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s'etendrait a tout le continent. È dunque al tutto conforme alla verità la confessione del Governo di Russia, il quale riconosce e dichiara, che l' infausta sorgente della ribellione polacca provenne dalle agitazioni e macchinazioni de' settarii. Or questa sola verità della sua confessione è ciò, che serve e basta senza più a confutare come falsa e calunniosa l'affermazione del Governo medesimo, colla quale esso incolpa temerariamente la nostra Chiesa ed il nostro Pontefice di quelle sedizioni. Se tali sedizioni nacquero e si dilatarono per opera delle sètte, non v'è cosa tanto assurda quanto l'affermare, che esse vennero cagionate dalla Chiesa cattolica e dal Pontefice Romano. Poichè se vi ha nel mondo principii opposti ai mostruosi errori dei settarii, essi non si ritrovano in tutta la purezza del loro splendore ed in tutto il compimento della loro integrità, se non che nella religione e nella dottrina che professa la Chiesa cattolica; e se vi è cattedra, ove questi principii salutiferi s'insegnano con assidua costanza, e si promulgano con invincibile e maraviglioso coraggio, essa è la Cattedra apostolica di Pietro, lasciata da lui ai Vescovi di Roma, suoi successori nel sostenere in mezzo agli uomini le veci di Dio; 1 quali Vescovi però, secondo la frase del Vangelo, sono sempre, senza mai patire difetto, la luce del mondo ed il sale della terra: Vos estis sal terrae, vos estis lux mundi 1.

Non è mestieri enumerare tutt' i provvedimenti di questo genere, adoperati dai Papi negli anni più rimoti; lasciamo da parte questi tempi antichi, e restringiamo il discorso a quello, che ha preceduto immediatamente la nostra età, ed a quello in cui noi stessi viviamo. Poco prima della metà dello scorso secolo le sètte incominciarono ad usare quelle nuove denominazioni, e presero quelle nuove forme, colle quali seguitarono con più artificiosa perfidia, che non si era fatto per l'addietro, a combattere quanto s' appartiene all' ordine civile e sacro; e, salvo qualche accidentale variazione, continuano al presente, come a tutti è noto, la detestabile opera di distruggere ogni verità ed ogni giustizia. Mentre dunque invaleva per tal modo l'iniquità degli empii, chi furono, se non i sommi Pontefici, quelli che dichiararono la gravità de' danni imminenti, che annunziarono

1 SAN MATTEO, V, 13, 14.

prossimo il pericolo, che suggerirono la difesa opportuna? Esistono i documenti di questa loro apostolica sollecitudine; la costituzione In eminenti di Clemente XII del 17 Aprile 1738; la costituzione Providas di Benedetto XIV del 18 Maggio 1751; l'altra Ecclesiam di Pio VII del 13 Settembre 1821; e quella Quo graviora di Leone XII del 13 Marzo 1825; l'epistola enciclica Mirari di Gregorio XVI del 15 Agosto 1832; e finalmente l'allocuzione Multiplices del regnante Pontefice Pio IX, fatta nel concistoro segreto il 28 Settembre del 1865.

Se gli uomini di Stato non fossero essi stessi in gran parte inviluppati tra coteste reti d'iniquità, terrebbero innanzi agli occhi i preziosi documenti che abbiamo citato, e li riguarderebbero, quali sono veramente, come la tavola che oggi resta dopo il naufragio. In tutti essi è prescritto il rimedio, che omai è divenuto necessario a salvare la società dalla rovina, prodotta, come bene afferma Gregorio XVI nella menzionata epistola, dalla cospirazione di quelle sette moderne, nelle quali si è raccolto, come in sozza sentina, quanto vi ha di sacrilego, di abbominevole e di empio nelle eresie e nelle più ree delle sètte antiche: Quae quidem tanta calamitatum congeries ex illarum in primis conspiratione societatum est repetenda, in quas quidquid in haeresibus, et in sceleratissimis quibusque sectis sacrilegum, flagitiosum ac blasphemum est, quasi in sentinam quamdam, cum omnium sordium concretione confluxit. Tutti gli altri Papi, che testè abbiamo nominato, dipingono cogli stessi colori l'insopportabile mostruosità di simili sètte. Tutti con pari severità atterriscono i fedeli dall'ascriversi ad esse, minacciando a questo effetto la scomunica, cioè la massima tra le pene spirituali che infligge la Chiesa. Tutti con uguale sollecitudine eccitano lo zelo de' rimanenti Vescovi della cristianità, a custodire i loro greggi da fante insidie. Tutti con uguale libertà si rivolgono ai principi secolari, richiedendoli del loro concorso, mentre i danni che provengono da sì pestifera sorgente non colpiscono solo l'ecclesiastica autorità, ma ancora la civile. Brevemente, ciascuno di essi con una somma concordia conferma pienissimamente tutto ciò, che in questa parte si era già detto e decretato dai suoi predecessori; e dice e decreta le cose medesime di propria autorità, come se nulla si fosse operato prima di lui.

Con ciò hanno i Papi non solo illustrata la religione, ma altresì la vera politica con utilissimi ammaestramenti; e rimarranno quelle loro costituzioni come un monumento, il quale attesterà quanta è l'opposizione tra la dottrina che essi insegnano alla Chiesa e gli errori delle sètte, ed insieme con quanta cura essi si sieno argomentati di difendere la società umana, anche nell'ordine delle cose civili, dalle macchinazioni e dal furore degli empii. Dall' altra parte J'esser tanto smisuratamente cresciuto il numero de' settarii, e la forza con che si vedono prevalere, sono una prova certa della negligenza de' Principi secolari, e della colpa de' loro Governi. Abbiamo già detto, che i sommi Pontefici non omisero nelle loro costituzioni di avvertire questi Principi secolari; ma riputiamo utilissime a chiarire vie meglio il nostro argomento ed a giustificare le nostre osservazioni, riferire almeno qualche tratto di tali ammonimenti.

Benedetto XIV nella costituzione Providas citata di sopra, invoca e richiede con grandissime istanze l'aiuto de' Principi cattolici e di tutte le potestà secolari, acciocchè promuovano l'esecuzione di quanto egli aveva prescritto. Ricorda loro, che essi sono eletti da Dio a difensori della fede ed a protettori della Chiesa; e però è loro ufficio adoperarsi con ogni mezzo a far sì, che le ordinazioni apostoliche sieno riverite ed osservate da tutti. E cerca di muoverli a ciò con quella ragione, per la quale Carlo Magno ne' suoi Capitolari dichiarò di volere fedelmente compiere questo dovere, comune a tutt'i Principi; vale a dire, che egli sospettava infedeltà verso la sua persona in tutti coloro, che si mostrassero infedeli verso Dio e disobbedienti ai ministri della Chiesa: Nullo pacto agnoscere possumus, qualiter nobis fideles existere possunt, qui Deo infideles et suis sacerdotibus inobedientes apparuerint. Nella costituzione Quo graviora Leone XII deplora, che i Principi non avevano così stimato i decreti di Benedetto XIV e degli altri suoi predecessori, come pur si richiedeva per la salute della Chiesa e della civile repubblica. Perchè mai, egli dice, hanno essi lasciato di riconoscere, che i Romani Pontefici, successori di Pietro non sono soltanto Pastori e Maestri della Chiesa universale, ma anche strenui difensori della suprema autorità de' Re, e scolte diligentissime, che significano i pericoli imminenti? Oh! se eglino avessero esercitata la loro autorità a svel

lere le sètte, le cui trame perniciose erano state ad essi scoperte dalla Sede apostolica, a quest' ora ne sarebbero venuti a capo! In quella vece non solamente le antiche sètte sono rimaste in piede, ma a colmo di sciagura ne sono pullulate altre più ree e più temerarie! Per questo, egli afferma, sono oggi le cose venute a tali termini, che non solo per difesa della cattolica religione, ma anche per la sicurezza degli stessi Principi e de' popoli loro soggetti, è necessario comprimere il furore de' settarii. La causa della religione è stata sempre, ma specialmente ora è così connessa insieme colla salute della società, che l'una non si può per niuna guisa separare dall' altra. Poichè i fautori di simili sètte non meno contrastano la religione, che la civile potestà, assaliscono l' una come l'altra, e si sforzano di distruggerle entrambe; e certamente, se vi potessero riuscire, non lascerebbero di niuna delle due vestigio alcuno. Le stesse cose va ripetendo il Papa Gregorio XVI nella sua enciclica Mirari; ove di più egli avverte i Principi a guardarsi diligentemente dal secondare i voti di coloro, che vorrebbero vedere separata la Chiesa dal Regno, e rotta la mutua concordia dell'Impero col Sacerdozio; essendo pur troppo certo, che chiunque ama una impudentissima libertà teme grandemente quella concordia, la quale tornò sempre fausta e vantaggiosa al governo sacro ed al civile: Constat quippe, pertimesci ab impudentissimae libertatis amatoribus concordiam illam, quae semper rei et sacrae et civili fausta extitit ac salutaris.

Ma il presente Pontefice Pio IX ha levata la sua voce più spesse volte ed anche più forte; perchè i tristissimi effetti di codeste società segrete si sperimentano maggiormente ai nostri giorni, colpa della indolenza de' Re e della complicità de' loro Ministri. Nella allocuzione Multiplices del Settembre del 1865 si lamentò con tutta ragione, che i Principi non avevano prestato orecchio alle voci de' suoi predecessori, e condannò la negligenza con che si erano diportati in un affare sì grave. Non si sarebbero, così egli soggiunse, deplorati dai nostri padri, nè si deplorerebbero da noi tanti moti di sedizioni, e tant' incendii di guerre, onde arse tutta l'Europa, e tante acerbità di sciagure, onde fu ed è tuttora afflitta la Chiesa cattolica. Nell' Ottobre poi del 1866 egli tenne l'altra allocuzione,

ove compianse e riprovò la miserabile condizione, in cui trovasi ridotta la nostra Italia, per la malvagità degli uomini che la governano, informati o aggirati da spirito settario. Nella quale allocuzione ei disse di non potere non caldamente scongiurare nel Signore, secondo il dovere del suo ufficio, tutt'i sommi Principi e gli altri reggitori de' popoli, perchè intendano una volta e attentamente considerino l'obbligazione gravissima che gli stringe di procurare, che ne' loro sudditi si aumenti il culto e l'amore della religione, e d'impedire con tutte le forze che in essi si estingua il lume della fede. E terminò con dire: Guai a quei dominanti, che dimenticano di essere ministri di Dio pel bene, e trascurano di promuoverlo come possono e come debbono. E tremino allora specialmente, quando colle loro opere distruggono il preziosissimo tesoro della fede cattolica, senza cui è impossibile piacere a Dio. Giacchè nel tribunale di Cristo incontreranno durissimo giudizio, e vedranno quanto sia cosa orrenda il cadere nelle mani di Dio vivente, e sperimentare la severissima sua giustizia.

Basterebbe al nostro intento l'avere così sommariamente indicato con quanta costanza la Sede Romana abbia resistito per l'addietro e resista al presente alle ree opinioni ed agli sforzi empii de' settarii. Basterebbe ciò solo a dimostrare la calunnia del Governo russo, il quale, come sopra abbiamo riferito, osa affermare, che per opera della stessa Sede di Roma la Chiesa cattolica si è collegata colle società segrete per sollevare nel regno di Polonia la ribellione e la guerra. E così potremmo da questo già conchiudere, che gli uomini, i quali calunniano con tanta temerità, sono veramente di quelli, che dicunt malum bonum, et bonum malum..., tenebras lucem, et lucem tenebras 1. Ma pure ci restano a dire alcune altre cose più - determinate e più particolari, colle quali si può ribattere anche più direttamente l'impudenza delle loro menzogne.

Oltre a tutto quello, che i Romani Pontefici hanno insegnato e prescritto contro le sètte, allorchè le hanno riguardate in generale sia ne' loro falsi principii, sia ne' loro perversi disegni; sono degne di somma considerazione le cose speciali che essi affermarono e ad

1 ISAIA, V, 20.

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