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Nello stesso volume, a foglio 8 recto, ci si presentano altri due disegni. Il primo raffigura Gesú Cristo secondo gli ebrei, con questa scritta: Ecce figura secundum hebreos (fig. 4).

In un ricchissimo trono tutto lavorato, e fiancheggiato da due zampe leonine alate superiormente, siede in una posa languida e triste il Redentore, nimbato, coi capelli ricci scendenti sulle spalle, barba e basette,

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veste e manto come nel primo disegno da noi descritto, quest'ultimo però mostrando un differente partito di pieghe. Con la mano sinistra regge lo scettro gigliato all'estremità, e con la destra il globo.

Il disegno è riempito di tratti finissimi a penna in inchiostro grigio. Il manto ha i risvolti gialli, il globo è turchino carico.

Tutt'insieme risulta un complesso e magistrale lavoro, forse un po' sopraccarico.

Súbito seguono sotto, nella parte inferiore del foglio, quattro figure. Principiando da sinistra un leone, di faccia, nimbato, e col corpo ricoperto da due ali che gli si riuniscono dinnanzi, e un paio che gli

si spiegano aperte ai lati. Quindi un angelo piuttosto grassoccio con la testa caratteristicamente piegata di tre quarti a destra, incorniciata da capelli inanellati e lo stesso partito d'ali della precedente figura. Un toro nimbato e alato, al par degli altri. Un'aquila nimbata, di profilo destro, con la testa sollevata in alto, e la bocca aperta, come in atto di minaccia (fig. 5). Dieci stelle si librano in linea retta sul capo di queste figure.

Il tutto a penna, in inchiostro grigio. In quanto alla colorazione, i nimbi sono gialli, e alternativamente, le ali che scendono verticalmente

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dalla testa del leone rossicce, come quelle laterali dell' angelo, le altre verticali del toro, e le ultime laterali dell'aquila.

Nel verso del foglio prosegue il testo.

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Nel terzo volume, a carte 12 recto, è una figura sacra che ravvisiamo súbito, quantunque nessuna scritta la specifichi, ancora pel Redentore (fig. 6).

Egli è seduto, coi piedi poggiati sulla parte superiore d'una specie di tempietto, contenuto in tre circoli concentrici molto ravvicinati. Ha il capo nimbato, capelli inanellati spioventi sulle spalle, larga faccia,

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angolosa, ampio e taurino collo; lo ricopre una veste serrata alla vita da una cintura, veste scollata che gli lascia scoperta l'attaccatura del petto, e gli scende in ampie pieghe fin giú, lasciando vedere i piedi nudi. Con la mano sinistra è in atto di benedire.

Il disegno è tutto condotto a penna ed inchiostro grigio, con un tale effetto di granitura che sembra una statua di bronzo. Dobbiamo notare che la postura di Gesú è un po' curiosa e strana, di modo che a primo aspetto la si direbbe errata.

È probabile che in tempi posteriori alla sua esecuzione, si tentasse d'ultimare e correggere la figura, a matita nera; ciò che può vedersi subito, in parte del braccio sinistro, dal gomito al principio del polso, nei panneggiati della stessa parte che si è voluta ampliare, nel braccio destro appena accennato, e dipoi completato ponendogli in mano un globo, evidentemente per uniformarlo alle altre due rappresentazioni di Cristo, e nella prosecuzione del tempietto e del circolo.

Lateralmente poi a questa figura, in alto a sinistra, è disegnato un angelo con tre paia d'ali.

Nel verso del foglio è scritto: nihil deficit, e si scorge dai rigonfiamenti che il disegno fu dovuto ripassare in molte sue parti con una punta.

Trascorsi poi altri sei fogli impressi, si trova una figura a matita, ma il tratto n'è tanto leggiero o un po' svanito ch'essa si rende non troppo visibile, in modo da non poterne dare qui unita la riproduzione.

Sembra voglia raffigurare un santo (forse san Bartolommeo?), sotto forma di un personaggio completamente nudo, veduto di tre quarti di profilo destro, mentre la testa fregiata dell'aureola è vòlta a sinistra. Il suo torso è largo e robusto, le braccia sono appena incominciate e una gamba è mancante, sí che resta incompleto. Probabilmente fu cominciato a tratto leggerissimo e poi tralasciato, o fors❜anco terminato, ma cancellato da vandalica mano.

Nel verso del foglio è il solito: nihil deficit.

Ed ora, dopo tutto quello che abbiamo osservato e detto, passando oltre la descrizione dei disegni, ci si affaccia un ben difficile quesito: chi gli eseguí?

I primi cinque si rivelano a prima vista, anche al meno versato nel campo degli studi artistici, come opera d'un maestro italiano della fine del xv secolo. Questo è indubitato.

Ed attentamente esaminando i caratteri speciali che presentano, sgorga spontaneamente dalle nostre labbra il nome di uno dei piú illustri capiscuola dell'arte nostra: Andrea Mantegna. Si osservi in particolar modo nella figura di Cristo secondo gli ebrei, la positura, la forma della veste e del manto ed il modo con cui sono eseguiti, e si confrontino con la Vergine e il Bambino nella Galleria degli Uffizî. Si esamini la testa d'angelo nel gruppo immediatamente sotto la suddetta figura nella sua mossa caratteristica di profilo destro, prettamente, esclusivamente mantegnesca oltre ogni dire, come possiamo vedere nel superbo trittico della predetta celebre galleria fiorentina. E poi in tutti i disegni ravvisiamo il tono generale delle incisioni del Nostro, quali ad esempio nella famosa Vergine accoccolata col Bambino sulle ginocchia').

Nell'intero essi sono grandiosamente concepiti, potentemente inspirati dalla lettura dei Sacri Libri, specialmente dell'Apocalisse, e nei loro simpatici colori riescono d'un effetto superiore ai mezzi adoperati.

Ma però, proseguendo nell'esame imparziale e scrupolosissimo dei lavori, crediamo, facendo le debite più ampie riserve, che non siano sempre ed in tutto all'altezza del grandissimo maestro padovano, – non mantovano, come lo chiama per errore il Vasari. Padovano, perché sebbene sia certo oggidí da inconfutabili documenti esser nato a Vicenza, ei dimorò ed ebbe studio quasi sempre in Padova.

Possiamo però considerare i cinque disegni come opera della grande arte strettamente mantegnesca, dell'arte padovana dell'epoca del nostro. O uscirono certamente dalla sua stessa officina, o da quella di uno dei colleghi che abbia in tutto seguíta la sua maniera.

Ma quale il nome dell'autore?

Cosí poco è stato studiato il Mantegna, questo vero gigante dell'arte, e meno ancora la sua scuola che non è facile dirne qualcosa di certo. È miglior partito tacere che proporre temerariamente qualche

nome.

1) A proposito del Mantegna, uno dei prossimi numeri della Bibliofilia riporterà una nostra nota illustrata relativa ad un curioso plagio d'una incisione di questo insigne Maestro.

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