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oggetto, quasi direi, materiale: laddove difendere la Chiesa e il Vicario di Cristo è oggetto spirituale, perchè se il Papa perdesse il reame temporale, nè la religione, nè la Chiesa godrebbero più della propria libertà. » Che palpiti puri son questi! Quanto dovettero esultare di sì eccelsi pensieri nel cielo le anime luminose di S. Pietro d'Alcantara, e di quell'altro d'Alcantara che nel secolo XIII portava lo stendardo di Castiglia contro i Musulmani, e di Luigi Maria pur di questo nome, che cadeva nella giornata trionfale di Lepanto, comandando la nave spagnuola la Natividad. Chi avrebbe osato loro promettere, che i loro eroici spiriti sarebbero rifioriti in un tardo nepote del secolo decimonono?

Si legga ancora la seguente, e si scorgerà viemeglio la grandezza dell'animo e nobilissimi intendimenti di Carlo. Scrissela di Marsiglia in procinto di prender mare: «Sono stato in pellegrinaggio a Nostra Donna della Guardia, affine di mettere la traversata sotto la protezione della Stella del mare, la quale senza manco veruno ci condurrà a buon porto. Non temo: Iddio non permetterà che difensori della Chiesa incontrino disastro, disdicevole per essi e contrario a' loro disegni. Le altre novelle scriverò dalla Città, dove tutti i desiderii miei e tutte le speranze saranno appagate. Che gioia, portare il fucile in ispalla e lo zaino sul dosso, e adoperare tutte le forze per la sicurezza della Chiesa nostra madre! Da essa, dopo Dio, noi teniamo quanto v' ha di più prezioso, poichè essa è che ci dispensa la fede e la rigenerazione. Ora chi mai per sì bella causa non farebbe ogni suo potere? Chi non darebbe volentieri la vita in guerra la più degna e la più santa del mondo? Io vi chieggo la benedizione paterna, come altre volte la chiedevano i crociati, prima d'incamminarsi a riconquistare la tomba di Gesù Cristo in Palestina: ancor io m'incammino a liberare, che è ancor meglio, la Chiesa da' suoi oppressori, e renderle il suo lustro primiero e i suoi diritti sacrilegamente usurpati. Accetto la mia vocazione dalla mano di Dio, persuaso che mi toccherà faticare. Pur mi è grande ventura il patire alcun poco pel Signor nostro, che tanto penò per noi nella dolorosa Passione. Più belli mi parranno i giorni in cui potrò più patire. Così Iddio mi sorregga, mi rincuori, mi fortifichi! Giacchè in lui solo è la sorgente di quella forza che può sostenere la natura nostra, fragile e

corrotta. So che senza lui nulla possiamo, ma tutto possiamo in lui, che ci conforta.

Il vostro Crociato: Dio lo vuole!
CARLOS. >>

Dopo lette tali parole, non ci dà più meraviglia, che il venerando genitore e i fratelli di Carlo potessero salire le pendici di Mentana, e ricercare le vestige d'un sangue loro sì caró, e riconoscerle, siccome noi vedemmo, taciturni e pensierosi, sì, ma a ciglio asciutto. Portavano essi scolpite nel cuore le lettere del figlio e del fratello, nelle quali è, quasi dissi, segnato l'atto del martirio: sui martiri il cristiano non piange. Confessiamolo ingenuamente, a noi tali lettere rendono lo stesso sapore, che quelle dei santi, registrate nelle memorie antiche, sopra tutto allorchè alle promesse soprabbondarono i fatti. E pure Carlo, ossia Don Carlos, come il chiamavano in famiglia (per vezzo di ricordare l'augusto padrino di lui, D.. Carlos Luis di Borbone, conte di Montemolin), non aveva anche tocco il ventunesimo anno, l'aspetto era di biondo fanciullo imberbe, l'indole, mansueta e benigna: la fede sola il fece soldato, e quale soldato! Lo rincontreremo più innanzi sui campi di Mentana, e di un ultimo fiore gli adorneremo la tomba.

Nota. Quanto veniamo scrivendo l'abbiamo tratto dai Rapporti ed Atti di pubblici ufficiali, e dalla stampa contemporanea, sì nostra, sì d'oltremonte. I giornali cattolici italiani massime di Roma, ci furono di grande soccorso, e con piacere facciamo menzione dell' Osservatore Romano, della Correspondance de Rome, del Divin Salvatore, che diligentemente raccolsero i Documenti relativi alla ultima Crociata: tra i forestieri, siam debitori specialmente all'Univers, al Monde, all'Union, al Journal de Bruxelles, al Bien public di Gante, agli Études religieuses, ai Précis historiques. Il soprappiù che qui troverassi d'inedito, e non è poco, il ricaviamo da memorie manoscritte, gentilmente forniteci dalle famiglie dei volontarii, e da relazioni orali di testimonii oculari, tra i quali possiamo contare anche noi medesimi. E questa dichiarazione valga eziandio per l'avvenire, senza che ci sia mestieri citare ad ogni passo le nostre fonti storiche.

Il lettore che incontrasse alcuna notizia meno esatta, e ci fosse cortese d'indicarcela per via di lettera segnata col proprio nome, tenga per certo che noi faremo delle sue note quel conto che è dovere, e gliene professeremo inoltre vivace riconoscenza.

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Razionalismo e Religione. Studii Storici e Filosofici
di FILIPPO LINATI · Genova 1867.

Il senatore Linati ha voce di cattolico liberale: questo libro conferma una tal rinomanza non solo per l'esplicita confessione dell'Autore, ma più ancora pei sensi, che esprime. Egli vi si mostra cattolico, e cattolico di mente e di cuore; vi si mostra liberale, e liberale che amerebbe temperare le aspirazioni e i pregiudizii, proprii di tal generazione di uomini, coi principii del cattolicismo.

Lo scopo dell'Autore è di difendere la Chiesa di Gesù Cristo, contro il razionalismo e l'irreligione, che dai falsi patriotti si va disseminando in Italia. « Ricorderò, egli dice nel proemio del suo libro, ricorderò ai nostri re che egli è al piè della croce che i loro maggiori attinsero la virtù, che diede loro un' aureola fra i Santi e un trono fra i re della terra. Ricorderò ai nostri patrizi che è sotto la croce che i loro cuori impararono a battere della fede del suddito e del coraggio dei prodi. Ricorderò ai cittadini che non altro che il vessillo della croce, che fregia lo scudo della loro città, li raccolse a Pontida e li fe vittoriosi a Legnano. Ricorderò alle plebi redente che non altro che la croce ha infrante le loro catene, ha sparso di celeste

balsamo i loro dolori, ha loro aperta la via degli onori e della prosperità. Badate, dirò loro; badate che mercè la irreligione, che tutto dissolve, il flutto delle scatenate passioni vi verrà sopra, e infrante nella polvere le corone profane, spenta ogni gloriosa tradizione domestica o cittadina, insidierà il lavoro all'industria, al risparmio il frutto delle oneste fatiche, al santuario domestico le caste gioie del connubio e della paternità. Forse allora, come fa oggi il ricreduto borghese di Francia, voi cercherete nella religione, che ora calpestate e schernite, un presidio, uno schermo, una speranza. Tolga Iddio che in quel giorno la giustizia, che misura gli effetti alle cause, e i castighi alle colpe, non abbia a rispondervi: è troppo tardi 1. » Questi sensi sono giustissimi e nobilissimi; e mostrano il vero amor di patria, onde è mosso l'Autore a trattare il suo tema; l'orditura del quale è la seguente.

Il sentimento religioso è da natura. La fede corrisponde a un innato bisogno dell' uomo, e quindi è superiore a tutti gli sforzi del razionalismo. Tra tutte le religioni la sola cristiana va esente dagli errori specolativi e pratici, che di ragione si rimproverano agli altri culti, e nella religione cristiana il solo Cattolicismo risponde pienamente alla natura dell'uomo; il che solo bastar dovrebbe ad ogni persona d'intelletto per inferire che esso dunque è unicamente vero. L'Autore dimostra un tale assunto, discorrendo in tre distinti capitoli, delle tre virtù teologali: Fede, Speranza, e Carità.

La fede del cattolico è la più ragionevole, quanto alla sua esistenza, quanto ai suoi dommi, quanto alla regola infallibile, che la governa. I suoi sacramenti rispondono appieno alle diverse esigenze della mente e del cuore. Per saggio si ascoltino le parole, onde il Linati difende il Sacramento della Penitenza contro i suoi stolidi impugnatori. « Benchè laico, egli dice, io son qui a difendere, anzi ad esaltare la riprovata istituzione. Colui che voglia davvero la tranquillità della coscienza, ferita dalla colpa; colui che voglia che vi sia nel mondo una morale, sempre conforme a sè stessa; deve accettare la confessione come il più logico, il più sapiente dei trovati re

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ligiosi. Se vi par meglio che gli uomini, per vivere tranquilli, smetfano ogni rimorso delle loro azioni ree, e quindi smettano di vederle tali e di sentirne tutto l'orrore; se non v'importa che vi sia nella società una morale sempre uniforme; e volete da un lato uomini senza pace, dall' altro uomini senza rimorsi, ed una società senza morale unità; togliete via la confessione e avrete raggiunto lo scopo. Può ella una società rinunziare ad una istituzione, che rimuove da lei queste si pericolose condizioni? Può egli l'individuo rinunziare ad una istituzione che mantiene ad un tempo la rettitudine de' suoi sentimenti e la pace dell'animo suo? Io non cesserò di ripeterlo: l'uomo ha bisogno di sentirsi positivamente riconciliato col Dio che offese, se pur crede a Dio e crede all' offesa, vale a dire se ha religione e coscienza. Di tale riconciliazione egli non può acquistare giammai da per sè la positiva certezza, senza la quale non vi ha pace per lui. Egli non può attingere tale certezza, che dalla parola di persona che egli creda investito della facoltà di togliergli la colpa. Questa persona è il confessore. E la Chiesa cattolica attuando nella confessione una istituzione, di cui troviamo già le tracce nelle antichissime iniziazioni, mostrò di ben conoscere il cuore umano; mostrò di ben conoscere la via di soddisfarne i bisogni veri. La sola confessione può rendere la pace alle coscienze le più combattute; la sola confessione può far balenare sul letto di morte una luce di paradiso agli occhi del reprobo, che senza lei morirebbe tra i delirii della disperazione; la sola confessione conforta e sostiene in mille turbamenti della coscienza, in mille lotte del cuore, in mille dubbii della ragione 1. »

La speranza, questo gran conforto dell' uomo tra gli affanni della vita, nel solo Cattolicismo compie d'ogni parte gli affetti dell'animo. Essa nel cattolico è in primo luogo alimentata da tutti quei mezzi, che in lui tengono viva la fede e sono canali e strumenti della grazia. In secondo luogo è confortata dalle buone opere, dalle penitenze o volontarie o imposte dalla Chiesa, e soprattutto dal sacrifizio di valore infinito, che si offre ogni di sopra gli altari. In terzo luogo si sor

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