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la prefazione: Illustri Pandulpho Malateste principi Arimininenfi Paulus | Ramufius Ariminensis iuris utriusqz consultus Sal. plu. dicit. Questa prefazione porta in fine la data: Veronae, M.cccc.lxxxii. xv. octobris. Sul rovescio della 6* carta : Eiusdem Pauli Ramusii epy. Il testo comincia sul recto della 7a carta: AD MAGNANIMVM ET ILLUSTREM | HEROA SIGISMVNDVM PANDOL | PHVM MALATESTAM SPLENDIDISSI | MVM ARIMINENSIVM REGEM ACI

IMPERATOREM SEMPER INVIC | TVM ROBERTI VALTVRII. REI MILITARIS LIBRORVM PRAEFATIO. | (.] Redo equidē nec sum nescius dux.... e finisce sul recto della carta 252 aiût ad cursum affidue prouocafti. | Laus Deo Finis. Sul recto della carta 253 Distycha Dantis tertii Aligeri e sotto queste la sottoscrizione tipografica. Il verso di quest' ultima carta porta il « Registrum huius libri » in

« cinque colonne. Questa seconda edizione, pure rara e preziosa, contiene 96 incisioni a semplice contorno che sono però diverse da quelle della prima ed inferiori.

2) Valturio, Roberto. (In fine): Di Roberto Valturio di Arimino opera de larte militare finisse tra | sata per el spectabel doctor misier Paulo Ramufio de Arimino et ipreffa cũ industria di Bonin di Boninis da Ragusi ila Magnifica 1.Cita di Verona correndo lanno del Mille e quatrocento. lxxxiii. | adi. xvii. de februario. | Laudato sia idio finis. | (1483.) in fol. Hain cita quest' edizione sotto il n.° 15849, ma non ne vide alcun esemplare. L'edizione si compone d'una carta bianca, 5 carte preliminari, d'un'altra carta bianca, 306 carte non numerate e d'una

bianca in fine; essa è ottimamente impressa in Fig. 8.

caratteri tondi; le pagine si formano di 37 o

38 linee e sono segnate a-R, A-0. Le carte preliminari sono occupate dalla prefazione: Al magnanimo et sempre fortunato nel uincere Signor Ro | berto di Aragonia da fancto seuerino dil Serenissimo et incl lito Senato Veneto generale loco tenente Paulo Ramusio di Arimi- | no minimo tra li altri Iurisconsulti con debita riuerentia fi aricomã | da. | In fine un sonetto: « Qui fon depinte le Roman historie » segnato: Dantes Tertius Aliger. Il testo comincia sotto il titolo OPERA DE FACTI E PRECEPTI MILITARI DI LO EXCELLENTE MISIER ROBERTO VAL | TVRIO ARIMINESE GIA INSCRIPTA IN LA | TIN A LO ILLVSTRE SIGNOR SIGISMON | DO PANDOLPHO MALATESTA PRINCIPE | DI ARIMINO ET HORA TRADVCTA IN | VVLGAR A NOME ET GLORIA DEL MA | GNANIMO CAPITANNO E SEMPRE FELICE | IN LE BATAGLIE SIGNOR ROBERTO DI ARAGONIA DI SAN SEVERINO GENERAL | LOCO TENENTE DEL SERENISSIMO ET | IVSTISSIMO SENATO VENETIANO. La sottoscrizione tipografica trovasi sul verso della carta 305, il registro alla pagina opposta, mentre il verso della 3064 carta è bianco. Le belle incisioni, pure al numero di novantasei, come nell'edizione precedente, sono tutte a tratto semplice e copiate su quelle dell'edizione principe.

Firenze, maggio 1899.

LEO S. OLSCHKI.

IL PRIMO LIBRO STAMPATO A COLLIO DI VAL TROMPIA

I

tipografi « ambulanti » tedeschi ed italiani, i quali, veri apostoli dell'arte nuova, percorrevano, sulla fine del secolo xv e sul principio del xvi, tutta la penisola co’loro piccoli torchi a mano, devono aver avuto una speciale predilezione per il territorio bresciano e i deliziosi dintorni dei laghi dell'Italia superiore. Vediamo infatti sorgere e sparire a vicenda, in quel tempo, delle stamperíe perfino nei piú piccoli borghetti, come a Pogliano Veronese (1476), a Tuscolano sul Lago di Garda (1479), a Porto o Portesio (1490), a Sald (1517), ecc., ecc. Uno di quei luoghi, nei quali si esercitò la tipografia sul principio del Cinquecento, fu Collio nella Val Trompia, Comune del circondario di Brescia.

Il Deschamps nel suo « Dictionnaire de géographie à l'usage du libraire et de l'amateur de livres » (Paris, 1870, p. 336) fa l'enumerazione di tre libri stampati a « Colle Vallis Trumpiae ». Essi sono:

1) Liber pontificalis, editus diligentia Augustini Patricii de Piccolominibus, emendatus diligentia Dom. de Lutiis, episcopi Caiacensis et Joannis Burchardi Capellae S. D. N. Papae magistri cerimoniarum. Impressus collibus vallis Trompiae per Mafeum de Fracazinis, anno 1503, die 11 Augusti, in fol.

2) Forma instrumentorum, seu forma cartularii pro notariis ordinata per Magistrum Martinum de Buxiis notarium. Collibus vallis Trumpiae, per Maphaeum de Fracazinis, 1510 in-8.

3) Henrici de Hassia secreta sacerdotum, quae in missa teneri debent. Collibus Vallistrumpiae, per Gabrielem de Fracazinis, 1516 in-4.

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Il nome del luogo sembrò tanto strano al Deschamps, ch'egli fantasticò una denominazione vaga e imaginaria, riferentesi forse a qualche frazione o sobborgo della città di Brescia. Siccome però non riuscí a trovare il nome dei Fracazini nei registri dei tipografi bresciani, egli si decise a dedicare, per debito di bibliografo e di cronista, un articoletto speciale a quella « località indeterminata », che sono le colline di Val Trompia. Eppure basta consultare un qualunque dizionario geografico d'Italia o dar una occhiata ad una carta del territorio bresciano, per fare la scoperta del piccolo Comune di Collio in Val Trompia fra i laghi d'Idro e d'Iseo. Colà la tipografia venne introdotta non nel 1503, ma già un anno prima, come ce ne dà prova un libro rarissimo, rimasto sconosciuto fino ad oggi

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a tutti i bibliografi, un « Doctrinale Alexandri Galli grammatici » col commento di un anonimo, stampato per Maffeo Fracazini nel 1502. Diamo qui, riprodotto in zincotipía, il titolo del libro secondo l'unico esemplare conosciuto, che abbiamo avuto l'occasione di vedere nella Librería antiquaria dell’Olschki di Firenze. Il volumetto si compone di sessantasei fogli non numerati, in-4, è stampato in caratteri gotici, e porta, sulla prima pagina dell'ultimo foglio, la data dell'impressione: ( Collib' p Mapheu de Fracazinis. M.cccccij. L'ultima pagina è bianca. Il titolo, sulla prima facciata, inciso in legno, occupa uno spazio di 120 su ini millimetri; è eseguito in

è caratteri bianchi su fondo nero, evidentemente da una mano poco esperta in tal genere di lavori artistici, forse dal Fracazini medesimo. Nella stessa maniera fu incisa una lettera iniziale S, sulla prima pagina del testo. L'esemplare è completo e ben conservato, ciò che è una ben rara eccezione fra gli antichi libri scolastici. Soltanto ne'margini ha qualche piccolo tarlo e poche macchie d'acqua qua e là.

Per chi sa che gli antichi tipografi del Quattrocento fecero spesso le loro prime prove con un « Donato » o un libro scolastico di simil genere, non può esser dubbio, che questa grammatichetta fosse il primo libro uscito dai torchi di Maffeo Fracazini di Collio, stampato probabilmente « ad istantiam et impensis » di qualche clerico rettore di una scuola in Collio o nelle vicinanze. Anche gli altri tre libri stampati dai Fracazini erano, come abbiamo veduto, destinati all'uso pratico de'sacerdoti e dei giuristi.

Firenze, nel giugno 1899.

FR. MILCKE.

RECENSIONI E RIVISTA DI CATALOGHI PER BIBLIOFILI

Vita nova Dantis: frammenti di un cod. membr. del secolo XIV, novamente sco

perti. A cura di G. L. PASSERINI. – In Firenze, per Leo S. Olschki, nelle case delli Acciaiuoli, an. Dom. MDCCCXCIX, in 16. 5 Lire.

Il conte G. L. Passerini, direttore del Giornale dantesco e cultore benemerito e infaticabile degli studi sopra il divino Poeta, la sua vita, le sue opere, pubblico, in occasione di nozze, in una edizione rara per la eleganza e pel ristretto numero di esemplari, questi frammenti di un codice della Vita nova fino dal giugno del 1898. Ora, per accondiscendere al desiderio di molti studiosi e bibliofili, l'editore Olschki ha, con buon pensiero, procurata una nuova edizione, più manegSamns

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gevole, dei suddetti frammenti, e l'ha posta in commercio. Il volumetto, elegantissimo, stampato con bei tipi elzeviriani su buona carta a mano, reca

ciò che mancava alla prima edizione la riproduzione di una delle chine & refpenfica elama ucha Siparirare Centia michefe folueles

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In questi frammenti è contenuta parte del paragrafo XXIII della Vita nova; i paragrafi XXV a XXVIII e parte del seguente; i paragrafi XXXI a XXXIII e le prime parole del XXXIV.

Intorno alla sua provenienza il conte Passerini osserva che apparendo, dalla memoria di un prestito fatto ad un certo frate, (la quale si trova trascritta colla data del 13 ottobre 1577 nel mezzo della prima metà della carta i recto, tre nomi di luoghi, e cioè Ascoli nel Piceno, Montecerignone e Montemaggiore, piccoli paesi l'uno nel circondario di Macerata feltria e l'altro in quello di Mondavio, dovea probabilmente in quel dintorno « trovarsi il convento dove l'anonimo fraticello facea servire le pagine del manoscritto dantesco a serbargli il ricordo e la fede delle sue prestanze; » e poiché, anzi, uno de' testimoni da lui segnati in quella memoria è detto converso, e i conversi stavan generalmente in servizio de' frati nei monasteri del proprio paese, il Passerini aggiunge che « potremmo quasi esser certi che il nostro codice, o almeno questi frammenti di esso, dovet

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