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mento: Italia in fine che, non potendo altro, professa al cospetto del cielo e della terra l'abbominio suo per la dominante iniquità, con astenersi affatto dalle elezioni politiche, e con rifiutare ogni suo spontaneo concorso al Governo, carico degli anatemi di Dio e della Chiesa.

Ma i brevi cenni finora toccati ci sembrano sufficienti a stabilire con verità, che adunque oggi più che mai il mondo cattolico vuole il Pontefice libero nella sua Sede, indipendente nella sua Roma e re e sovrano di tutti i suoi Dominii, i quali esso considera come bene inviolabile da qualunque si sia popolo, perchè a tutti i popoli del cristianesimo indistintamente comune.

Concludiamo. Tutto ciò presupposto, ne deriva per prima conseguenza, che non già un partito od un altro, non già una od un' altra regione, ma il meglio di quella sterminata moltitudine d' uomini appartenenti ad ogni partito e ad ogni regione, diversissimi per qualità, per genio e per materiali interessi, la quale costituisce il mondo cattolico, contrasta all' Italia settaria il disegno che ella ha di unificare la Penisola, esautorando civilmente il Pontefice e riducendolo in sua soggezione. Ne deriva per seconda conseguenza, che questo mondo cattolico adunque glielo contrasta, non più con dimostrazioni di sterili querimonie, ma con atti che obbligano i Governi a dargli ascolto per utile proprio; poichè ben vedono e sentono, che la quiete e la buona armonia pubblica sono strettamente connesse coll' effetto inteso da queste generalissime dimostrazioni. Ne deriva per terza conseguenza, che adunque l'Italia settaria si è accinta ad un' impresa politicamente impossibile: con ciò sia che da sola non può reggere al contrasto interno della maggioranza degl' Italiani che rifiutano di cooperarvi, ed all' esteriore del mondo cattolico che gliene divieta l'esecuzione. Ne deriva per quarta conseguenza, che adunque il mostruoso edifizio dell'unità d'Italia, fondandosi nella totale ruina della Sovranità pontificia, ha da crollare appunto perchè il mondo cattolico gli ha impedito, gl' impedisce e gl' impedirà sempre di ruinare del tutto questa Sovranità, voluta dal cielo qual cardine, non di una unità particolare e per di più fittizia, ingiusta, violenta di un solo paese; ma della unità univer

sale di tutte le genti che credono in un unico Dio Salvatore, che hanno un unico battesimo, che professano un'unica fede, e che riconoscono per unico Rappresentante visibile di questo Dio Salvatore il romano Pontefice, Successore del Principe degli Apostoli e residente in Roma, centro e madre di tutto l' orbe cristiano.

Noi sfidiamo qualsiasi uomo, purchè dotato di buon giudizio, a negare la evidente ragionevolezza di queste conclusioni, date le irrefragabili premesse di fatto che abbiamo esposte. Pertanto non ci diffonderemo più oltre a chiarirle: ma termineremo osservando come vani e stolti sieno stati i consigli della Massoneria, che ha sperato raggiungere, col pretesto dell'unità d'Italia e del suffragio dei popcli, il supremo intento delle sue irreligiose congiure. Ella di leggeri si persuadeva che, tolta di mezzo la monarchia del Pontefice e fattolo suddito di un novello Cesare in Roma, ben presto avrebbe nelle mani del suo primo Pastore, incatenata la Chiesa; non senza la ugualmente pazza che demoniaca presunzione di decapitarla in perpetuo, contro la parola di Dio, che le ha promessa indefettibile nel suo Capo la floridezza e la vita. Or eccola manifestamente confusa e ciò pel suffragio dei popoli, i quali con meraviglioso accordo si levano a volgere in glorificazione ed accrescimento del Pontificato l'arma che dovea servire per abbassarlo. Così Iddio punisce e delude ora, come sempre da diciotto secoli, chiunque ardisce fare oltraggio a questa pietra angolare del cristianesimo, che è il suo Vicariato fra gli uomini.

PICCOLO SAGGIO

DI GIUSTIZIA E SAPIENZA LIBERALESCA

Nei due precedenti quaderni rivedemmo un po le bucce ai discorsi liberaleschi, pronunziati nei due Parlamenti di Francia e d'Italia 1. Ci piace ora fare il medesimo a rispetto di due Ministri del Belgio, i signori Bara e Frère-Orban, per ciò che dissero nella Camera dei rappresentanti, il dì sette Decembre, in proposito delle eccezioni da farsi all'elenco dei giurati. E per maggiore chiarezza, anche qui procederemo per ordine numerico, notando l' un dopo l'altro i principali spropositi che vennero proferiti, e soggiungendo immediatamente le risposte, ond' essi furono confutati dagli oratori cattolici.

Sproposito 1. I Ministri del culto debbono essere esentati dall'obbligo di far parte del Giury, non per alcun privilegio, che loro si debba, ma unicamente per la necessità, in cui essi sono, di compiere il loro ministero; come appunto accade dei medici e dei farmacisti 2. Così il sig. Bara, ministro della Giustizia.

1 Vedi il primo art. del fasc. 427, e il primo del fasc. 428 del presente anno. I. La seconda Mentana; II. La discussione degli ultimi avvenimenti rispetto a Roma fatta nel Parlamento di Firenze.

2 L'exemption des ministres des cultes ne doit pas être considerée comme un privilege. C'est à raison de la necessité ou ils sont de remplir envers les fideles leurs services religieux qu' on a cru ne pas devoir les porter sur la liste du jury. Je reconnais qu'il peut y avoir des inconvénients à obliger les ministres des cultes à sièger dans le jury, de même qu'il peut y en avoir à y faire entrer les pharmaciens ou les médecins. Atti ufficiali. Tornata del 7 Dicembre.

Risposta. La vera ragione, per cui il prete cattolico dev'essere esentato dal sedere nel tribunale dei giurati, non è la sua eguaglianza cogli speziali e coi medici; ma bensì la qualità del suo sacro carattere e il rispetto alla costituzione, che guarentisce la libertà di coscienza. Così replicarono i deputati Coomans e de Theux 1. Le leggi della Chiesa vietano al Clero di giudicare in causa criminale. Costringere adunque un prete cattolico a compiere un tale ufficio, vale altrettanto che costringerlo a tradire la propria coscienza. Or può una tale violenza esercitarsi sopra i ministri di un culto, che è professato dall' immensa maggiorità dei cittadini, come appunto avviene del Belgio?

Noi non riconosciamo il diritto canonico, ripigliarono gli avversarii. Nous ne reconaissons pas cela.

Ma almeno riconoscete il buon senso e la costituzione, rispose ottimamente il deputato Coomans. Ora la Costituzione guarentisce la libertà di coscienza; e il buon senso insegna, che dal diritto di professare liberamente e pubblicamente la sua religione, segue di necessità il diritto di non essere violentato a trasgredirne i precetti. È questo il minimum che si possa pretendere in virtù di un diritto sì ampio. Ma il cittadino, dice il Ministro, deve obbedire alle leggi dello Stato.

Ma il fedele deve obbedire alle leggi della Chiesa, ripigliamo noi. Qual dei due doveri pare a voi che debba prevaler nel conflitto?

Senza dubbio il cittadino deve obbedire alle leggi del suo paese: ma per questo appunto voi, che siete legislatori, se avete senno e giustizia, dovete costituire in tal guisa esse leggi, che non feriscano la coscienza de' sudditi. Altrimenti vi porrete da voi stesso nel

1 J'ai principalement demandé la parole pour relever une erreur singulière, qui a été commise par M. le Ministre de la justice. A l'en croire, les Ministres des culles ne jouissent de ce que j'appelle la faveur de l'exemption, qu'a cause de la nécessité ou ils sont d'offrir leur ministère aux fidèles. Telle n'est pas la raison vraie. La raison vraie c'est que la plupart des Ministres des cultes, surtout en Belgique, pays catholique, sont excommuniés de fait, lorsqu'ils jugent en matière criminelle. Discorso del sig. Coomans.

Si un prêtre faisait partie d'un jury, il serait dégradé. Voilà la question réduite a son expression la plus simple. Discorso del sig. de Theux.

l'umiliante condizione di veder disprezzate le vostre leggi: giacchè almeno da S. Pietro in qua è invalso il principio, che bisogna obbedire più a Dio che all' uomo: Obedire oportet magis Deo, quam hominibus 1. Il qual principio è scolpito profondamente nell' animo de' fedeli di Cristo, e voi non avete forza di cancellarlo.

Sproposito 11. Ma noi abbiamo in mano la forza, e sapremo punire i disubbidienti. « Se i Ministri del culto fossero da legge obbligati a seder tra' giurati, e ricusassero di sedervi; io, io Ministro della giustizia, vi dico che essi sarebbero condannati e soggiacerebbero alla esecuzion della legge 2. »

Risposta. Certamente, voi avete in mano la forza. Ma questo che prova? Prova unicamente che voi sapreste all' uopo mostrarvi degni successori dei Neroni e dei Diocleziani. « Nei principii del Cristianesimo, osservò giustamente il deputato de Theux, tutti i Governi condannavano i cristiani a morte, allorchè non volevano sacrificare ai falsi Numi. Ebbene, essi accettavano la morte per non disobbedire alla propria coscienza. Il medesimo è avvenuto nei paesi eretici e scismatici. In tutti i tempi il vero cristiano ha serbato la sua fede, e non ha abiurato la libertà di non conformarsi a leggi, da lui riguardate come ingiuste. Se si stanziano leggi, che feriscono la coscienza; i veri credenti si lasceranno condannare, ma non tradiranno la loro fede 3. » Questa è la libertà che concede ai Cattolici il moderno liberalismo: la libertà del martirio. Ma non è da prenderne meraviglia: essa è l'applicazione del principio: Libera Chiesa in libero Stato. Nasce per altro naturalmente il desiderio di sapere se i Cattolici, che compilarono la Costituzione belga, avrebbero mai sospettato che la libertà dei culti, da loro stanziata, sarebbe mai per essi riuscita a questo termine!

Un'altra conseguenza sorge evidente dalla minaccia del Bara, di sopra citata; ed è quanto sapientemente il Sillabo abbia condannata

1 Actorum II.

2 Eh bien, moi, je vous dis que si les ministres des cultes étaient de par de la loi obligés de sièger, et ils se refusaient à ce service, ils seraient condamnés et ils subiraient l'execution de la loi. Ivi.

3 Luogo citato.

Serie VII, vol. I, fasc. 129.

18

18 Gennaro 1868.

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