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ratori delle Scienze in Italia; di che scrissero con molto applauso, e in maniera di congratulazione i Giornali d'Italia di quel tempo. Dopo queste pruove egli fu in onor grande appresso i maggiori Uomini, che allora erano in Roma: chiari e nobilissimi giovani lo ascoltarono, e furono Scolari suoi quelli, che furono poi Cardinali, ed Ambasciadori, e Governadori di Provincie e quelli ancora che venivano di là da' monti, e daĺ mare volevan veder quest' Uomo, il cui nome era giunto fino all'ultime terre; e finalmente la fama ne giunse fino al trono. La Veneziana Republica, ed il Duca di Savoja, ed il Papa con inviti onestissimi lo chiamarono ad insegnare le scienze nelle loro Accademie ed egli elesse rimanersi a Roma tra gli Amici, e i Libri suoi, contento di una Cattedra di Storia Ecclesiastica nella Sapienza. Papa Clemente VI. lo esercitò molto in Matematici, e Fisici argomenti, e volle, che del giuoco del Lotto scrivesse un parere, il quale fu molto applaudito, sebbene non istampato, e volle che fosse uno de' Matematici eletti per le acque del Reno, e del Po e delle Chiane, e del Tevere; dalle quali spedizioni tornò di lodi, di doni, e di modestia ornatissimo. La sua Congregazione, la quale perfettamente lo conoscelo elesse prima a Procurator Generale appresso la S. Sede, indi a Presidente Generale, e nel terzo anno di questa Presidenza fu Arcivescovo di Taranto, e poco dopo Cappellano Maggiore del Regno di Napoli, Arcivescovo di Tessalonica, e Prefetto de' Regj Studj di Napoli, ove una Società delle Scienze ragunò, per la quale Napoli non avrebbe forse invidiato Parigi, e Londra, se strani casi non avessero distrutti i principj della preclara Opera. Tutti questi ornamenti splendidissimi, che avrebbero altrui gonfiato il cuore, erano per lo Galiano esteriori minuzie, che non entravano nel sistema della felicità, e della virtù. Egli non l'aveva mai desiderati, e ne poteva esser privo senza dolore. « Infatti dice l'Autor nostro ) poichè Carlo Borbone riacquistò i Regni di Napoli, e di Sicília.

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» Era sparso per i pubblici discorsi, che la calamità >> era imminente al Galiano, sollevato da' recenti beneficj degli Austriaci. Ma egli, siccome conveniva ad » uomo innocente e sapiente, di nulla timoroso, ed » ancora allegro in qualunque fortuna le 9 paure degli » amici intorno al vicino pericolo compresse con que» ste memorabili parole. Spogliati di questi splendidi » inciampi nulla perdiamo della vera felicità, 0 A» mici: purche una cameretta appresso gli antichi » compagni e libri ci rimangano, ogni cosa è in » sicuro Ma il Re Carlo a luogo di ri» muoverlo, lo confirmò, lo elesse Consigliere, e da » poi gran Cancelliere dell' Ordine di S. Carlo, e Pre» fetto del Tribunale Misto; e lo volle fin seco alla » guerra di Velletri e tanta fu verso lui la benevo>> lenza del Re, e tanta l'opinione della di lui sapien»za e bontà, che nulla mancò alle somme fortune sue, » fuorchè l'ingegno ambizioso, e l' anima cortigiana ». Un altro luogo bellissimo dell' autor nostro dimostra ancora come il Galiano era lontano da' vasti desiderj. «<< Abbiam ricevuto ( egli dice) dalla pubblica opinio»nione, che il Galiano sarebbe stato Cardinale. Ma » perchè poi non sia stato, sono varie le sentenze. » Siccome tutti vogliono indovinare, altri raccontano politiche ragioni, altri le ripugnanze del Candidáto. Questa non fu forse la minore difficultà ». Diciamo ancora di un terzo luogo del medesimo Autore a confermare la stessa cosa.

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Il Galiano rivolse l'animo ad ogni genere di discipline. Generalmente veniva riputato, ed era Polistore, o sia Letterato universale; di tal che Eustachio Manfredi uomo grave, soleva dire del Galiano, che il meno che Egli sapesse erano le Matematiche; ma ehe non conosceva niuno, che nelle Matematiche lo vincesse. Non ardeva nè di desiderio di gloria, nè di gelosia letteraria; delle quali due malattie spesse volte i grand'ingegni infermano. Volle più tosto esser dotto che parerlo. De' suoi ritrovamenti era prodigo. Ad imi

tazione di Pitagora, e di Socrate niun Opera volle pubblicare, neppure tormentato. Un' altra sorgente di gloria per lo Galiano, ed un' altra pruova della sua moderazione, venne dalle incumbenze gravissime, che egli sostenne per ordine di Principi grandi. Oltre quello che si è detto delle sue spedizioni per le acque, Carlo VI. Imperatore lo elesse come suo Avvocato nella disputazione colla S. Sede per la Monarchia di Sicilia, la quale disputazione ( dice l' Autor nostro ) parea minacciar grave tempesta; ma affaticandosi da un lato Prospero Lambertini, che fu poi Benedetto XIV., è dall' altro il Galiano, venne una maravigliosa serenità. Carlo Re di Napoli usò ancora di lui appresso la S. Sede, e per lo possesso de' Regni suoi, e per li diritti regali, che furono materia di molte e lunghe contese; le quali cose per opera di lui furono ridotte alla buona concordia, e facilmente avvenendo in queste disposizioni ( dice ancora il medesimo Autore) che da una parte si acquisti benevolenza, e dall'altra invidia, parve quasi un prodigio, che il Galiano non dispiacesse a niuno. Da queste, e dá altre fortune sorse al Galiano gloria grandissima. Ma egli contento di aver compiuto al dover suo, non curd altra cosa. Egli era (conchiude il lodato Autor nostro) di una egregia fede verso il suo Re, e soddisfaceva all' uffizio suo non solo santamente

ma

ancora con certa superstizione, se vi è pure alcuna superstizione ne' doveri. Non fu nè querulo, nè cercatore. Onde parve meno comodo agli amici, è non ottenne altre utilità, se non che le offerte spontanea

mente.

ABATE VOLO.

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Centite

da

Azzerboni

Lionessa

Tamoso Condottiere d'Armata.

acque in S. Angelo Villag, sottoposte alla Cit di Liene in Abruzzo Ult: nel principio del Secolo XV.

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Meri

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re

Brescia nel 1453.

In. Napoli presso Nicola Gervasi al Gigante N.23.

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