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Sisto IV fu innalzato al trono pontificio il dì 9 Agosto del 1471. Egli era allora in età di 57 anni, e la luminosa carriera che avea flno a quel di percorsa, era stata un continuo salire, avanzandosi tutto a punta di merito e di virtù dall'umile condizione di semplice fraticello fino alle soglie della più eccelsa dignità che sia in terra. Francesco della Rovere, così egli chiamavasi, nato nel 1414 di onesti parenti 1 in una villa presso Savona, e votato fin da bambino dalla pia madre Luchina a S. Francesco d'Assisi, entrò in convento all'età di nove anni, e negli studii fece tosto si maravigliosi progressi, che destò in ognuno espettazione di sè straordinaria. Addottorato in filosofia e in teologia, lesse con gran fama queste scienze nelle principali università d'Italia, ed alla profonda dottrina accoppiando non meno rara eloquenza, acquistò predicando riputazione di uno dei più grandi oratori del suo tempo. I suoi Superiori non tardarono ad affidargli importanti governi nell' Ordine; e in questi rivelò qualità si egregie di prudenza e di zelo, di fortezza e di soavità, che ne riscosse le lodi e le benedizioni di tutti. Fu Provinciale della Liguria, poi Procuratore dell' Ordine in Roma, indi Vicario generale in Italia, e

1 Il Machiavelli lo fa « di bassissima e vile condizione» (Istorie Fior. lib. VII); altri vollero dedurne la stirpe dalla nobilissima famiglia Della Rovere di Torino. Ma Il vero è, che gli antenati di Sisto eran cittadini di mezzana ed onesta condizione, parecchi dei quali esercitarono in Savona magistrature e cariche municipali.

finalmente nel Capitolo generale, tenutosi in Perugia nel 1464, a voti unanimi venne eletto Generale dell' Ordine, per autorità principalmente di S. Giacomo della Marca, che trovavasi allora in Perugia, e che a Francesco profetizzò anche il Cardinalato e il Papato 1.

E già infatti la fama della sua dottrina e virtù da gran tempo era penetrata nella Corte romana, dove Pio II e Paolo II l' ebbero grandemente caro, e il celebre Cardinale Bessarione gloriavasi d'essergli amico intrinseco, e pel gran credito in che ne avea l' ingegno e il senno, non pubblicava scritto, che prima non lo sottoponesse alla sua censura. Quindi, ad istanza del Bessarione, Paolo II di buonissimo grado lo promosse alla porpora nel Settembre del 1467 creandolo Cardinale di S. Pietro in Vincola, senza che Francesco ne sapesse nulla, mentre trovavasi allora a Pavia in viaggio per Venezia. La nuova dignità, ch' egli non avea punto ambita, poco o nulla mutè al tenore della sua vita religiosa. Il suo intento principale, dice un suo biografo 2, essendo Cardinale, fu sempre di tenere la Corte sua a guisa d'un convento di religiosi; nè questa dignità, nè i negozii gravissimi che gli sopraggiunsero, dagli studii delle lettere lo distolsero mai. Perciocchè egli nel Cardinalato scrisse varii libri, pieni

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1 Electus est Franciscus... vir omnium suffragiis dignissimus. Erat tune Perusii Iacobus Picenus, ad quem dum praecipui ex Capitularibus accessissent et interrogassent, quem tanto munere iudicaret digniorem suaderetque reliquis praeferri? Habetis, respondit, Franciscum Savonensem, quem Ministrum Generalem, S. R. E. Cardinalem, summumque Pontificem me conspeeturum non diffido. Così il WADDINGO negli Annales Minorum, T. XIII, p. 345. Giova qui soggiungere il ritratto che del carattere e del governo đi Francesco ci ha lasciato il medesimo Storiografo: Vir certe fuit eo munere dignus, quippe qui ad consodalium regimen videretur ab ipsa natura progenitus. Tanta illi comitas, tanta facilitas, tanta erga omnes benevolentia fuit, ut singulos tamquam pater filios admitteret; tanta in eo reverentia, ut timeretur a malis et coleretur a bonis; apud doctos eruditus, simplicioribus non morosus, apud magnates honorabilis, apud minores humilis, delicta rationibus, non convitiis neque contumeliis arguebat, efficax in dicendo, promptus et argutus in respondendo, in decernendo solidus, aspectu ila iucundo, ut omnes ad se converteret; modico et modesto cibo utens, naturali vigens prudentia, qua ex propriis moribus singulos discernebat, sua cuique tribuens et impendens, et, ut uno verbo dicam, vir omnibus numeris absolutus. Ivi.

2 Presso il PANVINIO, nella Continuazione delle Vite de Pontefici del PLATINA.

di eccellente dottrina, sopra alcune controversie teologiche a quei di suscitatesi 1; i quali, messi a stampa coi tipi di Gian Filippo dal Legname, si contano tra le rare primizie dell'arte tipografica, introdotfasi pochi anni innanzi in Roma. E nel sacro Collegio, dov'eran pure uomini dottissimi, egli era tenuto come oracolo, di modo che a lui principalmente commettevansi le cose spettanti alla Fede: tantae enim integritatis habebatur et doctrinae, ut huic uni ex coetu Cardinalium ad Fidem pertinentia potissimum committerentur, come attesta il biografo suo contemporaneo 2.

Con tai meriti e con tal fama, il Cardinal Francesco della Rovere entrato, alla morte di Paolo II, in conclave, non è gran fatto a stupire che ne uscisse, dopo tre giorni, creato Papa dal suffragio quasi unanime dei 18 Cardinali elettori. Nondimeno chi consideri i personaggi che allora contava il Senato apostolico, tra i più anziani dei quali parecchi ve n' erano, come il Bessarione, Guglielmo d' Estouteville, Latino Orsini, Giacomo Ammannati detto il Cardinal di Pavia, Angelo Capranica, tutti degnissimi del Papato, non può non maravigliare che a loro venisse preferito Francesco, più giovane d'età equasi nuovo della porpora. Infatti, ai primi scrutinii, i voti si divisero principalmente tra i Cardinali or ora nominati; poi si volsero sopra tutto al Bessarione, che era, non solo per anzianità, ma per sovreminenza in ogni ragione di merito, il vero Principe del Collegio; ma finalmente, declinando questi l'offerta, tutti concorsero senz'altro nel Cardinal della Rovere. Così la mano di Dio, che nell'elezione del suo Vicario in terra dee credersi aver sempre le prime parti, posava sul capo a Francesco quella tiara, che un Santo gli avea più anni innanzi profetata, e che lo stesso Paolo II, nell' imporgli il cappello cardinalizio, aveagli prenunziata dicendo: Ecco il nostro Successore.

Vero è che più tardi i malevoli spacciarono, l'elezione di Sisto essere stata infetta di simonia, e la dignità papale essergli stata com

1 Ecco il titolo delle opere di Sisto IV: De Sanguine Christi; De futuris contingentibus; Commentarii de potentia Dei; De Conceptione B. Virginis; Contra errores cuiusdam Carmelitae Bononiensis, qui affirmabat Deum sua omnipotentia damnatum hominem salvare non posse.

2 Vita Sixti IV, presso il MURATORI, Rer. Ital. T. III, P. II, p. 1056.

pra dai brogli di fra Pietro Riario suo nipote e suo conclavista. Ma tale accusa non ha ombra di prova. Il Cardinal di Pavia, nelle lettere ove narra i segreti del conclave in cui egli fu competitore, anzi avversario di Sisto, non dà il menomo sentore di tali mene simoniache 1; e lo stesso Infessura, unico appoggio degli accusatori, non osa farn che un timido cenno, fondandosi sopra il fatto dell' avere Sisto, dopo la sua creazione, conferito al Cardinal Orsini il Camerlengato allora vacante, al Borgia la Abazia di Subiaco, ed al Gonzaga quella di S. Gregorio 2. Se non che ognun vede quanto sia vano e ridicolo tal fondamento; imperocchè, d'ogni nuovo Pontificato è proprio il far nuove distribuzioni di cariche e di beneficii, e se questi volessero interpretarsi come mercede del voto e soddisfazione di patti simoniaci, non vi sarebbe Pontefice a cui non potesse appiccarsi la nota di simonia. Che se vuol sapersi, perchè Sisto con questi tre Cardinali specialmente largheggiasse de' suoi primi favori, la ragion vera non è quella che fu suggerita all' Infessura, o piuttosto ai suoi interpreti, dalla loro malignità, ma quella che dal biografo di Sisto, presso il Panvinio 3, vien recata, cioè che, dovendo il Papa la sua promozione principalmente all'opera di quei tre gran Prelati, i più influenti del conclave, egli ne volle mostrar loro la sua gratitudine. Così quel che i maligni interpretarono come sacrilego e turpe mercimonio, altro non fu in realtà che un nobil tratto di animo gentile e virtuoso. Laonde possiam ripetere a tutta fidanza dell'elezione di Sisto l'elogio che ne fece Giacomo Meyer:

Non aurum, non nobilitas, sed vivida virtus
Xiste, tibi imperium pontificale dedit.

Discite ab exemplo, quantum valet ardua virtus:
Hac meruit Xistus pontificale decus 4.

1 CARDINALIS PAPIENSIS, Epist. 395, 421, 423.

2 « Lo Cardinale Orsino fu fatto Camerlengo, e lo Vicecancelliero ebbe l'Abadia di Subiaco, lo Cardinale di Mantova ebbe l'Abadia di Santo Gregorio; e questo, perchè diedero la voce loro al detto Cardinale (della Rovere) che altrimenti non veniva Papa; e questo fu per operazione di frate Pietro. » Presso il MURATORI, Rer. Ital. T. III, P. II, p. 1142.

3 Nella Continuazione del PLATINA.

4 Presso il WADDINGO, T. XIII, p. 163.

Or appena si trovò Sisto innalzato al governo universale della Chiesa, che diè tosto chiare prove di quello zelo e senno eminente, di cui in minori cariche avea già fornito sì buon saggio; e le qualità veramente regie d'animo grande, generoso ed invitto che egli spiegò durante il regno, riscossero l'ammirazione anche de' suoi nemici. Laonde il Bayle non dubitò di asserire, che se Sisto nacque veramente, come alcuni dissero, di vil sangue, egli fu, al pari di Gregorio VII, un de' più splendidi esempii a provare, come anche di mezzo all' infima plebe possano sorgere les courages les plus superbes 1.

Grandi erano a quei dì i bisogni che travagliavano la Cristianità; ma il più grave ed urgente di tutti era quel che moveva dalle minacce della Potenza ottomana, la quale, dopo la presa di Costantinopoli, era venuta, colle armi vittoriose di Maometto II, sempre più avanzando per mare e per terra le sue invasioni verso il cuor dell'Europa, e già agognava ai lidi d'Italia ed alla stessa Roma, dove il feroce Sultano bravava che verrebbe tra poco ad alloggiare i suoi cavalli nella basilica di S. Pietro 2. Pertanto armare alla difesa i popoli d'Occidente e stringere in potente léga tutti i Principi cristiani contro il Turco, era stato già per più anni il principal pensiero de' Papi Calisto III, Pio II e Paolo II; e questa fu altresì la prima cura di Sisto, appena coronato Pontefice. A tal fine egli non solo indirizzò a tutta la Chiesa eloquentissime lettere per infiammare i popoli e i Principi alla Crociata, protestando d'essere pronto da parte sua a spendere in questa oltre a tutte le facoltà, il suo sangue stesso 3; ma si avvisò di radunare un Concilio ecumenico in Roma, per decretar ivi a voti comuni l'impresa contro il Turco, come già avea fatto Pio II nel celebre Congresso, tenuto nel 1459 a Man

1 Dictionn. histor. crit. art. Sixte IV.

2 Palam iactitat Mahometus tyrannus, se intra paucos dies divi Petri templo usurum pro stabulo atque ganeo. FRANCISCI PHILELPHI Epist. ad Sixtum IV, presso il MANSI, Miscellanea, t. I, p. 514.

3 Cupientes pro fidei defensione et Christianorum salute non solum nostras el Sedis apostolicae facultates... exponere, sed etiam, si opus fuerit, imitatione illius, cuius vicariatum, licet immeriti, tenemus in terris, proprium effundere sanguinem et incommoda quaecumque subire etc. Presso il RAINALDI, Annales Eccles. a. 1471, n. 71. '/:

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