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LETTERE

DI

ERCOLE D'ESTE DUCA DI FERRARA

E

DI ALTRI PERSONAGGI DEL SUO TEMPO

INTERCETTE PER ORDINE DEL DUCA DI TOSCANA

COSIMO I

CAVATE DAL CODICE ORIGINALE ED AUTENTICO IN FOGLIO IN PERGAMENA

CONSERVATO COL N.° 403

NELLA BIBLIOTECA DELLA I. E R. UNIVERSITÀ DI PADOVA

LETTERE

DI

ERCOLE D'ESTE DUCA DI FERRARA

E D'ALTRI

In nomine Domini amen. Hic est liber sive quaternus registri, seu copiarum infrascriptarum literarum, sive epistolarum perventarum ad manus infrascriptarum personarum et mei Notarij infrascripti in praesentia infrascriptorum testium de infrascriptis praesentationibus, exemplationibus, interpretationibus et aliis actis inferius annotandis rogati, et qui de omnibus et singulis infrascriptis rogatus, ea descripsi et publicavi. Anno Domini ab Incarnatione millesimo quingentesimo quadragesimo quarto; regnante Serenissimo Romanorum Imperatore Carolo quinto semper Augusto; Indictione secunda, mensibus et diebus infrascriptis.

Per hoc praesens publicum instrumentum omnibus pateat qualiter, anno supradicto et die XV mensis Maj, in praesentia mei Nolarij, el Domini Vincentij Sebastiani de Riccobaldis, clerici Volaterrani, et Domini Angeli Laurentij de Divitijs de Bibiena, clerici Aretinae Dioecesis, testium ad omnia et singula infrascripta vocatorum et rogatorum, Petrusantonius Francisci alias el Toso minister postarum, seu publici cursus Civitatis et Ducalis Dominii Florentini, exhibuit et praesentavit quasdam literas sive epistolas missivas tenoris et continentiae infrascriptae, ac descriptas caratheribus infra designatis, ut deinde apparuit perlegendo; quas asseruit ad ejus manus pervenisse ob necessitatem et frequentiam sui ministerii, et quas, ob temporum suspicionem, et fidelitatem debitam Serenissimo Imperatori praedicto et tranquillitati ejus ac Reipublicae Christianae, duxit praesentandas Magnifico Domino Laurentio Pagno, uni ex Praefectis Ducalium libellorum et epistolarum, in cujus manibus praedictas el infrascriptas epistolas actualiter praesentavit perlegendas, ad effectum perscrutandi quid in eis contineatur, quatenus expediens id putaverit, aut easdem dimittendi integras et illaesas transmillendas ad personas Ap. Vol. VI. A.

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et loca quibus directae apparent, aut aliud de ipsis faciendi quicquid magis expediens visum fuerit, salva fidelitate et prosperitate praedictis.

Qui Dominus Laurentius Pagnus, pro necessitate suae Praefecturae praedictae et publici oneris sibi incumbentis, expediens et necessarium arbitratus, et valde pertinens ad interesse prosperitatis Serenissimi Imperatoris praedicti et ad salutem et tranquillitatem Reipublicae Christianae, notitiam habere de contentis in literis praedictis, et propterea illas diligenter aperivi et perlegi, easdem de manibus dicti Petri Antonii Francisci alias el Toso recepit, et aperuit et perlegit, et pro interesse praedicto de verbo ad verbum transcribi et exemplari jussit in illis partibus et punctis quas et quae de verbo ad verbum cognosci arbitratus est expedire. In illis autem partibus non ita necessariis summatim tantum excipi ad prolixitatem evitandam. Rogantes ambo praedicti Dominus Laurentius et Petrusantonius me Nolarium praedictum et infrascriptum ut de praedictis et infrascriptis publicum conficerem instru

mentum.

Quarum literarum dicta die XV exhibitarum tenor sequitur, et est lalis, videlicet (1).

I

Hercules Dux Ferrariae etc.

Abbiamo ricevuto le vostre de'X, per le quali abbiamo visto el ragionamento che con Voi ha tenuto il signor Oratore Regio sopra el negoziamento del Reverendissimo Monsignor nostro fratello, dicendovi che non li pare che queste cose si negoziino del modo che si dovería. Il che ci è dispiaciuto molto, perchè non vorressimo che ne fusse dato colpa al Reverendissimo Cardinale nostro fratello. Però volemo che dichiate all'Oratore franzese che se li pare che noi abbiamo a fare offizio alcuno con Sua Signoria Reverendissima come da noi, che ce ne dia avviso, che non mancheremo di fare tutto quello che a lei parrà che per noi si possa per servizio del Re Cristianissimo, che non concludendosi queste unioni, li pareria che li Veneziani ci avessino da fare suo Capitale Generale (2). Volemo che entriate con l'Oratore franzese gagliardamente sopra ciò, ma come da voi, senza mostrar punto averne da noi commissione alcuna, e vediate d'intendere se 'l Papa li ha ciò detto come cosa di fondamento, e che vi abbia qualche fondamento sopra, e che Sua Santità sia per

(1) Non tutte le lettere decifrate dal Pagni e che qui si stampano, furono presentate al Notaro quel di 15; ma via via che riusciva al lavoro, sino al 4 d'ottobre. Noi abbiamo omesso le diverse dichiarazioni notarili le quali. inutili alla storia, imbrogliato avrebbero i nostri lettori.

(2) Cosi, per Capitano generale.

farne offizio ed esortarne quei Signori ; o se pure è stato per semplice ragionamento. E di più vogliamo che esortiate l'Oratore franzese, ma con quelle parole e ragioni che a Voi pareranno opportune e necessarie, per indurlo a persuadere il Papa che dovería dare commissione al suo Nunzio in Venezia, ed ella parlarne similmente al suo Oratore in Roma, non riuscendo questa unione, che da parte di Sua Santità esortasse quei Signori a ciò, e fare che i Veneziani ci avessino a ricercare che ella se ne intermettesse, con dirli che quando questa cosa succedesse, il Re Cristianissimo poteva pensare d'avere un suo servitore Capo di quello esercito de' Veneziani; e che non seguitando questa unione de'Veneziani col Re, questo saría per unire le forze d'Italia insieme, le quali potriano poi adoperare in servizio del Re secondo li accidenti che occorressino; con mostrarli ancora che quando questa cosa s'avessi a fare, saría più facile indurci a questo stando neutrali i Veneziani, che quando si fussero declarati per una delle parti; perchè noi potessimo poi andarvi con maggior rispetto per non aver a offendere una di quelle: e insomma, sforzatevi addurli tali ragioni che l'Oratore franzese abbia da credere che non riuscendo questa unione co' Veneziani, quest' altro effetto apportasse alle cose di Francia molto caldo e favore nelle forze de' Veneziani, con dirli che li Veneziani e il Papa non hanno da temere d' altro che d' Imperiali, e che questo modo Veneziani (?) a essere una tanta unione d'Italiani che avessero poi a scoprirsi col Re ogni volta che si vedessero poi le forze imperiali superchiare quelle di Francia. Soggiungendoli, che voi pensate che i Veneziani, quando mai abbino a fare Capitano Generale, con quai possino pensare in altri che in noi, per essere tutti li altri Principi d'Italia imperiali; ed oltre alle molte altre cause che a noi par che concorrino, vi è anco quella che in ogni suo bisogno si potriano valere in un subito di grossa somma di danari di noi, parendovi verisimile che quando li servissimo con la persona, la vorressimo anco ajutare dal resto. E perchè voi ci scrivete di quel quesito che vi fece il Reverendissimo Farnese come s' intendessimo co' Veneziani solo per la causa del Reverendissimo Cardinale, o se pure aveva Sua Santità avuto qualche ragionamento con Sua Signoria Reverendissima sopra questo Capitanato, e che avessero concertato e divisato insieme qualche cosa sopra ciò; ed in somma, ci parrebbe che voi faceste ogn' opera per inanimare esso signor Oratore Franzese a fare offizio con Sua Santità che questa pratica s' incammini, perchè ci pare con non se ne possa apportare se non molta reputazione, perchè essendone offerto tal luogo di Capitano, o l'accetteremo o no; e se li tempi ci paressino di sorta tale che lo possiamo accettare, lo faremo: e pensiamo che tal cosa debbia apportare molta assicurazione e fermezza alle cose dello Stato nostro. Se anco le cose d' Imperiali fussero di maniera gagliarde che non ci paresse bene entrare in questi intrichi, ce ne potessemo valere con Imperiali, e mostrare di

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