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ro in questa terra felice, con un nome un nome nou ignobile nella storia letteraria.

Nacque Silio nel 24 dell' Era Volgare di famiglia distinta. I primi saggi del suo ingegno furono da lui dimostrati trattando cause nel foro. Venne creato console nell'anno stesso in cui Nerone morì, insieme a Marco Galerio Tracalo, ma fu allora di equivoca fama, nè manca chi lo accusi fra gli Scrittori suoi contemporanei di aver fatto il delatore per genio in quell'età sciagurata, nella quale ogni virtù era spenta e posta in fondo dalla più infame tirannia. Questa macchia orribile in ogni uomo è doppiamente abbominevole in Silio uomo dedito alle amene lettere, poichè con ciò pari si rendè in infamia a' Paridi ed a' Tigellini.

Da Marziale si raccoglie che egli giunse al terzo consolato sotto l'impero di Domiziano. Ecco l' epigramma che lo testifica:

Augusto pia thura, victimasque
Pro nostro date Silio Camenae
Bissenos iubet en redire fasces
Noto consule, nobilique virga,
Vatis casteliam domum sonare
Rerum prima salus, et una Caesar
Gaudenti superest adhuc, quod optet
Felix purpura, tertiusque consul.

Il nostro Poeta fu amico di Vitellio, ma si condusse con lui in molto diversa maniera che con Nerone; ed allora apparve di molta prudenza fornito e di mirabile sagacità. E non minor gloria gli procacciò il Proconsolato da lui ottenuto nell' Asia, ed esercitato con rettitudine e con giustizia.

Seppe con splendidissimo ozio occupare il tempo che dagli affari gli si concedea, e fu de' primi in Roma a passare l'ore a comporre, o in dotti ragionari con scienziati Greci e Latini. Grandi ricchezze egli possedea e soleva recarsi a diporto in molte sue ville da lui ornate di statue, di dipinture, e di libri. Aveva somma venerazione per Virgilio, che dell' idolatria teneva; ogni

anno egli veniva a Napoli a visitarne il sepolcro, e con solenne pompa il dì natio ne celebrava. Per Cicerone nutriva ancora rispettosa venerazione; e per ciò aveva comperato un poderetto stato già di quel famoso oratore.

Di tante Poesie che Silio Italico scrisse, l'invido tempo non ci ha conservato che il Poema sulla seconda guerra cartaginese. Poco dopo il rinascimento delle lettere egli venne discoperto dall' industriosa diligenza degli Eruditi; mentre qualche tempo prima il Petrarca aveva scritto un Poema sopra lo stesso argomento intitolato l'Africa in versi latini; poema che sebbene tenuto in altissimo pregio dall' autor suo suo, pure cadde nell' obblio dopo la scoperta di quello di Silio (1). Lo stile del Poema sulla Guerra Cartaginese non ha i difetti di quelli di Lucano e di Stazio, non ne ha però neppure i pregj. In Lucano ed in Stazio si scorge il tronfio e l'ampolloso; ma questi difetti sono in parte velati dell' ardente immaginazione poetica che per ogni dove vi appare. Silio, in mezzo al suo stile castigato, mostra lo sforzo incessante di levarsi in alto, e di giungere con un indefesso lavoro all' eccellenza di quell' arte, a cui non fu da Natura chiamato. Plinio parlando della maniera di poetare del nostro Silio dice

(1) Poema di Silio fu discoperto durante la celebrazione del Concilio di Costanza che ha finito nel 1417, e ch'era cominciato alla fine del 1413. È cosa osservabile che molti de' nostri sommi ingegni sono andati errati di gran lunga nel giudizio che han portato salle loro opere. Petrarca compose per passatempo le sue rime toscane, e credea che i soli suoi versi latini fossero degni dell'immortalità; mentre nessuno legge più nè l'Affrica nè il rimanente de'suoi carmi. Dante sospinto dalla bile ghibellina detto un Poema maraviglioso che non ha per emulo che l' Iliade; eppure egli facea altissimo conto de suoi trattati teologici e politici dettati nell' idioma del Lazio, che non sono oggidì letti che dagli eruditi. Boccaccio, infine, che giunse col suo Decamerone al sommo grado dell' eccellenza nella si scusa nel bel principio di aver scritto un libro in istile umile e dimesso a solo fine di recar diletto alle gentili donne de'suoi tempi e credeva che la sua riputazione fosse fondata sulle altre sue Opere, e specialmente nelle sue Rime Toscane, affermando nell' epitaffio, che per se stesso egli compose, che il suo precipuo studio fu la Poesia. Or chi non sa che i versi di Boccaccio sono inferiori di gran lunga non dirò a quelli di Cino e di Cavalcanti, ma a quelli di Guittone e di Guinicelli ? . .

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ch' egli scribebat carmina majore cura quam ingenio (1). Mancogli in una parola quella sacra fiamma di cui Ovidio ebbe a cantare :

Est Deus in nobis ; agitante calescimus illo. Questo Poema è puramente istorico mancando di tutte le fonti del maraviglioso, precipua cagione del bello dell' Epica. Se non ha il merito di sublime Epopea è pregevole come Istorica descrizione avendoci tramandati fatti de' quali veruna traccia si trova in Polibio, nè in Tito Livio.

Silio ritirossi nella sua vecchiaja nel bel mezzo di Campania, ov' era la maggior parte delle sue ville, e gran tempo visse a diporto per quegli amenissimi luoghi. Ma da insanabile malattia travagliato si lasciò morir di fame ne' dintorni di Napoli, in una sua villa, ne' primi anni dell'impero di Trajano, e propriamente nel 99 dell' Era Volgare.

Se Silio Italico non avesse trascelto un argomento troppo recente pe' suoi tempi, non atto all' Epopea, che ama di perdersi tra le nubi tenebrose de' secoli eroici, egli, per avventura avrebbe aggiunto alle grazie del suo stile ed alla sua bella latinità un maggior interesse, ed una copia maggiore d'immagini veramente poetiche. Silio ci porge un esempio per comprovare che l'indefes so studio e faticoso, la venerazione pe'classici, il profondo criterio nelle amene discipline, e le comodità che porgono le ricchezze non possono mai supplire alla scarsezza dell'ingegno. Silio fece tesoro delle frasi di Virgilio, cercò ne' suoi versi la naturalezza e la spontaneità ma ne fu un freddissimo imitatore poichè non ne sortì il genio. E non veggiamo noi molti poeti accozzare insieme frasi e vocaboli Danteschi, e credere così di eguagliare questo altissimo ingegno? Essi rassomigliano molto a Silio Italico. Ma nulla ostante egli non debbe essere dimenticato nel novero di quegl' illustri, che furon l'onore di questa terra classica sotto gli Imperadori di Roma.

9

GIUSEPPE BOCCANERA DA MACERATA.

(1) Lib. III. Ep. 7.

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Morghen

Cajo Lucilio

Inventore della Sativa Nacque in Suessa Aŭranca nella Campania di là dal Liri l'An. 147. av. G. C. Mori in Napoli l'An. 103. av. G. C.

In Napoli presso Nicola Gervasi al Gigante N.23.

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