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tanto uomo come Niccolò de Lyra, e che al merito di essere stata e per concetto e per mole forse la piú colossale che avesse veduto la luce dacché i torchi dell'arte di Gutenberg cominciarono a gemere, unisce un'accuratezza tipografica, una qualità di carta, una bellezza di caratteri ed un aspetto veramente sorprendente.

Ne vennero fatte dipoi circa sedici ristampe: a Venezia (1481, 1488, 1495), a Colonia, a Norimberga, a Lione, a Douai, a Anversa e a Basilea (1508).

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L'esemplare attualmente posseduto dal cav. Olschki, è conservato stupendamente ad eccezione di qualche macchia d'acqua e di qualche leggera fioritura; e da un confronto fatto con altri esemplari risulta che questo è tutto speciale, essendo stampato su carta piú grande e greve di quella che trovammo nelle altre copie da noi esaminate. Legato in non grosso cartone bianco ordinario, reca nel dorso d'ogni volume le indicazioni dei testi biblici contenutivi, a grossi caratteri in nero. Mancano peraltro gli ultimi 59 fogli dell' Evangelio di San Giovanni; ma tale difetto è insignificante, in confronto dei pregi particolari del nostro esemplare; tra cui quello di racchiudere, aggiunto nel terzo volume, un manoscritto contemporaneo, di cinque carte in foglio, contenente « Hystoria Susanne et belis et draconis » (un supplemento al libro di Daniele).

Le lettere in principio d'ogni capitolo, e d'ogni capoverso, sono rubricate. In testa ad ogni pagina è sempre a caratteri di color rosso l'indicazione di ogni libro.

Spessissimo le parole del testo biblico sono sottolineate dello stesso colore, e ad ogni foglio s'incontrano circa sette od otto fregetti in nero, raramente qualcuno in turchino carico. Ogni tanto si veggono delle annotazioni marginali pure in nero, ed alcune volte fatte risaltare con linee sottostanti in rosso. Esse sono evidentemente dovute al primo possessore dei volumi, un dotto che deve aver studiato l'opera lyriana a fondo, e collazionato il suo esemplare a stampa con un codice correttissimo, del quale notò in margine tutte le varianti che offriva, facendovi un richiamo nel testo; inoltre egli corresse, con una pazienza straordinaria, tutti gli errori tipografici e quelli derivati dalla scorrettezza del codice che servì per la stampa dell'edizione. I caratteri tutti sono eleganti e condotti a mano con somma precisione (fig. 1).

T

N principio creauit deuf celum & terram.

Cap.I. Obmiffis diuifionibus curiosis accipio illam que magif confuera ent dia tota enim facra scriptura diuiditur in duas partes uidelicet in uecuf & nouum teftamentum ita q licet cota facra fcriptura fit de deo cană de fubiecto tamen prima parf principaliter eft de deo tană creatore & gubernatore. Secúda uero de deo tang redép tore & glorificatore. Prima parf uidelicet uetuf teftamentum diuidit in qttuor partes uidelicet i librof Legalef Hiftoriales Sapiêtiales & Prophe calef. Et quia uetul testamentú & nouú se babent ficut rota in medio rote: ut habet Ezech.i.ca. Ideo no. testa. diuidié cốfimiliter in ättuor quia legi in nouo cestaméco correfponder Euangelium. Librif fapientialibus correfpódent epitole Pault & aliorú Apostoloy. Libris biftorialibus correspondent actus Apoftolo4. Libris ppbetalibus correfpondet liber Apoca.(Circa primă parté ueceril testamenti que continec libros legalef uidelicet quinq librof Moyft. Confiderandum q lex non dat uni persone fed communitati populi adunati. ideo primo defcribitur adunatio fidelis populi fub culcu unius der quod fic in libro Gene Secundo defcribitur legislatio populo adunato.& boc in Exo.& duobus librif fequentibufTerao ponitur predicte legis repetitio & explicatio & hoc fit in Deuteronomio Prima in dual quia primo oftendit Moysef nature bumane productionem. Secundo ipfiul propagationem.ui.ca.ut fic pcedar ad electionem fidelis populi & distinctionem eius ab infideli populo per fucceffionef generationum ut patebit infra Circa primú considerandú o tota corpalıs creatura Facta eft propter hominem nam elementa funt propter mixta.& mixta inanımata ut plante propter animalia.animalia uero propter hominem quacum ad eius nutritioné &iuuamentum. Corpora etiam celeftia facta funt quodammodo propter hominem fcam a dicitur Deutero.uu.ca. Ne forte oculif eleuatif ad celum uideaf folé & lună & omnia aftra celi & errore deceprus adores & colaf: que creauit dominus deus cuus in ministerium cuncul gentibus. Et ideo primo defcribit corpalif creature pductioné generaliter. Secundo hominis formationem fpecialiter ibi Ee are. Pacamus hominé. Circa primum cria facit fcriptura: quia primo exponie opuf creationis. Secúdo opuf diftinctionis feu Formationis ibi Dixit quoq; deuf. fiat lux. Tertio opuf ornatuf fiue difpofitionifibi Dixit autem deuffiant luminaria. Opufcreationis deferibitur ante omnem diem.opus distinctionis primis cribus diebus. Opuf autem ornatuf alus cribuf fequentibuf. & feptimo die requieuit deuf a nouif creaturif condendifSecundú uero fententiam Hieron. in epiftola ad Paulinum prefbyterum de omnibus facre fcripture librif prinapium Genef. eft tanul oblcuritatibus inuolutum: ut ante triginta annof apud Hebreof non legacur.& buius obscuritates satis apparent ex uarus & multipli/ cibus exposicióibuf cam doctorum Hebreorum a Catholicorum circa ipfú & quoniá confulio eft tam incelligentie & memorie inimica intendo uitare talem mulatudinem expositionum illarú maxime que a sensu litterali remote uideretur: cui fenfui intédo infiftere fcdm gratiam a domino mibi datam. Igitur circa principiú Genef.funt tref opiniones seu expositiones sollemnes ad qf alie uident reduci. prima est ipfiul Augu. qui ift of fex dief exponit non prout important fucceffionem temporif: fedput dicunt cogninonem angelicam relatam ad sex genera rerum códitarum. Ifta auté cognitio angelica duplex eft. Vna eft rerum in genere proprio & bec dicitur uefpertina quia omnis creatura ad deum cóparata qui é lux per effentiá: tenebra eft. Alia é in uerbo & bec diatur matutina: & fic exponit factum eft uefpere & mane dief unuf.

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Fig. (2 della grandezza dell' originale).

cognitio

Oltre gli artistici disegni dei quali piú sotto verremo a trattare, l'esemplare di proprietà del direttore della Bibliofilia è riempito di una quantità d'altri disegni a colori con iscrizioni in nero, quali piante di sacri edifizi, ecc., di cui è menzione nella Bibbia; ma questi sono lavori interamente geometrici, e quindi di niuno o di picciol pregio, rispetto all'arte.

Tali ultimi disegni variano dalla grandezza di un quarto a quella d'un foglio intero.

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Noi, giacché hanno soltanto interesse storico, li tralasceremo, venendo súbito a parlare dei sei rari cimelî, che son l'oggetto principale di questo articolo.

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Al foglio 7 recto del III volume, troviamo due disegni disposti l'uno sotto l'altro.

Cominciamo dal primo, il superiore, che ci mostra Gesú Cristo figurato secondo il rito latino, e come dice l'iscrizione manoscritta in carattere gotico a sinistra del disegno: figura secundum latinos (fig. 2).

Il figlio di Dio è assiso in una specie di seggiola sgabello, che rammenta la forma delle sedie romane e medioevali. I piedi di essa sono

due zampe di leone, e le estremità superiori due teste d'animale a guisa di sfinge egiziana. Il Redentore stende la mano destra in atto di protezione, mentre la sinistra si poggia grave sul globo sormontato da una croce a palle, sorretto dal suo ginocchio. Il sacro capo nimbato dell'Uomo Dio è bello e fiero, gli occhi penetranti; ha barba con basette, ed i capelli inanellati gli piovono fin sulle spalle. La divina persona è racchiusa in una lunga veste stretta ai fianchi da una cintura, ed a tale abbigliamento è sovrapposto un ampio manto riunito sul petto da un rotondo fermaglio. E veste e manto scendono in pieghe larghe e spesse fino a terra lasciando scoperti i piedi, sotto i quali sono disposte in linea retta cinque stelle. Notiamo che il piano su cui posa la figura, chiazzato da larghe macchie d'umidità che non alterano né toccano minimamente il disegno, fa l'effetto di un gruppo di nubi che involgano tutta la figura del Redentore, accrescendogli maestà e possanza. Il disegno è condotto con non comune finitezza ad inchiostro grigio. Il nimbo, il globo e la croce sono tinti d'un color giallo scuro lavato, le pieghe del vestito sono ombreggiate di verdolino.

Immediatamente sotto è un gruppo, formato da quattro differenti figure. Nel centro un angelo a nimbo intero, coi lunghi capelli inanellati, in atteggiamento quasi sorridente, ha visibile soltanto la testa ed il collo, il resto del corpo rimanendo coperto dalle lunghe ali che si riuniscono combaciandosi sul davanti. Sovr' esso è la testa d'un' aquila, anch'essa nimbata, con la bocca aperta, da cui vibra serpentina la bifida lingua. A sinistra dell'aquila sporge una testa di leone, nimbato, ed a destra quella d'un toro, pure nimbato. Ai lati delle ali dell' angelo si mostrano quattro mani, due a destra ed altrettante a sinistra, con le palme aperte all'infuori. I nimbi di questa composizione sono riempiti di color giallo, la faccia dell'angelo, le nari del toro e la mano superiore a destra sono leggermente toccate di rosso.

Questo gruppo poggia su d'un circolo limitato da tre circonferenze, o, per meglio dire, su tre circoli concentrici, molto ravvicinati, riempiti d'inchiostro bigio, tagliato non perfettamente nella sua metà da una secante che lo divide di conseguenza in due parti ineguali, nella minore delle quali a sinistra è un'iscrizione di venti righi, che non riportiamo perché si può leggere perfettamente nella riproduzione (fig. 3).

Nel verso del foglio in cui sono i due disegni, e che è rimasto in bianco, è scritto col solito inchiostro: Hic nihil deficit.

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