Immagini della pagina
PDF
ePub

(Privilegio che Giove allor le diede
Che de la pudicizia il fior le tolse)
Disse così: Ninfa, de' fiumi onore,
Sovr' ogni Ninfa a me gioconda e cara,
Tu sai come te sola ho preferita

A tutte l'altre, che di Giove in Lazio
L'ingrato letto han di salire osato;
E come volentier del cielo a parte
Meco t'ho posta. Ascolta i tuoi dolori,
Perchè di me dolerti unqua non possa.
Finchè di Lazio la fortuna e'l fato

240

Me l'han concesso, io prontamente e Turno
E la tua terra e i tuoi sempre ho difeso.
Or veggio questo giovine a duello
Con disegual destino esser chiamato :
Veggio il dì de la Parca e la nemica
Forza che gli è vicina. Io questo accordo,
Questa pugna veder con gli occhi miei

Iuppiter erepta pro virginitate sacravit:

245

250

355

Nympha, decus fluviorum, animo gratissima nostro,
Scis, ut te cunctis unam, quaecumque latinae
Magnanimi Iovis ingratum adscendere cubile,
Praetulerim, caelique libens in parte locarim: 145
Disce tuum, ne me incuses, Iuturna, dolorem.
Qua visa est fortuna pati, Parcaeque sinebant
Cedere res Latio, Turnum et tua moenia texi.
Nunc iuvenem imparibus video concurrere fatis,
Parcarumque dies, et vis inimica propinquat.
Eneide Vol. II

52

150

Fien le fatiche, e di Lavinia il nome.
Così pria disse Enea: così Latino

Seguitò poi con gli occhi e con la destra
Al ciel rivolto, Ed io giuro, dicendo,
Le stesse Deità, la terra, il mare,
Le stelle, di Latona ambi i Gemelli,

Di Giano ambe le fronti, il chiuso centro,
E la gran possa degl' inferni Dii.
Odami di là su l'eterno Padre,
Che fulminando stabilisce e ferma
Le promesse e gli accordi. I Numi tutti
Chiamo per testimoni: e tocco l'ara,
E tocco il foco, e questa pace approvo
Dal canto mio. Nè mai, che che si sia
Di questa pugna, nè per forza alcuna,
Nè per tempo sarà ch'ella si rompa
Di voler mio, non se la terra in acqua

330

335

340

Constituent, urbique dabit Lavinia nomen.
Sic prior Eneas; sequitur sic deinde Latinus, 195
Suspiciens caelum, tenditque ad sidera dextram:
Haec eadem, Enea, Terram, Mare, Sidera, iuro,
Latonaeque genus duplex, Ianumque bifrontem,
Vimque Deum infernam, et duri sacraria Ditis:
Audiat haec genitor, qui foedera fulmine sancit;
Tango aras; medios ignes et Numina testor:
Nulla dies pacem hanc Italis, nec foedera rumpet,
Quo res cumque cadent: nec me vis ulla volentem
Avertet; non, si tellurem effundat in undas,

[graphic][merged small][merged small][merged small]
« IndietroContinua »