corso; Sigismondo Varano rientra in Camerino. Intanto contro Parma (che dopo il richiamo di Federigo da Bozzolo aveva accolto Vitello) rimasta sprovvista ritorna di mala voglia, per ordine di Lautrech, Federigo da Bozzolo col Buonavalle e con Marcantonio Colonna, di cui il poeta deplora l'ingloriosa uccisione poco di poi avvenuta, lamentando che per cupidigia di fama fosse passato dalla parte de' Francesi. Ma alla difesa di Parma provvede con energia Lodovico Guerrieri di Fermo'), lasciatovi provvidamente dal Marchese di Mantova. Innanzi alle mura della città si combatte aspramente con grande strage: ma infine, parendo a Federigo da Bozzolo che gli altri capi, suoi colleghi, per gelosia, simulino gli attacchi, anziché farli sul serio, egli si ritira a Cremona. Frattanto - nel marzo 1522 - Francesco Sforza, già destinato Duca di Milano, mossosi da Trento, dove aveva raccolto i suoi armati, occupata la rocca di Croara, passa per il Veronese, e viene ad accamparsi presso a Mantova, alla cui Marchesa, Isabella, sua zia, si reca a far una visita, accolto ospitalmente da essa e dalla famiglia (della quale sono specialmente ricordati Ercole e Ferrante fratelli di Federigo). Questa visita porge occasione al Benevoli di descrivere bellamente la città e i suoi dintorni, la splendida Corte, gli orti di Pomona gradito soggiorno delle Muse, onorate da molti e insigni sacerdoti 2), vicino il palazzo di San Sebastiano, le pitture di An 1) Il Marchese di Mantova < acrem ingenio studioque sagacem | Firmanum Lodovicum Vrbi populoque futurum | Auxilio noctu praemiserat »: del quale « Lodovico Guerriero o Guerrieri » è molto elogiata la in re bellica solertia. (c. 88*): Carmelita 2) Giova, come complemento a quanto leggesi accuratamente raccolto nell' articolo già citato LUZIORENIER del Giornale Storico, ecc., riportare il passo che si riferisce a questi sacerdoti delle Muse: << Hac Baptista etiam decerpsit ab arbore frondes Carmeli sacro exultans cognomine Montis. Tu quoque uel totum spirans Helicona, Fiæra, Cui gemina Phoebus cingit caua tempora lauro Carminis et medicæ decorans simul artis honore: Turtureos meditans hinc auspicaris amores Ac noua Virginei referens miracula partus (Grande opus, intactumque ulli) Christeida pangis, Cœlituum in laudes raperis: sacra Orgya tentas. Et tu tantorum obseruans uestigia uatum, Carole, doctiloqui numeros imitate Catulli, Minticolas inter carmen meditaris olores. (c. 88'): Et tibi gorgonei non ultima gloria fontis Hinc, Luysi, et Charites, geminorum et mater Amorum Carolus Agnellus Luysius Ioannispe tri Gonzaga filius Paris Cæsareus Sedulus et naturæ operum scrutator, et inter Patricios splendore animi generisque superbus, drea Mantegna '), ecc. Ma l'ombra dell'avo, apparsa nel sonno a Francesco Sforza, lo eccita a non indugiare: ed egli passa il Po presso Casalmaggiore, dove avea già visitato Lodovico e Antonia de Baux, che lo avevano ricevuto ospitalmente e ne avevano accolto, senza illudersi però (specialmente l'Antonia), le proteste di amicizia, dimostrate poi non sincere dal fatto: perchè col pretesto che quella terra non fosse sicura dalle insidie de' Francesi, egli vi lasciò buona guardia delle sue genti, la occupò2). Da Casalmaggiore passa a Piacenza, e di qui si dirige a Pavia, seguíto dal Marchese di Mantova con 300 uomini della Chiesa. A difesa di Pavia resta il Marchese di Mantova, dubbioso se debba muoversi in soccorso di Novara, contro cui i nemici da Gambalo si sono diretti. Iudicio nunquam proprio decceptus, ut olim << Ille uetustatis uerax imitator, Apelles << Hæc magis iactandi studio quam mente fideli Cfr. anche Affò, op. cit., pag. 47. Lib. VII. Novara è presa dai Francesi, che menano orribile scempio della città e degli abitanti, senza riguardo a sesso né ad età, e cade prigioniero il suo eroico difensore Filippo Torniello, cui però Federigo da Bozzolo generosamente promette lo scampo. Per questo successo si rianimano i Francesi, e Federigo da Bozzolo fa passare il Ticino alle truppe, mentre Prospero si trattiene eterno cunctator entro le fortificazioni di Cassino. Francesco Sforza riesce ad entrar in Milano di nascosto de' nemici, e vi è festevolmente accolto. Il Lautrech pone l'assedio a Pavia, intorno a cui combattono con accanimento, uniti ai Veneti, i Francesi, ai quali Pietro Navarra confida far prender in breve la città. Questa è ormai alle strette, nonostante l'eroica difesa che ne fa il Marchese di Mantova, con cui si trovano « Carolus Nebulonus, Franciscus filius Io. Mariæ ad Tarum per Gallos occisi, Franciscus cognomento Suardinus, Alexandri Gonzaga duo, Gornus, Agnellus, et Pauisinus, Marius Equicola »'): le opere di difesa sono dal Marchese affidate all'esperto veterano Farda di Mantova. In tale frangente, Santa Caterina commossa e trepidante va a prostrarsi a' piedi del Padre Eterno, e ne implora la salvezza per la città e pel Marchese. Dio la rassicura, affermandole che sono vani i suoi timori; anzi le espone senz'altro quali sono per esser le operazioni militari, l'esito della battaglia che avrà luogo alla Bicocca, con l'uccisione di Giovanni di Cardona conte di Culisano; la presa di Lodi, invano difesa da Federigo da Bozzolo, che quasi solo fra i duci potrà scampare; la resa di Cremona, dove inutilmente avranno cercato rifugio i Francesi; l'assoggettamento di Genova. E subito aperte le cateratte del cielo, ne fa seguir tale un diluvio, che allagate le cam 1) Altri ancora vorrebbe il Benevoli ricordare, ma trova difficoltà ad esprimerne i nomi negli esametri [c. 105]: < .... Alios, patriam qui fortibus ausis Condecorant, tenebris heu barbara nomina damnant, Vt plectro grauiore tonat mens enthea Vatis ». Marius Equicola Eppure il Benevoli era abbastanza libero nel modificare i nomi; e vedemmo, ad esempio, un Paris Cæsareus, che non può esser se non il noto Paride Ceresara. pagne è tolto ai Francesi ogni mezzo di sostentarsi, tanto che finalmente capiscono che debbono ritirarsi dall'Italia. Allora Tale adunque, per sommi capi, il poema del Benevoli contenuto nel codice, probabilmente unico, posseduto dal cav. L. S. Olschki: documento pregevolissimo non solo pel rispetto letterario, ma anche per quello storico, ricordando esso personaggi e fatti non sempre precisamente noti, e d'altri correggendo in parte notizie che già s'avevano, con quell'autorità che, sebbene sia opera poetica, viene ad essa dall'essere opera d'un contemporaneo alle cose narrate. Strano è per altro il costante silenzio intorno al Guicciardini, del quale non ricorre mai il nome, mentre egli negli avvenimenti esposti ebbe non piccola parte, secondo è da lui stesso attestato esplicitamente nelle sue Storie (cfr. Lib. XIV, cap. 1o, 2o, e passim), come governatore di Modena e di Reggio dapprima, poi come Commissario generale dell' esercito o Commissario apostolico, e anche come delegato alla custodia di Parma 1): e l'innominato « prouidus urbis praefectus» (innominato anche presso il Capella 2)), che nel tentativo contro Reggio « turba exemptum subducit ab omni » lo Scudo, come vedemmo, era appunto il Guicciardini! Sulla data della composizione del Monumentum Gonzagium è possibile, in mancanza di notizie o documenti diretti, stabilire quanto segue. 1 Cfr. GUICCIARDINI XIV, 4. 2) De bello Mediolanensi etc. (in GRAEVIUS, Thes. Antiq. etc. II, 2 pag. 1255). Il Capella non dice chi fosse in questa circostanza il « pontificius urbis praefectus », e s'allontana dalla narrazione del Guicciardini e del Benevoli (cfr. sopra pag. 156 nota), facendo che lo Scudo (Fusius) trattenesse con querele a bella posta il Governatore, affinchè dall'altra parte della città Alessandro Trivulzio con le sue genti (che fingevano essere del conte Guido Rangone, chiamato dal Guicciardini) facesse prova di entrare nella città. Abbiamo cioè due termini sicuri: uno a quo, un altro ad quem. Il primo è fornito dall'argomento stesso del poema, che tratta fatti del 1521 V Deferuere: ains tenebris defecit aborts. Fomentis fudiog omnix percluja cadentis awas Spiramta dig reuocat celex arte Machaon Aucuptor de flamme o amor Matermus quid poffit ・quid gandia pozite Perfidieg Delator are repetens, dilecta relinquit Tecta celee: inffamq petit uento ocyus vrbem. Vix medium dimenfus iter. uolat doring ecce • mi refeat, subito extinchi ocubuiffe Loomer May Loony Post. e 1522. Il secondo si desume dalla menzione di Mario Equicola, che abbiamo trovata nel lib. VII, dove il poeta esprime la speranza che ripari poi l'Equicola - lateri assiduus Principis hærens - alle omissioni sue involontarie, e celebri più felicemente, che non esso, «ut plectro grauiore |