Immagini della pagina
PDF
ePub

testo, oltre ad alcune aggiunte o postille marginali in latino, dovute allo stesso amanuense, ha qua e là correzioni ed aggiunte, in volgare, posteriori al secolo xv, probabilmente dei secoli XVI-VII; Sovrattutto le tavole numeriche ricorrono spesso emendate, e non di rado con rettificazioni di valore: elemento questo importantissimo, che accresce il pregio del codice, poiché prova che esso fu indubbiamente posseduto da qualche dotto.

Alla fine, dopo l'elenco delle provincie o satrapie nell' Europa, nell'Africa e nell' Asia (c. 172' sgg.), nel verso dell'ultima carta, leggesi la sottoscrizione seguente: «Claudij ptolomei viri Alexandrini cosmographiae

[graphic][graphic][graphic]

octauus et vltimus liber a Jacobo Angelo e græco in | Latinum traductus | finit felicissimæ | Vale qui legis ». Ora cosí in questa sottoscrizione, come ne' titoli de' libri, nelle iniziali de' capitoli, e nelle tavole numeriche delle determinate, relative alle singole località, è notevole l'uso che copiosamente vi fece l'amanuense di inchiostri varî, differenti da quelli soliti. Ché, mentre il testo è scritto in nero, anzi piuttosto in inchiostro quasi giallognolo, i titoli de' capitoli sono alternativamente in verde ed in violetto, e, se contano piú righe, in queste si alternano tali due colori; le colonne de' numeri sono la prima in verde, la seconda in violetto; nella sottoscrizione infine la prima, la terza e la quinta riga sono in violetto, la seconda e la quarta in verde. È noto che il colore azzurro, cosí come il rosso (che

dapprima sembra servisse preferibilmente ne' Mss. de' classici alla trascrizione delle prime linee del testo) a poco a poco rimasero ne' codici per le lettere iniziali, per i titoli, per le didascalíe de' capitoli e de' paragrafi, talvolta per annotazioni marginali, per le segnature ed i richiami, per le sottoscrizioni, ecc.; il color verde poi, adoperato ne' documenti orientali per sottoscrizioni di principi e di prelati'), ne' Mss. latini si riscontra adoperato quasi eccezionalmente, come il violetto. Il Paoli, che nella parte II del suo dotto << Programma Scolastico di paleografia latina e di diploma

[graphic][graphic][graphic]

tica» (Materie scrittorie e librarie, pp. 73 segg.) tratta, come suole, ampiamente e diligentemente anche di questa parte, notato l'uso rarissimo di siffatti colori, quali il verde, il violetto, ecc., ne' Mss. letterarî, ricorda due codici laurenziano-ashburnhamiani (il 905 ed il 932, quello de' primi del secolo XVI, questo del secolo xv) notevoli per esservi adoperato l'inchiostro azzurro, il rosso, il verdastro, il violetto. A questi va aggiunto il nostro esemplare della Cosmografia di Tolomeo, modello di eleganza e di precisione, dove i colori differenti dal nero sono adoperati, come risulta dalle

1) Però nel documento laurenziano del Decreto d'unione della chiesa greca alla latina, l'imperatore Giovanni Paleologo vi si sottoscriveva in tutte lettere rosse.

osservazioni fatte, con un determinato criterio, cioè per un dato scopo. E, poiché se n'offre qui l'opportunità, ricorderò che si potrebbero aggiungere a questo elenco ancora parecchi altri Mss., in ispecie gli Ashburnhamiani seguenti: n.° 1097 (dove, in un frammento astronomico del secolo XII circa v' ha largo uso di verde e di rosso), n.° 1417 (« Viaticus motuum planetarum » di << Erasmus Horisius[-cius] Germanus», dove ogni carta ha un'inquadratura rossa, i titoli sono in rosso ed in verde, e le tavole in rosso

[graphic][graphic]

ed in nero; è de' primi del secolo xvi); n.o 1657 (Epistole e trattati di Leonardo Bruni e di altri, della fine del secolo xv: dove l'inquadratura per ogni pagina è in violetto, in violetto i titoli, e le note marginali, numerose, pur in violetto sottolineato di giallo. Il ms. fu copiato a Napoli nel 1490-91, come risulta dalle sottoscrizioni pure in inchiostro violetto).

Un'altra particolarità degna di special considerazione nel nostro Tolomeo sono le lettere iniziali cosí della epistola dedicatoria come de' singoli libri (quelle de' capitoli sono capitali, alternativamente in verde ed in violetto; le altre che occorrono qua e là, in rosso). La prima, cioè la B di « Beatissimo Patri Alexandro quinto » etc., la quale si stende

lungo il margine superiore e il laterale ed è riprodotta in principio di questa notizia, è disegnata e dipinta su fondi in giallo, bianco, violetto, verde, su cui quasi a guisa di nastri s'intrecciano vagamente e volubilmente rami e frondi, per modo da formare un insieme piacevole all'occhio. Le altre, C, Q, I, M, P, A, I e Q (« c. 2° Cosmographia designatrix ; c. 19' Que ad universalem; c. 46′ Italie situs; c. 75' Mauritanie tinganice situs; c. 96' Ponti et Bithynie situs; c. 123' Assyrie situs; c. 140' Indie intra Gangem fluvium situs; c. 155' Quotquot quidem oportuerit »), le quali sono anch'esse qui riprodotte affinché chi legge possa farsene una qualche idea, quanto almeno lo permetta la mancanza de' colori che nel ms. dànno loro vita e forza, sono in bianco su fondo rosso, con disegno di frondi o rami che capricciosamente s'intreccia a nastri. Di questo genere d'iniziali abbondano molti codici della Laurenziana, de' secoli xv e xvi, di scuola umanistica '), mentre è noto che quasi uguali, sebbene non ugualmente lavorate con finitezza, ricorrono in codici - specialmente sacri de' secoli XI e XII. Onde non sarebbe fuor di proposito affermare che la scuola calligrafica umanistica, come fece per la scrittura in genere, anche per la parte ornamentale, e piú specialmente per le iniziali s'adoprò che rivivessero le forme e i modelli dell'antichità, con tanto ossequio venerata, come ad esempio voleva il Bruni in una lettera a Niccolò Niccoli (la 10a del lib. II nell'edizione del Mehus, Florentiae 1741): il quale trasmettendo al dotto umanista un volume « praeclare scriptum orationum Ciceronis » posseduto da Bartolomeo Capra Cremonese, lo avverte che questi «< cupit ut singulorum capita librorum splendore litterarum illuminentur », e lo prega « tu ergo in ea re diligentiam tuam adhibebis dabisque operam ut non auro nec murice, sed vetusto more hae litterae fiant » osservando: «Nam inaurare vel hic potuisset, si huiusce rei cupiditas ipsum haberet. Verum haec spernit et antiquitati deditus est. Quare facies ut tibi videbitur utque existimabis amatori antiquitatis potissimum gratificari etc. Senis. [1407?]». Questa specie di iniziali disegnate a volubili e capricciosi intrecci di nastri, rami, frondi, tronchi, ecc., con fondi o verdi, o azzurri, o rosei, o violetti, o misti di queste tinte, e spesso punteggiati in bianco, faceva appunto nel risorgimento del culto classico, e forse specialmente per opera

1) Ne sono ornati per l'appunto i due codici splendidissimi della Cosmografia di Tolomeo segnati Plut. xxx, 2 e Plut. xxx, 4. Passarono anche nelle opere impresse a stampa, dove se n'hanno elegantissimi esemplari. Citerò, cosí a memoria, l'Euclide veneto del 1482 (impresso da Erhardus Ratdolt augustensis), il Teocrito aldino del 1495 con ricche iniziali xilografiche, ecc.

[blocks in formation]

della scuola fiorentina, rivivere l'antica maniera di ornare, « non auro nec murice » i Manoscritti.

Gioverà infine aggiungere che l'esemplare del Tolomeo da noi descritto e ammirato nella ricca libreria del cav. L. S. Olschki, porta nel piatto interno della copertina anteriore la seguente designazione, appostavi forse nel secolo scorso: « N.° 69. Cosmographia ptolomei. » E. ROSTAGNO.

RECENSIONI E RIVISTA DI CATALOGHI PER BIBLIOFILI

L. DELISLE. Origine de trois feuillets d'une Cité de Dieu en français ornée de remarquables peintures. Paris, 1899, in-4° gr.

L'illustre Direttore della Biblioteca Nazionale di Parigi ha pubblicato nel Journal des Savants il lavoro qui indicato, e ne fece fare un numero esiguo d'estratti, di cui egli si compiacque favorirci un esemplare. Il nome dell'autore ci dispensa dal giudicare sul merito della pubblicazione, poiché ogni scritto suo, è, com'è ben noto, superiore ad ogni elogio. Ci limitiamo perciò soltanto a riferire succintamente il contenuto di questo lavoro interessante, che potrebbe o dovrebbe piuttosto essere una lezione utile ai bibliofili in generale ed ai bibliotecari in particolare. Il lettore intelligente ne rimane colpito rilevandovi, oltre la somma competenza dell'autore in fatto di manoscritti, la sua immensa attività e memoria. Il signor Delisle, occupato in tanti lavori letterari ed alla testa della prima biblioteca del mondo, la cui amministrazione certamente gli darà da fare parecchio, trova ancora il tempo di leggere tutti i cataloghi librari che gli pervengono, e con quale attenzione! Percorrendo il catalogo d'asta della Biblioteca John Hayford Thorold, il signor Delisle si fermò al n.o 1219: De civitate Dei de s. Augustin, traduction française de Raoul de Préles. Trois pages sur vélin, avec illustrations dues à un artiste de l'École de François Foucquet. xve siècle. Venutogli il sospetto che queste tre miniature dovessero appartenere ad un codice esistente in una pubblica biblioteca della Francia, se le fece venire per esame e constatò, dopo un confronto con una fotografia inviatagli sedici (!) anni fa dal conte de Soultrait, che queste appartengono al magnifico codice della Biblioteca Municipale di Mâcon, al quale nel 1835, allorché fu acquistato, mancavano ben nove miniature, cinque delle quali furono peró più tardi rinvenute ed aggiunte al codice. Naturalmente furono acquistate le tre della vendita londinese riconosciute con tanto acume dall'illustre signor Delisle e riservate per il prezzo di fr. 7500 alla città di Mâcon, che pone un giusto orgoglio nel possesso di un sí prezioso codice. Queste tre miniature formano l'oggetto del trattato dell'autore, che gli ha aggiunto i facsimili magnificamente eseguiti in eliotipía dal Dujardin di Parigi. Le miniature appartengono al terzo, settimo e nono libro della Città di Dio di Sant'Agostino, e sono d'una ricchezza, bellezza e

« IndietroContinua »