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AURORA SANSEVERINA-GAETANI.

Auror

urora Sanseverina in Saponara feudo di sua famiglia. nella Calabria citeriore ebbe i natali nel 1669. D. Carle principe di Bisignano, conte di Chiaromonte e della Saponara fu il padre di lei, e la madre D. Maria Fardella principessa di Pacecco di nobilissima famiglia Trapanese.

rarono,

Indole non ordinaria ed indizj di sublime intendimento scorsero essi nella loro figliuola sin da' più teneri anni. Posero quindi ogni lor cura ed ogni sollecitudine adopeonde allevarla conformemente all' alto suo grado, e coltivare in lei sì felici disposizioni. Con la guida di ottimi precettori apprender le fecero da prima le lettere latine con ogni accuratezza. Maravigliosamente ella in sì fatto studio riuscì, e per sua particolare esercitazione molti capilavori dettati in quella lingua immortale volse ella nella propria. S' inoltrò quindi nello studio delle filosofiche facoltà, nelle quali acume d' intelletto e sottigliezza d'ingegno mostrò all' età ed al sesso superiori. Si volse poscia a quello della storia e della musica; ma il gusto di lei per la poesia prevalse sugli altri tutti. Dell' età di anni tredici prese a marito D. Girolamo Acquaviva conte di Conversano, del quale rimase vedova indi a poco. Dopo tale avvenimento in Palermo fu dal padre condotta, là dove spiccò non meno per la sua bellezza e per le sue grazie, che per le doti dello spirito e per le facoltà dell'ingegno. Tornata in Napoli si legò in seconde nozze con Niccolò Gaetani d'Aragona conte di Alife, che fu poi duca di Laurenzana, cavaliere di tutti quei pregi fornito, che la nobiltà rendon più adorna, e del quale abbiamo a stampa opere non dispregievoli di prosa e di

verso.

In ogni maniera di letterarie discipline Napoli a quei tempi maravigliosamente fioriva, e valentissimi uomini

non ad altro intendeano che a renderle a tutto il loro splendore. Vedeasi allora la filosofia, sgombre le nebbie scolastiche ed il peripatetico squallore, ricever nuova luce dai Cornelj, dai Capoa, dai Caropresi, e dai loro eguali: la giurisprudenza, scossa la rugine forense, nel più florido stato risplendea per opera degli Andrea, de' Biscardi, degli Aulisj, degli Argento, e sopratutto del Gravina uomo oltre di ogni altro degno d'immortal lode. Al tempo stesso l'incomparabil Vico, applicando la più sublime metafisica alle filologiche erudizioni, apriva il campo a novelle cognizioni sul corso politico delle nazioni, sulla scienza del civil governo, e sull' origine dell' universal ragione delle genti. Nè gli studi dell'eloquenza e della poesia si rimanevano a dietro; dappoichè, sbandite le arguzie marinesche e le ridicole ampollosità del seicento mercè le cure de'Severini, degli Schettini, de' Buragna, de' Pascali, valenti scrittori di verso e di prosa sorgevan fra noi, oltre quelli di sopra divisati, quali erano i Capassi, gli Amenta, i Mondo, il matematico Ariani, e tutta quella nobile schiera, che le adunanze di D. Luigi della Cerda, allora Vicerè di Napoli frequentava; mentre i Savastani ed i Giannettasj trattando le muse Latine, i soavi numeri dei Pontani, degli Altilj, de' Sannazzari faceano ar nostri risovvenire.

In tempi per le lettere si avventurosi, essendo Aurora di tante e sì nobili cognizioni fornita, cercò di formare il suo gusto prendendo a modello i nostri più grandi autori, e s'ingegnò di rappresentare nelle sue rime la robusta maniera del Casa condita della Petrarchesca soavità. Queste leggersi possono nella raccolta dell' Acampora, ed in altre di quei tempi, non che in quelle degli Arcadi fra i quali fu denominata Lucinda Coritesia, sin dalla fondazione di quella famosa adunanza. Nella suddetta raccolta leggersi può un'egloga, ch'ella inviò al Crescimbeni, che n'era allora il general custode, dettata con tanta grazia, candore e semplicità di stile, che riscosse le Todi universali.

A noi basta dare un saggio del suo poetare nel sonetto seguente.

Che fai, alma, che pensi? avrà mai pace
De' tuoi stanchi pensier l'acerba guerra,
Che in dubbia lance il viver mio disserra
Tra gelo ardente e tra gelata face?
S'io miro al ben, che si mi alletta e piace,
Dice, chi più di me felice in terra,
Ma il geloso tormento che mi atterra
Ogni mia gioja poi turba e disface.
Cosi muovon fra lor fiera tempesta

Contrari venti, e il timido nocchiero
Si aggira indarno in quella parte e in questa.
Lassa e ben calco io pur dubbio sentiero,
E la speme or si affretta ed or si arresta
E mi attrista egualmente il falso e il vero.

Ella alle grazie del volto, all'altezza dell' ingegno, Ia modestia e 'I decoro e la pietà accoppiava, ed un nobile contegno da amabile affabilità temperato.

Presso di lei le persone di lettere frequentemente convenivano, ed ella ne ricercava fra noi ed altrove, siccome fè di molti sagri oratori, de' quali si servì per la predicazione nelle sue terre ed in altre parti.

Essendo, come si è detto, assai della musica invaghita, suonava maestrevolmente, con leggiadría, e cantava, ed i professori di quella in ogni genere favoriva. Molte cantate ancora compose, le quali furono dai più rinomati maestri di quella età messi in nota.

Della caccia fu vaga oltre modo, ed in Napoli vedeansi spesso giungere cinghiali coronati di alloro uccisi da questa novella Atalanta.

Di lei il P. Guinizio della compagnia di Gesù fece nel seguente epigramma una vaga dipintura.

Comis amabilitas, facilis reverentia vultus
Semper et in facili fronte modestus honos.
Eloquii gravitas, in tempore gratia linguae
Multa, joci faciles, ingenuique sales.
Ille juvandi ardor, studium sine fraude metendi,
Et sibi, quam reliquis meos nocitura prius.
Consilio devota manus, prudentia falli
Nescia, nec docilis fallere simplicitas.
Religio, pietas, rectitenor, ardor honesti
Tum loquturi pectoris ante Deum.

Avventurosa fu ella non meno per le doti dello spirito, che per gli avvenimenti di sua vita, e per la prole che ella ebbe, avendo data in isposa al suo maggior figliuolo il conte di Alife la principessa Maria Maddalena di Croix de' duchi d'Aure. Le splendide pompe e quasi reali, onde si festeggiarono sì nobili sposalizie furono descritte in una lettera indirizzata al Signor Silvio Stampiglia in Vienna nel Dicembre del 1711, e queste medesime vennero da illustri poeti in Napoli ed altrove celebrate,

Oltre di essere stata Aurora annoverata fra gli Arcadi lo fu ancora tra gli accademici spensierati di Rossano, ed ascritta ad altre letterarie adunanze.

Cessò di vivere questa virtuosissima dama,

celebrata

dai più colti spiriti de' suoi tempi, dopo il 1730 lasciando alle nobili matrone uno splendido esempio di ogni più bel pregio ad imitare.

ANDREA MAZZarella da CeRRETO.

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