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gotenente Pontificio. Con vostro comodo potrete assicurarvene ». (Id., Venezia, 23 febbraio 1736).

c) < Vi ringrazio della pena che vi siete presa in rivoltare tutto quel Poema del Benevoli, per osservare, se in esso si fosse fatta menzione dello storico Guicciardini ». (Id., Venezia, 1° marzo 1737).

Dopo il Mazzuchelli, che ne scriveva sull'autorità dello Zeno, diede breve notizia del poema l'ab. Saverio Bettinelli, che ne conobbe evidentemente un ms. e pel primo ne indicò con qualche determinatezza l'argomento, riportandone anche il primo verso '). Se ne giovava quindi l'Aftò per la sua « Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte, ecc. » (Parma, Carmignani 1780), avutane comunicazione dal marchese Carlo Valenti2), e ne pubblicava alcuni passi3) dando, per il primo, qualche notizia biografica del << Buonavoglia )»; poi, a quanto almeno ci consta, un profondo silenzio si fa intorno al Monumentum Gonzagium ed al suo autore: e nel gruppo de' letterati, onde andò giustamente celebre la Corte di Mantova, il nome di Giovanni Benevoli o Buonavoglia non è più ricordato!")

La fortuna, che assiste e favorisce l'operosa industria, quando a questa va accoppiata l'intelligenza, ha fatto che il noto e benemerito libraio-editore cav. Leo S. Olschki venisse in possesso d'un esemplare ms. di questa opera, esemplare prezioso per ogni rispetto, e non solo perché autografo: e di esso appunto tratta questa comunicazione, che

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1) Nell'Annotazione (N) al primo dei due Discorsi accademici « Delle lettere e delle arti mantovane » (Mantova, 1774), pieni di preziose notizie, ragionando il Bettinelli (pag. 39) degli uomini di lettere e << prima degli storici nostri e stranieri di Mantova del secolo XV » dice: « Sia primo il Benivolo poco noto, e inedito ancora. Giovanni Benevolo o Benevoli di Pietolo compose un poema in latini esametri di buono stile intitolato Gonzagicum Monumentum, ed è in sette libri un nobile elogio de' Gonzaghi, e spezialmente del Principe Federico, a cui lo dedica. Contiene varie particolarità degne di memoria, come la descrizione del Palazzo di Pusterla, o sia di S. Sebastiano, ove alloggiarono i nostri Sovrani alcun tempo, e dove erano i trionfi celebri del Mantegna. Il poeta si dice Archidiacono di Pesaro. Comincia l'opera così: Pontificum in Gallos Julii, Medicisque Leonis etc. »; e un po' più oltre (pag. 41) aggiunge: « De' poeti del 1400, possono ricordarsi il Benivolo, che ha stile non incolto, benchè sia storico (siccome sopra l'ho considerato) più che poeta ».

2) Così attesta a pag. 25 ricordando gli aiuti che gli << vennero altronde » e specialmente dal Valenti, che gli << comunicò l'inedita cronaca del Daino, il non mai pubblicato Poema di Giovanni Buonavoglia», ecc. A pag. 34 nota (a) dice poi: « Gonzagicum Monumentum MS. lib. 3. Questo Poema inedito sta presso il Signor Annibale Olivieri di Pesaro, ed ancora nella Libreria de' Carmelitani di Mantova indirizzato al Duca Vincenzo Gonzaga da Lodovico Schirpi succeduto al Buonavoglia nell'Arcidiaconato di Pesaro ».

3) Cfr. pagine 12, 34, 35, 45-47.

4) Op. cit. pagine 32, 33.

5) Sarà a questo proposito opportuno consultare, fra gli altri, l'erudito studio LUZIO-RENIER, La coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, in ispecie la parte 2a Le relazioni letterarie: 1o. Gruppo mantovano, uscito nel vol. XXXIV, fasc. 100-101 del Giorn, stor. della lett. ital.

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È l'esemplare del cav. Olschki un volume cartaceo della prima metà del secolo XVI, di cc. 110 non numerate (0,212 X 0,315), con coperta in pelle, sui cui due piani corre intorno una bella inquadratura, parte im

pressavi a secco, parte dorata e ornata con un elegante fregio che vi forma, per cosí dire, una ricca cornice: pur dorato è nel centro il fregio a losanga, e impresso a secco quello apposto alle quattro estremità di esso. Mancano i nastri o cordoncini originali, ma ne rimangono le tracce in seta color azzurro-mare, quattro per ogni piano; e il taglio mostra che anch'esso era riccamente dorato ed ornato di fregi in fogliami e fiorellini, disposti quasi a guisa di ramo tutt' intorno corrente, bellamente impressivi con piccoli ferri.

Consta di numero 14 quaderni, ciascuno di 4 foglietti od 8 carte, eccetto il 6° ed il 10°, che contano soli 3 foglietti o carte 6, ed il 13° che conta invece foglietti 5 o carte 10; ogni pagina piena ha num. 20 linee di scrittura corsiva, regolare e nitida sebbene alquanto grave (0,118×0, 226 circa), con la rigatura tracciatavi, ora sul recto ora sul verso, col solito strumento a punta; nel verso d'ogni singola carta, anziché alla fine dei quaderni, trovasi il richiamo; nel recto, in alto, l'indicazione del libro in cifre romane. Sono bianche le cc. 32, 46′ e 46, 76° e 94'; e le cc. 16, 32, 45, 62, 94' e 110 contengono rispettivamente solo 9, 10, 7, 4, 11 e 10 linee scritte (gli ultimi versi cioè de' libri I, II, III, IV,

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VI e VII). Sul piano esterno della coperta anteriore, della quale diamo qui la riproduzione (0,217 X 0,325), leggesi impresso in oro, al di sopra d'un fregio circolare pur dorato, il titolo del volume: MONVMENTVM GONGIACVM). La carta, dalle vergelle naturalmente perpendicolari, è piuttosto solida e consistente: le cc. 2, 4, 6, 8,

9, 10, 12, 14, 17, 18, 20, 22, 25, 27, 29, 33, 34, 37, 38, 44, 45, 46, 48, 49 e 51 hanno la marca filigranata da noi segnata a, ora nel senso in cui è qui riprodotta, ora nel senso inverso, ora anche capovolta (come nelle cc. 6, 20, 22, 27, 29, 48, 49 e 51), rimanendone prive le cc. 1, 3, 5, 7, 11, 13, 15, 16, 19, 21, 23, 24, 26, 28, 30, 31, 32, 35, 36, 39, 40, 41, 42, 43, 50, 52 e 53 (le quali, chi esamini come sono costituiti i qua

1) La seconda G di GONGIACUM fu impressa sovra un' altra lettera, la quale sembra fosse una L, o piuttosto la I stessa, impressa inavertitamente per omissione della G, e subito emendata con la sovrapposizione di una G e la reimpressione della I.

r

b

derni '), corrispondono via via nella formazione de' foglietti ad una delle carte precedenti con la marca); le cc. 54, 56, 57, 58, 62, 65, 66, 69, 70, 71, 74, 75, 77, 78, 81, 82, 85, 87, 89, 91, 93, 95, 98, 99, 101, 105, 106, 109 e 110 hanno la marca 6, e le loro corrispondenti 47, 55, 59, 61, 63, 64, 67, 68, 72, 73, 76, 79, 80, 83, 84, 86, 88, 90, 92, 94, 96, 97, 100, 102, 103, 104, 107 e 108 hanno nell'angolo inferiore a destra di chi ne riguardi il recto il monogramma c, tutte eccetto la c. 60, che nella formazione del foglietto corrisponde alla c. 57. Precede ai quaderni una carta di guardia, di diverso impasto, con una marca, la quale rappresenta una pianticella ricca di fogliame con fiori, che sorge da un fondo o recipiente semisferico; e questa carta, non scritta nel verso, ha nel recto in primo luogo il titolo che segue: « Ad S. R. E. ac Excel. Reip. Floren. | Generalem Armorum Imper. | Ac Inuictiss. Prin. Federicum Gonzagam | Mantua Marchionem. V. | Ioannis Beniuoli Andini Archidiaconi | Pisaurensis | Gonzagium Monumentum». Questo titolo è scritto dalla mano stessa che scrisse il testo, e della quale diremo più oltre. Un'altra mano, inelegante, v'aggiunse sotto la dichiarazione che segue: « Da Andes cioue Da Pietolo oue nacque Virgilio Marone ». Dopo un piccolo spazio leggesi, sulla medesima pagina, questo ricordo, di mano molto posteriore alle due precedenti, e piú propriamente della prima metà del secolo xVIII: « Il Sig. Abate Tartarotti da Roveredo, molto erudito, in ritornando da Roma, uenne a trouar me D. FEDERIGO AMADEJ, nel xmbre' del 1739, condottoui dall' Auuocato Berselli Reuisor delle pubbliche Stampe, e narrommi d'auer ueduto in una Biblioteca Romana un Manoscritto Poema Eroico, molto stimato, e tenuto in alto prezzo, perche era unico; e trattaua di uarj Vomini illustri Mantouani Poeti. Io allora gli mostrai questo mio Libro Manoscritto, ed egli in uedendolo confessò esser quel medesimo da lui tanto stimato, anzi il mio esser meglio conservato, e meglio scritto di quello, esor

1) Giova aver qui presente che il quaderno 1o consta delle cc. 1-8; il 2° delle cc. 9-16; il 3° delle cc. 17-24; il 4° delle cc. 25-32; il 5° delle cc. 33-40; il 6° delle cc. 41-46; il 7° delle cc. 47-54; 1'8° delle cc. 55-62; il 9o delle cc. 63-70; il 10° delle cc. 71-76; l'11° delle cc. 77-84; il 12° delle cc. 85-92; il 13° delle cc. 93-102, ed il 14° delle cc. 103-110.

tandomi a farlo stampare, perche L'opera meritaualo ». A tal ricordo un nipote dell'Amadei Federigo appose la osservazione seguente: « Disse il sod. S. Don Amadei che era suo ma ueridicamente da me1) suo Nipote Dot.re Vincenzo Leonardi li2) fu perstato acciò se ne ualesse da pren

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dere cognizioni sopra le eroiche gesta della Casa Gonzaga e mi fù restituito dopo la sua3) morte che seguì la notte delli 12 Febro 1755 - ad ore quatro et un quarto ». Finalmente un'altra mano ancora, ugualmente inelegante, v'aggiunse questa notizia intorno all' Amadei: « Questo Amadei scrisse delle memorie assai preziose sopra Mantova che esistono manoscritte

in Casa dei Marchesi Castiglioni, Cocastelli Conti, e Marchesi Capilupi. Ora questo libro è presso il Canonico Cavriani) ».

Che la mano, cui si deve il titolo (o dedica) sopra riportato, sia la medesima che ne' margini del codice appose via via i lemmi, per così dire, ossia il titolo o l'argomento dei paragrafi, in cui ogni libro può esser distinto, e vi trascrisse e dichiarò i nomi de' vari personaggi, ecc., è indubitabile, ed apparisce subito a prima vista. Che essa poi sia la stessa, la quale scrisse anche il testo, risulta evidente dall'esame della scrittura e particolarmente dalla conformazione di alcune lettere più specialmente caratteristiche: è naturale per altro che la scrittura del testo apparisca più elegante e più ugualmente condotta. Che infine queste note marginali, o lemmi, o argomenti, o trascrizioni e dichiarazioni de' nomi proprii si debbano all'autore stesso del poema, oltre che è attestato da lui a c. 64 dove annota: « Augustini de flumine mei contubernalis laus in medica» (sebbene un'altra volta egli dica di sé stesso in modo impersonale: c. 38 « Aluysii fortitudo & studium in bonas artes Beniuolo duce et magistro 5) »), si desume da questo fatto di non lieve importanza: che cioè là, dove nel corso dell'opera si ricordano personaggi all'uso poetico, con il solo nome, o con perifrasi, o con forma non comune e

1) da me è sostituito all' originario dal.

2) Così sembra doversi leggere: ma parrebbe un le.

3) Anzichè sua sembrerebbe qui scritto lui (?).

4) Cfr. ad es. per le famiglie Capilupi (dove molti fiorirono in letteratura) e Cavriani l'op. cit. del Bettinelli pagine 103 e 43.

5) Nominandosi cosí esplicitamente intese egli certo dichiarare il verso del testo Quo, duce me, quondam sitientia proluit ora che si riferisce a Luigi de' Gonzaga.

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