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la causa del Papa, che non quella dell' Italia? L'uno e l'altro può dirsi intervento; con questa differenza, che il primo fu in favore dell' oppressore, il secondo è in favore dell'oppresso. « Quando noi difendiamo gli ultimi avanzi dello Stato pontificio, ci si rimprovera d'intervenire? Non ci si rimproverava allora, che noi intervenivamo per proteggere lo spogliatore, ci si rimprovera ora che interveniamo per proteggere lo spogliato! » A queste veraci parole del Thiers, il Ministro di Stato, tra le vive approvazioni dell' Assemblea, esclamò: « Voi avete ragione 1 ».

Vogliamo qui notar di passata come le verità del Sillabo comincino a farsi largo. Esso, tra gli altri errori, riprovava il principio di non intervento, allorchè siffatto principio si applica ad impedire la difesa della giustizia. Si gridò contro una tale condanna. Eccola ora acclamata nel Corpo legislativo di Francia. Lo stesso avverrà degli altri punti di dottrina, a misura che il mondo aprirà gli occhi alla verità.

Obbiezione. Ma questa spedizione disgusta l'Italia; la quale in occasione di guerra colla Prussia potrebbe schierarsi contro la Francia.

Risposta. La Francia nella presente quistione ha tutti i diritti verso l'Italia, e i più grandi doveri verso il Papato. La France dans cette question a tous le droits vis-a-vis de l'Italie, et les plus grands devoirs vis-a-vts de la Papauté. Fu questo il tema del sig. Thiers, svolto da lui con singolar maestria ed eloquenza, nel Corpo legislativo di Francia 2. L' Italia è divenuta quello che è, non col suo eroismo e col suo sangue, ma coll'eroismo e col sangue della Francia. La Francia avrà almeno il diritto di porre un limite alle sue invasioni. Il Papa è stato spogliato dall' Italia, all'ombra del favore

1 Et lorsque nous défendons les débris de l'Etat pontifical on nous reproche d'intervenir! On ne nous le reprochait pas lorsque nous intervenions pour protéger le spoliateur; on nous reproche d'intervenir pour protéger le spolič. (Vive approbation).

M. LE MINISTRE D'ETAT: Vous avez raison. Corpo legislativo. Tornata del 4 Dicembre.

2 Tornata del 4 Dicembre.

the la Francia le assicurava. Sarà gran fatto l'esser ora ella accorsa per impedire che si rapisse al Pontefice anche il piccolo territorio, che ancor gli restava? Sarà grato ai lettori veder qui riportato un tratto di quel magnifico discorso. « Mi si permetta di dare all'intervento della Francia in Italia il vero suo nome. Quando la Casa di Savoia prese la Toscana, noi dicemmo: male, malissimo. Ma lasciammo fare; come se quel malissimo significasse benissimo (Si ride). Ciò non bastava: le bisognava anche Napoli e la Sicilia. Il general Garibaldi raccoglie un migliaio de' suoi amici e s'imbarca pubblicamente a Genova. E allora si stabilisce tra lui e la Casa di Savoia quel, che io chiamerò non un concerto, ma un accordo istintivo (Si ride). Il general Garibaldi le dà Napoli e la Sicilia. Noi dicemmo di nuovo: malissimo. Ci si rispose: Sì, ma non si poteva lasciar questa preda alla rivoluzione. Poi si prese la Romagna e le Marche nel medesimo modo: bisognava pure, dicevasi, collegare il Mezzodì dell'Italia col Settentrione. Poi si entrò nell' Umbria. Ma un Generale francese raccolse intorno a sè alcuni giovani, che non erano punto mercenarii, come fu detto ieri (Benissimo, benissimo). Non è mercenario chi opera per fede ardente. Ieri ho inteso dire dal sig. Bethmont: sono mercenarii, che operano per convincimento. Questa è la vera parola. Chi opera per convincimento, non è mercenario (Nuove adesioni). Il generale Lamoricière, quest' uomo che univa a tanto ingegno un carattere eroico, va a difendere l' Umbria coi suoi valorosi compagni. Son chiamati mercenarii, e si fa impeto sopra di questi bravi. Questo debole battaglione resiste a un intero esercito per alcune ore. Ciò almeno avrebbe dovuto commuoverci. Si torna a dire: passi pure. Senonchè questa volta si mostra un po più di malcontento: si richiama il nostro ambasciatore. Ma indi a poco muore il Cavour. Allora si dice: A fronte di tanto lutto non possiamo ritenere l'ambasciatore a Parigi, e si rimanda in Italia. Ecco quello che è accaduto: ecco come sono andate le cose. Quando dunque l'Italia non piglia letteralmente le vostre parole, bisogna pure riconoscere che voi l'avete autorizzata a farlo colla vostra condotta. Non restava al Papa, che Roma e il piccolo territorio, compreso tra Terracina e Viterbo, che possiede anche oggi. Noi abbiamo detto alla Casa di Savoia: arrestaSerie VII, vol. I, fasc. 127. 2 20 Decembre 1867.

tevi; e abbiam lasciato le nostre truppe in Roma. Ma le elezioni italiane si avvicinavano. A preghiera del Governo Italiano noi consentiamo di ritirare le truppe. L' Italia si obbliga non solamente a non 'invadere gli Stati pontificii, ma ancora a difenderli, e trasporta, per darne a voi la sicurtà, la sua capitale a Firenze. Ricordatevi quel che allora vi dissi: Questa Convenzione non è una guarentigia pel Papa; è un imbarazzo per voi, e per la Casa di Savoia un indebolimento. Non aveva io ragione? L'intervento d'oggidì non è, che un fimite al lungo intervento, esercitato da noi per nove anni a profitto dell'Italia (Così è) 1. » Può dunque l'Italia avere ragione a richiamarsene?

Quanto alla seconda parte dell' obbiezione, basterà rispondere col Conte de la Tour, che dove l'Italia prestasse le sue armi alla Prussia a prezzo di avere Roma, basterebbe che la Francia ponesse una croce sulla sua bandiera, per avere tutti i cattolici dalla sua parte. Gli stessi Alemanni non sarebbero sordi all'appello. La coscienza sta sopra ogni altro interesse; Dio e la sua Chiesa son da più, che la patria.

Obbiezione. Il Papa è stato finora sordo ai consigli del Governo francese, protestando che non attuerebbe le consigliate riforme, se non dopo che gli sieno restituite le rubate province. Così il Favre, e soprattutto il Guéroult.

Risposta. Questa condotta del Pontefice è piena di sapienza e di senno politico. Essa non merita biasimi, ma encomio. Il Papa, rispose giustamente un oratore cattolico, darà le consigliate riforme, quando sarà cessato il pericolo di abusarne 2. Se ci ha sbaglio in politica, è appunto questo: di far cangiamenti nella cosa pubblica in tempi agitati, e di cui i nemici dell'ordine saprebbero valersi a sovvertimento dei popoli. Si ricordi ciò, che accadde in Napoli nel 60. Si volle forzare quel Principe a concessioni intempestive. Che cosa ne avvenne? Da quel punto i rivoluzionarii si tennero sicuri del loro

1 Corpo legislativo. Tornata del 4 Dicembre.

2 Le Saint Père introduira des réformes dans ses Etats; mais il ne peut les accorder, que quand il n'aura pas à en redouter les effets. Il barone Girolamo David nella Tornata del 5 Dicembre.

trionfo, e il regno andò in conquasso. Quando la casa è minacciala di aggressione, non si aprono le porte, ma si rinforzano. Qualunque larghezza avesse conceduta il Pontefice nella presente condizione delle cose, essa non sarebbe stata che un'arma in mano della rivoluzione. Per questo i nemici del Papato insistono tanto su questo punto. Ma essi han fatto male i loro conti. Il Pontefice è assistito da Dio, anche in ciò che riguarda il temporale Governo, ordinato a guarentigia e tutela dello spirituale. È difficile che Iddio permetta che egli si lasci uccellare dalla perfidia liberalesca, o dai consigli improvvidi di amici stolti o simulati.

Altra cosa è quando il Papa, riavuto il suo, vegga cessate le cagioni di disordine e stabilita la pace. Allora nella sua sapienza potrà egli giudicare ciò che meglio convenga al ben essere de' suoi popoli; e certamente non ha mestieri che altri in ciò gli si faccia maestro o importuno istigatore. Ma finchè dura questo periodo d'incertezza e di perigli, niente di più dannoso ed improvvido, che agevolare il passo e somministrare i mezzi ai sovvertitori dell'ordine, per giugnere ai loro perfidi intendimenti.

Veniamo ora al terzo capo del nostro discorso.

Ciò, che risulta dalla discussione si del Senato e sì del Corpo legislativo, evidentemente è che il poter temporale del Papa fu di comune accordo riconosciuto come il baluardo dell' indipendenza pontificia, e quindi come il più grande interesse delle coscienze cattoliche. Tutti ne chiesero la conservazione, e pressarono il Governo perchè facesse sopra un tal punto una chiara, netta e decisiva dichiarazione. Il Governo adunque, non potendo nè volendo rifiutarsi a voti sì giusti e sì espressivi d'ambidue i Corpi, che rappresentano la Nazione; per mezzo del Ministro di Stato nella tornata del 5 Dicembre del Corpo legislativo professò la sua politica in questa forma: «Noi dichiariamo che l'Italia non s'impadronirà di Roma (Vivo movimento e applausi prolungati); la Francia non sopporterà giammai una tale offesa fatta al suo onore, fatta alla Cattolicità (Nuova e viva approvazione). Ella esigerà dall' Italia la rigorosa ed energica esecuzione della Convenzione del 15 Settembre, altrimenti vi supplirà da sè stessa. Ciò è chiaro? (Nuovi applausi)... Se l'Italia marcias

se contro di Roma, ella vi troverebbe di bel nuovo la Francia, per attraversarle il cammino (Benissimo, benissimo. Applausi). » E poichè il Berryer trovava un equivoco nella parola Roma, il Ministro ascese di bel nuovo la tribuna, e soggiunse: « Signori, nel momento, in cui io sono calato da questa bigoncia, alcuni Membri mi hanno espresso il timore che le mie parole non fossero nette abbastanza (Sì, sì. Rumore), in ciò che concerne il poter temporale del Papa. Parlando della sicurezza, che noi vogliamo guarentire al Santo Padre, io ho detto che le nostre truppe resterebbero a Roma. Io ho nominato la Capitale per designare lo Stato pontificio. Qui non potrebbe esservi il menomo equivoco. Quando ho parlato di Roma, io dichiaro che ho inteso parlare del territorio pontificio attuale in tutta la sua integrità (Lunghi applausi). »

Questa dichiarazione fu come un colpo di fulmine pel partito rivoluzionario italiano. Riavutosi alquanto dallo stupore, si studiò di attenuare il valore di quella solenne dichiarazione, ricorrendo alle solite arti della menzogna. Cominciò a spargere che il Rouher di proprio arbitrio avesse nel parlare oltrepassato le intenzioni del Governo. Onde a sbugiardare tal frode, il prelodato Ministro si riputò in dovere, nella tornata del 9 Dicembre, di aggiungere questa formale protesta a riguardo delle parole, da lui proferite intorno al poter temporale del Papa, il 5 Dicembre: «Il rappresentante del Governo, son sue parole, non ha fatto che dire ciò, che era perfettamente autorizzato a dire; e nei termini, in cui era autorizzato a farlo (Benissimo). »

La sovranità dunque temporale del Papa, la quale non è stata mai quistione in diritto, ha cessato d' essere quistione eziandio nel fatto. Da questo lato, l'unico sospetto era che la Francia, la quale avea concentrato in sè il compito delle Potenze cristiane, per incredibile fallo al proprio onore e al proprio dovere, se ne lavasse le mani. Ora questo sospetto, quanto oltraggioso a quella nobilissima nazione, altrettanto inverisimile, dopo manifestazioni siffatte e siffatte dichiarazioni, è interamente svanito. Jamais la France ne supportera une telle violence, faite à son honneur, faite à la catholicité.

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