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stretti a legame di associazione al nobile intento; ed ecco le risoluzioni da essi firmate in quella seduta del 6 Decembre, in cui fu costituita la società. « 1. La corporazione degli studenti di Münster si protesta energicamente contro i sacrileghi assalti della rivoluzione contro il Patrimonio di S. Pietro. 2. Essa dichiara, essere santo dovere per tutti i cattolici il difendere con ogni mezzo l'indipendenza della Chiesa. 3. Invita tutti gli studenti generosamente devoti alla causa del diritto e della libertà, a contribuire per la difesa del diritto e della libertà di nostra santa Chiesa. » E di fatto nella stessa riunione fu steso, firmato e spedito ai giovani cattolici di tutti gli studii di Alemagna un bello e caldissimo indirizzo di eccitamento, a volersi, come si vede nel Monde del 21 Dicembre, consacrare a sì bella e santa causa, con quell' ardore stesso, per lo meno, con che erano accorsi a difendere altre cause d'interesse politico per la comune patria.

Ecco un brano di codesto invito: « Colleghi cattolici! In ogni tempo gli studenti alemanni si inspirarono a generoso entusiasmo per tutti i grandi principii. Le centinaia di studenti volontarii, che eroicamente pugnarono in tutte le guerre della nostra liberazione, dal 1813 al 1815; la partecipazione gloriosa degli studenti di Kiel alla guerra d' indipendenza della loro patria dallo Schleswig-Holstein; gli studenti di Breslau che curarono i feriti sui campi di battaglia della Boemia, sono attestati recenti di questo generoso slancio. Or che può aversi di eccelso, di più meritorio per noi, che di difendere con le parole e coi fatti i diritti inviolabili del S. Padre, l' indipendenza della nostra santa Chiesa, e la libertà della coscienza; e di combattere in difesa della pietra angolare e del baluardo sicuro della morale e del diritto? »

Nè i cittadini e la borghesia di Münster si rimasero freddi all' aspetto di sì bello esempio. Il Senato dell' Accademia di Münster fu sollecito di approvare subito pienamente gli Statuti di sì magnanima associazione; ed il Circolo cattolico de' borghesi ( Eintracht) avviò una sottoscriziona per doni annui ad effetto di concorrere pel mantenimento dell' esercito pontificio. In due giorni questa sottoscrizione toccò la somma di 1800 franchi.

3. 11 22 Dicembre avea luogo una radunanza popolare di oltre a 1,000 cattolici in Düsseldorf, cui presiedeva il consigliere Kramer. Un bell' indirizzo al Re, in favore del potere temporale del Papa, fu proposto dal sig. Euler, ed approvato a voti concordi; e la colletta ivi fatta, benchè cominciata solo quando la massima parte dei membri dell' adunanza già s' erano sparpagliati e partiti, fu sì generosa per parte dei rimasti, che fruttò subito 300 talleri. L' indirizzo, firmato da oltre 7,000 personaggi, e spedito poscia al Re di Prussia, con preghiera di prendere le difese del potere temporale del Papa, dicea chiaro: La protezione assicurata alla Chiesa cattolica dalle leggi dello Stato, esige eziandio guarentigie valide per l'indipendenza della Santa Sede, da tutelarsi coll' opera della politica esterna. »

A Paderborn simile riunione, tenuta il 16 Dicembre, era presieduta dal barone Wilderich di Ketteler. Vi assisteva il Vescovo, Monsignor Martin, e quasi tutta la nobiltà e l'eletta della borghesia. Dopo calde allocuzioni di Mons. Vescovo, de! canonico Zehrt, del professore Schulte e del consigliere di Reggenza sig. di Mallinckrodt, un indirizzo di devozione al Santo Padre fu ivi steso ed approvato; e gli studenti delle fa

coltà di Teologia e Filosofia di Paderborn si affrettarono di ascriversi ancor essi alla associazione fondata da quelli di Münster.

4. Nella Slesia prussiana, le sottoscrizioni d'offerte per l'esercito pontificio già superavano, sullo scorcio del Dicembre, la somma di 30,000 talleri. Nelle province renane e nella Westfalia la generosità era andata anche più lontano assai, poichè la sola piccola città di Büren in Westfalia avea data 500 talleri; e le liste del Giornale di Magonza eccedevano i 9,000 fiorini.

5. Bellissimo spettacolo di sè diedero pure i cattolici del Baden, rac coltisi a molte migliaia il di 29 Dicembre in Friburgo; dove, con infinito plauso fu da tutti insieme acclamato il pieno assenso alla seguente proposta: «Grazie sieno rendute, e omaggio di onore, alla Francia cattolica, al ministro sig. Rouher, al Corpo legislativo, e specialmente al magnifico esercito francese che, alleato alle truppe pontificie, abbattè a MenLana l'atea rivoluzione: Viva la fratellanza dei popoli cristiani cattolici! Deh possa tal fratellanza produrre effetti salutari anche pei cattolici del Baden, ad eterna ignominia di quei cotali, che hanno per bandiera il tristo motto: Schiacciate l' infame! >>

6. Alla stessa guisa, e con niente minore coraggio, si tennero adunanze popolari di cattolici a Saint-Wendel, ad Oberlahnstein nel Nassau; a Kreuzbourg nella Slesia superiore; ad Erwitte nella Westfalia. Indiriz zi al Re di Prussia, tutti fervidissimi, furono firmati a Fulda da 13,000 cattolici, a Neuss da 6,187; nei Comuni rurali presso Aix-la-Chapelle da 9,619; a Dulmenn da 1,000; a Kempen da 1,100. Gli studenti cattolici di Friburgo nel Baden, di Monaco e di Berlino aderirono alle proposte di quelli di Münster e di Paderborn; e quelli di Bonn si apparecchiavano a rivaleggiare con essi di nobile entusiasmo.

1 Zuavi pontificii sono mantenuti a spese del clero e del popolo di Merzig, di Berncastel, di Meschede, di Delbruck ed Hagen, di Saarlouis, Saarbourg, di Mayen, di Zell ed altri luoghi.

Le collette fatte durante un triduo a Monaco produssero 4,483 talleri. Il Volksbotke giornale ivi compilato dal D. Zandler, avviò una sottoscrizione per offerte al Papa; e queste alli 19 Gennaio già toccayano la somma di 3,050 talleri. In otto giorni Heiligenstadt ed Eichsfeld aveano contribuito per 1,868 talleri. Alli 20 Gennaio Osnabrück ne avea dato più di 5,000

7. Queste consolanti dimostrazioni dei cattolici alemanni, che sono più ampiamente esposte dal Monde e dall' Univers, ottennero una specie di trionfo quando a mezzo il Gennaio Mons. Ledochowski, Arcivescovo di Posen, ebbe l'onore di presentare in persona a S. M. il re Guglielmo I un indirizzo firmato da sè, e dai Vescovi, dal clero e popolo di Culm e di Ermeland; onde supplicarlo di adoperarsi efficacemente per la conservazione degli Stati della Chiesa nella loro integrità, e per la tutela dei diritti della Santa Sede. Ecco il testo di tale indirizzo, volto in nostra lingua.

« Sire. Le nobili parole colle quali, in questi tempi di traversie pei figli della Chiesa cattolica, piacque alla Maestà Vostra promettere, davanti i rappresentanti del paese, di voler corrispondere ai voti dei cattolici vostri sudditi, proteggendo la dignità e l' indipendenza del Capo della loro Chiesa, hanno trovato un eco di soddisfazione nei cuori dei diocesani di Culm e d' Ermeland, e ci hanno dato il coraggio ed imposto il dovere di

deporre a'piedi del vostro trono i nostri rispettosi ringraziamenti, Siffatte regali parole non possono a meno che rafforzare novamente i sentimenti d'amore, di fedeltà e di lealtà dei vostri sudditi cattolici verso la M. V. R., e rassodare la loro sicura e lieta convinzione, che la Prussia, segnalata per la sua nuova gloria, ed armata delle sue nuove forze, resterà così in avvenire una potenza protettrice degli interessi inalienabili del diritto, della religione e della libertà; che userà tutta la sua potente influenza pel mantenimento dell' indipendenza d' un Sovrano che, privato de' suoi antichi protettori cattolici, è esposto, quasi senza difesa, alle violenze impudenti della forza brutale, e che non ha più altro appoggio, eccetto la coscienza de' popoli cattolici.

Noi comprendiamo, provandone un gran dolore, che le agitazioni rivoluzionarie de' nostri giorni, le quali tendono alla distruzione d' ogni autorità temporale e spirituale, concentrino i loro sforzi contro l'indipendenza della Chiesa cattolica e del suo Capo visibile. Ma confidiamo nella protezione onnipotente di Dio, benedicendolo della grazia che egli, il quale dirige il cuore dei Re, come le divisioni delle acque, ha fatto alla Maestà Vostra; disponendo nel vostro cuore paterno un vivo sentimento di verità e di giustizia, ed un ardente desiderio di servire il Re dei re, e di dare tale indirizzo al Governo a voi affidato, pel meglio de' sudditi, e per la gloria e potenza della nostra cara patria. »

La risposta fatta dal Re, di viva voce, venne compendiata in questa sentenza e pubblicata dalla Gazzetta di Colonia.

« Sua Maestà è lieta che le parole pronunziate nell' inaugurazione del Landtag (Parlamento prussiano) sieno state così bene accolte dai catt lici. Queste parole erano una conseguenza del suo principio di Governo, che si fondava sull' eguaglianza delle confessioni. Essere egli convinto della necessità della guarentigia del potere temporale del Papa; e come gli altri, essersi adoperato per difendere l' indipendenza del Capo visibile della Chiesa cattolica. È vero che non poteva usare se non mezzi morali, perchè la condizione geografica della Prussia non permetteva l'uso dei mezzi materiali. Ma pel momento il Papa non sembra minacciato da nessun pericolo, perchè i Sovrani d'Europa non tollerebbero una violazione dello Stato pontificio; e d'altra parte il Re spera che gli sforzi combinati dei Sovrani riusciranno a guarentire l' indipendenza del Papa. I cattolici saranno costretti a confessare, che in Prussia le loro condizioni sono migliori che in ben altri paesi cattolici, ed il Papa ne ha espresso parecchie volte la sua soddisfazione nella più amichevole maniera, lo che ha grandemente allietato il Re. In pari tempo egli provava una viva soddisfazione vedendo un si gran numero di cattolici esprimergli i loro ringraziamenti, sottoscrivendo questo indirizzo. »

8. Andavano lieti i cattolici di questa manifestazione del re Guglielmo, si favorevole alla giustizia ed ai diritti imprescrittibili della santa Sede, insidiati, vilipesi, manomessi e violati sacrilegamente da quella Italia settaria, che venne scovata nel 1859 dagli antri della carboneria, e cementata con lo strazio ed il sangue dei popoli traditi, e colle perfidie onde furono vittime i legittimi Principi spodestati a profitto del Re di Piemonte. Ma i liberali ne fremevano è si mostravano sconfortati, vedendo cadere le speranze da essi poste nella Prussia, contro la Francia, pel momento opportuno a compiere l'assassinio del Papa.

Il portavoce dei moderati volle rassicurare la consorteria; ed ecco la Nazione del 24 Gennaio fare alle parole del re Guglielmo le chiose seguenti:

<< Noi non vogliamo negare una certa importanza a queste parole: non ei sfugge che, mentre nell' Indirizzo non si nomina precisamente il poter temporale, re Guglielmo ne proclama la necessità. Ma crediamo del pari che la stampa cattolica si vada creando troppo dolci illusioni nell' attribuire al discorso reale un significato maggiore di quello che in realtà non possa avere. Non bisogna dissimularsi che la Prussia essendo retta con istituzioni costituzionali, il Governo è liberissimo di parlare in quel senso che meglio gli aggrada; ma le sue parole non possono avere suggello ufficiale, se non quando vengano controfirmate da un Ministro responsabile; e non bisogna dimenticare che nel Messaggio Reale, ossia in quella solenne manifestazione del programma governativo, di cui i Ministri assumono la responsabilità, si parlò solo del fermo proposito di mantenere intatte l'indipendenza e la libertà del Santo Padre, diritti che nissun uomo serio in Italia nè contrasta nè revoca in dubbio. Re Guglielmo, celebre già pei suoi principii inflessibili sul diritto divino, trovò tile ed opportuno di desistere da siffatte teorie, quando il conte di Bismark fece balenare ai suoi occhi lo splendore della corona d'Imperatore tedesco. Del resto, noi lo abbiamo già detto, più delle parole noi teniamo conto dei fatti: ora, è innegabile che la proposta di una Conferenza, per guarentire al Papa il dominio attuale, cadde a Parigi, fra le altre ragioni, perchè il Governo di Berlino non volle prestarsi ad un atto che avrebbe ferite le aspirazioni italiane. Questo è ciò che giova ricordare adesso. >> Evidentemente la Nazione ha la balordaggine di credere, che il re Guglielmo sia un Re costituzionale sul taglio di qualche altro, che si contenti di regnare e non governare, e di lasciare che i suoi Ministri dicano e disdicano a posta loro, ed ordiscano tradimenti contro quelli cui fanno promesse di tutela, e dicano di no quando vogliono il sì, beffandosi della parola e dignità regale! A mostrare che la consorteria fiorentina può sbagliarla di grosso, basta dire che poi il Monitore prussiano ufficialmente pubblicò il sunto della risposta fatta da Guglielmo I ai cattolici di Culm e di Ermeland; che nella sostanza concorda pienamente coi sensi espressi nella versione data dalla Gazzetta di Colonia. Il resto è nelle mani di Dio, come l'avvenire dell'Italia.

Lo Stendardo Cattolico di Genova nel suo n.' dei 6 Febbraio reca una corrispondenza di Firenze, che dice così: « Altro giornale mi piace pure additarvi: e ben diverso dalla Correspondance Italienne, la Civiltà Cattolica, nel cui ultimo quaderno si nota riassunto che essa fa dell'ultimo incidente sulle elezioni. Non vi è nominato il vostro giornale, e dovete esserne lieti, come di una prova che, tenendovi sulla retta via, non vi è occorso di immischiarvi in quel guazzabuglio. Le vostre corrispondenze romane su quell' incidente furono lette con sommo interesse qui come in Torino e in qualche altra città del Piemonte. Vi scrivo ciò che mi consta, aggiungendo che tutti si attengono ad esse, quanto alla verità dei fatti. »

Per quanto ci riguarda, e per solo amore di verità, dobbiamo dichiarare che quel nostro silenzio, nè nel fatto, nè nell' intenzione, non fornisce alcuna prova di quanto si accenna nel brano citato.

LA LETTERA AI SUOI ELETTORI

DEL GENERALE ALFONSO LA MARMORA:

Quanto giaccia l'Italia si può anche congetturare dalla bassezza delle sue cime più alte; le quali sovrapposte l'una all'altra, come Pelio ad Ossa, non furono finora al caso di elevarsi all' altezza mediocre di un governo tollerabile. Ormai gli abbiamo visti tutti all'opera questi maestri della nuova scuola. I creduti più savii apparvero inetti; gli stimati più onesti si mostrarono iniqui, fino al Menabrea tenuto in serbo come corpo di riserva. Ma la riserva fallì, come il corpo principale. Ed ora pare rimostrarsi il La Marmora, un altro di quei pochissimi che in consilio impiorum passano per men disonesti. Or come risorge egli ora sull' orizzonte? Con una sua lettera politica 1, la quale creduta un' aurora del suo rinascere al governo, fu molto commentata ed ammirata quasi un programma di politica onesta. Pure essa, al solito di tutti i programmi della politica liberale, non è che un trattatello di politica immorale. Dimostriamolo brevemente.

Il signor Generale Alfonso La Marmora fa professione in questa sua lettera di odiare la furberia. Tra le « smanie », dalle quali egli dice che «noi » cioè i liberali italiani « siamo invasi», pone « la smania di furberia ». E questa smania egli la dichiara « riprovevole», tanto che «è ormai tempo, dice, che ci liberiamo dagli equivoci,

1 Agli elettori di Biella, lettera del Generale ALFONSO LA MARMORA. Firenze, Barbera 1868.

Serie VII, vol. 1, fasc. 431.

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21 Febbraro 1868.

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