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Basta aprire a caso il libro e leggere poche pagine per rilevare che quanto egli copia o traduce da altra compilazione, non manca un certo costrutto e qualche utile notizia od avvertimento. Ma quando scrive di suo, egli fa periodi anche peggiori di questo che leggesi a pag. 417: « Naturalmente certe cariche (come capi di Stato, ecc.) portano con sè il possesso di autografi importanti, seppure dell'epoca!»

Questo periodetto pare mal copiato: « I romani incaricavano i loro schiavi colla copiatura dei manoscritti. »

Quest'altro ci pare senza senso: « Per quanti autografi ci fu possibile cercammo di eruire (?) i prezzi pagati per lettere autografe con firma intera e data completa, a lettere o documenti firmati ricorremmo solo nel caso, questi sono i più frequenti. »

Nel seguente periodetto chi ci si raccapezza è bravo: «Bisogna aver acquistato una certa pratica, inamissibile (sic) se non si ha confrontato e studiato molti autografi. »

In quest'altro è personificata, affibbiandole il titolo di oziosa e falsaria, la carta vecchia le cui pieghe e ineguaglianze sono « causate dal lungo riposo in posizioni false. »

Questo Manuale è pure gremito di errori ne' cognomi di scrittori e collezionisti, ivi citati; onde si troverà Mazzatinto per Mazzatinti, Campari Giovanni per Campori Giuseppe, Taddai per Taddei; Apostolo Zeno, è trasfigurato in uno dei dodici apostoli (pag. 24), e Pixcrecourt per Pixérecourt, Ruccellai per Rucellai; il celebre convento di Monte Cassino, è convertito a lettere maiuscole in MONTE CASSIANO (pag. 22) e lo svarione è ripetuto a pag. 23. Scambia il nome di un cannone a vapore architonitruum con quello dell'inventore; fa di Giuda e di Giuda Iscariotte due personaggi diversi (pag. 47); chiama un certo Libri il celebre matematico di questo nome.

A proposito della falsificazione degli autografi, racconta, traducendo male dal francese '), la truffa famosa sotto il nome di Vrain-Lucas, la quale da costui commessa a Parigi a danno del professore di matematiche alla Sorbona, Michele Chasles, diede luogo a un processo che esilarò la Francia e tutto il mondo de' collettori e intendenti d'autografi. Nientemeno che furono acquistati a prezzo altis

Conta che l'inglese paga un prezzo incredibile un autografo-reliquia! << che anche in materia di manoscritti c' è il retro scena! » Chiama autografi vecchi quelli che in contrapposto dei moderni si dovrebbero chiamare antichi, e cosí lettere vecchie invece di antiche, errore ripetuto in più luoghi.

Volendo significare che ogni specie di lettera autografa antica, purché in piena regola e di persona illustre, sarà sempre preferita, esce in questo guazzabuglio: « Uno scritto autografo, sia esso di natura privata, scientifica o commerciale (?), purché munito della firma per intero, di data completa e, trattandosi di lettere vecchie, possibilmente anche d'un ben conservato suggello, sarà sempre ricercato. Minor interesse accaparrerà (sic) uno scritto, ecc. >>

Volendo dire, a quanto pare, che non di rado autografi antichi si trovano laceri, si esprime così:

<< Autografi laceri, specialmente al posto della piegatura, non sono affatto rari. »

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1) Vrain-Lucas aspirava al posto di bibliotecario, carica che per deficienza di coltura gli era inarrivabile (sic). »

simo lettere a. f. di Erode e Pilato, e persino di Saffo e di Giuda Iscariotte alla Donna di Maddalo, tutte in francese antico!!

Ebbene, bisogna dire che ci sarebbe cascato anche il nostro Budan, dal momento ch'egli a pag. 22 ci regala questa strabiliante notizia:

<< La Biblioteca del Convento de'frati domenicani a Bologna possiede il manoscritto originale del Pentateuco, fatto da Esdra. »

Altra non meno mirabolante sentenza egli ci regala a pag. 404, ed è

questa:

<< I grandi uomini non scrivono negli albums che delle sciocchezze. »

I grandi uomini possono scrivere tratti di spirito, scherzi più o meno di buon genere, ma la fabbrica delle sciocchezze la lasciano a noi poveri mortali.

Prendendo ad ammaestrare nel capo VIII i collettori intorno alle maniere di procurarsi autografi, dice che queste sono tre:

1) acquistandoli dai negozianti;

2) facendone cambi con altri amatori, e

3) ottenendo lettere, in risposta a qualche domanda accortamente fatta, da celebrità contemporanee.

Lasciamo stare gli espedienti ameni e puerili che suggerisce per carpire risposte agl' illustri viventi.

I cambi, a detta sua, servono solo a completare qualche riparto; ma, secondo la nostra esperienza, essi vanno ogni di piú in desuetudine.

Sicché non resterebbe che di far la scelta dell'occorrente ne' cataloghi de'negozianti; ma tosto soggiunge che questa via più spiccia è anche più dispendiosa. Quasi che ai di nostri si potesse fare una collezione di cose rare e pregevoli, segnatamente antiche, senza di molti denari. Questa sentenza budaniana è non meno umoristica dell'altra assai nota: « Il vino si può fare anche con l'uva! »

Il capitolo seguente (IX) intitolato Indirizzi di negozianti e collezionisti, è una vera canzonatura; dacché l'autore dichiara, che scopo della sua guida « è di far conoscere i principali negozianti e amatori, sparsi per tutto il mondo » e dopo avere ripetuto a sazietà che esso ha inteso rendere un segnalato servigio agl'italiani, tosto soggiunge, a corona di tutte le altre contradizioni, che si è dovuto limitare agl'indirizzi esteri. E per quali potenti ragioni? Primo, perchè la sua guida << sarebbe stata legata a uno spazio ristretto » (e dimenticava ch'è di ben 425 pagine piene zeppe di superfluità); in secondo luogo, perché in un altro Manuale Hoepli, compilato da C. Vanbianchi, col titolo: Raccolte e raccoglitori italiani d'autografi e destinato solo agl'indirizzi, di questi se ne troveranno a iosa. Ora il suddetto signor Vanbianchi va propalando che il suo Manuale, che uscirà nel prossimo febbraio, non si occupa affatto di questi indirizzi; i quali, come si vede, sono rimandati da Erode a Pilato e alle calende greche! E dire, che si tratta di due Guide O Manuali che si debbono completare a vicenda, e che lo stesso benemerito editore vuol dedicati all'istruzione del buon popolo italiano!

Senonché al conte Budan è piaciuto, bontá sua!, fare un'eccezione pei nostri Musei, Biblioteche e Archivi, che conservano immensi tesori di manoscritti e di

autografi. Ma le indicazioni, scarse, vaghe, incomplete, inesatte, come sono (pag. 21), non servono davvero a dare ai curiosi e agli studiosi italiani e stranieri un'adeguata idea delle nostre ricchezze archivistiche e molto meno un utile indirizzo.

Lasciati dal conte Budan a giocare tra loro a gatta cieca i poveri negozianti e collezionisti italiani (il cui numero non è stragrande come egli asserisce, senza forse conoscerne alcuno, ma molto ristretto), avesse almeno raccolti tutti i suoi lumi per illuminare gli stranieri! Niente affatto! Basta scorrere le trentadue paginette dedicate ai loro indirizzi per accorgersi ch' egli lunge dal darsi pensiero di attingerli direttamente alle loro fonti, si è servito delle guide straniere e neanche delle piú recenti, complete ed esatte; onde, mentre vi si vedono notati alcuni collettori e negozianti che sono morti, ve ne mancano parecchi de' nuovi sopravvenuti.

Che diremo infine della smania irrefranabile onde l'autore mostrasi dominato dalla prima all'ultima pagina della sua indigesta compilazione, di voler parlare quasi ex cathedra o ex tripode di scienze, arti, invenzioni, ecc., copiando a casaccio da libri e giornali?

Agli esempi dati, aggiungiamone qualche altro, riferendo le stesse sue parole:

<< La introduzione della stampa con caratteri mobili non essendo presso di noi, al pari dell' invenzione, posteriore alla sua generalizzazione in Germania, sarebbe davvero strana cosa che nessun libro, edito in Italia verso il 1500 - in ogni caso però avanti il 1515 - avesse a contenere, entro alla composizione, un fac-simile, una riproduzione qualunque di scrittura, o almeno una silografia simile a quella su cui i tedeschi vorrebbero affermare la loro priorità! »

Il punto ammirativo è anche suo

non ho tempo ora né modo di riscon

trare da dove abbia copiato o tradotto guastando.

Perdonabili sono le omissioni ed inesattezze, tuttochè troppe, nella complicata e innumerevole materia delle bibliografie; ma non cosí l'erroneità o inesattezza nei fatti e nelle notizie. Egli, per esempio, afferma « che nel maggio scorso seguì a Roma l'asta dell' importante collezione del cav. Rossi » (non De Rossi); laddove in vece questa, nello scorso ottobre, fu acquistata dal Liepmannssohn di Berlino pel prezzo di L. 25,000.

Parla in due luoghi della celebre collezione di A. Bovet, che andò dispersa all'asta Charavay di Parigi, restandone un catalogo assai ben fatto e ornato di fac-simili; ma mostra d'ignorare ch'egli ne vendette tutte le X Categorie ossia la parte generica, per dedicare tutte le sue cure e le sue risorse alla sola XIma dei musicisti.

Rigurgita altresí di avvertimenti e precetti o futili o incomprensibili, come questo, che dedicato alla riparazione degli autografi, partecipa d'amendue i difetti: << Il contenuto del manoscritto non si può toccare tanto poco come in numismatica

è possibile di passar l'iscrizione d'una lira ad un centesimo. »

Sputa spesso sentenze del valore di questa: « L'aurea via di mezzo non essendo rintracciabile, ecc. »

Avvertito che nell' involucro o copertina d'ogni autografo si deve notare

il giorno della nascita e della morte dell'autore, aggiunge questo precetto veramente peregrino:

<< Se la persona è in vita, quest'ultima indicazione sarà completata appena avuta notizia del suo decesso. >> Altrimenti il collettore, scambiato con un ufficiale di stato civile, potrebbe cadere in contravvenzione!

Ma il più comico di tutti è questo: « Come i libri rari, cosí anche gli autografi devono esser preservati dalla polvere, dall'umidità, dai vermi e dai topi; però, siccome si levano ed arieggiano di sovente, reputiamo inutile raccomandare al collezionista di tenerli arieggiati e spolverati. » Traduzione: - Questo avvertimento è superfluo ed inutile, ma lasciatemelo dire per riempire la pagina !

Il commercio e lo scambio internazionale, specialmente di autografi, si favorisce da per tutto, giovando all'amichevole ravvicinamento de' popoli. Per l'opposto, il Budan pare che parli di collettori stranieri come d'esseri appestati e pericolosi da doversene evitare il contatto (pag. 195 in fine)!

Da quanto siamo venuti esponendo, appare manifesto che questo Manuale, pur tenendo conto delle buone intenzioni e dell'improbo lavoro dell'autore, non giova davvero alla cultura, vuoi generale vuoi speciale, applicate alla ricerca, alla classificazione, allo studio degli autografi.

Serve esso almeno agli scopi ed agli scambi commerciali, a conoscere cioé il pregio in che è tenuta ciascuna classe d'autografi ed il valore che le si attribuisce, secondo le vendite all'asta o mediante cataloghi a prezzi fissi, o vendite private di qualche notorietà, dai quali tre modi e specie dai due primi si viene formando una specie di listino di borsa?

Sentiamo il nostro oracolo, che anche qui con la consueta sua modestia si vanta d'avere inventata pei cercatori d'autografi una specie di bussola per salvarli da smarrimenti nel mare magno della loro pesca:

<< Al collezionista faceva sinora difetto una guida sicura, una base ragionevole che gli permettesse di fissare il valore commerciale degli autografi (le opere di Fontaine e più tardi L'jsographie (l'j lungo non è mio!) d'hommes célèbres, contenevano è vero molte indicazioni pratiche e lunghe sfilze (sic) di prezzi pagati, ma solo in Francia e solo fino all'anno 1843) '), gli riescirà certamente preziosa la seguente distinta alfabetica che comprende, in rubriche distinte, molti prezzi fatti ad aste nonché nel commercio privato, prezzi che stabilimmo con cura dopo aver consultato e confrontato i cataloghi dei negozianti piú accreditati, gran numero di notizie raccolte presso i collezionisti privati, i risultati di molte importanti aste e tutti quei libri, antichi e moderni, che contengono qualche utile

cenno. >>

Ripetiamo che questi prezzi possono esser presi solo per base. » Basta avere seguito il movimento reale delle vendite degli autografi in quest'ultimo ventennio, in cui il loro commercio ha preso un grande e sempre cre

1) E per passarci di altre fonti, i risultati delle aste all' Hôtel Drouot sino ai di nostri non servono a nulla?

scente sviluppo con aumento de' prezzi, specialmente per certe categorie d'autografi, quali i grandi artisti, poeti, musicisti e inventori, per vedere a colpo d'occhio la confusione che il Budan ha fatto de' pochi cataloghi vecchi e moderni che ha per occasione del suo lavoro consultati, senz' altro, desumendone un prezzo medio, non tanto arbitrario e capriccioso quanto ridicolo e lontano le mille miglia dalla realtà; tale in somma da recare conferma al nostro giudizio, ch' egli ignora persino dove stiano di casa gli autografi e quant'altro ai medesimi si riferisce.

Diamone la prova con alcuni nomi principali del suo catalogo, mettendo il preteso suo prezzo medio in raffronto con quello che a me risulta da cataloghi e vendite pubbliche da un ventennio a questa parte, invocando la testimonianza sí delle Ditte Charavay e Voisin di Parigi, sí degli esperti negozianti Liepmannssohn e Cohn di Berlino, e di chiunque abbia pratica di questo commercio.

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