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militare i suoi figliuoli.

Questo servizio, ragiona tra sè e sè il prode cristiano, è più urgente; il mio padrone troverà cent' altri da mettere in mio scambio : dunque partiamo. - Corre il settimo anno che questo nobile mercenario ha per suo padrone S. Pietro, ed ha vantaggiato di molto la sua fortuna... pel paradiso.

-Sor padrone, diceva un altro a costui simigliante, sa lei che son proprio risoluto di lasciare il suo servizio?

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Oh perchè?

Bisogna ch'io vada a servire il Papa.

Buona idea, riprese il padrone; ma, riflettete, caro il mio Francesco, se poi ritornaste di là con una gamba o un braccio di meno, chi vi mantiene ?..

Ci pensi Iddio, per cui amore si perderebbe la gamba o il braccio. Egli non permetterà mai che quei del mio paese mi lascino mancare un tozzo di pane.

Scrisse poi da Roma ai padroni: «Vi assicuro, bene amati signori, che se vi ho lasciati, egli fu solo perchè Iddio mi chiamava a protestare. Se sono cristiano, debbo mostrarmi tale, e tale mi mostrerò. » E ai suoi parenti, che gli mandavano qualcosellina da consolare la maghera paga di zuavo: « Voi sapete che non sono venuto qua per accrescere il mio temporale, sì bene pel mio spirituale e pel vostro. Non vi brigate adunque di rendere vano questo po' di sacrifizio: piuttosto unitevi meco a ringraziare Iddio di avermi donata sì bella vocazione. » Beato e benedetto mercenario! Se mai queste poche parole nostre ti giugnessero sotto gli occhi, ricevi le gratulazioni di chi le scrisse, e sappi che esse non germinarono di per sè dalla terra del tuo cuore, ma la pura bontà del Padre celeste ne gittò il seme, e le coltivò la graziosa carità dello Spirito Santo. Però ripeti e conserva studiosamente quegli altri giusti sensi in che sfogavi l'animo riconoscente al Signore dopo la fiera lotta di Mentana: «Grazie a Nostra Signora delle Vittorie! durante il combattimento mi figuravo di vedere molta gente adunata a cantare le laudi del Signore, e a pregare per noi, mentre noi incalzavamo i nemici di Dio e della Chiesa... Non mi maraviglio di non aver toccata ferita: quelli che morirono, lo veggo chiaramente, erano migliori di me. » Deh,

conserva questa vera luce che ti guida a conoscere la fralezza dell'umana virtù e la soprannaturale possanza che da Dio si dispensa: e un di vedrai forse di gran regi sedere in basso scanno, lungi dal seggio della tua gloria. Non è re, dinanzi a Dio, ognuno che cinge regia corona: non è servo ogni mercenario.

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Allorchè la favilla della crociata s'era una volta appresa ad un cuore generoso, sorgeva in fiamma, e in vampa inestinguibile: nò quietava altrimente che coll' arrivare a Roma, e levare il moschetto in ispalla. Si rimproverava ad un buon Olandese, perchè voleva lasciare la madre, bisognosa del suo soccorso. - Lasciatemi prima soccorrere il mio Padre, rispondeva egli, e mia madre non mancherà del necessario. Un giovane d' una provincia interna della Francia, era trattenuto da cento legami, e per ragioni che qui giova tacere non poteva presentarsi alla giunta di arrolamento; e pure bruciava di rendersi zuavo. Che fare? raccozza un pugnello di moneta alla meglio, traversa la Francia a piedi, e dopo avventure che avrebbero sgomento un petto armato di diamante, arriva a metter piede sulle porte di Roma. Qui gli è concesse ciò che tanto bramò, dimentica i passati cimenti, è lieto e felice. Un contadino si strappava alle braccia dei compagni, dicendo: Vo a combattere pel Santo Padre: spero di rivedervi e riabbracciare anche una volta la mia vecchia madre... Che se Dio dispone altrimenti, sia fatta la volontà sua: non m'incresce di spendere la vita per la religione. Un altro, parimente campagnuolo, fu a trattare della sua partenza con un padre di due zuavi. Costui gli rispose: Se lo dite a me, la non è cosa per voi la vita di zuavo. — E qui gli tratteggiò a colori di carbone le faticose marciate, l'uggia perpetua della vita di guarnigione, le cento fazioni della cucina e della nettezza del quartiere, le crude nottolate di sentinella, e va dicendo. Il buon uomo così parlava, forse credendo di render servigio alla famiglia di lui, la quale a grande rincrescimento lo avrebbe veduto partire. E riuscì così avanti nell'intento, che il dabbene aspirante ne tornò sbigottito. Viene la domenica, ed egli dice ai parenti: -Or vo a consultare direttamente il Signore: ciò che m'ispira, quello io farò. - Passò lunga ora genuflesso all'altare: poi si alza, e senza toccare la soglia di casa sua, corre difilato a prendere il convoglio per Marsiglia. Ecco i mercenarii del Papa!

Raro si dava il caso che i genitori non assentissero ai figliuoli, risoluti di prender la croce. Certo più frequenti furono que' padri e quelle madri, che di gran cuore se ne rallegravano. E tali commiati si diedero, che beato il fotografo, che li avesse potuto colpire un tratto e rendere nella loro originale e inarrivabile realtà. Da lunga pezza lottava tra la brama di crociarsi e il timore di disgustare la madre un giovane olandese. E vuolsi confessare che la buona mamma si meritava ogni più delicato riguardo, come colei che tenerissima si mostrava della figliolanza, e per giunta toccava i settantadue. Or bene fu essa la prima a rompere il ghiaccio. Aveva letto un libro di assai grido in paese, intitolato: L'Olanda e Pio IX, però discorrendo in piena conversazione di famiglia, uscì in questa aspirazione: - Oh se anche uno de' miei figliuoli andasse a servire il Santo Padre! mi crederei la più beata madre che sia al mondo!

Fu come la favilla sulla polvere da fuoco: il secreto candidato si alza, prende la mano materna, e dimanda: -- Madre, dite voi da senno?

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Del più vivo dell' anima.

Bene: qualcuno di noi eseguirà, coll' aiuto di Dio, ciò che voi bramate.

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Chi? tu?

Sì, mamma, io. Gli è oltre a un anno, che non sognavo altra, e non osavo parlarne per tema di non vi contristare. Ora è detto. Buon Dio! esclamò la veneranda matrona, levando un guardo deliziale al cielo ; ma come mai noi abbiamo meritato sì bella grazia? non osavo sperarla, me ne tenevo indegna... rinasco alla vita...

Dunque vo subito, e dispongo la partenza. —

Andò infatti a dare sesto brevissimamente agli affari, si bandi convito del parentado, fu nozze e letizia universale, e più che per ogni altro per la madre del futuro difensore del Papa. Doveva questi prender viaggio avanti l'alba. Ma qui ci sarebbe uopo del pennello di quel valente fiammingo, che noi chiamiamo Gherardo delle Notti; a noi mancano le luci, gli scuri, gli sbattimenti onde rifare il quadro: copiamo semplicemente la relazione del giovane crociato.

« Dovevo partire da casa nostra alle quattro del mattino, e però troppo presto perchè mia madre potesse levarsi. Mi affacciai dunque alla sua stanza per dirle addio. Non potrò mai esprimere ciò che provai nel mio cuore in quell'istante. Orsù, mi diss' ella, dammi l'acqua santa, caro figliuolo, e mettiti in ginocchio. Mi formò il segno della croce sulla fronte, e pregò:- Il Signore che ci ha benedetti sino a questo giorno, benedica altresì la tua impresa: la sua bontà ti guardi da ogni peccato e dalla menoma infedeltà: quando arrivi l'ora di combattere per la Chiesa, marcia sempre innanzi, fa quanto puoi, non risparmiare la vita, sii coraggioso. Quanto a me ti offro con gioia e con amore a Colui dal quale mi fosti dato. Addio! allegro e contento! pensa a tua madre, ai fratelli, alle sorelle, quando avrai la grazia di ricevere la benedizione di Pio IX.

Cotali apparizioni, nel secol nostro, dei patriarchi antichi ci sopraffanno di ammirazione e di inesplicabile dolcezza. Ah, non partivano così benedetti i facitori della mentita Unità d'Italia! Noi abbiamo viste lettere dei loro padri e delle loro madri: quante tracce vi abbiamo scorto di amara desolazione e di angoscia senza conforto! Sappiamo d'una infelicissima donna popolana, che consigliata dalla tenerezza, seguì lungamente il figliuolo suo sedicenne, fino a raggiugnerlo tra le masnade garibaldesche, e il rivendicava pietosamente colle suppliche, colle grida, col pianto: e quei felloni che glielo avevano sedotto colla frode, e strappato di casa colla violenza, non che sentire pietà delle lacerate viscere materne, negarono il figlio presente alla madre, e lei rincacciarono colle punte delle baionette.

Così si adunavano le schiere dei due campi nemici, le une in va rio modo dalle altre, ma ciascuna degnamente alla sua causa e alla sua bandiera.

RIVISTA

DELLA

STAMPA ITALIANA

I.

Istruzioni e programmi per l'insegnamento secondario, classico e tecnico, normale e magistrale ed elementare nelle pubbliche scuole del Regno d'Italia. Un vol. in 8. di pag. 164-Firenze, tip. eredi Botta 1867.

Chi ha qualche pratica dell'istruzione pubblica nella nuova Italia, sa in che estremo di abbassamento ella sia caduta: cioè tale, che è sol comparabile con l'abbiczione delle sue finanze. Chi poi non ne ha altre notizie, da quelle in fuori che i giornali sogliono fornire, non deve ignorare per lo meno, che se ne piange universalmente il disordine e se ne maledice la sterilità.

Altrove, quando ragionammo della « catastrofe », come la chiamò il Diritto fiorentino, degli esperimenti fattisi l'anno scorso ne' licei del Regno 1, riferimmo le lagnanze di questo foglio democratico, il quale, montatone sulle furie, ne incolpava i Ministri, che, a detta di lui, sinora « o furono miracolosi per inettitudine, o ciechi scombuiatori, o famosi nel far nulla ». Medesimamente raccontammo gli sfoghi molto disinteressati della Perseveranza milanese, la

1 Serie Sesta, Vol. XII, pag. 133 seg.

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