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ANTONIO SOLARIO

SOPRANN OMINATO IL ZINGARO

NATO in Civita in Apruzzo Citeriore, circa l'anno 1382; e morto in Napoli verso il 1455.

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Mancati a noi non sono de' genii, che dedicati siensi alla pittura fin da' primi tempi, alloraquando dalla barbarie principiava a risorgere. I nostri Pittori trovansi encomiati da' più accurati Autori, e se da taluni sonosi omessi tacciati, i di loro difetti furono quelli del secolo in cui vissero, e questi anzi dimostrano di essere stati coevi a tutti quelli, a' quali la pittura deve il suo risorgimento. Talvolta l'amor nazionale gli ha fatto trascurare per non defraudare del primato li concittadini di quelli autori, che di tal uateria anno trattato. La crudità del colorito, la caricatura delle mosse, il grossolano panneggiamento, la irregolare disposizione delle membra, la mancanza nelle prospettive, vizj non furono de' nostri, ma comuni in quella età. Con i primi adunque il Solario gareggiando, ehbe la fortuna di migliorare quanto fuori della sua patria apprese, preparando a coloro che venivano a succedergli una più agevole strada a potere quest' arte condurre alla perfezione. Al dire del Sig. Luigi Lanzi cominciò allora nella nostra scuola pittorica una novella epoca, chiamata dal Cav. Massimo, scuola del Zingaro, e Zingaresche si dissero le pitture, che da lui fino al Tesauro furono eseguite. Nacque il Solario in un paesotto denominato Civita, contiguo alla città di Chieti in Apruzzo, circa l'anno 1381, come il de Dominicis ne attesta. Suo padre il mestiere esercitava di saldare, e conciar ferri, e quei che quest' arte professano, tra noi Zingari chiamansi. A lucrarsi il giornaliero sostentamento convennegli a tale professione, dedicarsi. Recatosi in Napoli per l'eleganza, ed esattezza de' suoi lavori prese a servire le principali, famiglie, e la Regal Casa di Ladislao allora regnante. L'aria della

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Corte, e l'agio gli risvegliarono i sentimenti dell' amomolto atto a sviluppare i più torpidi ingegni. Serviva di pitture i Regali appartamenti il nostro Colantonio del Fiore, padre di una giovanetta vivace ed avvenente, egli se ne invaghi, e maggiormente se ne accese allorchè fu dal padre di questa chiamato ad eseguire de' lavori di ferro nella dilui casa. Il Zingaro aliora giovane di circa anni 27, si fè ardito di richiedercela in moglie, e procurò, che le Regine Margarita, e Giovanna II. ne impegnassero il padre, il quale promise condiscendervi, qualora s'ingegnasse a riuscire buon pittore Assunse il giovanetto di adempiere alla legge impostagli, ed abbandonando Napoli, si diresse in Roma; quindi prevenuto dalla fama di Lippo Dalmasi, non guari tardò di recarsi in Bologna ad istruirsi presso questo rinomato pittore. Riuscì sotto la dicostui direzione ne primi elementi, e rivenuto dalla contraria prevenzione, che di lui aveva il Lippo, stimolava gli altri discepoli a non lasciarsi superare da un Zingaro, siccome per dispregio chiamavanlo. A facilitarsi il braccio, e la mano, disegnava con tale precisione i volti de'suoi condiscepoli, che fu lo stupore di questi, e del maestro. Dopo pochi anni divenne perfettissimo e nel colorito, e nel disegno. Cominciò allora ad essergli di distinzione piuttosto l'agnome di Zingaro, posciachè ad esempio del Lippo cominciò due immagini della S. Vergine, che per li netti contorni , e vivezza di colorito incontrarono la pubblica ammirazione.

Dopo circa sei anni di studio, congedatosi dal Lippo, parti di Bologna, e principiò a girare l'Italia ad oggetto di conoscere i varii modi de' migliori artefici delle altre scuole. Contrasse l'amicizia del Vivarmi in Venezia del Bucii in Firenze, del Galasso in Ferrara, del Pisanelli, e di Gentile da Fabriano in Roma. A questi ultimi servi di ajuto nelle pittare del Laterano; ed il nostro Luca Giordano ci assicura di aver quivi riconoscute delle figure intiere del suo pennello, distinte avendole dall aria elegante delle sue teste imitatrice di Matteo Savese.

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Dopo impiegati circa anni 9. negli studj, e ne' viagg i ritornò in Napoli, ove accolto da un Cavaliere che più delle mode le belle arti coltivava, perciò si credè dal Zingaro contradistinto, alloraquando volle di lui formarne il ritratto, e trovatolo perfetto, lo presentò alla Regina Giovanna II. di unita ad un grazioso quadretto della Vergine col Bambino in seno, che a bella posta fatto aveva per donarlo a quella Sovrana. Delle quali cose essendosene compiaciuta, soprattutto per averlo riconosciuto per quel Zingaro, che aveva avuto il talento di ben riuscire in quanto si era compromesso per ottenere la bella Fiore. Accrebbesi inoltre la sua fama allorchè espose nelle stanze del Regal Palazzo il ritratto della Regina, il quale venendo dal Colantonio osservato, restò sorpreso della sua perfezione, e bellezza, ed ugualmente allorchè da quella Sovrana vennegli indicato d'essere quello stesso Zingaro, a cui la figlia in moglie promesso aveva, riuscendo pittore. Lo richiamò quindi all' adempimento della promesalla quale non potendo ricusarsi, nell' annuirci disse, che al merito di Antonio il Pittore la figlia concedeva non di Antonio il Zingaro.

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Gli ottennero queste nozze il maggior favore della Sovrana, in guisacchè in ogni opera pubblica veniva adoperato, ed ogni nobile famiglia cercò di arricchire i suoi appartamenti con le sue preziose pitture, ed egli sempre corrispose, anzi avanzò quella giusta prevenzione che di lui erasi concepita.

Nojoso renderebbesi l'individuar le pitture da lui fatte, molte dal tempo, altre per incuria disperse, e molte a somiglianza di tante altre rarità a noi involate. Prevalse il Zingaro nella gradazione delle ombre, e nella dolcezza del colorito, e siccome allora mancavasi nelle prospettive giunse colla sua applicazione a ben conoscerle. Le vedute, le acque, i paesaggi non furono prima di lui con tante graziose varietà giammai descritti. Nelle storie fa copioso inventore, e seppe rinvenire de' bei concetti per fare spiccar le idee, ed i concepiti suoi pensieri, allogando le sue figure nella più propria situazione. Seppe

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in somma studiare la natura, e bene imitarla. Fa maraviglioso nelle teste, per cui diceva Marco da Siena, in vero le teste di costui, qualora da me vengono vedute, mi sembrano vive.

Bernardo de Dominicis, nelle vite de' nostri pittori, del Zingaro estesamente fè menzione, e descrisse le varie celebri pitture e nelle case particolari, e ne' pubblici edificii da lui eseguite. Il Sig. Luigi Lanzi si ristringe a dire, che l'opera più rinomata di questo artefice fosse fatta nel chiostro di Sanseverino, ove rappresentò in più spartimenti la vita di S. Benedetto, lavoro a fresco pieno di una incredibile varietà di figure e di cose. Fece in tale opera pompeggiare le sue cognizioni di prospettiva, avendo quei partimenti arricchiti con vedute di campagne, paesi, acque, e di amene colline. Elogia il Lanzi le madonne, i suoi ritratti, la deposizione dalla Croce in S. Domenico Maggiore, ed il S. Vincenzo nella Chiesa di S. Pietro Martire. Omise però il S. Pietro, ed il S. Paolo in S. Pietro ad Aram, le pitture esistenti nella Chiesa, e noviziato di Montoliveto, e tante altre forse più celebri sparse per questa Capitale.

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Dippiù nel Soccorso del Vaticano, ed in quella biblioteca esiste la Bibbia in pergamena già del Cardinale Olivieri Carafa, le dicui figure, secondo il lusso di quel tempo, furono dal Zingaro miniate, arricchendone i fondi di oro, ed oltremarino. Questi eleganti lavori oggi maggiormente si ammirano, per essersene perduto il modo di eseguirlo.

Altra simile Bibbia dal Zingaro miniata la possede va il Cardinale Annibale di Capua; ed il Signor Pietro Signorelli alla pag. 178 del tom. III. delle vicende della coltura, altra più elegante, e ricca di consimile sua miniatura asserisce di aver osservata, allorchè fu in Madia nell'anno 1780, mostratagli dal Pesaro, allora Ambasciatore di Venezia. Finì di vivere il Zingaro in Napoli dopo di essersi reso celebre, e nella patria, e fuori, nell' tà di circa anni 73, verso l'anno 1455.

IL MARCHESE Di Vatolla.

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