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ottenne da Pipino, e la consacrazione che l'imperatore ricevette dal papa. Avvertimmo che in questo momento la potestà spirituale si era separata dallo Stato.

641. Dopo la immigrazione de'popoli, l'incoronazione di Carlomagno era stato il suggello della pacificazione dei Germani con Roma, il vincolo, che unì il mondo antico col nuovo, il latino col tedesco. La vita de'popoli era compresa nell'orbita di un grande sistema concentrico composto dalla chiesa e dall'impero. La chiesa aveva riaffermato il concetto romano della repubblica universale, ma gli aveva tolto la natura di un grande ordinamento politico, dicendolo invece creazione divina. L'impero credeva di avere raccolto il grande concetto della unità romana, che dalla chiesa aveva invece ricevuto corpo e forma civile. L'imperatore era il vicario temporale di Cristo, come il pontefice ne era il vicario spirituale. Come il papa aveva autorità sopra tutte le chiese, così l'imperatore si arrogava una potestà internazionale sopra tutti i popoli. Il papa era il vicario di Cristo in tutte le cose divine ed eterne, lo imperatore lo era nell'ordine delle cose terrene.

642. Il dualismo tra questi due imperi, l'uno spirituale e l'altro temporale, era indispensabile. La tendenza all'invasione dell'un potere sull'altro era nell' indole propria delle cose. La sovranità è una per essenza. I Cesari, espressione di questa sovranità, riunivano nelle loro mani la potestà civile e la religiosa. La chiesa cristiana col volerla dividere in due preparava grandi contese. Questa doveva subito sorgere per lo storico contrasto della latinità col germanismo, che si svolse nella storia d'Europa, e che tuttora si muove. 1

643. La incoronazione e la unzione dell' imperatore fatte per mano del pontefice, ch'era stimato agli occhi de' credenti come il sacerdote che intercedeva tra il mondo e la divinità, facevano supporre che la corona fosse stata conseguita sol

GREGOROVIUS, opera citata, vol. 2, in fine.

tanto per grazia del pontefice. Gli scrittori di giure canonico avevano foggiata questa dottrina. Invece gl'imperatori sostenevano di avere ricevuto la corona de' Cesari dal volere di Dio.

I Romani contro la chiesa e l'impero sostenevano che la corona fosse pervenuta all'imperatore per concessione della maestà del Senato e del popolo romano.

Il concetto teocratico, quello del diritto divino ed il principio elettivo erano in lizza. Nè il papa aveva il diritto di dare altrui la corona dell'impero, nè i tedeschi avevano il diritto di pretenderla. Il diritto elettivo de' Romani, come forma storica, era incontestato, se nuove forze morali e politiche non avessero dominato l'antico signore del mondo. La chiesa, reame di Dio sulla terra, ben presto volle considerare l'impero come il maggiore de' suoi feudi.

644. La disputa sulle prime sorse nell'ordine delle idee. Gl'imperatori sostenevano che Roma ed il dominio di San Pietro erano una specie di feudo dell'impero. I papi invece dichiaravano che l'impero dipendeva dal papato, poichè eglino l'avevano conceduto a Carlomagno ed ai successori di lui.

Gl'imperatori sorreggevano il loro diritto indicando gli omaggi che i papi avevano reso a Carlomagno, le donazioni, che avevano chieste a Pipino e le riconferme ottenute dai successori di lui. I papi ricordavano invece, che l'impero di Cesare più non esisteva, che i pontefici l'avevano restaurato nella persona di Carlo, e che perciò avevano il diritto di fondazione dell'impero, che avevano delegato ai re.

645. A queste controversie si aggiungevano le altre sorte per la pretesa dell' investitura. Doveva il papa sollecitare l'investitura dall'imperatore? Doveva prestargli il giuramento di obbedienza? Ovvero tali uffici spettavano all'imperatore verso la persona del pontefice? I disordini dell'impero dopo la morte di Carlomagno, permisero alla potestà spirituale grandi usurpazioni. Estinto il ramo di Carlomagno con la

morte del figlio Luigi, l'impero diventò elettivo e la elezione fu fatta nella persona di Corrado della casa di Franconia, come innanzi narrammo. I rivolgimenti politici della Germania fecero dimenticare la origine de' diritti e delle prerogative dell'impero. Man mano che il potere imperiale si indeboli, la potestà de' papi acquistò forza ed opinione nella coscienza de' popoli.

Nicolò I già aveva dato asilo al concetto che il papa, perchè Vicario di Cristo, fosse padrone del mondo.

Notissime sono le controversie dell'imperatore Lotario con i papi Stefano IV e Gregorio IV, i contrasti di Ottone il Grande con Leone VIII e Nicola II, i quali sorsero specialmente pel diritto che gl'imperadori rivendicavano di confermare la elezione de' papi, mentre questi pretendevano di consacrare gl'imperatori.

646. Maggiore incendio si accese tra Gregorio VII ed Errico IV e tra lo stesso papa e tutti i sovrani di Europa.

Gregorio, appena fu eletto papa, appalesò l' intendimento di fondare una seconda dominazione romana. Volle che le terre dell'Occidente diventassero Stati vassalli di Roma ecclesiastica, che i loro principi fossero uomini feudali di San Pietro. Questa esagerata pretesa derivava dal concetto che Cristo fosse signore del mondo e che il papa, suo vicario, partecipasse a questo diritto. Un maggiore dominio fu reso possibile dall'ossequio che il papato riceveva dalle genti cristiane e dal timore, che ne avevano i signori feudali.

Gregorio, consacrato papa addi 29 di giugno, giorno del Principe degli Apostoli, ebbe nella cerimonia gli omaggi del cancelliere imperiale d'Italia, della marchesana Beatrice e dell'imperatrice Agnese.

Il concetto, che Roma fosse centro morale del mondo, continuava a dominare come tradizione indistruttibile. Quanto più

Libro III, capo XVI, § III. n. 519.

l'impero aveva perduto di unità e di potenza e quanto più si era appalesato incapace a formare il centro politico della comunione de' popoli cristiani, tanto più il pontificato pretese di essere l'anima e il principio informatore della repubblica cristiana.

Nicolò fu il primo che cinse la tiara, simbolo dello Stato temporale; egli il primo adoperò le Decretali come codice dei diritti pontifici. Queste innalzavano il papa sopra l'episcopato ed attribuivano a Roma la dittatura del mondo ecclesiastico e religioso. Le debolezze morali de' principi e le folgori della scomunica accrescevano la potenza de' papi.

647. Il pontefice Gregorio prima d'impegnare la lotta contro l'impero cercò di distogliere i principi vicini dagli obblighi feudali, che li stringevano all'impero, e di condurli a'servizi della chiesa. Nell'agosto dell'anno 1073, ricevette il giuramento di sudditanza dal longobardo Landolfo VI di Benevento; nel settembre ottenne l'omaggio del principe di Capua, che si fece tributario della chiesa e promise di non prestare giuramento di vassallaggio all'impero senza il consenso papale.

648. Pretese la signoria feudale sopra la Boemia, perché Alessandro II aveva conceduto al duca Wradislao l'uso di una mitra; vantò lo stesso diritto sopra la Russia, perchè il principe di Novogorod, giunto fuggitivo in Roma a visitare la tomba di San Pietro, aveva offerto al papa il suo paese in feudo; chiese la medesima potestà sopra l'Ungheria, perchè Enrico III aveva appeso in San Pietro come dono votivo la lancia regale e la corona, che aveva conquistate in quella regione. Sostenne eguali pretese sulla Corsica e sulla Sardegna, sopra la Spagna, sulla Dalmazia sulla Croazia, sulla Polonia, sopra la Scandinavia e l'Inghilterra, delle quali regioni sosteneva che S. Pietro avesse la proprietà santa. Quindi donò lo impero a Rodolfo di Svevia. Avanza un assai bene espone le pretese della Santa Sede:

verso latino, che

<< Petra dedit Petro, Petrus diadema Rodulpho ».

649. Geloso della crescente grandezza di Roberto Guiscardo, non tollerava che un tanto uomo riunisse in un reame l'Italia meridionale e gli stesse dappresso come nemico. Penso quindi di distruggere il normanno; per lo che compose il disegno di capitanare un esercito europeo per cacciare prima d'Italia i Normanni, i Greci e i Saraceni, e poi salvare Bisanzio dalla mezzaluna, assoggettarla alla chiesa, piantando la croce in Gerusalemme. Il disegno colossale sfumò in una meschina parodia, perchè il papa raccolse soltanto cinquantamila uomini di soldatesche italiane ed ultramontane presso a Viterbo in vicinanza del monte Cimino.

650. Fallita la fantastica impresa, Gregorio trovò compenso di devozione senza limite in Toscana; colà ebbe il retaggio di Matilde, la celebre principessa, che aveva comune con Gregorio la nazione, imperocchè discendeva da origine lombarda. Quella terra, quasi munita trincea, lo copriva a settentrione dagli attacchi tedeschi. Matilde in vita fu strenua protettrice della gerarchia pontificia.

Gregorio cercò di eseguire i suoi ambiziosi disegni usando valorosi istrumenti, il diritto canonico, la diplomazia jeratica e le assemblee della cristianità, cioè, come folgori di guerra gli anatemi e le censure, e come milizie operose i frati.

La diplomazia jeratica era composta dai legati apostolici. I pontefici avevano introdotto il costume di spedire in varie provincie dell'orbe cristiano legati apostolici ed alcuni nunzi detti apocrisari. Innanzi esponemmo che questi inviati furono una continuazione dell'uso delle ambascerie municipali, che l'impero riconobbe alla chiesa, perchè l'imperatore aveva il diritto di confermare la elezione pontificia. 1

I legati più eminenti, che avevano più ampia giurisdizione, erano detti a latere, perchè erano prescelti dal concistoro o dal collegio de'cardinali, che sedevano a lato del pontefice.

Vedi capo XIV, § 3, pag. 371, n. 464.

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