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CANTO XVIII.

Argomento.

Spiega come ogni atto dell'anima è amore; come la colpa è amore abusato; come, sebbene il motivo d'amare venga di fuori, pur l'anima abbia merito e demerito per il libero arbitrio. Veggono passare correndo gli accidiosi e che cantano, prima esempi di zelo sollecito, poi d'accidia colpevole. Maria e Cesare, gli Ebrei nel deserto e i Troiani in Sicilia. Prima sempre Maria. Un fatto profano, uno sacro. Cesare accanto a Maria, perché padre, al dire di Dante, della civile unità. Nota le torzine 1, 2, 4, 7, 9, 10, 13, 16, 18, 27, 29, 31, 34, 33, 39, 41, 43, 45, 48.

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2. (SL) FRUGAVA. Di sete, nel XXX dell' Inferno, terz. 24. GRAVA. Inf., III, terz. 27, e altrove.

3. (L) DI PARLARE ARDIR MI PORSE: m'invitò a parlare. (SL) ARDIR. Par., XVII, t. 3.

4. (L) PORTI O DESCRIVA: proponga o spieghi. 5. (L) DIMOSTRI che sia. - 'L SUO CONTRARO: il male (SL) CARO. ED., II: Care pater. AMORE. Purg., XVII, t. 31. CONTRARO, Conv., I, 2: Parlando loda o col contrario (biasimo); e nelle Rime. Som.: Contrarium est completivum sui contrarii,

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(F) RIDUCI. Som, : I principii d'una scienza ridu- ■| consi a quelli d'una scienza superiore. BUONO. Nella Monarchia dice che Amore accresce e dilucida la giustizia.

6 (L) FIETI: ti sarà. DE' CIECBI: de' credenti ogni amore lodevole.

(F) CIECH. Purg, XVI. Matth., XV, 14: Cœci sunt, et duces cæcorum. Conv. I, 11: Qualunque ora lo

7. L'animo, ch'è creato ad amar presto,
Ad ogni cosa è mobile che piace,
Tosto che dal piacere in atto è desto.
8. Vostra apprensiva da esser verace
Tragge intenzione, e dentro a voi la spiega,
Si che l'animo ad essa volger face.
9. E se, rivolto, invêr di lei si piega,
Quel piegare è amor; quello è natura,
Che per piacer di nuovo in voi si lega.

guidatore è cieco, conviene che esso, e quello anche cieco che a lui s'appoggia, vengano a mal fine. Però è scritta che il cicco al cicco furà guida, e così cadranno amendue nella fossa...Appresso di questa (guida) li ciechi soprannotati, che sono quasi infiniti, colla mano in sulla spalla a questi mentitori sono caduti nella fossa della falsa opiwione, della quale uscire non sanno. Dell'abitodi questa luce discretiva, massimamente le popolari persone, sono orbate, Som. Cecità dell'ignoranza.

2. (L) PRESTO: pronto. - AD OGNI COSA È MOBILE CBE........ è mobile ad ogni cosa che... DAL PIACERE IN ATTO È DESTO: il piacere in atto attua la potenza d'amore. (F) MOBILE. Som, : Intendere e volere è moto. - Hi primo movente a operare è la volontà, la quale muove le altre potenze. - L'appetito è quasi un certo moto aile cose. L'ultimo fine muove l'appetito come il primo 180vente eccita gli altri movimenti, — Piacere. Som. : Precede all' atto la dilettazione che induce all'atto,

8. (L) VOSTRA apprensiva...: la facoltà d'apprendere e di comprendere è mossa dalla realità delle cose esterne, e la svolge in noi per mostrarla degna d'amore.

(F) APPRENSIVA. Som.: Apprendere il vero. - Di tutti i moti d'affetti è principio il bene o il male che s' apprende. INTENZIONE. Som.: L'intenzione è atto della volontà per rispetto al fine. Varchi, Ercol.: Nella virtù fantastica si serbano le imagini, ovvero similitudini delle cose (esterne, dell'esser verace), le quali i filosofi chiamano ora spezie ora intenzioni. 9. (L) PIEGA l'animo.

PER PLACER DI NUOVO IN YOU

10. Poi, come 'l fuoco muovesi in altura, Per la sua forma ch'è nata a salire Là dove più, in sua materia, dura; 11. Così l'animo preso entra in disire,

Che è moto spiritale; e mai non posa,
Finché la cosa amata il fa gioire.
42. Or ti puote apparer quant'è nascosa
La veritade alla gente ch' avvera
Ciascuno amore in sè laudabil cosa.
13. Perocchè forse appar la sua matéra

Sempr' esser buona: ma non ciascun segno
È buono, ancor che buona sia la cera.

SI LEGA: il piacere muta in abito l'atto naturale d'a

mare.

(F) PIEGA. Som.: Inclinatio consequens apprehensionem. Æn., IV: Inflexit sensus AMOR. Conv., III, 2: Perocchè il suo essere (dell' anima) dipende da Dio... naturalmente disía e vuole a Dio essere unita... E perocche nelle bontadi della natura e della ragione si mostra la divina vena, naturalmente l'anima umana con quelle per via spirituale si unisce tanto più tosto e più forte, quanto quelle più appaiono perfette: lo quale apparimento è fatto secondo che la conoscenza dell' anima è chiara o impedita. E questo unire è quello che noi dicemo Amore. -NATURA. Som.: Quegli liberamente opera che opera di per sè. Or quel che l'uomo opera per abito conveniente alla natura propria, l'opera di per sè, perchè l'abito inclina al modo della natura. - PIACER. Som.: Dilettazione è talvolta causa d'amore. — LEGA. Æn., VIII: Devinctus amore. Som.: Il piacere lega la ragione. 10. (L) FORMA: natura essenziale. LA DOVE PIÙ... DURA: sotto la luna alla spera del foco.

(F) ALTURA. Vulg. Eloq.: Amoris ascensio. FORMA. Forma chiamavano gli antichi quella che dà l'essere a ciascuna cosa: onde la forma del fuoco è ciò che lo costituisce fuoco. Som.: Ignis sua forma inclinatur in superiorem locum. -SALIRE Non sapevano gli antichi la gravità dell' aria maggiore che quella della fiamma, e però tenevano il fuoco nato sempre a salire (Par., 1). — Lì. Conv., III, 3 : Il fuoco (ascende) alla circonferenza di sopra, lungo 'l cielo della luna; e però sempre sale a quello.

SPIRITALE: non locale,

11. (L) PRESO dal piacere. come dal foco. IL FA: non lo fa.

(SL) PRESO. Lat.: Captus amore. — [ENTRA. Così in isperanza, in timore, in gioia, e in tutte le affezioni.] 12. (L) AVVERA: afferma per vero, assevera essere. (SL) LAUDABIL. Voce altresi delle scuole. Som.: Laudabilior affectus.

13. (L) MATÉRA: materia. L'oggetto reale, in quant'è a parte di bene: ma l' uomo ne abusa.

(SL) MATERA. Semint. CERA. Stat., Achill, I. Achille atteggiato dalla educazione materna come cera.

(F) BUONA. Il bene è materia dell' amore: sempre dunque la materia è buona, perchè in ogni male che s' ami è sempre alcun bene reale o imaginato, cagion dell'amore: ma il troppo amore che a picciol bene si porta, o il poco che al grande, sono quasi un brutto suggello impresso in buona cera. Ogni amore, dice Pietro, è buono in potenza; non in ogni atto. Gli Aristotelici chiamano materia il genere delle cose, determinabile da varie differenze, come la materia prima è determinabile da più forme. La cera appunto è la materia determinabile; il segno o la figura ch' ella prende è la forma determinante. E siccome la cera o buona o non cattiva, può essere impressa di mal segno, cosi il naturale amore non tristo in sè può piegare a mal segno. Som.: L'amore è reo in quanto tende a cosa che non è bene vero assoluta

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(SL) SETTA. Somiglia a quello del Canto precedente, t. 57: Da quello odiare ogni affetto è deciso.

(F) SETTA. Conv., II, 5: I movitori (de' cieli) sono sostanze separate da materia, cioè intelligenze. — SPECIFICA. Un antico filosofo, citato da Pietro: Natura est unamquamquam rem informans specifica differentia, quæ scilicet complet distinctionem speciei. Homini est intelligere, rationari; cani odoratus ; apibus facere met. Ai primi moti non pensiamo, e non ce n' accorgiamo, se non operando, mettendo la nostra potenza in atto. 18. (L) MA': se non.

19. (L) LA ONDE: di dove. 'NTELLETTO: intelligenza.- NOTIZIE cognizioni. - SAPE: sa. APPETIBILI: beni desiderabili.

(SL) 'NTELLETTO. Dante, Rime: Donne ch' avete 'ntelletto d'amore. Intelletto nelle scuole dicevasi per intelligenza. Som. Per cujus intellectum sciendum est. NOTIZIE. Notizia per cognizione è nel linguaggio delle scuole. SAPE. Anco in prosa.

(F) PRIME. Come il principio di contraddizione e altri simili assiomi. L'uomo non sa d'onde vengano, perchè non da' sensi; ma i sensi gli danno occasione ad usarne. PRIMI. Come l'amore di sè, del bene in genere, e simili.

20. (L) MERTO di lode o di biasMO NON CAPE: non è libera.

(SL) STUDIO. Delle api, Virgilio: Mores et stu dia (Georg,, IV). MERTO. Aveva senso e di premio e di pena. CAPE. Som. Demonstrationem non capel (in senso di ammettere).

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21. Or perchè a questa ogni altra si raccoglia,

Innata v'è la virtù che consiglia,

E dell'assenso dee tener la soglia. 22. Quest' è 'l principio là onde si piglia Cagion di meritare in voi, secondo Che buoni e rei amori accoglie e viglia. 23. Color che ragionando andaro al fondo, S'accorser d' esta innata libertate: Però moralità lasciaro al mondo. 24. Onde poniam che di necessitate

Surga ogni amor che dentro a voi s'accende:
Di ritenerlo è in voi la potestate.

25. La nobile virtù Beatrice intende

Per lo libero arbitrio; e però guarda Che l'abbi a mente s'a parlar ten prende.— 26. La Luna, quasi a mezza notte, tarda,

Facea le stelle a noi parer più rade,
Fatta com' un secchion che tutto arda.

21. (L) VE: avete. Est vobis. zione.

VIRTÙ libera eleDEE TENER LA SOGLIA, che male non v'entri. (F) RACCOGLIA. Acciocchè questo primo natural desiderio e intelligenza sia quasi centro ad ogni altro vostro volere o sapere acquisito, avete innata la ragione, da cui viene il libero arbitrio; sicchè tutti sieno non men del primo conformi a natura. CONSIGLIA. Som.: Consiglio della ragione. Ad Ephes., I, 11: Operatur omnia secundum consilium voluntatis suæ. La ragione reggendo la libertà, deve moderare i moti di natura. 22 (L) VIGLIA: sceglie.

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(SL) MERITARE. Assolutamente. Som, Poluerit mereri. VIGLIA. Decam. Deput.: Vigliare è altra cosa che vagliare, e si fa con altri istrumenti ed in altri modi; chè quando il grano è battuto in sull' aia e n'è levata con forche e rastrelli la paglia, e vi rimangono alcune spighe di grano, e baccegli di vecce selvatiche, e altri cota' semi nocivi, che i carreggiati non han ben potuto trebbiare, nè pigliare i rastregli, egli hanno certe come granate piatte o di ginestre, o di alcune erbe... e le vanno leggermente fregando sopra la massa, o, come dicono, l'aiata, e separandogli dal grano.

23. (L) MORALITÀ: senso morale: inutile se non fosse la libertà.

(F) MORALITÀ. S. Tom. Culpatur ex peccato ho mo et in quantum est homo et in quantum moralis est. 24. (SL) PONIAM. Conv.: Onde ponemo che possibile fosse. NECESSITATE. Som. Necessitate oportet ut... (F) NECESSITATE. Purg., XVI, t. 23. Contrario a quel di Cicerone (de Nat. Deor.): Hinc vobis exstitit primum illa fatalis necessitas... ut, quidquid accidat, id ex æterna veritate causarumque continuatione fluxisse dicatis.

25. (SL) NOBILE. La Somma mette insieme verità, bontà, nobiltà, e le spiega poi perfezione. BEATRICE. Par., V, t. 7: Lo maggior don...

26. (L) PIÙ RADE, coprendole di sua luce.

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(SL) TARDA. Æn., VII: Sera... nocte. Georg., I: Sera... lumina. Non era ancor mezza notte. Tarda la luna perchè siamo alla quinta notte del viaggio, cominciato a luna piena (Inf.; XX, t. 43). Tre nell' Inferno, una nell'antipurgatorio, un' altra fin qui. La luna calante sorge dopo caduto il sole sempre un'ora più tardi. Stanotte dunque doveva sorgere verso le cinque ore di notte; verso, cioè, mezza notte. SECCHION. La luna calante di cinque notti è quasi una sfera troncata: tonda nel fondo, tronca alla cima, come un secchione.

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27. E correa contra 'l ciel per quelle strade

Che 'l Sole inflamma allor che quel da Roma Tra' Sardi e' Corsi il vede quando cade. 28. E quell' Ombra gentil per cui si noma Pietola più che villa Mantovana, Del mio carcar disposto avea la soma. 29. Per ch'io, che la ragione aperta e piana Sovra le mie questioni avea ricolta, Stava com' uom che sonnolento vana. 30. Ma questa sonnolenza mi fu tolta Subitamente da gente che dopo

Le nostre spalle a noi era già vôlta. 31. E quale Ismeno già vide ed Asopo,

Lungo di sè, di notte furia e calca, Pur che i Teban' di Bacco avesser uopo; 32. Tale per quel giron suo passo falca,

Per quel ch'io vidi, di color, venendo.
Cui buon volere e giusto amor cavalca.

27. (SL) [CONTRA. Ha del sublime in questi versi. La cagione del sublime ci è forse perchè si innalzano sopra il senso che inganna, e ci fan travedere grande e portentoso il vero sistema dell'universo.]

(F) CORREA. Moto periodico della luna d'occidente in levante; contrario alla quotidiana rivoluzione del cielo stellato da levante a ponente, di cui nel Convivio. STRADE. La notte che il Poeta si smarri, il sole era in Ariete, la luna in Libra: in cinque giorni, dopo l'opposizione, s'accostò di due segni al sole, ed è in Sagittario, dove, quando il sole si trova, chi è a Roma lo vede tramontare tra Corsica e Sardegna, che sono all'occidente di Roma. Il Codice Caetano dice che Dante, quando fu in Roma, lo vide cogli occhi suoi. 28. (L) VILLA: città. - DISPOSTO: deposto. - DISPOSTO AVEA LA SOMA: s'era sdebitato.

(SL) GENTIL. Inf., VII, t. 1: Savio gentil. PIETOLA. In Pietola nacque Virgilio. Per Virgilio, dice il Poeta, è più celebre un villaggio che un'illustre città. -DISPOSTO. Per deposto è nel Malaspini e nel Boccaccio. Mi aveva sollevato dal peso del dubbio. O, intendendo disposto nell' ovvio senso aveva disposto in modo il vero che l'intelletto mio potesse portarlo. 29. (L) QUESTIONI: domande. VANA: Vaneggia. (F) SONNOLENTO. È nel giro dell' accidia. Prov., XIX, 45: Pigredo immittit soporem.

30. (L) Dopo dietro.

31 (L) ISMENO... ASOPO: fiumi di Beozia.

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(SL) TEBAN'. (Stat., Theb., IX.) Correvano con faci accese in gran folla, chiamando Bacco co'varii suoi nomi, specialmente nelle pubbliche necessità. - Vide. Psal. CXIII, 3: Mare vidit. Buc., VI: Audiit Eurotas. En., VI: Tyberine, videbis funera. - Asopo. Stat., VII. 32. (L) TALE calca di color. FALCA: piega a modo di falce. Passo del cavallo non dissimile dal galoppo. CAVALCA: governa.

(SL) FALCA. Georg., III: Gressus glomerare superbos. BUON. La bontà dell'amore e la giustizia sono le qualità contrarie dell'invidia. CAVALCA. Insiste nel traslato di falcure: ma non è modo imitabile.

(F) FALCA. Arist., Hist. an.: Quadrupeda priora crura ad circumferentiæ ambitus inflectunt, posteriora vero ad cavum. CAVALCA. Agost. La grazia è alla volontà, cioè al libero arbitrio, come il cavalcatore al cavallo.

33. Tosto fûr sovra noi, perchè correndo

Si movea tutta quella turba magna;, E due dinanzi gridavan piangendo : 34. Maria corse con fretta alla montagna. » E: Cesare per soggiogare Ilerda,

35.

36.

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O gente in cui fervore acuto adesso Ricompie forse negligenza e 'ndugio Da voi per tiepidezza, in ben far, messo; 37. Questi che vive, e certo io non vi bugio, Vuole andar su, pur che il Sol ne riluca : Però ne dite ond'è presso il pertugio.. 38. Parole furon queste del mio duca:

E un di quegli spirti disse: - Vieni
Diretro a noi, che troverai la buca.

39. Noi siam di voglia a muoverci si pieni
Che ristar non potém: però perdona,
Se villania nostra giustizia tieni.
40. I' fui abate in san Zeno a Verona

Sotto lo 'mperio del buon Barbarossa,
Di cui dolente ancor Melán ragiona.

41. E tale ha già l' un piè dentro la fossa,
Che tosto piangerà quel monistero,
E tristo fia d'avervi avuta possa.

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(SL) BUGIO. Anco in prosa. 39. (L) POTEM: possiamo. GIUSTIZIA: amor del bene. 40. (L) MELAN: Milano.

(SL) ABATE. Gherardo II. L'accidia, dice Pietro, tra' claustrali è frequente. · ZENO. Famosa abazia di Verona. BUON. Perchè ghibellino, o perchè mori crociato. Fu amico de' tornei, delle cacce, liberale. Mori nel 1190 nell'Asia, andando al conquisto di Terra Santa. Se buon qui non intende per ironia, abbiamo in un monosillabo fulminato da Dante il più illustre fatto della storia italiana. E Dante nel poema non nomina mai s. Ambrogio. MELAN. Novellino, XXII. Distrutta nel marzo del 1162. Vill., V, I.

41. (L) TALE: uno.

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(SL) SUO FIGLIO. Giuseppe. Mori nel 1309, ed era abate nel 1292. Ebbe un figlio naturale, Bartolommeo, abate anch'esso dal 1521 al 1556, poi vescovo di Verona, ammazzato da Cane. MENTE. Lat. Integer mentis. .En., II, IX: Integer ævi.

-

(F) CORPO. Lev., XXI, 17, 18: Homo... qui habuerit maculam, non offeret panes Deo suo; nec accedet ad ministerium ejus si cœcus fuerit, si claudus. 44. (L) QUEI: Virgilio. MORSO con rimprovero. (SL) MORSO. Traslato frequente nel Poeta, ma non sempre bello. 45. (L) GENTE ebrea. MAR rosso. gli eredi stabiliti in terra promessa.

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LE REDE SUE:

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(SL) DIRETRO. Come più negligente. Però rammentano l'esempio d' accidia più colpevole. REDE. Gen., XIII, 7. Dio avea promesso al seme d'Abramo la Cananea.

(F) MORTA. Num., XIV, 32, 33: I vostri cadaveri giaceranno nella solitudine; i figliuoli vostri saranno vagabondi nel deserto anni quaranta (tranne Caleb e Giosuè). Psal. CXIII, 5: Il mare... fuggì: il Giordano volse sè indietro.

46. (L) QUELLA gente troiana. A VITA in Sicilia. (SL) QUELLA. En., V. Rimase in Sicilia. AFFANNO. ED., V Tædet pelagi perferre laborem. - Quidquid tecum invalidum metuensque pericli est. FINE. En., V: Quos Pertæsum magni incœpti rerumque tuarum est. ANCHISE. Spesso in Virgilio: Anchisiades. Anchisa satus. Anchise gli apparisce consigliando che lasci in Sicilia gl'inerti. - GLORIA. Æn., X: Inglorius... V: Animos nil magnæ laudis egentes. OFFERSE En., VII: Offer te... periclis. 47. (L) POTERSI: si poterono.

cevum.

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(SL) Divise. En., XII: Quem nunc mœstum pa tria Ardea longe Dividit.

48. (L) PER VAGHEZZA di pensare vago.

(SL) Vaghezza. Armann.: Come sogno che per vaghezza passa. En., VI: Somnia... vana. I tre ultimi dipingono il languido vaneggiar di chi s'addormenta.

Libero arbitrio.

Siccome dall'idea dell'accidia, che è amore languido, il Poeta si conduce a ragionare dell' intensità e dell'ordine degli amori; così dall'idea dell'amore, il cui oggetto ci viene offerto di fuori, muove il Poeta l'obiezione contro l'integrità del libero arbitrio e prende opportunità a trattare nel decimottavo l'argomento considerato in altro aspetto nel Canto sedicesimo: chè quivi è cercata se l'influenza de' corpi celesti noccia alla libertà, e qui se la prepotenza degli oggetti interiori le noccia. E siccome a ragionare del vigore del libero arbitrio s'incomincia nel cerchio dell' ira, passione bestiale che più par lo distrugga; cosi nel cerchio dell'accidia, e durante il riposo a cui sono costretti i due Poeti dagl' invisibili vincoli della notte (1), per guadagnare tempo, e per espiar col pensiero il vizio che quivi purga, ragionasi ancora del libero arbitrio, negato in fatto dall'accidia, ch'è vizio quasi di corpi bruti, e ragionasi di quello che è più nobile esercizio d'esso arbitrio, l'amore.

Ecco dunque il ragionamento che tesse il Poeta al Poeta. Ogni forma sostanziale (2), unita alla materia, ma distinta da quella, ha in sè una potenza insita, quasi d'istinto, che si dimostra negli atti ed è sensibile solamente per essi, e nella quale è il germe delle prime nozioni e delle pri

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(1) Un inno della Chiesa: Tu rumpe noctis vincula. - (2) Ad illustrare le parole: ogni forma sostanziale che setta è da materia, ed è con lei unita, rechiamo i passi seguenti: La materia appartiene all' essere innanzi che l'abbia. La forma tiene la cosa in essere, quand'ella già è (Som., 1, 59). - Ogni forma corporale è forma individuata per via della materia; le forme immateriali sono assolute e intelligibili (Ivi, 1, 110). La forma e la cosa a cui quella appartiene fanno semplicemente una cosa (Ivi, 2, 2, 4). – Ogni ente che ha anima è composto di materia e di forma, perchè l'anima è forma del corpo (Ivi, 4, 3; - 2,2, 3). Ogni sostanza o è la stessa natura della cosa o è parte d' essa natura. A questo modo e la materia e la forma dicesi sostanza (Ivi, 2, 1, 110). La materia è sotto una forma sostanziale, ma rimane in potenza a molte forme accidentali (Ivi, 1, 1, 7; 1, 77). Le forme sostanziali che di per sè sono ignole a noi, si fanno note per gli accidenti che ne escono (Ivi, 1, 77). - La forma sostanziale è sempre più semplice dell' accidentale perchè non ha nè intensione nè remissione, ed è indivisibile (Ivi, l. c.). - Ogni corpo naturale ha una forma sostanziale determinata, alla quale seguono gli accidenti ( Ivi, 4, 4, 7). - La comparazione o l'ordine o la figura non forma sostanziale ma accidentale (Ivi, 3,2). L'intelletto è forma, non nella materia, ma o interamente separata come sono le sostanze degli angeli, o almeno potenza intellettiva che non è l'atto d'alcun organo nell'anima intellettiva congiunta al corpo ( Ivi, 4, 1, 7).

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me tendenze (1), de' quali e delle quali l'origine non è conosciuta, o non è, per meglio dire, avvertita. In queste prime nozioni e tendenze, che sono facoltà e moti di natura, non c'è merito né demerito; ma il merito o il demerito incomincia nell'uso di quella facoltà, che è non men naturale dell'origine delle prime nozioni e tendenze, dico la facoltà dello eleggere tra due veri o tra due beni, qual de' due si voglia più attentamente col pensiero o col desiderio seguire. E questa facoltà di elezione e di consiglio è un assentimento (2) interno, il quale deve precedere all'espressione ed all'attuazione dell' assenso; ed il libero arbitrio è riposto in essa. Necessario è che l'uomo senta la tendenza al vero ed al bene; ma libero é ch'egli questo vero e bene prescelga a quello. Or ecco le sentenze filosofiche le quali illustrano la dottrina di Dante. L'uomo è signore de' proprii atti per la ragione e la volontà; onde il libero arbitrio è detto facoltà di volontà e di ragione (3). La volontà è principio attivo non determinato a una cosa, ma indifferentemente riferentesi a molte (4). La volontà si muove ad oggetti opposti, non si muove dunque di necessità (5). La ragione deliberante può piegarsi all'una od all'altra parte (6). Quest'è che dicesi elezione del libero volere (7); libera elezione procedente dal proprio consiglio (8). A questo si reca la facoltà detta di collazione, che mai non posa se non si raffronta (9). Propio dell'anima razionale è raffrontare e discorrere di cosa in cosa (10).

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(1) Appetibile, nelle scuole, è quel che desta il desiderio della volontà. Il fine è negli appetibili quel che è il principio negl' intelligibili (Som., 1, 2, 9). L'intelletto mostra alla volontà l' appetibile (Ivi, 1. c., e 1, 2, 6). Il primo appetibile non può essere lo stesso volere, ma un hen voluto (Ivi, 1, 2, 1). - I primi appetibili della volontà sono tutti d'un solo genere ; onde l'ultimo fine dell'uomo è unico (Ivi, l. c ). - I secondi appetibili non muovono l'appetito se non in ordine al primo appetibile, che è l'ultimo fine dell'uomo (Ivi, 1. c. ). (2) Veggasi, nella prima della seconda, la questione XII: Della intenzione; la XIII: Della elezione delle cose che riguardano il fine; la XIV: Del consiglio che precede l'elezione; la XV: Del consenso che è l'atto della volontà. E nella prima parte la questione LXXXII: Della volontà, e la LXXXIII: Del libero arbitrio. —(3) Som., 2, 1, 1. — (4) Som., 2, 1, 40. (5) Som., 1. c. (6) Som., 2, 1, 119. Purg., XVIII, t. 9: Se (l'animo) rivolto invêr di lei si piega. (7) Gelli. - Par., XXXII: Prima che avesser vere elezioni (età di discernimento da eleggere il bene o il male). (8) Som., 2, 2, 104. Purg., XVIII: Innata v'è la virtù che consiglia, E dell' assenso dee tener la soglia. (9) Purg., XVII. — (10) Som., 3, 11. - Ivi: Consiglio ed elezione suppongono raffronto e ragiona

mento.

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