Immagini della pagina
PDF
ePub

Wasset e legata al Museo nazionale di Cluny. Sebbene non appartengano alle origini, ma ai secoli xvi e XVII, pure queste tavolette, che servirono alla incisione delle carte da giuoco francesi, italiane e spagnuole, sono reputati preziosi documenti per l'istoria dell' arte. Non è agevole, malgrado i disegni che attribuiscono ad esse tre nazionalità differenti, il determinare con precisione il luogo in cui furono fabbricate. Di fatti, al tempo di Enrico II, i fabbricanti di carte (cartiers) italiani e spagnuoli, capitanati da artisti come Panichi e Borghigiani, invasero Parigi, e sotto

[graphic][graphic][subsumed][subsumed][subsumed][merged small][merged small]

Enrico IV, Luigi XIII e Luigi XIV, la voga dei tarocchi stranieri fu al colmo. Vero è che per rivincita, i fabbricanti francesi esportavano i loro prodotti, sull'esempio, d'altronde, dell' Inghilterra, che sotto il regno d'Elisabetta ne fece un commercio di Stato, e dell'Alemagna che sin dal quattordicesimo secolo caricava di carte bastimenti per barattarle in Italia con le spezie.

La piú antica delle tavole esposte a Cluny comprende diciotto figure numerate da 23 a 35; esse rappresentano, con una ingenuità che non manca di grazia, la Fede, la Carità, il Fuoco, l'Acqua, la Terra, l'Aria, la Bilancia, la Vergine, lo Scorpione, l'Ariete, il Capricorno, il Sagittario, il Cancro, i Pesci, l'Aquario, il Lione, il Toro, i Gemini. Il capriccio signo

reggiante in queste imagini, come pure la numerazione in cifre romane, indicano in una maniera sicura ch'esse furono eseguite da un fabbricante di tarocchi fiorentini e fecero parte di novantasette pezzi d'uno de' giuochi di minchiate, cosí popolari in tutta l'Italia nel secolo xvi.

Altre tavole, d' un'importanza meno artistica, sono egualmente uscite dalle mani d'incisori italiani verso la medesima epoca. La prima serviva a fabbricare il tre, il quattro, il cinque e l'otto di bastoni; la seconda il tre, il quattro, il cinque, il sei, il sette e l'otto di denari; la terza a incidere il tre, il quattro, il cinque, il sei, il sette, l'otto e il nove di spade.

In Italia, i colori bastoni, denari, coppe e spade corrispondevano ai colori francesi carreau, trèfle, cœur e pique (quadri, fiore, cuore e picca).

Non pochi eruditi hanno cercato di spiegare i simboli adottati dall'una e dall'altra parte delle Alpi: e si è detto che i quattro atouts (trionfi) italiani rappresentavano le quattro classi della popolazione, pretendendosi riconoscere nei denari i mercanti che li posseggono, nelle coppe i preti che le adoprano, nei bastoni i villani che li maneggiano, e nelle spade i nobili che le cingono.

Vi si è trovata altresí, specialmente in Spagna, una intenzione filosofica d'indicare che i giuochi di carte sono l'immagine della guerra che si fa coi denari (copas e dineros) e con le armi (bastos e spados).

Passandoci d'altre interpretazioni, forse meno sodisfacenti e piú lontane dal vero, e rimandando i nostri lettori ai trattati speciali, che su questo curioso argomento furono pubblicati, giovi dare qualche cenno di alcuni fasci o mazzi di carte antiche, scoperti ai dí nostri e descritti su pe' giornali o in qualche opuscolo a parte per merito dei tanto dileggiati collettori.

Viene prima un mazzo di giuoco morale, del 1500 circa, detto delle Passioni: 1 amore, 2 speranza, 3 gelosía e 4 timore. È distinta in 40 carte semplici e 21 di Trionfi: 1 freccia, 2 vaso, 3 occhi, 4 staffile. Segue un mazzo di carte morali, d'invenzione francese, con sentenze d'Orazio, Seneca, Plauto e Ovidio; meno antiche, ma piú gentili.

Notevole un Giuoco di carte dei Re di Francia, inventato da Giovanni Des Marest, e inciso da Stefano della Bella, per far gustare in compendio l'istoria de' suoi predecessori a Luigi XIV. Era annunziato con data << A Paris chez Henry Le Gros, etc. » e di carte 39, ma forse ne mancava alcuna, dovendo essere ordinariamente ogni mazzo composto di carte di numero pari.

A questo fa riscontro l'altro giuoco di carte delle regine famose, di numero 52, un mazzo bello e completo delle quali fa parte della mia collezione. E però siamo in grado di riprodurne 4 in fac-simile; fig. 2 a 5.

[merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors]

Il giuoco di carte della geografia è pure di numero 52; e questo e il giuoco delle favole sono dovuti al facile bulino di Stefano della Bella, buon disegnatore in tutto, meno nelle estremità. Questi giuochi furono dedotti da quello de' Tarocchi, che vuolsi inventato a Bologna e praticatovi

quando vi avevan principato i Bentivoglio. Di fatti, ve n'è uno con l'arma di questa famiglia, munifica fautrice d'arti e d'artisti, colla sega rossa, e non altro nello scudo, ed una pantera sul cimiero, col motto: Fides et amor. Sono molto più grandi dell' ordinarie: e vi ha di figure sacre, e anche quella del Papa.

Nella città di Bologna fu sempre in uso il giuoco de' Tarocchi, preferito dai vecchi, e ancora se ne può vedere qualche tavolo di giuocatori nelle riunioni serali della società felsinea.

[graphic]

alla maniera del Baldini e del Botticelli, le altre sue stampe non son condotte a guisa di disegni, o di lavori a penna, come quelle dei predetti artefici, ma a guisa di pitture ben lumeggiate; maniera pittorica che fu imitata dai migliori incisori moderni, ma con maggiore maestría dal romano Paolo Mercuri, segnatamente ne' rami incisi a Parigi. Oltre a ciò, nel dar moto alle figure, secondo le diverse passioni dell'animo, fu argutissimo e diligentissimo; il primo che ridusse con grande industria a perfezione il volgere ed il piegar de' panni intorno alle figure, che ne

[graphic][graphic][merged small][merged small]

acquistavano sempre piú parvenza di vere e vive persone. È fama che le stampe di lui viste da Martino Schoen, reputato uno de' maestri del Dürer, egli ne apprendesse a render migliore il suo stile.

Di assai maggior uso, che può dirsi comune a quasi tutta Italia e piú che altrove nel regno di Napoli, sono le carte da giuoco, appunto per ciò dette napolitane, le quali si compongono di 40 figure, divise in quattro categorie di dieci ciascuna, sotto le notissime denominazioni di coppe, denari, spade, bastoni.

Un mazzo notevolissimo di queste carte fu eseguito quasi contemporaneamente a quelle del Mitelli dal cav. Pierleone Ghezzi, nato in Roma

« IndietroContinua »