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gran numero di incisioni raffiguranti le mode, l'intera letteratura sul costume e la moda di tutti i tempi sino ad oggi. Naturalmente non vi mancano i molti preziosi, rari e ormai quasi introvabili volumi di merletti, ricami, modelli, ecc., che l'Italia, e specialmente Venezia, ove queste arti fiorivano più particolarmente, produssero in gran copia nel XVI e nel XVII secolo. L'esempio dato dal barone von Lipperheide, editore famoso dei giornali tedeschi di moda, merita d'essere segnalato come un atto di generosità, degno di un grande mecenate, al quale il governo, il popolo prussiano e tutto il mondo artistico debbono eterna riconoscenza.

Gli archivi comunali di Bruxelles hanno ricevuto due doni degni di nota. L'uno è un cliché di rame dove sono notati i sigilli ed i nomi degli orefici di Bruxelles; l'altro è un cliché pure di rame, ma stagnato, che contine l'«< Insculpation des poinçons des fabricans d'ouvrages d'or et d'argent du département de la Dyle ». Bruxelles era il capoluogo di questo distretto. Questi due clichés sono ben lavorati e provengono dall' epoca francese. Tutti i sigilli erano finora sconosciuti, mentre d'or innanzi, per mezzo di questi doni, si potrà facilmente stabilire l'origine dei lavori d' oreficería prodotti a Bruxelles.

Furti nelle biblioteche. - Un signore russo, elegantemente vestito, frequentava molto le biblioteche del suo paese; egli si faceva dare dei libri rari e preziosi sui quali studiava; però, dopo poco, ne intascava qualcuno ed usciva dalla biblioteca senza riconsegnarlo ai distributori. La storiella durava da parecchio tempo; ma poi accortisi i bibliotecari che mancavano molti fra i più preziosi libri, lo riferirono alla polizia, la quale dopo accurate indagini riuscí a scoprire e trarre in arresto il colpevole. Sottoposto all' interrogatorio, confessò tutto e ne risultò inoltre che egli non aveva giocato questo tiro solo ai bibliotecari russi, ma anche a bibliotecari di altri paesi, sempre facendosi dare i libri piú cari a scopo di studî; si venne infine a sapere che egli riceveva un cospicuo onorario mensile da una libreria antiquaria della Russia alla quale egli inviava i libri involati alle pubbliche biblioteche.

E dire che quel signore è di ottima famiglia e coltissimo in fatto d'arte e di scienze! Ed a proposito di furti in biblioteche, facciamo notare che recentemente furono anche commessi in quelle di Firenze, non peró dal suddetto russo, ma da un giovane italiano, il quale vendeva i volumi sottratti qua e là, finché capitava anche col suo bottino nella libreria del signor Leo S. Olschki. Questi s'accorse súbito che dai frontespizi dei volumi offerti erano tolti i timbri di una biblioteca, mentre dopo un esame accurato ne trovó poi uno ancora intatto nell'interno d'un volume, dove l'offerente non l'aveva certamente supposto. Il signor Olschki fece riconsegnare i volumi alla biblioteca derubata, la quale denunció il furto alla questura che riuscí poi a trarre in arresto l'individuo ricercato.

La più grande macchina da carta. I giornali scientifici dicono che la piú grande macchina da carta sia quella costruita per conto della « Rumford Falls Paper Comp. », poiché essa puó produrre in sei mesi tanta carta da coprire, con una fascia alta tre metri, tutta la terra lungo l'equatore.

Per manovrare questo colosso meccanico occorre l'opera continua di settantacinque operai, e cosí la produzione in ventiquattr' ore corrisponde alla bellezza di trentacinque tonnellate!

Monumenta Palaeographica Sacra. Nel 1898, alla Mostra d'Arte sacra, in Torino, stavano esposti circa 400 manoscritti, per la maggior parte consistenti in codici di

lusso, spettanti a molte biblioteche pubbliche, archivi di Stato, biblioteche ecclesiastiche e raccolte private. Questi codici erano stati colà inviati da quasi ogni parte d'Italia, e rappresentavano, nella scrittura e nella miniatura, tutte, a cosí dire, le scuole italiane di ogni regione e di ogni tempo. Ve n'erano ancora non pochi di fattura straniera, ché anche le scuole di Francia, di Spagna, di Germania, di Fiandra, d'Inghilterra, vi erano rappresentate. Molti di questi manoscritti, come si disse, appartenevano a istituti pubblici; ma pur molti uscivano da biblioteche ecclesiastiche e private, il cui materiale è pressoché ignoto agli studiosi ed agli amatori.

Era naturale che si desiderasse di fermare duratura memoria di una Mostra cosí bella e cosí importante. Per ciò la Deputazione di storia patria, sedente in Torino, nella seduta del giugno 1898 stabili di farsi promotrice della compilazione di un Atlante paleograficoartistico, nel quale venissero riprodotti i monumenti più belli e piú caratteristici che della paleografia e della miniatura occidentale, e specialmente italiana, figuravano nella Mostra. La Deputazione incaricò della parte scientifica il cav. Fr. Carta, il prof. C. Cipolla e il cav. C. Frati, che avevano avuto mano nella preparazione e nell'ordinamento della Mostra

stessa.

I fratelli Bocca, col concorso della Deputazione storica surricordata, assunsero l'officio di editori, nella speranza di rendere speciale servigio agli studi più elevati. Non è a credere che possa rinnovarsi l'occasione di vedere insieme raccolti cosí numerosi, cosí importanti, cosí svariati manoscritti, specialmente, ma non unicamente, italiani, che rappresentano l'evoluzione della scrittura e della ornamentazione dei manoscritti dal secolo IV al secolo XVI. L'opera consta di 120 tavole, contenenti 134 riproduzioni. La Commissione, che diresse il lavoro dal lato scientifico, ebbe cura di evitare, nella scelta delle riproduzioni, le coincidenze colle anteriori pubblicazioni congeneri.

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Bibbie antiche latine. Alcuni anni or sono, il noto bibliografo inglese W. A. Copinger pubblicó con gran lusso una bibliografia accurata delle bibbie latine del xv e XVI secolo, dopo d'averne fatto con ricerche e spese straordinarie una collezione ricchissima per non dire completa, lo che sarebbe oggi mai addirittura impossibile. Un ricco americano s' invaghi della splendida collezione ed indusse il proprietario a disfarsene dietro il pagamento d'una somma ingente. L'esempio del signor Copinger di raccogliere le antiche bibbie latine trovò seguaci, e da allora queste si ricercano da molti amatori; il noto libraio antiquario, Jacques Rosenthal di Monaco, pubblica nel foglio d'annunzi di questa dispensa una lunga lista di antiche Bibbie latine ch' egli cerca, probabilmente per completare la raccolta d'un suo ricco collettore.

Biblioteca della Università di Basilea. Il dott. Carlo Bernoulli, direttore di questa Biblioteca, rende sommariamente conto dell'incremento avuto e dei servizi da essa resi durante l'anno 1898. Ringraziate diverse istituzioni ed i privati che efficacemente contribuirono ad accrescerne la suppellettile letteraria e scientifica, ricorda che l'esposizione di manoscritti rari, di miniature, cimeli, incunabuli, incisioni, ritratti, ecc., aperta al pubblico nelle ore antimeridiane dei giorni festivi, fu, con vero profitto, molto frequentata. Il corsivo. Bodoni nel suo Manuale tipografico dice che il carattere corsivo era prima conosciuto dai francesi col nome di Aldin e poi di Italique. Petrarca scriveva cosí calligraficamente bene che Aldo Manuzio pensò di far incidere un tipo che imitasse quella calligrafia, cosicché il Cantore di Laura fu il disegnatore, Aldo Manuzio ebbe l'idea della incisione e Francesco da Bologna, antico e celebre orefice, eseguí i punzoni. Aldo ottenne

dal Senato di Venezia di servirsi lui solo del corsivo in tutto il territorio della Repubblica. Il primo volume stampato con questi tipi nel 1501 fu l' Eneide di Virgilio. Per altro, la moda di queste edizioni durò poco, poiché i tipografi stranieri imitarono i tipi cosí malamente che la lettura dello stampato si rese impossibile.

Scoperta di importanti papiri. Si legge nel Monitore Imperiale di Berlino:

<< Il signor dott. Reinhardt, a cui i R. Musei devono essere grati per grandi arricchimenti, ha loro dato in prestito alcuni antichissimi papiri recentemente scoperti, di importanza non piccola per le cognizioni dell'antico Egitto; una piccola parte della scoperta era stata già in primavera acquistata sul posto dai Musei, per mezzo del dott. Schäfer.

Questi papiri provengono dalle rovine d'una antica città egiziana, che stava presso la piramide di Illahun, al confine della provincia di Faijum, dal medesimo luogo, ove nel 1890 l'esploratore inglese Flinders Petrie aveva trovati i papiri detti di Rahun. Come questi, anche i papiri recentemente trovati provengono tutti dalla fine della cosí detta XII dinastia, sotto la quale la città suaccennata fu fondata dal re Usertesen II. Il luogo preciso, dove furono scoperti i nuovi papiri, fu ritrovato poco fa negli scavi che i R. Musei avevano intrapresi a questo scopo e che hanno portato anche alla luce giocattoli e suppellettili di ogni specie di quei tempi remoti. Le cose trovate ed alcuni frammenti di papiri sono esposti provvisoriamente nel cortile delle Colonne del Museo Egiziano.

Un esame dei papiri, fatto dal signor dott. Borchard, ha dimostrato che essi appartenevano tutti ad un tempio: lettere, ricevute, inventari, oggetti che giornalmente venivano distribuiti per il culto dal tesoro del tempio, atti di un dipartimento sacerdotale, che riguardano la consegna delle funzioni sacerdotali al cambiamento del mese, ed altri simili documenti, che ci fanno conoscere in modo non prima sperato l'amministrazione dei tempii. Ma piú importanti di tutto questo sono due pezzi che finalmente ci permettono di stabilire la cronologia della storia degli antichi Egizi, sulla quale, appunto, esistevano finora dei dubbî. Abbiamo bensí ottenute dai monumenti molte cognizioni per la storia delle dinastie egiziane, e ciò grazie alle opere di Riccardo Lepsius; noi sappiamo come i re si sono seguíti, e conosciamo anche quanto tempo i singoli sovrani abbiano regnato; però in quale secolo o millennio abbiano vissuto, lo abbiamo determinato, almeno per lo addietro, su estimazioni che erano addirittura arbitrarie e per ciò anche presso i diversi dotti vi erano le piú grandi contradizioni. Per esempio, il « Regno di mezzo », tempo dei nostri papiri, comincia, secondo il prof. Edoardo Meyer, al massimo nel 2130, secondo Brugsch nel 2466, secondo il prof. Petrie nel 2778, e secondo Unger nel 2315 a. C.

Solo per il tempo posteriore, per il cosí detto « Regno nuovo », si possedeva talora una norma per una giusta determinazione di tempo in osservazioni astronomiche che riguardano principalmente il sorgere della stella « Sirio » o come lo chiamano gli Egizi, il << Sothis». Perché questo avvenimento, che nell'Egitto medio comincia coll' ingrossarsi del Nilo al 20 luglio, segnava ordinariamente il principio dell'antico anno egiziano; ma siccome questo non era che di 365 giorni e perciò sempre minore di quasi un quarto di giorno, sbaglio che noi correggiamo col bisestile ogni quattro anni - cosí il primo sorgere del << Sirio » avanzava ogni quattro anni di un giorno, per modo che dopo 1460 anni (cioè 4 X 365) cadeva sul medesimo giorno. Da diverse fonti di tempo greco-romano, sappiamo dunque che nell'anno 139 dopo Cristo si chiuse un tal periodo di tempo che il primo sorgere del « Sirio » coincideva di nuovo col primo giorno dell'anno egiziano. Lo stesso dunque dev' essere accaduto anche nell'anno 1322 a. C. e nel 2782 a. C. Per mezzo di questo ogni data egiziana

per il primo sorgere del « Sirio » si può calcolare con abbastanza esattezza. Da tali due dati del «< nuovo regno » si aveva anche già calcolato che il 9o anno del regno di Amenofi I, nel quale l'avvenimento si effettuò al nono giorno dell' 11° mese, doveva essere negli anni 1545 fino al 1542 a. C., mentre in un anno non nominato del regno di Tutmosi III, nel quale l'avvenimento si era già avanzato di 19 giorni, deve corrispondere ad uno degli anni 1470 fino a 1467 a. C.; due avvenimenti che corrispondono proprio all'andamento generale della storia antica. Se l'epoca del « nuovo regno » era cosí stabilita, rimase però nell'oscurità tutto quello che era avvenuto prima; né alcuno poteva dire come era grande l'intervallo che divideva il « regno di mezzo » dal « regno nuovo ». Secondo l'estimazione di Edoardo Meyer, questo intervallo deve aver ammontato sui 400 anni; secondo quella di Petrie, sui 1000 anni. Ecco qui dunque dove la nuova scoperta dei papiri ci viene in aiuto in modo inaspettato. Fra le registrazioni nel giornale del tempio, si trova sotto il 25" giorno del 7° mese del 7° anno del regno di Usertesen III la copia di una lettera colla quale il rettore del tempio comunicava ad un sacerdote che il sorgere del « Sirio » cominciava al 16' giorno dell' 8° mese, e lo avvisava a preparare il necessario per festeggiare quel giorno.

Sopra un altro frammento dello stesso giornale si trovano sotto il 17° giorno dell' 8° mese (cioè il giorno dopo della festa) notati i doni per la festa del sorgere della stella << Sirio » 200 pani, 60 brocche di birra, ecc. Da un calcolo fatto dal signor dott. Brix, col metodo dell' Oppolzer, sono gli anni 1876-1873 a. C. nei quali il sorgere del « Sirio >> avveniva nel giorno indicato dall'antico calendario egiziano; in quegli anni dunque cadde il 7° anno del regno di Usertesen III. Perciò si danno per la 12a dinastia, a cui quel re appartiene, gli anni 1996-1993 fino agli anni 1783-1780 a. C.; l'età di questa dinastia si mostra dunque di circa 150 anni inferiore di quella che fu stabilita dal Mayer (cioè 2130-1930).

Cosí abbiamo finalmente ottenuta una base positiva anche nella storia dei più antichi egizi. È degno di nota come per mezzo di questo avvenimento si conferma l'opinione di coloro, che come il critico inglese d'arte Wallis, hanno detto che il piccolo cambiamento nello stile dell'arte egiziana fra il « regno di mezzo » ed il « regno nuovo », forma solo un intervallo di pochi secoli fra le due epoche. Anzi è ormai ridotto a circa 200 anni. Ma manca ancora un simile punto stabile per il cosí detto << regno antico »>, il tempo delle antiche piramidi, e, chi lo vuole, vi può inserire un millennio. Ma secondo quanto si è ora sperimentato, è meglio tralasciare questo, giacchè è più grande la somiglianza fra il << regno antico» ed il « medio » che fra il « medio » ed il « nuovo». In tal modo si dovrà anche supporre che la più bassa determinazione, che è di E. Meyer (2830 a. C.), è presa piuttosto troppo alta che troppo bassa ».

Il Gabinetto delle stampe si è

Lascito alla Biblioteca nazionale di Parigi. arricchito di una collezione interessantissima di incisioni che gli ha lasciato per testamento il conte Enrico Delaborde, antico segretario perpetuo dell'Accademia di belle arti.

Il signor Delaborde era stato lungo tempo conservatore del dipartimento delle stampe. Ecco in quali termini ha egli formulato il suo lascito: «Io rilascio alla Biblioteca nazionale, dipartimento delle stampe, per ricordo degli anni che vi ho passati e della benevolenza che vi ho sempre incontrata, la serie completa delle stampe pubblicate dalla Società francese di incisioni dopo il tempo in cui la Società fu fondata fino al giorno della mia morte, più l'esemplare colle numerose note manoscritte che vi ho aggiunte, del volume su Marc' Antonio Raimondi da me pubblicato nel 1886 ».

Donne bibliotecarie in Inghilterra. Anche in Inghilterra si comincia a fare un posto sempre più largo alle donne nel personale delle biblioteche, come in quelle del

l'America.

Già da vent'anni ci sono delle donne impiegate in lavori di biblioteca a Bristol e a Manchester.

Nel 1892 v'erano in tutta l' Inghilterra diciotto biblioteche con personale femminile, oggi sono ottantuna.

Le donne non sono impiegate soltanto come distributrici: fra esse si contano quarantaquattro bibliotecarie.

CORRISPONDENZA

Ai numerosi egregi signori Soci della Società bibliografica italiana che, in seguito alla circolare emanata dalla Presidenza, si sono rivolti alla Direzione ed Amministrazione della Bibliofilia per associarvisi al prezzo d'abbonamento ridotto, si risponde, che debbono indirizzare le loro adesioni alla Spett. Presidenza della Società bibliografica italiana di Milano, la quale si concorderá coll'Amministrazione di questa Rivista per l'invio regolare dei quaderni ai Soci aderenti.

La Direzione della Bibliofilia coglie quest' occasione per rendere vive grazie all'egregio Presidente della Società bibliografica italiana, l'on. signor senatore Brambilla, per le benevoli espressioni di simpatía e di lode dedicate alla Rivista nella sua circolare diramata ai Soci dello spett. sodalizio.

F. R., Monaco.

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Grazie del suo articolo che non potrá peró essere pubblicato sí presto, poiché la Rivista si è impegnata cogli autori di articoli inviati, ed in gran parte già composti, sino al nuovo anno. Come vede, anche questo quaderno eccede di parecchio il numero di pagine stabilito dal programma.

G. P. T. La sua pubblicazione dà prova di assidue sue ricerche; queste erano peró inutili, perché non aggiungono nulla di nuovo a ció che giá si sapeva, e perció questa Rivista non può occuparsene.

I. B. T., Albany.

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Ch. L., Firenze. Your article about some valuable miniatures will be published in English just as you desired.

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Comm. C. L., Colle di Tronto. L'articolo già composto e corretto deve essere rimandato al prossimo numero stante la mancanza assoluta di pubblicare per intero i due primi articoli.

Chiuso il 1° ottobre 1899.

602-10-99. Tipografia di Salvadore Landi, Direttore dell' Arte della Stampa

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