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Amò nobile Dama celebre a quei di per le sue bellezze per la quale dettò amorosi versi, e se ne mostrò fieramente invaghita. Ludovico Paterno di essa ebbe a dire :

Di costei canta Laura Terracina

E pon cantando all'aura a l'onda il freno.

Noi non ardiremmo di leggieri affermare che sorta d amore fosse cotesto, e se fosse per avventura un più che poetico traviamento.

Molto altresì la celebrò ne' suoi versi Alfonso Mantegna, ed in un' Egloga inserita tra le rime de' poeti illustri sotto nome di Laura e di Coronia, e forse fu costui tra' suoi amatori.

Le sue rime ella compose nell'albergo di sua famiglia, posto nel luogo denominato torre di Chiaja, riviera sacra alle muse nell'antica e nella nuova età, spezialmente per aver risuonato de' numeri di Virgilio, e del Sannazzaro de' quali non lungi sono le urne.

Fu ella dell' Accademia degl' Intronati composta di tanti leggiadri e sublimi spiriti nella quale recitò spesso i suoi componimenti. Questo diè forse occasione a Trajano Boccalini di spacciar contro lei ed altre illustri poetesse quella mordace storiella che ne' suoi ragguagli si ravvisa .

Le sue opere contengono Poemetti in ottava rima, in quarta ed in sesta, ed altre maniere di Lirici componimenți, di vario argomento, e non che versi di Amore.

Quella coltura, quella purezza di stile che si ammira ne' versi della Colonna della Gambera, della Stampa, e di altre colte rimatrici di quei tempi, non si ravvisa ne' versi di Laura. Negletto è il suo stile e di rado da elegante candore accompagnato; ma non può negarsele fecondità d'ingegno e d'invenzione, ed una tale franchezza poco in quei tempi comune. Ne fan prova le divisate rime, e il discorso morale in ottave su tutti i principj de' canti del Furioso, bizzarro ritrovato e singolare. Prende ella in

que

quest' opera argomento di lodare o biasimare i più illustri soggetti d'allora secondo l'occasione che da' principj se le porge dai canti stessi.

Delle sue rime più edizioni si fecero nel corso di sua vita. Gabriele Giolito le pubblicò per le sue stampe nel 1550 insieme con una diceria del Doni; e nel 1560 corrette dal Domenichi.

Le quarte rime furon pubblicate in Venezia per Andrea Valvassoni in ottavo nell'anno stesso; e le stesse rime in Lucca per Vincenzo Busargo nel 1551 in 8.vo

Il discorso in ottava rima sopra il principio de' canti di Ludovico Ariosto impresso fu nel 1557 in ottavo per Jacopo Sodino.

Altra edizione delle sue rime, emendata ed accresciuta, fatta in Napoli nel 1560 in 8. per Raimondo Amato.

Queste divisate edizioni essendosi rendute molto rare, Antonio Bulifon benemerito delle lettere fra noi per le belle edizioni pubblicate de' nostri migliori Autori, le riprodusse con accurata nitidezza nel 1692.

Noi non sappiamo se Laura fosse stata scapola, o avesse preso marito; ma per quanto pare, serbò ella un celibato poetico, non avverso ad Amore.

Da quanto può dalle sue opere argomentarsi, ella non giunse a vivere sino al 1570.

Se vogliamo andar dietro a ciò che Trajano Boccalini intorno a lei e ad altre donne illustri per lettere di quei tempi spaccia ne' suoi ragguagli di Parnaso, i costumi di Laura non furon molto castigati; ma non è da credere a quel mordace scrittore, il quale siccome era suo costume volle anche contro di questa illustre donna il pungolo della sua Satira vibrare. Rapporta egli che la nostra Laura prese a marito il Mauro; e che questi avvedutosi per ventura in una radunanza, come ella andava fregiata nella gamba di un ligaccio ornato di gemme inviatole da Odoardo VI. Re d'Inghilterra in dono, la uccise.

Quanta poca fede si meriti questa novelletta, ognuno,,

per

per poco avvedimento che abbia, il ravvisa; comechè possa persuadere qualche ingegno, che si diletti vie più dello straordinario e del romanzesco, che del vero. E certamente, fra tante contrarie ragioni che si potrebbono adduire, se veridico fosse l'avvenimento, famoso sarebbe a quei tempi divenuto trai contemporanei antori: nè vi ha poi chi non sappia che i racconti del Boccalini son più allegorici che veri; onde conviene inferire, che egli alluder volesse a fatti de' quali non abbiam veruna contezza, che gli piacque adombrare sotto il velo mistico di sì fatta poetica morte.

E pare che lo stesso Angelo di Costanzo sia stato nel novero degli amatori di lei, e che a lei alludesse sotto l'alle o ia di quel lauro nel sonetto indirizzato al Caro. Un siggio del suo poetare potrà aversi dal Sonetto, che qui rapportiamo.

Mentre senza temere oltraggio, o scorno

L'aquila arruota il rostro e il fero artiglio,
Credendo farlo poi tosto vermiglio

Col sangue de l'augel nunzio del giorno:
Ecco l'ira del Cielo a lei d'intorno
Che di forze la priva e di consiglio
Raddoppiando vigore all' aureo giglio,
Onde faccia in Italia il suo soggiorno.
Così quando l'ingorda all' altrui danno,
E non ad onorata impresa intende
Fola cieca e veloce al proprio affanno.
Tal de' nemici suoi vendetta prende

L'alto Signore, e tai le opre saranno
Di chi tutti a sua gloria i giorni spende.

Tal fu Laura Terracina tra le rinomate poetesse che in copia nell' aureo secolo di Lione illustrarono questa Città, la quale oltre ogni altra d'Italia si vide per le molte ornate e colte rimatrici fiorire.

ANDREA MAZZARELLA DA CERRETO.

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ASTOR, LENOX

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Morghen

Tullia & Aragona

Celebre Poetessa Nacque in Napoli circa il Meri in Firenze dopo il 1565.

1510.

In Napoli presse Nivela Gervasi al Gigante N. 23.

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