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Fece li cieli e diè lor chi conduce 1, Si ch'ogni parte ad ogni parte splende, Distribuendo ugualmente la luce: Similemente agli splendor mondani Ordinò general ministra e duce Che permutasse a tempo li ben vani (gue, Di gente in gente e d'uno in altro 3 sanOltre la difension 4 de' senni umani; Perchè una gente impera e l'altra langue,

Seguendo lo giudicio di costei,

Che è occulto, come in erba l'angue. Vostro saver non ha contrasto 5 a lei:

Ella provede, giudica e persegue 6 Suo regno, come il loro gli altri dei ". Le sue permutazion non hanno triegue; Necessità la fa esser veloce,

spesso

Sì vien 8 chi vicenda consegue. Quest'è colei ch'è tanto posta in croce

9

Pur da color che le dovrian dar lode,
Dandole biasmo a torto e mala voce 10,

Ma ella s'è 11 beata e ciò non ode,

Con l'altre prime creature 12 lieta Volve sua spera e beata si gode. Or discendiamo omai a maggior pieta 13: Già ogni stella 14 cade che saliva Quando mi mossi, e 'l troppo star si vieta. Noi ricidemmo 15 '1 cerchio all' altra riva Sovr' una fonte che bolle e riversa Per un fossato che da lei diriva.

1 chi conduce, chi li conduce, cioè un'intelligenza motrice.

2 ogni parte ad ogni parte splende, ciascuno degli emisferi celesti si fa vedere a ciascuno degli emisferi terrestri.

3 d'uno in altro ecc., d'una stirpe in un' altra. 4 Oltre la difension ecc., superando le difese che l'uman senno oppone a lei.

5 non ha contrasto, non può contrastare.

6 persegue continua.

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Questo tristo ruscel quand' è disceso
Al piè delle maligne piagge grige.
Ed io, che di mirar 19 mi stava inteso,

Vidi genti fangose in quel pantano Ignude tutte e con sembiante offeso 20 (**). Queste si percotean non pur con mano,

Ma con la testa e col petto e co' piedi, Troncandosi co'denti a brano a brano. Lo buon maestro disse: Figlio, or vedi L'anime di color cui vinse l'ira:

Ed anche vo' che tu per certo credi 21 Che sotto l'acqua ha 22 gente che sospira, E fanno pullular 23 quest'acqua al summo, Come l'occhio ti dice, u'che s'aggira. Fitti nel limo dicon: Tristi fummo

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ין

17 bige, oscure.

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18 diversa, malvagia. V. Bocc., note a questo luogo. (*) Quinto cerchio.

19 che di mirar ecc., che stava intento a riguardare. 20 offeso, cruciato.

(**) Iracondi e accidiosi.

21 credi, creda.

22 ha, vi è.

23 E fanno pullular ecc., e co' sospiri fanno sorgere acqua in bolle.

24 Nell' aere ecc., nel mondo.

25 accidioso fummo. L'ira nel cuore nascosta, quasi fuoco che non avvampa, è qui chiamata fumo: accidioso, cioè lento.

26 belletta, fango, deposizione che fa l'acqua torbida. 27 gorgoglian ecc., mandano dalla strozza, cioè dalla canna della gola piena dell'acqua della palude: questo inno, le dette parole, a stento e con suono confuso, quale è quello che si fa gargarizzando.

28 Grand'arco ecc., gran parte del cerchio della lorda pozza, della pozzanghera : 'l mezzo, cioè il terreno fradicio, molliccio.

20 al dassezzo, finalmente, all'ultimo.

3

CANTO VIII.

ARGOMENTO

Con Flegias tra le fangose genti
Vanno i poeti; e affacciasi alla barca
L'ombra orgogliosa di Filippo Argenti.
Da sè la scaccia il buon Virgilio e varca ;
Ma, giunto a Dite, trova su le porte
Schiera di spirti rei che d'ira carca
Negagli il passo a quell'eterna morte.

Io dico, seguitando 1, ch'assai prima
Che noi fussimo al piè dell'alta torre
Gli occhi nostri n'andàr suso alla cima,
Per due fiammette che i 2 vedemmo porre,
Ed un'altra 3 da lungi render cenno,
Tanto ch'a pena'l potea l'occhio tôrre 4.
Ed io, rivolto al mar
5 di tutto'l senno,

Dissi: Questo che dice? e che risponde Quell'altro foco? e chi son que'che'l fenEd egli a me: Su per le sucide onde (no?

Già puoi scorgere quello 6 che s'aspetta, Se'l fumo del pantan nol ti nasconde. Corda non pinse mai da sè saetta

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E disse: Chi se' tu che vieni 13 anzi ora? Ed io a lui: S'io vegno, i' non rimango 14: Ma tu chi se' che sì se' fatto brutto? Rispose: Vedi che son un che piango. Ed io a lui: Con piangere e con lutto, Spirito maledetto, ti rimani;

Ch'io ti conosco, ancor sie lordo tutto. Allora stese al legno ambe le mani;

Perchè 'l maestro accorto lo sospinse, Dicendo: Via costà con gli altri cani. Lo collo poi con le braccia mi cinse, Baciommi'l volto e disse: Alma sdegnoBenedetta colei che'n te s'incinse. (sa 15, Quei fu al mondo persona orgogliosa : Bontà 16 non è che sua memoria fregi; Così è l'ombra sua qui furiosa. Quanti si tengon or lassù gran regi

Che qui staranno, come porci in brago
Di sè lasciando orribili dispregi!
Ed io: Maestro, molto sarei vago
Di vederlo attuffare in questa broda
Prima che noi uscissimo del lago.
Ed egli a me: Avanti che la proda

Ti si lasci veder tu sarai sazio;
Di tal disio converrà che tu goda.
Dopo ciò poco 18 vidi quello strazio

le.

Far di costui alle 19 fangose genti
Che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.

17

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10 parve carca, per lo peso del corpo di Dan

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8

Tutti gridavan: A Filippo Argenti !
Quel fiorentino spirito bizzarro
In sè medesmo si volgea co'denti 9.
Quivi'l lasciammo; chè 3 più non ne narro.
Ma negli orecchi mi percosse un duolo 4;
Perch'io avanti intento l'occhio sbarro 5.
E'l buon maestro disse: Omai, figliuolo,
S'appressa la città c'ha nome Dite
Coi gravi cittadin, col grande stuolo.
Ed io: Maestro, già le sue meschite 7
Là entro certo nella valle cerno
Vermiglie, come se di foco uscite
Fossero. Ed ei mi disse: Il foco eterno,
Ch'entro l'affoca, le dimostra rosse,
Come tu vedi in questo basso 'nferno.
Noi pur giugnemmo dentro all' alte 9 fosse
Che vallan 10 quella terra sconsolata:
Le mura mi parean che ferro fosse.
Non senza prima far grande aggirata,
Venimmo in parte dove 'l nocchier, for-
Uscite, ci gridò, qui è l'entrata.
Io vidi più di mille in su le porte
Dal ciel piovuti che stizzosamente
Dicean: Chi è costui che senza morte
Va lo della morta gente?
per regno
El savio mio maestro fece segno

te 11,

12

Di voler lor parlar segretamente.
Allor chiusero 13 un poco
il gran disdegno
E. disser: Vien tu solo, e quei sen vada
Che si ardito entrò per questo regno.
Sol si ritorni per la folle strada 14:

Provi 15, se sa; chè tu qui rimarrai
Che scorto l'hai per sì buia contrada.

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Pensa, lettore, s'io mi sconfortai
Nel suon delle parole maledette;
Chè non credetti ritornarci 16 mai.
O caro duca mio, che più di sette

Volte m'hai sicurtà renduta e tratto D'alto 17 periglio che 'ncontra mi stette, Non mi lasciar, diss' io, così disfatto 18: E se l'andar più oltre c' è negato, Ritroviam l'orme nostre insieme ratto 19. E quel signor che li m'avea menato

Mi disse: Non temer; chè 'l nostro passo Non ci può tôrre alcun, da tal 20 n'è dato. Ma qui m'attendi e lo spirito lasso

Conforta e ciba di speranza buona; Ch'io non ti lascerò nel mondo basso. Così sen va e quivi m'abbandona

22

Lo dolce padre; ed io rimango in forse Chè'l no e 'l sì nel capo mi tenzona 24, Udir non pote' quello ch'a lor porse: Ma ei non stette là con essi guari Che ciascun dentro a prova si ricorse. Chiuser le porte quei nostri avversari

23

25

Nel petto al mio signor, che fuor rimase E rivolsesi a me con passi rari 24. Gli occhi alla terra e le ciglia avea rase D'ogni baldanza e dicea ne'sospiri : Chi m'ha negate le dolenti case? Ed a me disse: Tu, perch'io m'adiri,

Non sbigottir; ch' io vincerò la prova, Qual 26 ch'alla difension dentro s'aggiri. Questa lor tracotanza non è nova;

27

Chè già l'usaro a men segreta porta La qual senza serrame ancor si trova.

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19 ratto, tostamente.

20 da tal, da Dio.

21 mi tenzona, mi combatte.

22 non pote', il cod. vat. ed altre edizioni. Non puoti la nidob. ed altre edizioni. Porse,

23 a prova, a gara: si ricorse, 24 rari, lenti.

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disse.

ritornò.

26 Qual ecc., chiunque sia che dentro si opponga

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Sovr'essa vedestù la scritta1 morta: E già 2 di qua da lei discende l'erta, Passando per li cerchi senza scorta, Tal che per lui ne fia la terra aperta.

CANTO IX.

ARGOMENTO

Quando pensosi per entrar si stanno, Veggon tre furie alla cui fera testa, Per capelli, serpenti cerchio fanno. E mentre fuggon la vista molesta

Del capo di Medusa, un messo eterno Dal ciel disceso con ira e tempesta Apre lor la città del buio inferno.

Quel color 3 che viltà di fuor mi pinse,
Veggendo 'l duca mio tornare in volta 4,
Più tosto 5 dentro il suo novo ristrinse.
Attento si fermò, com' uom che ascolta;
Chè l'occhio nol potea menare a lunga
Per l'aër nero e per la nebbia folta.
Pure a noi converrà vincer la punga 6,

Cominciò ei; se non'..., tal ne s'offerse... Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga! Io vidi ben sì com'ei ricoperse

Lo cominciar con l'altro che poi venne, Che fur parole alle prime diverse. Ma nondimen paura il suo dir dienne; Perch'io traeva la parola tronca 9 Forse a peggior 10 sentenza ch'e' non tenIn questo fondo della trista conca

(ne.

1 la scritta, l'iscrizione: morta, oscura, cioè di colore oscuro. Vedila al c. III, versi I e segg.

2 E già ecc., e già di qua dalla detta porta discende un angelo, il quale ci aprirà le porte della città, cioè di Dite.

3 Quel color ecc. Intendi: quel colore che la viltà mi dipinse nel volto quando io vidi tornare a me Virgilio. 4 in volta, in dietro.

5 Più tosto, costruzione: ristrinse dentro più tosto il suo novo, cioè: fece si che esso Virgilio ricomponesse più presto il volto suo già impallidito e turbato. 6 punga, pugna.

7 se non, intendi: se non la vinceremo. Questa è sentenza mozza dal timore che, non vincendo la pugna, accada qualche cosa di sinistro. Ma lo stesso Virgilio ripiglia: tal ne s'offerse, intendi: tal ne s'offerse il quale la vincerà.

8 Lo cominciar, cioè il se non parole mozze che davan sospetto a Dante: ricoperse coll' altro, ricoperse colle parole tal ne si offerse, che sono parole diverse dalle prime, cioè parole di conforto.

Discende mai alcun del primo grado", Che sol per pena ha la speranza cionca12? Questa question fec' io; e quei, Di rado Incontra 13, mi rispose, che di nui Faccia 'l cammino alcun pel quale 14 io Ver è ch'altra fiata quaggiù fui (vado. Congiurato 15 da quella Eriton cruda Che richiamava l'ombre a' corpi sui. Di poco era di me 16 la carne nuda, Ch'ella mi fece 'ntrar dentro a quel muro Per trarne un spirto del cerchio 17 di GiuQuell' è 'l più basso loco e'l più oscuro (da. E'l più lontan dal ciel 18 che tutto gira; Ben so il cammin; però ti fa sicuro. Questa palude che gran puzzo spira

Cinge d'intorno la città dolente,

U' non potemo entrare omai senz' ira.
Ed altro disse, ma non l'ho a mente;
Perocchè 19 l'occhio m' avea tutto tratto
Ver l'alta torre alla cima rovente,
Ove in un punto vidi dritte ratto

Tre furie infernal di sangue tinte
Che membra femminili avean ed atto
E con idre verdissime eran cinte :

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E fa fuggir le fiere e li pastori. Gli occhi mi sciolse e disse: Or drizza'l nerbo Del viso 43 su per quella schiuma antica

1 e tacque, a tanto, e tacque a queste parole, in questo mentre.

2 a palme, colle palme delle mani. 3 sospetto, cioè per tema.

4 Mal non vengiammo ecc., male abbiamo fatto a non vendicare in Teseo l'assalto, cioè l'ardita prova ch'ei fece di voler rapire Proserpina, siccome la vendicammo in Pirotoo, che diemmo a divorare a Cerbero. 5' Gorgon, il capo di Medusa, che impietrava la gente; percio dice: tien lo viso chiuso, cioè: tieni gli occhi chiusi.

6 Nulla ecc., cioè: impossibile sarebbe la tornata al

mondo.

7 stessi, stesso.

8 non si tenne ecc., non si fidò delle mie mani. 9 non mi chiudessi, non mi coprisse gli occhi. 10 O voi ecc. Bellissimo era il volto di Medusa, Onde pare che Dante voglia qui avvertirci che sotto il velo de' versi di maniera inusitata egli nasconde questo documento: guardatevi dalle false lusinghe della voluttà, la quale fa gli uomini materiali, traendo a sè tutto l'animo loro e allontanandolo dal desiderio de' beni purissimi dell'intelletto.

11 fier, ferisce.

;

17

Per indi 14 ove quel fumo è più acerbo. Come le rane innanzi alla nimica Biscia per l'acqua si dileguan tutte, Finch'alla terra ciascuna s'abbica 15 Vid' io più di mille anime distrutte 16 Fuggir così dinanzi ad un ch'al passo Passava Stige con le piante asciutte. Dal volto rimovea quell' aere grasso Menando la sinistra innanzi spesso, E sol di quell'angoscia parea lasso. Ben m'accorsi ch'egli era del ciel messo 19 E volsimi al maestro; e quei fe' segno Ch'io stessi cheto ed inchinassi ad esso. Ahi quanto mi parea pien di disdegno!

18 2

Giunse alla porta e con una verghetta L'aperse, chè non v'ebbe alcun ritegno. O cacciati del ciel, gente dispetta 20,

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15 s'abbice; far bica, ammucchiarsi e, metaforicamente, adunarsi. V. il Vocab.

16 distrutte, disfatte, disciolte dai corpi loro. 17 al passo, al passo del fiume. Così spiegano alcuni; altri: col proprio passo e non da nave portato. 18 grasso, caliginošo, denso.

19 del ciel messo, un angelo.

20 dispetta, avuta in dispetto da Dio. 21 s'alletta, si annida.

22 a quella voglia A cui ecc., cioè al volere di Dio, cui non può mai essere tronco, tolto, impedito il suo fine.

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