Saggi critici

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Domenico Morano, 1878 - 677 pagine
 

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Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 312 - Ed io a lui: Da me stesso non vegno: Colui, che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Pagina 560 - twas wondrous pitiful : She wish'd she had not heard it ; yet she wish'd That heaven had made her such a man : she thank'd me; And bade me, if I had a friend that lov'd her, I should but teach him how to tell my story, And that would woo her. Upon this hint I spake"; She lov'd me for the dangers I had pass'd, And I lov'd her, that she did pity them.
Pagina 252 - ... trovando compagnia. E son sicuro, che se colei,' » che così poco alla mia amorevolezza ha corrisposto, » in tale stato ed in tale afflizione mi vedesse, avrebbe
Pagina 352 - E lo primo che cominciò a dire sì come poeta volgare, si mosse però che volle fare intendere le sue parole a donna, a la quale era malagevole d'intendere li versi latini. E questo è centra coloro che rimano sopra altra matera che amorosa, con ciò sia cosa che cotale modo di parlare fosse dal principio trovato per dire d'amore.
Pagina 82 - Il fattibile le più volte non mi piace. E dirò anzi, mi ripugna; ciò che mi piace, non solo parrebbe fuor di proposito e fuor di tempo agli altri, ma sgomenterebbe me medesimo, quando si trattasse non di vagheggiarlo o di lodarlo semplicemente, ma di promuoverlo in effetto, d'aver poi sulla coscienza una parte qualunque delle conseguenze. Di maniera che, in molti casi, e singolarmente ne' più importanti, il costrutto del mio parlare sarebbe questo: nego tutto, e non propongo nulla.
Pagina 252 - ... n parte piangendo, acerba istoria ; ed in voi la memoria di voi, di me rinnovo ; vostri effetti cortesi gli anni miei tra voi spesi, qual son, qual fui, che chiedo, ove mi trovo, chi mi guidò, chi chiuse, lasso chi m'affidò, chi mi deluse.
Pagina 268 - Non è più tempo ch'io parli de la mia ostinata fortuna, per non dire de l'ingratitudine del mondo, la quale ha pur voluto aver la vittoria di condurmi a la sepoltura mendico; quando io pensava che quella gloria che, mal grado di chi non vuole, avrà questo secolo da i miei scritti, non fusse per lasciarmi in alcun modo senza guidardone.
Pagina 429 - Donne, eh' avete intelletto d' amore, Io vo'con voi della mia donna dire; Non perch'io creda sua laude finire, Ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che, pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, Che, s...
Pagina 82 - È un dovere impiegare le proprie forze in servizio della patria, ma dopo averle misurate; e il lasciar libero un posto importantissimo a chi possa più degnamente occuparlo è una maniera di servirla: povera e trista maniera, ma l'unica in questo caso.
Pagina 94 - E si osservi da ultimo che considerare la pazienza come una virtù che porti alla debolezza, è un considerarla molto leggermente, perché questa virtù, educando l'animo a superare i mali, lo rende più forte ad affrontarli quando sia necessario per la giustizia; mentre l'insofferenza che trasporta l'uomo alla violenza lo fa poi condiscendente quando vi sia un mezzo di sfuggire i mali, sacrificando il dovere

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