Immagini della pagina
PDF
ePub

Palma, direttore della Biblioteca Nazionale di Lima, si studia di dimostrare che la parola America sia d'origine americana e non abbia nulla che fare col nome di Amerigo Vespucci. Nella D. Rundschau f. Geographie und Statistik troviamo un articolo esteso, col quale l'autore spiega minutamente le circostanze che motivarono la denominazione d' America. Questa ebbe la sua origine in un circolo di letterati che s'era formato alla fine del XV secolo a St. Dié nella Lorrena. A questo circolo apparteneva anche Martino Waltzemüller, il quale latinizzò più tardi il suo nome in « Ilacomylus. » Sotto la sua direzione pubblicarono questi eruditi una raccolta di carte geografiche, un Tolomeo, e come introduzione a questo, Waltzemüller eseguí nel 1507 un globo ed una carta dell' universo, sulla quale cercò di riunire le antiche figure di Tolomeo colle nuove carte marine degli Spagnuoli e Portoghesi. Anzitutto vi doveva essere disegnata la recentemente scoperta Terra della Santa Croce, come i Portoghesi chiamavano l'America meridionale. Per rendere più comodo l'uso di questo globo e della sua carta universale Waltzemüller compose contemporaneamente un libro di testo Cosmographiae introductio che fu pubblicato a S. Dié (Deodati) il 25 aprile 1507, e qui si trova quel passo che risolve decisamente la questione del nome d' America: « Nunc vero et hae partes (Europa, Africa, Asia), sunt latius lustratae et alia quarta pars per Americum Vespuccium (ut in sequentibus audiatur) inventa est, quam non video cur quis iure vetet ab Americo inventore, sagacis ingenii viro Amerigen quasi Americi terram sive Americam dicendam, cum Europa et Asia a mulieribus sua sortita sint nomina. »

Da ciò risulta ad evidenza che la proposta di chiamare il nuovo mondo dal nome d' Amerigo Vespucci America fu fatta da Waltzemüller: questa fu accettata e diciamo pure s'è addirittura imposta, giacché la sua Cosmographiae introductio fu letta ovunque e si diffuse enormemente. Ed infatti troviamo già sulla carta rarissima d'Apiano stampata nel 1522 ed unita all'edizione di Solinus Polyhistor procurata da Camers la denominazione America provincia. Alcuni scrittori sospettavano che Vespucci stesso avesse dato il proprio nome al nuovo mondo, ma ciò è assurdo già per la sola ragione che in nessuna delle carte marine spagnuole di quel tempo si trova il nome d'America che gli Spagnuoli non usavano, del resto, durante l'intero XVI secolo, mentre scrivevano conseguentemente o Mondo nuovo o Indie occidentali. Waltzemüller riteneva in principio che Amerigo Vespucci avesse scoperto il nuovo mondo e ciò si spiega col fatto che gli scritti di Vespucci sull' America furono assai diffusi ed avidamente letti, mentre più tardi soltanto si apprese che il vero scopritore era Cristoforo Colombo, e per quanto avesse cercato di annullare la sua prima proposta, non vi riuscí, perché ormai il nome d'America era già sulle labbra di tutti. Waltzemüller conosceva Vespucci soltanto col nome 'Amerigo' e non col suo vero nome Alberico,' e sarebbe piuttosto da indagare, per qual motivo Vespucci cambiò più tardi il suo nome in Amerigo o Americus, anziché perdere del tempo inutilmente sulla storia dell'origine del nome America che è contenuta inconfutabilmente nelle poche righe surriferite della Cosmographiae introductio.

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

Catalogo di tipografi Spagnuoli dall' introduzione della stampa sino alla fine del XVIII secolo. Il signor Marcelino Gutiérrez del Caño ha intrapreso nella Revista de Archivos, Bibliotecas y Museos (1899, 11-12) la pubblicazione d'un Ensayo de un catálogo de impresores españoles desde la introducción de la imprenta hasta fines del siglo XVIII. ' L'autore esordisce col dire che il suo lavoro non ha la pretesa d' essere considerato come completo, e ciò si comprende, anzi sarebbe quasi impossibile, stante la notevole dispersione di tanti e tanti volumi che dovrebbero essere tutti consultati de visu. Egli offre un catalogo dei tipo

grafi spagnuoli in ordine alfabetico delle città nelle quali esercitavano la loro arte, coll' indicazione del tempo in cui le loro officine funzionavano.

La prima parte comprende i seguenti luoghi da A a C: Alcalá de Henares: primo tipografo Lanzalao, Ladislao ó Estanislao Polono 1502-5, Alcañiz, ove soltanto nel 1779 fu introdotta una tipografia, Alicante: Jaime Mesnier, primo tipografo, 1689, Almeria, ove dal 1640 funzionava la imprenta Episcopal, Antequera: Andrés Lobato, primo stampatore, 1570-77, Arevalo: Jerónimo Murillo, primo impressore, 1624-45, Astorga, ove Pedro Cosín stampava soltanto nel 1577, mentre non fuvvi alcun' altra tipografia durante i primi quattro secoli dell'arte della stampa, Badajoz: Francisco Rodriguez 1565-68, primo tipografo, Baeza: Poseía imprenta en 1551, Barbastro: Sebastián Matevad, 1621-22, primo tipografo, Barcelona, la città più importante per l'arte tipografica in Ispagna, ove i tedeschi Pedro Bru y Nicolas Spindeler in società stamparono il primo libro nel 1475, ed ove esistevano, secondo l'elenco, fino al 1799 in tutto 137 tipografie, Baza, con un'unica tipografia di Martin Fernandez Zambrano nel 1614, Berlanga: Juan de Robles, 1565, primo stampatore, Bilbao: Matías Morés, primo tipografo, 1578-89, Burgo de Osma, con l'unica tipografia di Diego Fernández de Cordoba negli anni 1564-86, Burgos: Fadrique Alemán, 1485-1517, primo impressore, e Cadiz, ove si stampava già sino dal 1505, ma senza nome del tipografo, mentre soltanto nel 1610 il primo si nominò Clemente Hidalgo.

[ocr errors]

Esposizione Luca Cranach. — Un' esposizione interessantissima è stata fatta a Dresda delle opere dell' eroico pittore tedesco Luca Cranach, che visse fra il 1472 e il 1552. Il periodico L'Arte diretto dal prof. Adolfo Venturi, nell' ultimo fascicolo pubblica le riproduzioni dei principali quadri esposti, di cui fa una splendida rassegna lo stesso prof. Venturi.

Giacomo Serpotta. L'ingegnere Cimino di Palermo ha pubblicato la prima serie d'una raccolta di fotoincisioni, dal titolo Il Serpotta, che riproducono in gran parte putti di Giacomo Serpotta, il genialissimo artista del Seicento, delle opere del quale sono meravigliosamente decorate molte chiese palermitane.

Traduzione di opere originariamente pubblicate in Russia. Come è noto la ditta Detken e Rocholl di Napoli mosse causa contro le ditte milanesi F.lli Treves, Carlo Aliprandi e Baldini Castoldi a proposito del diritto di traduzione in Italia delle opere dello scrittore polacco E. Sienkiewicz, autore del Quo Vadis? della Famiglia Polianeski e di altre opere oggi molto in voga in Italia ed altrove.

La ditta Detken e Rocholl per accordi intervenuti collo scrittore, a mezzo del traduttore professore Verdinois - sosteneva di avere il diritto esclusivo di traduzione, riproduzione e spaccio degli scritti del Sienkiewicz, mentre le altre parti in causa sostenevano non esservi in Italia diritti di tutela sulle opere di autori russi, mancando un trattato fra la nostra nazione e la Russia, che non volle mai entrare a far parte della Unione internazionale di Berna.

In altri termini, le opere pubblicate nell' Impero Russo, quali sono quelle del celebre scrittore polacco, possono liberamente pubblicarsi in Italia da chiunque.

Della questione s'occupò a lungo la stampa e la Società italiana degli Autori, provocando dalla sua consulta legale una relazione del prof. Moisè Amar favorevole alla tesi della libera pubblicazione.

Il giorno 27 di febbraio il Tribunale di Milano ha pronunziato la sua sentenza, la quale premette che la questione deve considerarsi non dal punto di vista di principî generali, ma in base alla legge sui diritti d'autore, giacché l'art. 437 del codice civile fa precisamente riferimento alla legge speciale. Le opere straniere quindi sono sottoposte, per l'articolo 44 di tale legge, al principio della reciprocità, che saggiamente è stabilito per ottenere a poco a poco, con prudenza, che il diritto d'autore sia riconosciuto in tutto il mondo. Non crede che il trattato del 1864, esistente tra la Russia e l'Italia, tuteli la proprietà letteraria, sia perché esso riflette il commercio, sia perché si fa appunto riserva di provvedere a tale proprietà con altro trattato che non fu mai stipulato. Esaminata la legge russa sui diritti di autore, la sentenza viene nella conclusione che essa non protegge gli stranieri; e ciò si deve dire tanto più per il diritto di traduzione, il quale non gode alcuna tutela in Russia, per modo che se le traduzioni italiane fossero state pubblicate in Russia sarebbero ugualmente permesse, e che le stesse opere del Sienkiewicz, essendo scritte in polacco, sono tradotte liberamente in russo, senza che l'autore possa vantare alcun diritto. Anche guardando la cosa dal lato morale, la sentenza osserva che questo stato di cose è dovuto precisamente alla Russia, la quale non vuole assolutamente accordar protezione agli stranieri; e aggiunge che a ragione il patrocinatore della Ditta Treves ebbe ad asserire che se la sentenza riconoscesse un diritto qualsiasi alla Ditta Detken e Rocholl, la causa della civiltà e della rivendicazione vera e completa dei diritti d'autore sarebbe irremissibilmente perduta.

Accogliendo quindi le domande delle ditte milanesi, le assolve completamente dalle domande della ditta Detken e Rocholl e condanna quest'ultima nelle spese del giudizio. (Dal Giornale d. Libreria).

Il libro xilografico Ars moriendi » una creazione di Norimberga. Sotto questo titolo pubblica il Fränkischer Kurier del 24 gennaio a. c. il seguente articoletto firmato con H.: << Prof. Henry Thode di Heidelberg ha dichiarato nell'ultimo quaderno del Repertorium für Kunstwissenschaft, che il libro xilografico 'Ars moriendi', che più tardi fu stampato spesse volte anche con caratteri mobili ed era uno dei libri di preghiere piú prediletti, sia stato creato da un artista norimberghese. Prof. Lehrs di Dresda avea detto nel 1890, che i legni del libro xilografico fossero copie da incisioni del maestro E. S., ed il Prof. Schmarsow di Lipsia invece dichiarò che soltanto Rogier von der Weyden abbia potuto dar i disegni per le xilografie dell' Ars moriendi, e che perciò il Brabante sia stata la patria di quell' opera. Thode ammette invece che i rapporti delle xilografie alle opere di Rogier non sono che generici, tali cioè come si trovano presso tutti i pittori, anche tedeschi, che stavano sotto l'influenza dell'arte brabantina, mentre le incisioni sono i precursori delle grandi edizioni illustrate di Norimberga, come dello Schatzbehalter' e della cronica di Schedel. Thode riconosce in fine in Pleydenwurff, maestro di Wohlgemuth, l'artista dell'Ars moriendi. Ora resta di constatare quali incisioni di Norimberga precedettero questo libro xilografico che fu pubblicato verso la metà del xv secolo. Cómpito davvero non facile ! »

[ocr errors]

Esposizione di stampa a chiaroscuro. Nella Galleria Nazionale di Roma è stata recentemente inaugurata una mostra importante di stampe a chiaroscuro, sapientemente ordinata dal solerte suo direttore Adolfo Venturi. Giacché ci siamo occupati ampiamente delle esposizioni precedenti di Dürer (pagg. 25-36) e di Bartolozzi (pagg. 73-104) dedicheremo anche alla mostra presente in uno dei prossimi quaderni della nostra Rivista un articolo esauriente e riccamente illustrato, scritto da un competente critico d'arte.

Croci lombarde.

La raccolta di croci lombarde già appartenente a Carlo Morbio di Milano e che è la più importante del mondo, è stata acquistata dal museo Germania

di Norimberga.

La scoperta d'una tela di Rembrandt. Una tela preziosa di Rembrandt, scoperta dal dott. Hofstede al museo di Colmar è stata acquistata dal reale museo dell' Aia. Il quadro è un ritratto di una ricca ebrea, che irriconoscibile per l'antichità è stato rimesso a nuovo dal Hauser. È dell'ultimo periodo di Rembrandt (1662-1667), ammirabile per

le tinte.

Autografi in Germania. Il prezzo degli autografi in Germania in questo momento è in enorme rialzo perché si è popolarizzata la moda delle collezioni. In una ultima vendita un autografo del poeta Koerner fu quotato 400 marchi, gli autografi di Wieland e Klopstock 900 e 1000 marchi, di Lessing 900 marchi, di Schiller, un frammento drammatico già conosciuto di nove pagine, 2250 marchi, e di Goethe, il discorso pronunciato nel centenario di Shakespeare, 4100 marchi.

Il tipografo Jacopo Suigo. In occasione delle onoranze rese in San Germano Vercellese ai due benemeriti della stampa in Piemonte nel Quattrocento, Jacopo Suigo e Pietro Cara, l' egregio signor Giuseppe Deabate ha pubblicato, in una veste elegantissima, la nuova edizione della sua monografia su Jacopo Suigo da San Germano, tipografo piemontese del secolo XV.

L'egregio autore narra da prima le varie vicende della vita di questo celebre tipografo che primo ebbe stamperia in Torino, dopo averla avuta certamente, di ritorno da Venezia, in San Germano, Vercelli e Chivasso; e del suo protettore ed amico Pietro Cara, oratore, giureconsulto, letterato valentissimo ed iniziatore dell'arte tipografica in Torino. È a questo uomo che il Suigo dedica una gran parte delle sue più belle produzioni tipografiche.

Seguono, la descrizione delle marche e filigrane nelle stampe del Suigo; una serie di facsimili rappresentanti l'evoluzione della stampa in Piemonte dal secolo xv al xix, ed in fine un Elenco delle produzioni tipografiche di Jacopo Suigo, disposte in ordine cronologico dal 1484 al 1498.

Al signor Deabate che ha voluto portare un nuovo contributo alla storia dell'arte tipografica saranno grati coloro che si dedicano alle ricerche storiche sopra i nostri grandi stampatori.

Archeología cristiana. Dal 17 al 27 del prossimo aprile sarà tenuto in Roma un Congresso di archeología cristiana, il quale sarà formato di sette sezioni; e cioè: 1° Antichità cristiane primitive e d'arte relativa; 2° Antichità cristiane medievali; 3° Antichità cristiane medievali orientali; 4° Liturgia; 5° Epigrafía; 6° Letteratura dei primi secoli in relazione alle antichità cristiane; 7° Archeología didattica e pratica.

La conferenza sulla stampa che il nostro illustre collaboratore conte prof. Domenico Gnoli, Bibliotecario capo della Vittorio Emanuele, tenne a Roma nel Collegio romano, è stata dall' egregio uomo ripetuta a Venezia, nel teatro della Fenice.

Dopo di aver osservato quanto è grande lo sviluppo della stampa ai giorni nostri, e quanto mobile, a differenza dell'antico, il pensiero moderno, il conte Gnoli ha preso a considerare, con il suo solito acume, la stampa come unificatrice della umanità.

Il moto dell'uman pensiero è lento, occorrendo un enorme lavoro di preparazione per potere stabilire una formula esatta e per diffonderla; ma, in grazia della stampa, l'unità

scientifica e pressoché compiuta, ed ora, sia pure inconsciamente, per mezzo specialmente del giornalismo, la stampa attende ad unificare il pensiero e la coscienza umana.

L'illustre oratore ha pure esaminato le accuse che paiono più gravi tra quelle che sono lanciate da alcuni contro la libertà della stampa, ed espone l'opinione che essa trovi in sé medesima il suo correttivo, e che, ad ogni modo, la soppressione del pensiero porterebbe a ben più gravi e irreparabili danni di quelli che si vogliono derivati dalla libertà.

VENDITE PUBBLICHE

Dal 2 al 7 aprile avrà luogo a Vienna una vendita all'incanto assai importante di autografi e documenti storici già appartenuti all'arcivescovo Giuseppe Angelini e cav. G. C. Rossi. La Libreria Gilhofer & Ranschburg ne ha pubblicato il catalogo inviandone un numero considerevole di copie all'amministrazione della Bibliofilia che li distribuisce dietro richiesta.

A Parigi sarà venduta all'asta per mezzo della Libreria Damascène Morgard nei giorni 26 al 31 marzo, la prima parte della splendida biblioteca del defunto Guyot de Villeneuve, presidente della Società dei Bibliofili francesi. Di questa vendita importante pubblicheremo nel prossimo quaderno un minuto resoconto.

Nel suo villino in Via Farini, dopo pochi giorni di malattia, è morto di bronco-polmonite il

CAV. GIUSEPPE TORRE

Il cav. Giuseppe Torre genovese di nascita, ma fiorentino di elezione, era uno dei piú eruditi bibliofili d'Italia ed aveva una raccolta di libri rarissimi.

Poeta gentile ebbe l'invidiabile fortuna che i suoi versi fossero posti in musica dal suo illustre amico Giovacchino Rossini, del quale possedeva composizioni inedite che furono tanto ammirate nella Esposizione Rossiniana, tenuta nell'occasione del trasporto delle ceneri del grande pesarese in Santa Croce.

Il cav. Torre era accademico onorario dell'Istituto Musicale di Firenze, per alte benemerenze da lui acquistate.

Pel monumento a Rossini in Santa Croce, il cav. Torre aveva dettato l'epigrafe in versi brevi e bellissimi, che sarà scolpita sul monumento, perché approvata dal Comitato. Col cav. Torre sparisce un uomo erudito, onesto, caritatevole, studioso. La sua memoria rimarrà scolpita nel cuore di quanti lo hanno conosciuto ed amato per le sue rare virtú.

Chiuso il 15 marzo 1900.

184-3-900. Tipografia di Salvadore Landı, Direttore dell' Arte della Stampa

« IndietroContinua »