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Morghen inc.

Livie Andronico

Illustre Poeta

Nacque nella Magna Grecia

Fieri l'Anne di Roma 513

In Napoli presso Nicola Gervasi al Gigante. N. 23

LIVIO ANDRONICO.

Livio Andronico che fu il primo ad introdurre le

rappresentazioni teatrali in Roma era un liberto Greco. Non può credersi ch'egli fosse della Grecia propriamente detta; poichè all'epoca in cui questi fioriva, i Romani non aveano portate le loro armi fino a quelle regioni. Dall' osservazione che la Magna Grecia fu conquistata qualche tempo prima, e dal leggere in Svetonio (1) ch' Ennio e questo Andronico erano Semi Greci chiaramente si scorge, che egli appartiene a qualche città della Magna Grecia, che non può con sicurezza stabilirsi.

Fu schiavo di Livio Salinatore, giusta l'opinone di Dacier (2). Dopo avere istruiti i figliuoli di questo patrizio nelle greche e nelle latine lettere, venne da lui posto in libertà, e perciò prese il nome del suo benefattore, secondo il costume de' liberti.

Fiori nell' anno di Roma 513. In questo anno noi troviamo ch'egli fece rappresentare per la prima volta in Roma una favola teatràle, lasciando l'uso commune delle satire (3). Egli stesso recitava i proprj versi nel portico del tempio di Pallade. Ma tanto fu il diletto che i Romani provavano in queste rappresentazioni che spesse volte avvenia a Livio di dover ripetere versi da lui cantati. Un giorno per tali ripetizioni divenne tanto roco, che fece cantare un suo servo, ani

(1) De Cl. Gramat.

(2) Memoires de l'Academie des Inscriptions T. 2. Alcuni Critici pongono in dubbio quest' opinione.

(3) Romani dapprima usarono i versi Fescennini, quindi le così dette satire composte con metri, che si cantavano al suono del flauto, ed erano accompagnate dalle danze. La mordacità e l'osce

mando però egli stesso col gesto le parole (4). Questo avvenimento dette origine ad un costume permanente nel teatro de' Romani.

Scrisse quattordici drammi (5), che furono : Achille, Adone, Egisto, Ajace, Andromaca, Antiopa, i Centauri, il Cavallo Trojano, Elena, Ermione, Inone, Laodamia, Tereo, Teucro. Cicerone ne porta un giudizio troppo severo poichè dice che non meritano esser letti due volte. Noi non possiamo porre in disamina la giustizia di questo giudizio, non restandoci che pochi frammenti di tali drammi, ma ci sembra che Cicerone non potea certamente pretendere la perfezione in Livio che fu l'inventore della poesia rappresentativa tra' Romani. E qui mi soccorre la sentenza di Vellejo (6) che afferma in tutta l'antichità trovarsi solo Omero ed Archiloco, che abbiano nello stesso tempo inventato e perfezionato un genere di poesia.

I frammenti che ci rimangono dell'opere teatrali di Livio Andronico furono raccolti, e pubblicati in Ginevra nell' anno 1611.

nità vi erano portate al più alto grado. A questo proposito Orazio Ep. 1. L. 2.

Fescennina per hunc inventa licentia morem
Versibus alternis opprobria rustica fudit :
Libertasque recurrente accepta per annos
Lusit amabiliter: donec jam saevus apertam
In rabiem verti coepit jocus, et per honestas
Ire domos impune minax. Doluere cruento
Dente lacessiti: fuit intactis quoque cura
Conditione super communi: quin etiam lex
Paenaque lata; malo quae nollet carmine quemquam
Describi. Vertere modum, formidine fustis
Ad bene dicendum, delectandumque redacti.

·(4) Liv. Dec. 1. L. VII.
(5) Fabr. Biblioth. Lat.
(6) Hist. L. I. Cap. 5.

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