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sentenza le illustrazioni debite: L'anima nostra finchè in questa vita viviamo, ha l'essere nella materia corporale; onde naturalmente non conosce se non le cose ch'han forma nella materia o che si possono conoscere per somiglianza di quelle (1). L'operazione dell' intelletto antirichiede quella del senso (2).

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L'uomo intende le specie intelligibili, ne' fantasmi (3). - È naturale all'uomo che pei sensibili agl'intelligibili venga, perchè ogni nostra cognizione ha inizio dal senso (4). E se la seguente sentenza pare che dica troppo: Essendo il senso il principio dell'umane cognizioni, in esso consiste la massima certezza, perchè sempre bisogna che i principii della cognizione sieno più certi (5); quest' altre sapientemente la temperano e ampliano: Ancorchè l'operazione dell'intelletto nasca dal senso, pur nella cosa appresa per il senso, l'intelletto conosce cosa che il senso non può percepire (6). - INTELLECTUS DE AUDITIS MENTEM ILLUSTRAT (7). L' intelletto apprende l'universale che si può stendere a' singolari senza fine (8). - Il senso è conoscitore degli accidenti (9). Il senso è per l'intelletto, e non l'intelletto per il senso. È il senso una manchevole partecipazione dell'intelletto, onde secondo la naturale origine esso procede in certo modo dall' intelletto come la cosa imperfetta procede dalla perfetta (10). E però se Basilio e se il linguaggio del senso comune distendono le voci che vengono da sentire all' intendere, e le voci che vengono da legere e che significano intelligenza al sentire, non è nè contraddizione ne confusione, ma conciliazione de'due estremi del vero, la quale ci viene espressa in due parole della Somma potenti: Anco il senso è una certa ragione (11).

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Le dottrine scientifiche già cominciano ad abbondare nel Canto, non sempre in imagine splendida, quasi mai in oscura. Nel seguente dirà: Non fa scienza, senza lo ritenere, avere inteso (12): e la Somma: Ricevere e ritenere sono di due diverse potenze (13). - Scienza è intendere e giudicare l'inteso (14). - De principii è l'intelligenza, delle conclusioni è la scienza (15). - La scienza è abilo, mezzo tra potenza e atto (16).

Ma della indagine del vero, più posatamente e più poeticamente nella fine di questo quarto

(1) Som., 1, 1, 12. de An., III.

(3) Arist.,

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(2) Som., 1, 2, 3. · (4) Som., 1, 1. (5) Som., 3, 30. (6) Som., 1, 78. - (7) Greg. Mor., 1. (8) Som., 1, 1,7. — (9) Som., 1, 78. —(10) Som., 1, 77. — (11) Som., 1, 1, 5. — (12) Par., V, t. 14. (15) Som., 4, (14) Som., 2, 2, 9. 1, 1, 14..

-

78.

- (15) Som., 2, 2, 1. (16) Som.,

Canto ragionasi. Dopo rivolte a Beatrice due alte e calde terzine di ringraziamento, egli dice: Io veggio ben che giammai non si sazia Nostro intelletto se'l Ver non lo illustra, Di fuor dal quale nessun vero si spazia (1). - DEUS IPSE EST QUI ILLUSTRAT (2). - Le discipline non si possono vedere se il loro sole non le illustra, cioè Dio (3). - Le cose tutte son buone da Dio per partecipazione (4). Il desiderio del bene non si sazia in questa vita (5). Beatitudine dee essere bene perfetto e sufficiente a saziare il desiderio dell'uomo (6).

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Posasi in esso come fiera in lustra, Tosto che giunto l'ha. (7) - La verità prima è il fine di tutti i desiderii e atti nostri (8). Tu ci facesti, o Signore, per te, e irrequieto è il cuor nostro infino a tanto che in te non riposi (9). La natura intellettuale al bene appreso per forma intelligibile ha tale relazione, che quando lo possiede, in esso riposa; e quando non l'ha lo ricerca (10). Ragionare è ad intendere come muoversi a posare (11).

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Non accadeva per vero che Dante queste cose dicesse a Beatrice che già le sapeva ma a questo che è vizio ne' moderni drammi e dialoghi troppo più frequente e importuno, è compenso la nobiltà delle cose dette, e in gran parte il modo del dirle, massime ne' tre versi che seguono: Nasce per quella, a guisa di rampollo, A piè del vero il dubbio; ed è natura Ch'al sommo pinge noi di collo in collo (16): i quali c'insegnano come il dubbio buono e fecondo, quello che viene da istinto di natura e che serve all'ascensione dell'anima umana, è il dubbio che nasce a' piedi del vero, ed è germe di quello; c'insegnano che se l' uomo dubita, il genere umano crede; se l'uomo esita, l'umanità "procede; se alcuni uomini si dividono tra sè, la famiglia umana si aduna in sè stessa più e più intimamente.

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(1) Terz. 42. (2) Aug. Lall. Illustrazione intellettuale. Som., 2, 2, 8; 1, 118; 2, 1, 109. (3) Aug. Sol., VIII. (4) Boet., de hebd. (5) Som., 1, 2, 5. (6) Som., 1, 2, 2. (7) Terz. 45. (8) Som., 2, 2, 4; Aug., de Trin. -(9) Aug. Conf., I. (10) Som., 1, 1, 19. (11) Som., 1, 79. (12) Terz. 43. (13) Som., 1, 1, 12. — (14) Som., 1, 1, 16. —(15) Som., 1, 1, 12. - (16) Terz. 44.

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CANTO V.

Argomento.

Beatrice dimostra la santità del volo come pallo strello fra l'uomo e Dio; potersi la materia del volo mutare, ma dovere la cosa sostituita essere maggiore in merito della omessa, acciocchè non possa tenersi con Dio turpe traffico di comodità. Salgono nel pianeta di Mercurio, dove si mostrano al Pxis que' che operarono l'ingegno al bene.

Poetica la seconda parte del Canto: evidente la prima, a chi conosce gli usi della lingua antica, i quali se a taluno paiono oscuri oggidì, non è colpa di Dante. La severità della dottrina circa il voto dimostra di qual fatta cristianesimo fosse il suo : severo nell' amore del pari che nello sdegno. Abbiamo già in cinque Canti se esposizioni dommatiche.

Nota le terzine 1, 2, 4, 8, 9, 11, 20, 22; 24 alla 56; 40, 44, 45, 46.

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2. (L) DA PERFETTO VEDER che si perfeziona in te. APPRENDE intende.

(SL) PERFETTO. Som. Perfettamente vedere l'essenza di Dio. - Perfellissimamente conoscere.

(F) APPRENDE. Più l'intelligenza del bene s'innalza, più s'apprende l'amore. Som: La forza appetitiva è sempre proporzionata all'apprensiva, dalla quale ell'è mossa come il mobile dal motore. Arist., de An., IH: Il bene appreso è l'oggetto dell' appetito... La volontà segue all'apprensione dell' intelletto. -PIEDE. L' amore, a Dante, è quel che noi chiamiamo progresso; che a uoi sovente è odio. Se non che piede e vedere non si confanno.

3. (F) Luce. Som.: Dio è luce intelligibile. - L' aumento della virtù intellettiva chiamiamo illuminazione dell' intelletto, siccome lo stesso intelligibile chiamasi lume o luce. - SEMPRE. Conv., III, 44: Siccome il divino Amore è tutto eterno, così conviene che sia eterno lo suo oggetto di necessità, sicchè eterne cose sieno quelle ch'egli ama. Gli altri amori di vero men alto si spengono. 4. (L) Quivi: in altra cosa.

(F) QUELLA: Som: In Dio sono le perfezioni di tulle le cose. Par., XXXIII, t. 55: 'L ben, ch'è del volere obbietto, Tutto s'accoglie in lei; e fuor di quella, E

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difettivo ciò che è li perfetto. — VESTIGIO, Som: Quani l'uomo appetisce l'appelisce siccome bene, e se non l'ap petisce come bene perfetto, forza è appetirlo come tem dente a quello. TRALUCE. Per modo di splendore ris verberato, dice nel Convivio. Arist., de An., III: L'anim mai non erra nel tendere al bene, ma ne' gradi del te 5. (L) SE...: se si può compensare altrimenti il vo imperfetto si che l'anima ne sia assolta.

(F) LITIGIO. Il debito innanzi alla giustizia dry a è quasi litigio tra il male e il bene, tra i buoni spir e i tristi. Nella Bibbia l'idea di giudizio è frequente. 6. (L) Si: così. PROCESSO del dire.

(SL) Si. Terzina che pare inutile; ma prepara al l'importanza che vuol dare il Poeta alle cose seguciál SPEZZA. En., IV : Sermonem abrumpit. Ma qui ispez zare è più proprio che rompere.

7. (L) FESSE: facesse.

(F) [Dox. De Monarchia, I.] - Apprezza. La in bertà fa l'uomo simile a Dio.

9. (L) L'ALTO VALOR DEL VOTO: s'è lodevole il voto un sacrifizio del gran dono della libertà.

40. Chè nel fermar tra Dio e l'uomo il patto, Vittima fassi di questo tesoro

Tal, qual io dico; e fassi col suo atto. 11. Dunque, che render puossi per ristoro ? Se credi bene usar quel ch' hai offerto, Di mal tolletto vuoi far buon lavoro. 12. Tu se' omai del maggior punto certo.

Ma perchè santa Chiesa in ciò dispensa,
Che par contra lo ver ch'io t'ho scoverto;
13. Convienti ancor sedere un poco a mensa,
Perocchè 'l cibo rigido ch'hai preso,
Richiede ancora aiuto a tua dispensa.
14. Apri la mente a quel ch' io ti paleso,
E fermalvi entro: ché non fa scienza,
Senza lo ritenere, avere inteso.

15. Due cose si convengono all' essenza
Di questo sacrificio: l'una è quella
Di che si fa, l'altr'è la convenenza.

10. (L) ATTO libero.

(SL) PATTO. Som.: Pacto firmetur. TAL. Non sai se tal vada a vittima o a tesoro. Direi a questo, dacché del pregio della libertà egli avea detto.

(F) PATTO. Qui Pietro cita la legge civile: Siccome da prima è libero il poter contrarre, o no; cosi rinunziare all' obbligo preso non si può a malgrado dell' altra parte.

11. (L) CHE: cosa. - PER RISTORO?: in compenso ? – CREDI BENE USAR Quel ch'hai offeRTO: togli quel che a Dio desti, e credi poter usar bene.

(SL) RISTORO? Purg., XIV, t. 42: Là've si rende per ristoro (il fiume che si rende al mare). - TOLLETTO. Inf., XI, t. 42: Tollette dannose. Maltoletum o malatolla, ruberia ne' contratti od altrimenti. (Muratori, Ant. it., diss. LXVII.)

(F) RENDER. Psal. LXXV, 12: Votate e rendete al Signore. Eccle., V, 5, 4: Se hai fatto voto di cosa a Dio, non tardare a rendergliene. Dispiace a lui promessa infedele e stolta; ma quel che avrai votato e tu rendi. E molto meglio è non far voto, che poi non rendere. Bros. Chi dà a matrimonio la castità sacrata a Dio, è, dice Dante, ladro che spende in opere pie la cosa rubata. Nel Convivio grida contro i rubatori che offrono a Dio della preda.

12. (L) DEL MAGGIOR PUNTO: della santità del patto. (SL) PUNTO. Purg., VI, t. 14: Dov'io fermai cotesto punto.

13. (L) SEDERE : udirmi. A TUA DISPENSA la digestione dispensa il cibo per varii canali.

(SL) Axcon. Par., X, t. 8: Or ti riman', lettor, sorral tuo bancs,

14. (SL) MENTE. Æn., V: Advertite mentes. FERMALVI. Fav. Es. : Dottrina ricevuta e forma ne' cuori de' figliuoli. -ENTRO. Buc., III: Sensibus hæc imis, res est non parva, reponas. Greg.: Bench' egli intendano, dimenticando e non servando quel ch'hanno udito, non lo ripongono dentro della loro mente. SCIENZA. Albertano, I, 50: Più suol far prode se tu ritieni in memoria pochi comandamenti di sapere, ed avergli in pronto e in uso, che se tu impari molto, e non tenessi a mente niente (Trad. di Seneca; ed è in Cassiodoro).

15. (L) L' UNA: la materia. CONVENENZA: patto. Questo bisogna adempirlo: la materia si può mutare, offrire una cosa per l'altra: ma sempre più del promesso e con licenza.

(SL) CONVENENZA. Vill. XI, 8`; Diodati, Num., III,7.

16. Quest'ultima giammai non si cancella Se non servata: ed intorno di lei Si preciso di sopra si favella:

17. Però necessitato fu agli Ebrei 'Pur l'offerere, ancor che alcuna offerta Si permutasse, come saper dêi.

48. L'altra, che per materia t'è aperta, Puote bene esser tal che non si falla, Se con altra materia si converta. 19. Ma non trasmuti carco alla sua spalla, Per suo arbitrio alcun senza la volta E della chiave bianca e della gialla. 20. Ed ogni permutanza credi stolta Se la cosa dimessa in la sorpresa, Come 'I quattro nel sei, non è raccolta. 21. Però qualunque cosa tanto pesa

Per suo valor, che tragga ogni bilancia, Soddisfar non si può con altra spesa. 22. Non prendano i mortali il voto a ciancia. Siate fedeli, ed a ciò far non bieci, Come fu Jepte alla sua prima mancia:

16. (L) SERVATA: adempita.

(SL) SERVATA. Machiavelli: Servare l'ordine. INTORNO. Som. Circa hoc duplex est opinio. — Preciso. Par., XVII. Bella parola e necessaria all' ingegno di Dante.

17. (L) OFFERERE: offrire secondo il voto.

(SL) OFFERERE. Comp.: Profferevasi. Fior. di s. Franc.: Offereste. - Oblazione, nella legge ebraica, assolutamente, vale offerta a Dio. - DEI. Non è zeppa, ma vanto dello studio che Dante faceva de' libri sacri, e quasi citazione erudita.

(F) EBREI. Exod., XXIII, 49; XXXIV, 26: Le primizie della tua terra offrirai in dono al Dio tuo. Vedi anche Levit., I, II, III, IV, V, VI, VII, XII, XIV, XV, XVI, XVII, XIX, XXI, XXIII, XXV, XXVII; Num., III, V, VI, XV, XVIII, XXVIII, XXIX; Deut., XII, XVI. Poi commutavano l'offerta del primogenito con offerta d'animali, o un agnello con due tortore o due colombe. I voti spontanei (Levit., XXVII) talvolta potevansi permutare, altre no: talora la cosa sostituita doveva eccedere la promessa del quinto.

18. (L) APERTA : detta.

(SL) APERTA. Conv., I, 12: Sentenzia del filosofo aperta nell'ottavo e nel nono dell'Etica. 19. (L) LA VOLTA E DELLA CHIAVE BIANCA E DELLA GIALLA: la permissione della Chiesa.

(SL) CHIAVE. Purg. IX, t. 40: L'una era d'oro, e l'altra era d'argento Di questa potestà della Chiesa, vedasi la Somma 2, 2; quæst. 88.

20. (L) SORPRESA: presa poi. La nuova offerta sia alla ommessa come 6 a 4.

(SL) DIMESSA. Vale e omessa e condonata come SORdimitte debita. Inf., XXIX, t. 5: Lo star dimesso. PRESA. Così sorvenire vale talvolta venir poi. 21. (L) TRAGGA faccia tracollare.

(F) PESA. Il voto di castità non ha pari. Homo (cita l' Ottimo) dignissima creaturarum. Imagine biblica (Daniel, V).

22. (L) A CIANCIA: a scherno. - BIECI: non retti. MANCIA: vittoria.

(SL) CIANCIA. Inf., XXXII, t. 5: Non è 'mpresa da pigliare a gabbo. BIECI. Inf., XXV, t. 44: Opere biece (d'un ladro); Par., VI, t. 46: Parole biece (di cor

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23. Cui più si convenia dicer: Mal feci, Che, servando, far peggio. E così stolto Ritrovar puoi lo gran duca de' Greei; 24. Onde pianse Ifigénia il suo bel volto,

E fe' pianger di sé e i folli e i savi, Ch'udir parlar di così fatto colto. 25. Siate, Cristiani, a muovervi più gravi : Non siate come penna ad ogni vento; E non crediate ch'ogni acqua vi lavi. 26. Avete 'l vecchio e 'l nuovo Testamento, E' Pastor della Chiesa che vi guida : Questo vi basti a vostro salvamento. 27. Se mala cupidigia altro vi grida,

Uomini siate, e non pecore matte,

Si che 'l Giudeo tra voi di voi non rida. 28. Non fate come agnel che lascia il latte Della sua madre, e semplice e lascivo Seco medesmo a suo piacer combatte.

tigiani invidiosi). MANCIA. Di cose guerriere: La lancia D'Achille... esser cagione Prima di trista e poi di buona mancia (Inf., XXXI, t. 2). Non improprio se da mano. Così mercè valse aiuto e perdono. Forse mancia non è la vittoria, ma il prezzo di quella dato dal padre, la figlia. (F) JEPTE. Judic., XI, 30. ... - Il voto se non cade in bene è nullo; e se quello che credevasi bene, riesce a male, nullo del pari. Per prima offerta a Dio, se vincesse gli Ammoniti, Jefte promise colui che primo gli si facesse incontro al ritorno. Fu prima la figlia. (Comm. di Pietro.) - Tirino: Tertulliano, Ambrogio, Procopio, Tommaso, reputano che qui Jefte peccò. 23. (L) MAL FECI a promettere. SERVANDO: Osservando il voto, RITROVAR: Conoscere.

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(SL) RITROVAR. In senso simile nella Somma: Invenitur. DUCA. Volg. di Livio: Duchi (Imp. Romani). En., II: Ductores Danaum.

(F) PEGGIO. Ambr., de Off., I, 50: Meglio era a me non promettere cosa tale, che dalla promessa col parricidio prosciogliermi. - III, 12: Meglio non far voto, del farlo tale che a cui si promette, nol vorrebbe. 24. (L) COLTO: culto di sangue.

(SL) IFIGÉNIA. Æn., II; Lucret., I; Inf., XX. Agamennone aveva votato a Diana quel che di più bello egli aveva. Però pianse Ifigenia la sua bellezza, cagione di morte, o pianse la fine acerba della sua giovanile bellezza. FOLLI. Accenna forse all'esclamazione di Lucrezio. COLTO. Per culto, come colto per culto aggettivo. Som. Culto dell' idolatria. V. Orosio: Coltivare per adorare.

25. (SL) Lavi. Ovid. Fast., Il, 46: Ah nimium faciles, qui... crimina cœdis Fluminea tolli posse putetis aqua!

(F) VENTO. Ad Ephes., IV, 14 : Non siam menati qua e là al vento della scienza. Eccli., V, 44: Non ti sciorinare a ogni vento, nè ire a ogni via.

26. (F) VECCHIO. De Monarch. : Tutta la legge divina nel senso di due testamenti contiensi. PASTOR. Sempre distingue la temporale dall'ecclesiastica potestà. 27. (L) RIDA in vedervi si tristi e si servi alla lettera della legge.

(SL) PECORE. Petri Epist. II, II, 12: Velut irrationabilia pecora. Conv., 1, 41: Questi sono da chiamare pecore e non uomini (gli uomini senza discrezione). 28. (L) SECO MEDESMO... COMBATTE: nuoce a sẻ.

(SL) LASCIVO. Ovid. Met., VII: Exsilit agnus,

29. Così Beatrice a me com' io scrivo: Poi si rivolse tutta disïante

A quella parte ove 'l mondo è più vivo. 30. Lo suo tacere e 'l tramutar sembiante Poser silenzio al mio cupido ingegno Che già nuove quistioni avea davante. 31. E si come saetta che nel segno

Percuote pria che sia la corda queta,
Così corremmo nel secondo regno.
32. Quivi la donna mia vid' io si lieta,
Come nel lume di quel ciel si mise,
Che più lucente se ne fe'l pianeta.
33. E se la stella si cambiò e rise,

Qual mi fec' io, che pur di mia natura
Trasmutabile son per tutte guise!

34. Come in peschiera ch'è tranquilla e pura,
Traggono i pesci a ciò che vien di fuori
Per modo che lo stimin lor pastura;
35. Si vid' io ben più di mille splendori
Trarsi vêr noi; ed in ciascun s'udia:
Ecco chi crescerà li nostri amori. ⚫

Lascivitque fuga. - XIII: Tenero lascivior hado, Pret VII, 22: Quasi aynus lasciviens. Osea, IV, 46: So w vacca lasciviens declinavit Israel.

(F) LASCIVO. Uomo che abbandona l'autorità da": Chiesa e de' libri santi, è agnello che lascia il la Cosi Dante; e Dante era più forte ingegno che Lutero e Calvino.

29. (L) A QUELLA PARTE: in alto.

(F) Vivo. Chi dice: all' oriente; chi: all'issi dove il cielo più ferve e più s'avviva Nell'alto di D (Par., XXIII, t. 38); chi: verso la parte equinoziale. di cui nel Convivio, II, 4: Quanto il cielo è più press-a cerchio equatore, tanto è più nobile....... perocchè la pri movimento e.... più vita.

31. (L) SECONDO REGNO: Mercurio.

(SL) QUETA. Par., II, t. 8: In quanto un quadre posa E vola... SECONDO. Conv. II, 4.

(F) CORREMMO. Aristotele (Phys., IV; De cal mundo, I, II) dice i cieli senza intervallo. 33. (F) STELLA. Intrasmutabile dice Aristotele (Dec et mundo). RISE. Conv., III, 8: Eche è ridere, se non unt corruscazione della dilettazione dell'anima, cioè un ism apparente di fuori secondo sta dentro? — TRASMUTABILL Canz.: Chè questa belia donna che tu senti Ha trasfor mata in tanto la tua vita... Che n'hai paura, Aug. Sp ritus hominis mutabilem se esse clomat. La murale · mutabile, immutabile la verità. Som.: L'uomo di swi natura è mutabile, - La trasmutabilità delle intelligen: e delle affezioni. - Sempre all'atto dell' appetito sent tivo s'accompagna una qualche trasmutazione del cor po, massime verso il cuore. Ad Corinth., II, III, 4a Transformamur a claritate in claritatem.

34. (SL) PURA. Hor. Carm., III, 46: Pura r

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beatitudine. Conv., III, 7: (Gli) atti (di Beatrice), per la loro soavità e per la loro misura,fanno amore disvegliare,

(F) SPLENDORI. Psal. CIX, 3: Splendoribus sanctorum. Gli uomini eloquenti ed attivi al bene. Poichè Mercurio era Dio della eloquenza e de' commerci ingegnosi. Horat. Carm., I, 40: Mercuri facunde... Qui feros, cultus hominum recentum... formasti...; però ci pone Giustiniano e Romeo.

36. (L) OMBRA : anima. — FOLGOR: fulgor.

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(SL) OMBRA. In Virgilio sempre; qui non bene, USCIA. Ezech., I, 13: De igne fulgur egrediens. 37. (L) SE Quel che qui s' iniZIA NON PROCEDESSE : se non seguitassi a dire. CARIZIA carestia, bisogno di sapere. (SL) PENSA. Terzina alquanto debole. PROCEDESSE. Boc.: Tempo è omai di procedere alquanto più oltre. Par., XIII, t. 30. CARIZIA. Purg., XXII, t. 47: Di questo cibo avrete caro. All'idea di carestia congiungendosi quella di pregio e di desiderio, come nel latino, la voce è propria comeché suoni strano. Pitti: Aveva carestia di guastatori.

38. (L) M'ERA 'N DISIO: desideravo. sto che.

Si COME: to

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Nel proprio lume, e che dagli occhi il traggi,
Per ch'ei corrusca sì come tu ridi.

43. Ma non so chi tu se', nè perchè ággi,
Anima degna, il grado della spera
Che si vela a' mortai con gli altrui raggi.-
44. Questo diss' io diritto alla lumiera

Che pria m'avea parlato: ond' ella fêssi
Lucente più assai di quel ch'ell' era.
45. Si come 'I sol che si cela egli stessi
Per troppa luce quando 'l caldo ha rose
Le temperanze de' vapori spessi;

46. Per più letizia si mi si nascose

Dentro al suo raggio la figura santa; E così chiusa chiusa, mi rispose 47. Nel modo che 'l seguente canto canta.

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(F) Du. Boet.: Divinitatem adeptos, deos fieri simili ratione necesse est. Omnis igitur beatus, Deus. Som. Gli uomini sono beati per partecipazione, come dice Boezio (De Consol., III): Come per partecipazione anche diconsi Dii. - Fra tutte le creature sono più eccellenti quelle che diconsi Dii per partecipazione. - La grazia deifica l'uomo. Psal. LXXXI, 6: Ego dixi: Dii estis. Meglio che nell'Ariosto: Principi e gloriosi semidei. De Mon. Per libertatem felicitamur ut homines,

alibi ut Dii.

42. (L) Corrusca si come tu RIDI: il riso accompagna la luce.

(SL) TRAGGI. Guardando in Dio, bevi il suo lume, e gli occhi ne splendono. 43. (L) AGGI: abbi.

VELA per la vicinanza del sole. (F) VELA. Conv., II, 14: Più va velata de' raggi del sole che null'altra stella.

FESSI: si fe'.

44. (L) LUMIERA: luce. 45. (L) STESSI : stesso. ROSE LE TEMPERANZE DE' VAPORI: consumati i vapori che ne temperano i calori. (SL) STESSI. In Guittone. ROSE. Temperanze rose dal caldo non pare bello. TEMPERANZE. Purg., XXX, t. 9: E la faccia del Sol nascere ombrata, Si che per temperanza di vapori L'occhio la sostenea. 46. (L) Si: così

(SL) CHIUSA. Tasso, XII: Poi nel profondo de' suo' rai si chiuse. Modestia nella gloria, verecondia nella gioia, impenetrabilità nel chiarore.

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