Londra, volle assistere e collaborare ad un corso di Sezioni anatomiche, e particolarmente alle injezioni de'vasi linfatici, che in quella celebre Università si dimostravano dal sapientissimo Hunter Mettendo indi a profitto un tal travaglio, scrisse la bella teorìa delle malattie veneree con tanto vantaggio dell'umanità, che fece gloriosa epoca alla Medicina Napoletana. Nella dimora che fece in Londra intervenia immancabilmente tutte le sere alla conversazione del detto Sig. Prinkle, nella di cui casa radunavansi i principali professori ed accademici. Fra essi Cirillo talmente si elevò, e fece conoscere i sommi suoi talenti, che tutti lo sollicitarono a scrivere una memoria, per inserirla negli atti della Società Reale, dove fu solennemente ricevuto Socio corrispondente ·

che

Dopo la dimora di un anno e mezzo in Londra ritornò in Francia, ove rivide e riabbracciò Franklin, e tutti quegl' illustri letterati, co' quali stretta amistà contrasse, e che indi con lettere coltivò mai sempre. Lo stesso fece con Prinkle, e con Hunter, ed altri ragguardevoli Inglesi, intrattenendo con essi una non interrotta corrispondenza, non meno pel corso della posta, che per mezzo de'viaggiatori Americani. Così celebrato e reso famoso oltra monti ritornò in Napoli Cirillo nel 1770 ; e percorrendo le principali città d'Italia conobbe in esse, e fu conosciuto dai più celebri letterati e filosofi, co'quali anche dopo, e fin che visse, intrattenne letteraria conferenza, perchè ascritto fra i socj delle più cospicue accademie. Ritornato in Napoli adorno di nuove e peregrine conoscenze, e tanto più degno della sua patria, quanto più meritevole della pubblica fiducia ed opinione, cominciò ad esercitare la medicina. Le fino allora inaudite dottrine di Chimica e di Botanica adattate all' indole delle malattie, ed all'indicazione de'medicamenti, non men condite della più incantevole eloquenza, che coronate dai più felici successi, gli conciliarono talmente l'univer

sal

sal confidenza, che già un cacorso straordinario di giovani allievi il circondava, e ciascun o faceasi un glorioso titolo di formarsi alla scuola di Cirillo.

Mancata la lezione di Fisiologia nell'Ospedale degl' Incurabili, con tanta gloria fino allora insegnata dal Sig. Orazio Biancardi, fu Cirillo incaricato di rimpiazzarlo. Egli combinando colle curiose nozioni fisiologiche quanto di vago e prodigioso ammirasi in Istoria Naturale, le dottrine fisiologiche mutaron sembiante, e tutte nuove apparvero. Questa gloriosa metastasi data alla scienza, attirò alla di lui cattedra un numero immenso di apprendenti. Cominciò nello stess' ospedale egli il primo a dar pubbliche lezioni di Arte Ostetricia; e diede il meritato splendore e dignità a quella scienza, che un inconseguente pregiudizio, appadrinato dalla muliebre verecondia, avea per tanti secoli assoggettita all'inutile e cieco ministerio di una donna. Isuoi allievi in questa facoltà così utile e necessaria, furono in gran numero; e fra essi anche tuttavia s i distinguono i celebri Bruno Amantea, ed Angelo la Leonessa Gli ottimi Governatori della S. Casa d'Incurabili riconoscenti all e utili fatiche di Cirillo, a suffragj lusinghieri lo nominarono medico ordinario del grande Ospedale.

Era in quei tempi da poco giunto in Napoli il celebre Hivi-Kiou medico Cinese, prodigiosissimo nella Sfigmica, o sia scienza de' polsi. Costui difficilmente dava udienza, ed al solo ordine del Superiore de'Cinesi, per mezzo d'interpreti, consigliava qualche ammalato. Una Dama volle esservi condotta da Cirillo; il Dottor Cinese le osservò il polso, e senza nulla sentir da lei, le disse ed indovinò minutamente i di lei incomodi. Cirillo ne fu sorpreso, e fecesi anche tastare il suo polso. Il Dottor Cinese gl' indovinò alcuni dolori cardiaci da lui sofferti ne'primi anni di sua puerizia, de' quali Cirillo si ricordava appena, ma la di lui madre lo assicurd che verissimo ciò era. Questo prodigio di scienza glie lo fece riconoscere per un luminare dell'arte medica. Ci ritornò più volte, e frequenti conferenze ci ebbe, nè lasciollo finchè dimorò in Napoli. Da un uomo così meraviglioso Cirillo nuovi lumi apprese, e molto profitto trasse dalla Sfigmica, che di proposito cominciò anch' egli ad approfondire e professare. Conobbe egli da ciò vièmaggiormente quanto fosse vero, che la scienza de' polsi avea reso immortali i nomi d' Ippocrate, e di Galeno, i quali ne aveano appreso le teorie dalle osservazioni degli antichi medici Egizj, e Fenicj, che le aveano scritte su i marmi; e questi, deposti nel gran tempio di Esculapio, formarono quel Codice di medicina, onde trasse il prino quegli eterni aforismi, i quali dureranno quanto vivrà il mon

do,

do, e tanto illustrò il secondo nella prodigiosa guarigione dell'Imp. Marco Aurelio. Pieno di queste idee, e trasportato dalla più gloriosa ambizione d'imitare il metodo de' Sapienti Egizj, cominciò Cirillo la luminosa carriera delle sue mediche osservazioni. Circon dato a gara da una folla immensa di Pratici e di studenti, appena si avvicinava al letto di un ammalato, che cominciava a scriverne il diario. Notava i segni della malattia, ed il modo com'eransi manifestati, le fasi e le vicende del male, i medicamenti e le indicazioni curative. L'indomane notava la corrispondenza del medicamento cogli effetti, e quanto di nuovo cadeva sotto l'osservazione. In fine dell'infermità si notava la guarigione, ed i gradi percorsi del riavimento. Se l' ammalato moria, se ne sparava il cadavere e si notava quanto occorreva di osservabile : e spesso accadea, che con una inimitabile moderazione si notasse nel diario qualche equivoco preso ne' segni del male, o nelle indicazioni; e quindi si spiegava la cagion della morte, combinandola con tutte le più minute antecedenti osservazioni. Questo diario così esatto e ragionato formò quel codice autentico di Clinica, la di cui perdita tanto dai dotti medici si compiange.

Già la fama di Cirillo erasi stabilmente in Europa confermata, e contemporaneamente la stessa tromba con egual diffusione ed energia vi avea annunziato il nome dell' ornatissimo Cavaliere Sig. Domenico Cotugno, il quale fra gli altri illustri medici che allora in. Napoli fiorivano eminentemente si estollea. Fregiati entrambi delle più rare virtù, e de' più straordinarj talenti, i due Genj del Secolo eran divenuti. La di loro amicizia che coll' adolescenza era comin-. ciata, si accrebbe cogli anni; e l'omogeneità degli studj, nuovi e più forti vincoli vi aggiunse. Émuli senza esser rivali, furon egualmente cari ad Apollo; e percorso eguale stadio di gloria, giunsero allo stesso apice di grandezza, nella quale con un decoro tutto. lor proprio e singolare, si amarono, si ammirarono, si rispettarono. Or mentre queste due Aquile del Sebeto, questi due impareggiabi-. li Dottori, oggetti entrambi di quell' altrui vile passione, che come agnel per fascino dileguasi, faceano l'ornamento migliore della patria, furono colle più vive e lusinghiere promesse invitati dal Conte di Firmian, e richiesti per Cattedratici nella famosa Università. di Pavia. Ma essi che di agi e di gloria già sovrabbondavano, animati dal più virtuoso amor patriottico, rifiutarono con egual fermezza la generosa offerta, contenti d'impiegar per la patria e per la Nazione i loro irrimpiazzabili talenti.

Essendo vacata nell'Università de' Regj Studj la cattedra di Medicina Pratica per la morte del ch. Michelangelo de Robertis,.

Ci

Cirillo si ascrisse al concorso. L'ottimo Marchese de Marco, al lora Ministro della Giustizia, prevedendo che sopra tutti i Candidati, Cirillo avrebbe riportato la palma, compiangea la perdita che il Pubblico avrebbe fatta nelle lezioni di Botanica, e delle altre parti di Storia Naturale, passando Cirillo da questa cattedra a quella di Medicina. Quindi chiamatolo a sè, impiegò tutta la sua rispettabile amenità a persuaderlo di ritirarsi dal concorso. Aggiunse la generosa promessa di aumentare a ducati 500. l'onorario della cattedra di Botanica, che non era più di cencinquanta, e di dichiararla Cattedra primaria col soldo, purch'egli non la lasciasse. Cirillo dichiarandosi sempreppiù riconoscente all'opinione, in cui il Ministro dimostrava di averlo, colla più decorosa modestia rifiutò l'offerta. Il Marchese de Marco insistendo nelle sue esortazioni, giunse fino alla preghiera, ed adoperò il ch. Francesco Conforti, perchè persuadesse Cirillo a secondarlo. Posto così Cirillo alla pressoja, ma tuttavia fermo nel suo proposito, rispose ai buoni ufficj dell' amico, che qualora per obbedire al Ministro, dovesse ritirarsi dal concorso in Medicina, gli avesse il Ministro medesimo permesso 'di rifiutar ben anche la cattedra di Botanica. Tal decisiva risposta recata al Marchese de Marco, lo mise nella determinazione di non più cimentare la fermezza di Cirillo. Quindi lasciato signor di sè stesso, Cirillo si espose al gran sperimento. Andò, concorse, vinse . La cattedra di Medicina fugli a suffragj di conclamazione conferita. Quanta novella gloria egli si acquistò nella medesima, è men difficile immaginarlo, ch' esprimerlo. La sua cattedra spopolava tutte le altre, giacchè dalle più rimote provincie del Regno, e fin dal più alto dell' Italia accorrevano i giovani studenti alle sue lezioni. Questi confessarono, che nella tanto celebre Università di Pavìa, di valentissimi professori ornata mercè le cure del Conte di Firmian, non si udian lezioni cosi istruttive, come quelle di Cirillo. Egli infatti che dalla Natura dotato ́era della più incantevole facondia, e di un amenità inspirante fiducia, decoro, ed amicizia, insegnava in uno stile tutto soave le mediche nozioni, e condivale delle opportune teorie di Botanica e di Chimica, e di quanto praticamente osservava nell'ospedale; quindi ciascuna delle sue lezioni rapiva, ammaestrava, assaziava. Tutti i forestieri che in Napoli capitavano recavansi nell'Università per ascoltar Cirillo. Un giorno il Conte di Brunswich tra gli altri complimenti lusinghieri gli disse: Io ho sempre rispettato la divina scienza della Medicina, nè giammai mi è venuto il desiderio di farmi Medico; ma dacché ho inteso voi, e 'l Dottor Cotugno, mi ci sento violentemente disposto.

La

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