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esposte le stampe per serie di pittori e di scuole, e di 30 volumi di disegni di artisti. Applaudí il pubblico alla generosità del Cardinale, che gli concesse di trarre pro di tante pregevoli cose, mentre provvide che la Biblioteca rimanesse aperta ogni giorno in perpetuo, a beneficio degli studî.

Nell'adunanza del Parlamento del 10 di aprile 1883, il Ministro di grazia, giustizia e culti presentò un disegno di legge per alienazione ad enti morali delle gallerie, biblioteche ed altre collezioni d'arte e d'antichità indicate nell'articolo 4 della legge 28 giugno 1871, che abolí i fidecommessi nella provincia di Roma; venne a cessare cosí la disposizione che proibiva l'alienazione di quelle gallerie, biblioteche e collezioni, di cui fu permesso il trasferimento allo Stato, alle Province, a Comuni, a Istituti o altri enti nazionali laici. Allora fu conchiusa una convenzione col principe Corsini per l'acquisto dello storico palazzo contenente la galleria e la biblioteca, secondo la facoltà concessagli dalla legge del 14 di maggio 1881, concernente il concorso dello Stato nelle opere edilizie di Roma. All'atto era premessa questa nobilissima dichiarazione: « Volle il signor principe Corsini che tale vendita fosse subordinata al patto, che lo storico palazzo venisse destinato ad uso esclusivo delle Accademie delle Scienze, e specialmente della reale Accademia dei Lincei e dei Musei; e mentre provvedeva perché un'opera gloriosa dei suoi antenati fosse degnamente conservata, volle giovare ai buoni studî ed alle belle Arti, e dare a Roma un attestato della sua affezione, donando allo Stato ed all'Accademia la pinacoteca e la biblioteca ivi esistente. »

Cosí ci narra') l'illustre Adolfo Venturi la storia della raccolta Corsiniana che oggi porta il titolo di « Galleria nazionale di Roma », la cui direzione non poteva essere affidata a nessuno meglio che al Venturi stesso, storico d'arte fra i piú competenti che si conoscano e, per i suoi profondi lavori di critica d'arte, reputato in tutto il mondo civile. A lui si deve poi l'istituzione speciale del Gabinetto delle Stampe di Roma, il suo ordinamento e la sua apertura al pubblico, che plaude ora riconoscente alla generosità del Governo del Re ed alla saggezza di Adolfo Venturi, che gli concessero di trarre pro di tante pregevoli cose ivi esposte. La collezione di stampe già appartenuta alla biblioteca del principe Corsini, la quale dalla reale Accademia dei Lincei è stata data in consegna alla

1) Le Gallerie Nazionali Italiane. Anno II, p. 75 e seg.

reale Galleria Nazionale di Roma per formare il nucleo del real Gabinetto delle Stampe, può dirsi la più ricca e la piú preziosa fra tutte le

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raccolte di cui l'Italia va ricca. Delle 125,000 e piú incisioni notate nell' Inventario, ne furono consegnate al Gabinetto Nazionale circa 70,000, rimanendo nella biblioteca dell'Accademia dei Lincei le incisioni che si

trovano in libri stampati, e quella serie di stampe, le quali per il loro carattere non hanno tanta importanza artistica quanto scientifica, come, ad esempio, le carte geografiche, le anatomíe, e via dicendo.

A classificare queste 70,000 stampe secondo i pittori, le scuole, ecc., fu chiamato a Roma dal Venturi il dott. Paul Kristeller, che corrispose alla difficil missione con competenza e criterio tali da riscuotere l'approvazione generale degli intelligenti e dei cultori dell'arte grafica.

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Albrecht Dürer, Cristo martirizzato. (Bartsch 3).

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Albrecht Dürer nacque a Norimberga il 20 di maggio del 1471. Il padre suo, abile orefice, lo istruí da principio nella sua professione, sperando di avere in lui un continuatore della propria arte (nella quale mostrava un talento superiore), e insieme un valido sostegno della famiglia sua, numerosa. Ma il giovane Dürer non trovò nell'esercizio della oreficería

1) Su quest'esposizione troviamo un articolo assai interessante ed esteso del chiaro signor ROMOLO ARTIOLI, inserito nel n.o 53 dell'Emporium, e intitolato « Arte retrospettiva: Francesco Bartolozzi», con 26 illustrazioni che, stante la sua importanza e l'interesse particolare per i lettori della Bibliofilia, sarà, col gentile consenso dell' Editore, ripubblicato dall'autore nel prossimo quaderno di questa Rivista.

tali soddisfazioni che avesser potuto affezionarvelo, mentre egli ardeva dal desiderio di dedicarsi alla pittura, per la quale si sentiva specialmente disposto, e riteneva come perduto il tempo impiegato nell'officina paterna. Sicché il padre dovette cedere alle insistenti preghiere del figlio, e affidarlo, nell'anno 1486, al maestro Michele Wohlgemuth, la cui scuola frequentò per tre anni. Egli finí rapidamente i suoi studî, nei quali si segnald in modo straordinario, e nel 1490 postosi in viaggio, si spinse

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fino a Venezia. Ritornato a casa nel 1494, sposò Agnese, figlia del celebre meccanico Giacomo Frey. Nel 1505 intraprese un secondo viaggio a Venezia, dove lavoravano allora i piú grandi maestri di quella celebre scuola, come il Tiziano, Giorgione, Palmavecchio; ma anzi tutto l'attirava e l'entusiasmava Giovanni Bellini. Mentre Albrecht Dürer, mercé il suo genio e studio avea già imparato nella sua patria a stimare il valore della correttezza del disegno, egli vedeva a Venezia l'immenso effetto e la profondità del colorito, la cui influenza è manifesta in tutte le sue opere posteriori.

Ma quello che rese Albrecht Dürer celebre in tutt' il mondo sino. dalla sua gioventú non è l'arte pittorica, nella quale egli produsse tante e tante splendide opere, ma bensí un' opera incisa in legno. I quadri

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pendevano ai loro posti sugli altari delle chiese o nelle case dei ricchi: ed era cosí assai limitato il cerchio delle persone che li vedevano. Ma le incisioni tanto in legno che in rame, che, stante la facilità e il buon prezzo della loro produzione, per pochissimo potevano essere vendute, andarono

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