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ficio ove essa è riposta, è addirittura l'antitesi di quanto abbiamo narrato qui sopra per le biblioteche citate. Il prefetto della biblioteca comm. D. Chilovi, il Municipio, l'intera cittadinanza fiorentina, reclamano dal Governo, da lungo tempo, che contribuisca alla costruzione d'un palazzo per la biblioteca, ma inutilmente: per questo lavoro non ci sono fondi. Stimiamo opportuno riportare qui il resoconto della seduta odierna (17 gennaio 1900) del Consiglio Comunale che, per strana combinazione, ci viene sott'occhio, affinché si venga a sapere che i locali, oltre di essere insufficienti, offrono un grave pericolo al personale della biblioteca ed agli studiosi.

<< Il Sindaco comunica alcune interpellanze di vari consiglieri sulla questione della Biblioteca e dà la parola al consigliere DEL LUNGO, il quale dice che qualche tempo fa domandò al Sindaco se la questione della Biblioteca si era mossa; invece si è mosso il palazzo. È una vergogna ció che avviene in Italia; che cioè il Governo non abbia compiuto un suo stretto, imprescindibile dovere che da venti anni confessa, riconosce, promette e tira via. Parla a lungo delle pratiche fatte dal Sindaco e dalla Giunta presso il Governo, il quale, anche di fronte ad una memoria presentata dal Municipio fiorentino, non ha mutato sistema. Accenna alla relazione fatta a Montecitorio dal deputato Morelli Gualtierotti. Ma ad ogni domanda si è risposto che mancano i fondi.... e basta. Intanto la Biblioteca si è mossa. Che cosa possiamo fare? Propone che cogli auspici del Comune, s'inizii una legale agitazione cittadina, che potrebbe divenire nazionale, universale. E l'agitazione dovrebbe incardinarsi in queste sue raccomandazioni. Il Governo prenda in esame le generose proposte del Comune e della Cassa di Risparmio. Si sospenda l'accumulamento nell'attuale Palazzo degli stampati, che vengono inviati per diritto di stampa. Il Governo provveda, mentre si prepara la sede definitiva, perché la sede provvisoria abbia garanzia nel fabbricato e nel servizio. Accenna alla collezione dei manoscritti di Galileo, che da dieci anni con reverenza tocca, e dice che quella collezione riposava sicura a Pitti sotto il governo granducale; è stata la libertà che ha fatto essere tesoro pubblico anche il tesoro galileiano. Oggi, se la vergogna non cessa, dovremmo dolerci della libertà, dovremmo lamentarci che non abbiano varcato le Alpi, ove gli stranieri avrebbero con religione custodito i documenti della gloria antica e della miseria moderna d'Italia. Non è favorevole a parziali riparazioni; perché inatili e perché dannose alle Gallerie ed all'Archivio di Stato. Invoca l'agitazione legale in nome di Firenze e se questa alzerà la sua bandiera, Michelangiolo avrà dato il motto a quella bandiera di non ripiegarsi finché il danno e la vergogna dura.

<< Il consigliere AGLIETTI dimostra il dovere del Governo di provvedere alla Biblioteca Nazionale perché s' impone l'interesse artistico. Rileva che nella Galleria manca il posto per esporre seicento quadri, che sono ammassati e pieni di polvere. Né si deve trascurare l'Archivio di Stato, al quale mancano locali. È certo che i colleghi accetteranno la sua proposta, che non tende soltanto all'incremento dell'arte, ma a provvedere ad un gravissimo inconveniente, che potrebbe portarci alla perdita d'immensi tesori.

<< TORRIGIANI (Sindaco) è lieto delle interrogazioni presentate e svolte dai consiglieri Del Lungo ed Aglietti. Ricorda al Consiglio le pratiche già fatte presso il Governo, che non si è messo sulla buona strada per la sistemazione della Biblioteca; perché è impossibile riattare il palazzo dei Giudici. Il Governo non si è reso conto del pericolo d'incendio e di rovina non tanto per la Biblioteca quanto per la Galleria. Confida che l'agitazione legale possa una buona vosta persuadere il Governo, che rifiuta a Firenze centomila lire, mentre non ha difficoltà di cercare e di trovare dei milioni per altre cose. Nella prossima seduta sarà svolta la mozione Del Lungo, alla discussione della quale potranno prender parte tutti i consiglieri. Comunica al Consiglio un telegramma col quale giorni addietro egli avvertí il Ministro della minacciata rovina. Non ha avuto risposta che dal Prefetto, il quale fece visitare i locali dall' ingegnere capo del Genio civile, il quale rassicura gli studiosi. Osserva che sono stati fatti mettere soltanto dei puntelli. Del resto lo stesso ingegnere ammette che si possono verificare dei crolli. E si sono verificati.

« AGLIETTI si associa alla mozione del consigliere Del Lungo, augurandosi che l'agitazione legale divenga europea e decida il Governo, che fa vista di non sentire, a decidersi.

<< TORRIGIANI (Sindaco) si augura che il Governo una buona volta si ricreda e si degni esaminare il progetto di massima del Comune di Firenze. »

Speriamo che il Governo accolga finalmente il voto di Firenze, che è, dopo tutto, il voto di tutta l'Italia intelligente e studiosa, ed anzi di tutto il mondo civile, e provveda con quella sollecitudine che il decoro dello Stato urgentemente reclama. L. S. O.

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L'autore del manoscritto di Köninginhof. Il cosiddetto codice di Köninginhof in Boemia fu considerato come il più antico monumento letterario boemo, come un tesoro nazionale che racchiudeva una raccolta di poesie epiche e liriche del XIII secolo. Molti letterati tedeschi espressero però alcuni dubbî sulla sua autenticità; e anzi parecchi di questi come Wattenbach, Büdinger e Feifalik ne dimostrarono già quarant'anni fa addirittura la mistificazione. Il direttore d'un giornale boemo fu condannato a due mesi di prigione per aver pubblicato una serie di simili articoli nel suo foglio, e per aver in tal modo pubblicamente disprezzato un monumento che formava l'orgoglio della nazione!! Ma l'autenticità del codice fu più tardi messa in dubbio anche da alcuni eruditi boemi e finalmente con argomenti inconfutabili ne fu addimostrata la grossolana falsificazione. Ora i difensori del monumento letterario nazionale i quali volevano almeno salvare l'onore del bibliotecario del Museo boemo, Wenzel Hanka, che diceva d'aver trovato il manoscritto il 16 settembre 1817 in un angolo della torre della chiesa di Köninginhof, dichiaravano ch'egli avesse completamente ignorato la falsificazione e pubblicato la sua scoperta in buona fede. Ma anche questa difesa non corrisponde al vero, e cade ora grottescamente, poiché lo stesso bibliotecario Hanka, lo scopritore immortale dell' importantissimo codice dei Boemi, fu testé riconosciuto autore del famoso manoscritto col quale s'è burlato di tanti eruditi e della nazione intera, che, per gratitudine, gli avrà forse eretto in qualche angolo un monumento, contro il quale, in tal caso, i Boemi sfogherebbero molto più giustamente il loro furore anziché contro chi non parla la loro lingua. La burla è tanto più enorme, inquantoché l'autore si è nominato nel manoscritto coll'intero suo nome, scrivendo sotto una poesia le lettere V. H. A. N. K. A. F. E. C. I. T. che sinora diedero luogo a tante e tante discussioni per decifrarne il senso, mentre queste lettere messe assieme vogliono dire V. Hanka fecit e rivelano l'autore del codice del xiii secolo, cioè Venceslao Hanka il quale era il bibliotecario del Museo nazionale boemo nel principio del secolo decimonono (!!), a meno che gli incorreggibili fanatici non vogliano trovarne un omonimo del XII secolo !

La Bibbia commentata da Nicolò de Lyra e stampata da Sweynheim e Pannartz a Roma negli anni 1471 e 1472, della quale ci siamo occupati minutamente nei numeri precedenti della nostra Rivista, è ancora oggetto di viva discussione nei giornali stranieri. A proposito dei versi da noi riportati nel quaderno 8-9, pag. 223.

Si Lyra non lyrasset
Lutherus non saltasset,

ci si scrive, che questi non furono fatti in rapporto a Lutero, ma si trovarono già nella forma

Nisi Lyra lyrasset

Nemo doctorum in bibliam saltasset,

nell'edizione di Grüninger della Margarita philosophica di Reisch dell'anno 1508, cioè quattordici anni avanti la pubblicazione della Bibbia settembrina.

Arte. Pochi giorni sono, a Genova, nell' ampio salone del palazzo Pallavicino si procedé alla vendita di mobili di lusso e di oggetti d'arte costituenti la successione Pallavicino-Grimaldi. L'asta fu interessantissima; basti dire che due cassettoni, epoca Luigi XV, furono acquistati, per conto del Re, al prezzo di dodicimila lire, e che una piccola tavola di Jean van Gossaert, rappresentante la Deposizione, salí assai disputata al prezzo di ventiquattro mila lire e fu aggiudicata al Museo di Bruxelles. Quattro famosi arazzi Gobelins,

con soggetti tratti dall'opera Armida e Orlando, eseguiti su disegni del famoso Coypel, arazzi donati dal re Luigi XV al duca Paolo Gerolamo Grimaldi, vennero messi all'incanto sul prezzo di 400 mila lire, e furono aggiudicati al signor Seligmann, noto antiquario parigino, per 585 mila lire.

Pubblicazioni notevoli. Il visconte di Caix e Alberto Lacroix hanno intrapreso la pubblicazione presso la Casa libraria di Paul Ollendorff di Parigi di una Histoire illustrée de la France dalle sue origini fino ad oggi. Gli Autori facendo tesoro del risultato delle ricerche storiche degli ultimi cinquanta anni, stanno compilando un'opera originale, che va dalle origini della Francia, attraversando venticinque secoli, fino agli ultimi avvenimenti. L'opera consta di venti volumi divisi in cinque serie in-8 grande di lusso, ciascuno da 300 a 400 pagine, illustrate da 10 000 riproduzioni, e 400 carte e piani inediti. Il primo volume della prima serie, già pubblicato La Gaule indépendante, è la dimostrazione più chiara dell'importanza dell'opera, e per gli importanti documenti e ricerche inedite, per la splendidezza delle illustrazioni e per la sua forma letteraria. Il secondo volume verrà al pubblico prima della fine dell'anno; altri tre durante l'anno 1900. A maggiore dimostrazione dell'importanza dell'opera, ecco i titoli di venti volumi:

Première série. 1. La Gaule indépendante; 2. La Gaule romaine; 3. Les Mèrovingiens; 4. Les Carlovingiens.

Deuxième série. - 5. La Féodalité et les Communes (987-1180); 6. La Renaissance française du XI11 siècle (1180-1270); 7. Les Croisades. La France Outre-Mer (1095-1270); 8. Les derniers Capétiens directs. Avènement des Valois (1270-1350).

Troisième série. 9. Première partie de la Guerre de Cent ans. La Jacquerie. La France aux Anglais (1350-1422); 10. Deuxième partie de la Guerre des Cent ans. Jeanne d'Arc. Expulsion des Anglais (1422-1461); 11. Fin du Moyen-Age. Formation de l'unité française (1461-1515); 12. La Renaissance italienne du XVI siècle (1515-1560).

Quatrième série. - 13. La Réforme et les Guerres de Religion (1560-1589); 14. Les premiers Bourbons: Henri IV et Richelieu (1589-1643); 15. Le siècle de Louis XIV (1643-1715); 16. Le XVIII siècle (1715-1789).

Cinquième série. — 17. La Révolution française (1789-1804); 18. Le Consulat et l'Empire (1804-1815); 19. Le Regime censitaire (1815-1848); 20. Le Suffrage universel. La Démocratie (1848-1900).

Il Ministro della P. I. francese ha deliberato, secondo quanto annunzia il Figaro, di acquistare per conto dello Stato la superba collezione di manoscritti orientali riuniti dallo Schefer, direttore della Scuola delle lingue orientali viventi, morto qualche tempo addietro. Questa collezione, frutto di ricerche assidue continuate per cinquant'anni in Egitto, in Siria, in Turchia, in Persia e in India, è una delle più ricche che siano in Europa, e contiene manoscritti che, oltre al grande valore intrinseco, hanno pure un valore artistico considerevole per ornamenti grafici. Il numero totale dei manoscritti è di 1600: essi sono riuniti in 700 volumi. Vi sono 406 opere arabe, 404 opere persiane e 350 turche. Il governo francese pagherà la collezione centomila franchi.

I numerosi papiri preziosi dei Musei di Berlino furono minutamente descritti dai signori Adolf Ermann e Fritz Krebs in un volume superbo ornato da 13 illustrazioni e da 24 tavole, pubblicato dall'editore W. Spemann di Berlino. Quantunque il lavoro sia stato

eseguito dagli autori con rara profonda erudizione, è tuttavia alla portata di tutti, perché gli autori s'erano prefisso lo scopo di pubblicare una guida dei papiri esposti nella sezione egiziana dei Musei di Berlino, e di far vieppiú conoscere, con utili spiegazioni e colla traduzione del contenuto dei papiri, la vitą degli antichi Egiziani, scopo che hanno ottimamente raggiunto. Il libro si occupa della provenienza e della conservazione dei papiri, e tratta in varii capitoli anche sui papiri jeratici, demotici, greci, arabi e copti, ed è scritto con tanta chiarezza che la sua lettura riesce attraente ed è atto a provocare un vivo interesse per la materia, anche in chi la considerava prima come recondita e riservata soltanto agli specialisti.

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Mostra pariniana nella Biblioteca Nazionale di Milano e Albo Pariniano. Domenica 26 novembre venne inaugurata nella grande sala di Maria Teresa alla Biblioteca di Brera la Mostra pariniana, raccolta a cura della direzione di quella Biblioteca.

Per desiderio del Comitato promotore del monumento a Parini la cerimonia di inaugurazione di questa Mostra serví al tempo stesso di solennità per lo scoprimento del monumento al grande Poeta civile. Nell'imponente sala, per metà occupata dalla Mostra, convennero le autorità cittadine, le rappresentanze di tutte le Scuole milanesi e dell'Università di Pavia con le respettive bandiere, i membri del Comitato e un' elettissima schiera d'invitati, tra cui si notavano tutte le piú spiccate individualità nel campo degli studî in genere e delle lettere in ispecie, e una numerosa ed elegante rappresentanza del sesso gentile.

Parlò per primo il Presidente del Comitato, nobile Giovanni Visconti-Venosta, che ringraziò tutti coloro e in modo speciale gli studenti di tutta Italia — i quali hanno contribuito col loro obolo all'erezione del Monumento; ricordò con riconoscenza il nome del compianto senatore Robecchi, che a quello scopo lasciava un cospicuo legato; e chiuse augurando che da coloro che contribuirono ad arricchire l'odierna Mostra pariniana venga seguíto il nobile esempio già dato dal senatore Brambilla, che volle far dono a Brera di tutti i libri e i manoscritti del Manzoni, purché quivi si potesse destinare tutta una sala alla memoria dell'illustre lombardo.

Dopo le applaudite parole del nobile Visconti-Venosta, il prof. Scherillo, che tiene la cattedra di letteratura italiana nella R. Accademia scientifico-letteraria, fece la commemorazione del Parini.

Aggiunse finalmente poche parole il cav. Fumagalli, bibliotecario di Brera, ringraziando i numerosi intervenuti, nonché tutti coloro che alla riuscita della Mostra contribuirono, spiegando come e perché questa dovette mantenersi in limite modesto e facendo voti perché si avveri l'augurio del Presidente, che si possa in un non lontano avvenire istituire nella Braidense una sala Pariniana.

La cerimonia si chiuse con una breve visita degl' intervenuti alla Mostra, nella quale sono raccolti numerosi ritratti dipinti ed incisi dell'illustre poeta, dei suoi amici e dei suoi protettori d'ambo i sessi, dei suoi principali commentatori e degli uomini più eminenti del tempo suo coi quali ebbe consuetudine; le edizioni principali delle sue opere, parecchi suoi manoscritti, molti documenti che riguardano la vita sua come poeta e come cittadino; la lucerna, celebrata dalla nota ode del Cavallotti; la cattedra dalla quale il Parini insegnò eloquenza a Brera, e molte illustrazioni dei luoghi dove egli ebbe occasione di dimorare.

Dopo questa visita i convenuti si formarono in corteo che colle autorità alla testa mosse verso la Piazza Ellittica dove il monumento al grande poeta satirico doveva venire

scoperto. In occasione di queste feste è uscito l'annunciato Albo Pariniano, alla cui compilazione attese con singolare amore il cav. Giuseppe Fumagalli, bibliotecario della Braidense. Il bellissimo volume, stampato con somma accuratezza nelle officine dell' Istituto italiano d'arti grafiche di Bergamo, contiene circa centocinquanta illustrazioni finissime, fotografie di Carlo Vismara, fra le quali primeggiano i ritratti: una sessantina. Undici di questi sono del Parini, gli altri di molti personaggi che ebbero relazione in qualche modo con il sommo poeta, o si occuparono di lui e delle opere sue, o ne eternarono le sembianze sulla tela o nel marmo. Gli altri disegni riproducono alcuni luoghi di Milano, di Bosisio, di Cavallasca, autografi importanti, medaglioni, frontispizi di edizioni speciali, monumenti, ecc. Di tutte indistintamente le illustrazioni il cav. Fumagalli dà una chiara e precisa descrizione, dimodoché questo Albo potrebbe servire di preziosa guida a chi volesse ricostruire una storia biografica-aneddotica letteraria di Parini e de' tempi suoi. L'iconografia raccolta dall' egregio bibliotecario della Braidense è veramente degna di occupare uno dei primi posti nelle librerie degli studiosi, fra le migliori opere che trattano del << primo pittor del signoril costume ».

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La Biblioteca fotografica italiana. La Bibliofilia (pag. 226-227) ed altri giornali hanno annunziato che una schiera di benemerite persone ha l'intenzione di istituire una biblioteca fotografica, una fotografoteca italiana, vale a dire, per intenderci, una collezione in cui siano riunite nella maggior quantità possibile, fotografie di paesaggi, di vedute di città, di monumenti, di opere d'arte antiche e moderne, di ritratti di illustri personaggi, di avvenimenti, ecc., in modo che essa riesca utile ad artisti, a quanti s'occupano di critica e storia dell'arte, ad archeologi, architetti, storici, giornalisti, editori, ecc. All' egregio nostro collaboratore Romolo Artiòli offre quest' oggetto l'occasione di pubblicare nel Corriere d'Italia le seguenti osservazioni :

<< Non v' ha certo chi, all' annunzio di tale proposta, non plaudisca di cuore ai promotori, e faccia voti che la felicissima idea si muti ben tosto in realtà. Sarebbe una vera fortuna per l'educazione artistica, per la storia e per l'economia nazionale.

<< Non si conosce ancora a quali particolari criterii s'inspireranno i fondatori, epperò noi siamo in attesa.

<< Frattanto, siccome un consimile progetto era balenato da circa due anni anche a me, ed io l'avevo compiacentemente carezzato, mi si permetta di esporre come potrebbe essere istituito il proposto gabinetto fotografico.

<< Dovendo esso, a quanto sembra, e sarebbe bene, sorgere d'iniziativa privata, per le relative non lievi spese d'impianto, i promotori dovrebbero fare appello a tutti quanti in Italia e all'estero anche, professano il culto sacro del bello: critici d'arte, società artistiche, società promotrici o d'incoraggiamento per le belle arti, accademie, scuole d'arte, ecc. Le pubbliche amministrazioni, specialmente il Ministero dell'Istruzione, concorrerebbero sicuramente, e per quest'ultimo è arra sicura l'eletto ingegno che presiede alle sorti della cultura italiana, e che tanto particolare vivissimo affetto prende alla nostra arte antica e nuova, come lo provano la Galleria nazionale d'arte moderna e gli scavi del Foro.

<< La biblioteca fotografica dovrebbe contare altresí, quale fonte ordinaria di sussistenza, un numero illimitato di soci che pagassero un tenue contributo annuo, come un 10 0 12 lire. << E i soci, nella prima loro adunanza generale, dopo approvato lo statuto, dovrebbero

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