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MARCO BENEVENTANO.

Nel

el Secolo XV. e nel principio del XVI. fiorivano nel Regno di Napoli le arti belle e l'erudizione, sotto l'influenza del governo Aragonese, proteggitore di questi nobili studj. Le Scienze Naturali, comechè росо fossero in fiore in Italia, tuttavia trovarono ardenti coltivatori nel Regno di Napoli; ed allora Girolamo Tagliavia calabrese prima di Copernico rinovava il sistema del moto della terra intorno al Sole.

In quest' epoca, vale a dire in una delle ultime decadi del Secolo XV. nacque uno de' più celebri Matematici in Benevento. Io parlo di Marco Beneventano, che fu chiamato da tutti i suoi contemporanei la Fenice de' Matematici. L'epoca della sua nascita, conviene dedurla per via di congetture, essendoci pervenute pochissime notizie sulla vita di questo chiarissimo ingegno. E per farmi a dimostrare come io l'abbia stabilita, farò riflettere che le sue Opere essendo state stampate a Benevento, nel 1521., v'ha chi pretende che allora avesse il nostro Marco venti soli anni; ma sembrami più savio consiglio il dire essere egli nato qualche anno prima, essendo meraviglioso che in età sì verde potesse già empiere il mondo della sua fama let

teraria.

Dee attribuirsi la mancanza di memorie sulla sua vita alla penuria in cui si era allora di Biografi nazionali, ed all'umile vita e ritirata che faceano i Benedettini, de' quali era Abate il nostro Marco. Noi abbiamo raccolto tutto quello che ne hanno detto l'Ughelli, il Nicastro nell' Opera de Beneventana Pinacotheca, l'Origlia, ed il Signorelli nelle sue tanto celebrate Vicende della Coltura delle Sicilie, e ne abbiamo compilata la seguente piccola Notizia.

Gli Autori sunnomati lo presentano siccome illustre Teologo, Filosofo, Astrologo. Ma gli studj ne' quali riuscì più valente furono senza alcun fallo que' di Mattematica,

in

in cui tanto sudò, che fu appellato la Fenice de' Mattematici. Lesse con sommo applauso Logica e Filosofia nel pubblico Studio di Napoli. Stampò un opera contro Alberto Pighio insigne Astrologo, e Professore di Astronomia in Parigi, che aveva pubblicati alcuni Commentarii sull'invenzione degli equinozii e de' Solstizii. L'opera di Marco è cosi intitolata: Apologeticum Opusculum, Marco Beneventano Monaco Coelestino auctore, adversus ineptias cacastrologi anonymi subcensentis a recentioribus astrophilis erratum esse in determinatione equinoctiorum ephemeridibus partorum.

Il Pighio non tardò a rispondere a ciò di cui il nostro Filosofo lo riprendeva. Ma quest' ultimo un secondo Opuscolo pubblicò più dotto, per avventura, e sagace del primo cioè: Novum Opusculum Marci Beneventani Monachi Coelestini, iterum scribentis in cacastrologum referentem ad Ecclipticam immobilem Abacum Alfonsinum. Amendue queste opere furono stampate nel 1521, e dedicate al Conte Fabrizio Gesualdo.

Scrisse anche sulla nuova tradizione del moto dell'ottava sfera, ed illustrò le tavole geografiche del celebre Tolomeo. Anche nelle materie teologiche convien ch'ei fosse valente, deducendosi ciò dall' averlo Clemente VII trascelto nel 1525 per Penitenziere Maggiore nella Basilica Vaticana, siccome costa da quanto asserisce il Vittorelli (De Jubil. Pontif. P. 3.), e dalla Bolla, che incomincia Pastoris Eterni ec. (Bollario Romano I. Parte. Roma 1586.). Da questa Bolla ancora si rende più manifesto ch' egli era Abate Celestino in Benevento.

L'Ughelli (Ital. Sacr.) ne assicura, che Marco era vivente nella metà del Secolo XVI. Udiamolo. Marco vulgo dictus, il Celestino di Benevento, Mathematicorum Phoenix, excelluit in caeteris liberalibus artibus, id miraculum floruit anno 1550. Da ciò deducesi che la sua morte avvenne dopo quest' epoca.

Noi non accorderemo al nostro Filosofo il titolo di genio originale. È troppo vero, ch' egli nell' astronomia segui le inezie Alfonsine e Tolomaiche. Ma l'esempio di tanti al

tri

tri valentuomini, che non seppero scuotere la barbarie dei tempi loro avversi all' osservazione ed all'esperienza,

basi universali del sapere, benchè d'altronde forniti di pronto, e vivace ingegno, giova per iscusarlo. Tutto in que' sciagurati tempi giudicavasi col fanatismo dell' autorità di Aristotele e di Platone. Il primo credeasi che avesse toccato in tutti i rami dello scibile il sommo dell' arco, onde stimavasi, che allontanandosi dalle sue sentenze non faceasi un bene alle scienze ma un grave un grave male; perchè doveano naturalmente discendere dall' altezza a cui le avea fatte salire il precettore di Alessandro. Ma siccome non sempre le dimostrazioni di questo filosofo erano perspicue; dottissimo era riputato colui che sapea interpretarne il significato, ed illustrarlo; non quello che dubitava della veracità de' suoi argomenti. Nacque da ciò che la fisica non meno che le altre scienze naturali fecero pochi progressi; e se qualche libero spirito ardiva di elevare la sua mente alla contemplazione della natura, egli dovea combattere non solo co' seguaci di Aristotile, ma ben anche co' satelliti della superstizione che riputavano un empietà il contraddire allo Stagirita; ond'è che dolente di non poter giovare all' umano genere acciecato, si restava dall'impresa, ed evitava così il turbine delle sventure che su lui doveva inevitabilmente cadere in premio delle sue dotte vigilie.

I soli cultori delle belle lettere ardiano di far la guerra qualche volta, in quell' infelice stagione, alla barbarie ed all' abuso delle cose più sacre. Siane in prova le libere espressioni di Dante, le massime che ad ora ad ora si leggono nel Morgante Maggiore di Pulci, ed alcune novelle di Boccaccio. Ma i Filosofi che fiorirono in quegli stessi secoli XIII., XIV., e XV. non furono che commentatori di Aristotile; ed appena nelle Opere di taluno si vede brillare qualche scintilla di libertà filosofica: Telesio, Bruno, e Campanella nel secolo XVI., comechè si opponessero alla scuola Aristotelica, ed avessero la gloria di dar la prima scossa agl' ingegni Italiani, lasciano a desiderare ne' loro scritti una maggiore luce di filosofia.

Era

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