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FILIPPO BRIGANTI.

Un

יִן

n fallace grido suona in rapporto all' Economia Politica. Dicesi che questa Scienza sia di moderna invenzione, e di ciò si attribuisce la gloria agl' Inglesi Scrittori e Francesi del passato Secolo. Ma fin dal Secolo XVI. noi abbiamo avuti Scrittori in simil genere; e siane in testimonio opera del Calabrese Scaruffi, che nel 1582 fu stampata a Reggio, intitolata Alitononfo, nella quale trattasi della concordanza tra l'oro e l'argento, e cercasi di ridurre tutto il mondo a servirsi di una sola moneta. A questo si aggiunse ne' principj del Secolo XVII. Giovan Donato Turbolo, maestro della zecca di Napoli, che varie operette pubblicò sopra tal proposito. Ma cotali Scrittori a passi lenti ed incerti si avanzarono nella Scienza Economica. Il primo, che travedesse le massime di Smith, di Stewart, di Turgot fu Antonio Serra Cosentino, che fiorì nel Secolo XVII., e che pubblicò l'opera divenuta rarissima che ha per titolo: Delle cause che possono fare abboudare i regni d'oro e d'argento dove non sono miniere; con applicazione al Regno di Napoli. Nel Secolo XVIII. Broggia, Galiani, Genovesi, Longano nel Regno di Napoli diffusero colle loro opere i lumi Economici. Alla nostra Nazione appartiene adunque, senza alcun fallo, la gloria di aver preceduti gli stranieri anche in questa scienza si vantaggiosa al ben pubblico. Ma fra' Napolitani, che la coltivarono, uno de' primi luoghi si appartiene a Filippo Briganti.

Nacque questi in Gallipoli di nobile progenie nel 1725. Il suo genitore fu illustre giurecousulto, come appare dalle opere, che di lui si veggono a stampa. Egli fu l'educatore del suo figlio ne' primi studj. Quindi il mandò a Napoli nel 1740, ma giovenile bollore, e sentimento di gloria condusseso il nostro Briganti ad abbandonare le scienze ed a volgersi alla carriera delle armi. Ma le amorose preghiere del padre lo rimossero infine dalla milizia e lo ricondussero a' pacifici e liberali studj liberali studj, a cui natura avevalo disposto fin da' suoi primi anni. Tornò adunpue nell'

ozio

ozio tranquillo della sua patria, e determinato avendo di riescire valente Giurisperito, riunì agli studi della scienza Legale quelli della Storia politica e morale delle nazioni, che intimamente sono connessi con i primi. Dalle osservazioni, ch' ei fece su varj punti di Storia e di Giurisprudenza, ei fè risultare la sua grande Opera intitolata Esame Analitico del sistema legale. Quest' opera c'insegna: Come l'uomo ragiona, perchè ragiona, e sino a qual segno ragiona. Infatti nella prima Parte di quest' opera si considera in tutti i suoi rapporti lo sviluppo delle forze intellettuali dell'uomo. Nella seconda si tratta de' bisogni, de' piaceri, delle passioni dell' uomo. Nella terza in fine si esamina il grado di perfettibilità ne' suoi raziocinj, sia che vengano rivolti a se medesimo, sia che abbiano per iscopo la società, la religione, la politica e le leggi. Quest' Opera vidde la luce in Napoli nel 1777, tre anni prima di quella di Filangieri.

A questa susseguì nel 1780 l' Esame Economico del sistema civile. Stabilisce in esso il principio che que' popoli furono felici, i quali combinarono insieme una esistenza operosa, una sussistenza copiosa, una consistenza vigorosa; e prova tutto ciò con fatti storici. Quindi esamina in tre libri l'economia pubblica delle nazioni. Il libro primo prova come il cittadino può fare un uso libero de'beni fisici e morali, e delle forze meccaniche ed in-tellettuali. Il libro secondo annovera le fonti della sua prosperità l'agricoltura, la pastorizia, il commercio, la`navigazione ec. Nel terzo libro, trovandosi già determinata ne' due antecedenti l'esistenza, e la sussistenza dell' uomo, il Ch. Autore fa osservare essere inutile la sussistenza degl'individui, se tutti non si uniscano per giovare alla consistenza del corpo politico. Quindi si parla della popolazione e della istruzione, cause principali della politica felicità di una nazione.

Ognuno, che ha fior di senno, vedrà che questo Esame Economico è inseparabile dall' Esame Analitico. Nell' Analitico il nostro Filosofo aveva seguito il progresso del sistema legale dallo stato di natura a quello della società nell' Economico si occupò di esaminare il progresso del

Si

Sistema civile dalla esistenza perfettibile alla consistenza perfetta.

Queste due opere meritarono al Briganti un sublime posto fra gli Economisti Italiani, e fecero ammirare i suoi lumi, e la profondità del suo ingegno a'dotti dell' estere nazioni. La Regia Accademia di Scienze Accademia di Scienze e Belle Lettere di Napoli si affrettò ad ascriverlo nel numero de' Socj nazionali, e dette un lusinghiero giudizio delle sue Opere.

Soffermatosi alquanto dagli studj economici e legali egli tradusse dall'idioma Latino nel Toscano le Storie di Lucio Floro, e vi premesse quattro dissertazioni, degne del cedro, sul governo, ed il carattere nazionale de' Romani. Diede alla luce in Lecce nel 1797 un Opera che porta per titolo Frammenti Lirici de' fasti Greci e Romani in 31 sonetti su' più celebrati personaggi dell' antichità. Scrisse anche in poesia sulle Stagioni, e le Muse non disprezzarono il suo canto.

Tornando a' suoi studi prediletti egli pose in luce un Saggio sull' arte oratoria del foro, una Disquisizione giudiziaria in difesa de' sentimenti del Beccaria, ed in risposta all' apologista della tortura. Doveva anche scrivere sulla vita politica de' Romani. Noi non sappiamo se egli veramente eseguisse questo suo divisamento. E' certo però che se egli lo avesse fatto, noi avremmo una nuova pruova della sua erudizione, e della sua filosofia, nel trattare questo nobilissimo argomento. La Nazione Romana lodata con entusiasmo da tanti, e che noi siamo avvezzati a venerare fino dalla fanciullezza, fu veracemente descritta dal Cav. Melchiorre Delfico nelle sue immortali Opere: Riflessioni sulla Giurisprudenza Romana, e su' suoi cultori - Pensieri sulla Storia e sulla incertezza, ed inutilità della medesima. Esse ci provano quanto ingiustamente credevamo di vedere ne' Romani antichi un modello delle virtù sociali, e patriottiche; quanto essi fossero lontani dalla perfezione nelle idee di governo, e nella civiltà de' costumi; quanto essi meritino l'esecrazione, e l'abbominio degli esseri pensanti. Da queste Riflessioni derivano moltissime importanti osservazioni sulla maniera di calcolare i fasti de' popoli, e quali meritino la riconoscenza sincera della posterità.

Assai

Assai parlammo de' talenti di Briganti, sarà pregio dell' oper ra, che si annoverino ora le qualità virtuose del suo cuore. Trovandosi Sindaco deila sua patria in un tempo di estrema penuria, egli seppe provvedere abbondantemente di grani l' annona di Gallipoli, aggravando anche il suo stesso patrimonio di spese. Fu Magistrato pieno di fermezza, e di

onestà. La modestia non fu l'ultima delle sue virtù. Chiamato a far parte dall' ambasceria d'Inghilterra, egli disprezzò il vano splendore della carriera diplomatica, e volle rimanere nel seno della sua patria a godere ingenui e puri piaceri, non frammisti da veruna amarezza.

Ma tante virtù non gli meritarono la riconoscenza del suo paese. Nelle politiche convulsioni del 1799, egli ebbe a dolersi del popolo di Gallipoli, che non poche sventure gli procurò colla sua persecuzione. Soffrì il nostro Briganti questi mali con filosofica fermezza, ma l'ingratitudine de' suoi concittadini fece una vivissima impressione dolorosa nell'animo suo, sempre ardente di amore patrio, primo sentimento delle anime bennate.

Le lunghe veglie scientifiche, ed i mali sofferti distrussero a poco a poco la sua salute già infiacchita dall' età. Egli passò di questa vita nel 1804 in Gallipoli fra l'universale compianto de' congiunti e degli amici.

Briganti fu per suoi contemporanei uno specchio di virtù, e di dottrina. La sua vita sarà un lume per i posteri. Nel leggere le sue Opere se rimarranno sorpresi dall'estensione delle sue viste politiche, e da quella prontezza di vedere i più lontani rapporti delle cose, ch'è la vera impronta del genio della filosofia; saranno compresi in pari tempo da un sentimento di ammirazione per le sue virtù, e dalla modestia, che il fece esser sempre lontano dagli officj i più luminosi, che poteva esercitare con dignità. La sua vita fu quella del saggio, simile ad un bel giorno di Primavera, terminato da una terminato da una sera tranquilla

e ridente.

GIUSEPPE BOCCANERA DA MACERATA.

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