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Fin da piccino, ricevette alcune lezioni da un tal Gaetano Biagid, indi fu posto a studiare i principî del disegno presso il pittore Giovanni Domenico Ferretti detto l'Imola, poco conosciuto, ma buon artista del tempo, nato a Firenze nel 1692. Ed era di sí vivo e precoce ingegno, che all'età di nove anni, si dice, e sembra impossibile, non solo disegnasse con sicurezza, ma cominciasse ad incidere i suoi e gli altrui disegni.

Sentendosi esser naturalmente inclinato all'incisione, si gettò a corpo morto a studiare il disegno, come fondamento vitale di ogni ramo delle belle arti.

Accortosi poi che per ben tradurre nelle stampe gli effetti del colorito, l'impasto dei colori, e la giusta ripartizione del chiaroscuro, era indispensabile saper anche un poco maneggiare i pennelli, si occupò con grande amore a trattare il pastello e la miniatura. E di lí venne quella minutezza graziosa e quella gentilezza che trasfuse tanto bene nelle opere del suo bulino.

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Francesco Bartolozzi da una incisione di F. Rados.

All'età di circa dieci anni, eseguí un Sant'Antonio sí bello, ch' ei fu tenuto per un prodigio vivente. Però, ciò sentendo, non s'inorgogliva, ma raddoppiava di attenzione e di assiduità al lavoro. S'allontanava dai compagni, e rinunziava agli spassi della sua età, tutto per non perder tempo e lavorare 1).

S'inscrisse all'Accademia di Belle Arti della sua città natale e vi studiò tre anni. Fu in quell'istituto che fece la conoscenza di Gio. Battista Cipriani. E con lui apprese ad intendersi di quadri antichi.

Suo maestro d'incisione fu dapprincipio Ignazio Hugford. Intanto veniva facendosi un gran nome in Venezia, conducendo a molta perfezione l'uso della punta, combinato con quello del bulino, Giuseppe Wagner, discepolo d'Amigoni e di Lorenzo Cars, nato nel 1706 a

Grand Dictionnaire. Paris, tom. deuxième, p. 286, 1730-1813. Altri lo dice nato nel 1725 e morto il 1815 (Nuova Enciclopedia. Torino, 1857, vol. III, p. 245). Il MORONI, Dizionario di erudisione, lo vuole addirittura nato a Pisa, ecc.

1) DE-BONI, Dizionario degli artisti.

Thalendorf sul lago di Costanza, e morto a Venezia nel 1780, che lavorava anche ad acquaforte, disegnava ed esercitava, come fu costume di molti altri artisti, il commercio delle stampe in

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Venezia.

Tornato per la seconda volta da Parigi ove erasi recato, nella sua città abituale, Bartolozzi, innamorato del suo modo d'incidere, deliberò di averlo a maestro, e dopo una breve visita a Roma, nel 1745, all'età di circa 18 anni, partitosi da Firenze ove sempre più riscuoteva l'applauso e l'onore dei concittadini, si recò a Venezia e s'inscrisse alla sua scuola, in cui già era Giovanni Giacomo Flipart (Parigi, 1723-1782), che poi, abbandonata la prima maniera larga e molle, divenne celebre pel suo modo d'incidere ad acquaforte, combinato con tagli e puntini in modo non si vedesse la bianchezza della carta.

Le Marie al Sepolcro, delle prime incisioni veneziane a tratti di F. Bartolozzi, da un disegno del Piazzetta (appo Wagner).

Il Bartolozzi, perseverando sempre ognor piú nel severo tenore di vita adottato nella sua città natale, ben presto e con ciò, e col suo buono e mite carattere, acquistossi intera la stima e l'affetto del suo maestro che lo impiegò con lui per sei anni. E pochi mesi appena dopo partito da Firenze, incise ad acquaforte i fondi di alcuni paesaggi, tolti da Marco Rizzi e dallo Zuccarelli. E i mercanti di stampe che lo vedevano lavorare sí bene, con accuratezza, e la sollecitudine generata dalla continua applicazione, gli affidavano spesso opere onde arricchire i loro assortimenti.

Trascorsi i sei anni col Wagner, sposò poi la nobile signorina veneziana Lucia Ferro. In quel tempo istesso, Monsignor Gaetano Bottari, il dotto istitutore della biblioteca e raccolta d'incisioni nel palazzo del cardinale Neri Maria Corsini '), per di lui ordine, lo invitò a Roma. Il nostro artista

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La Pastorella Irminda, delle prime incisioni veneziane a tratti di F. Bartolozzi (appo T. Viero).

1) Vedi la Bibliofilia del maggio-giugno 1899.

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aderí di buon grado, e giunto nella capitale del mondo cattolico, incise in tredici rami posseduti ora dalla R. Calcografia - i fatti della vita di S. Nilo, dipinti da Domenico Zampieri detto il Domenichino nella chiesa dell'Abbazia di Grottaferrata, e dipoi una serie di ritratti per una nuova

Madonna, incisione a fac-simile di F. Bartolozzi da un disegno a penna del Guercino.

edizione del Vasari, quella in tre volumi in-4° del 1759-60, edita in Roma da Nicolò e Marco Pagliarini con note e correzioni del Bottari.

A Roma nel 1757, gli

nacque al Bartolozzi un figlio a cui diede il nome del padre suo Gaetano Stefano.

Quindi, sbrigati i suoi impegni, andò a Milano e di là ritornò a Venezia.

Ivi incise in fac-simile per Dalton, bibliotecario di re Giorgio III d'Inghilterra, che era stato inviato in Italia dal suo sovrano alla ricerca di opere d'arte, una raccolta di cinquantacinque disegni di

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Giov. Francesco Barbieri detto il Guercino, e infine, alle di lui istanze, lo seguí nella terra d'Albione, in base ad un contratto che lo impegnava a lavorare pel Re, durante tre anni con un assegno di 300 sterline all'anno. Somma enorme per quel tempo.

Ciò avveniva nel 1764 ed il Bartolozzi aveva 37 anni.

Lasciò in Venezia moglie e figlio, conducendo con sè soltanto il Vitalba, uno de' suoi scolari.

Da quel momento, comincia veramente l'èra di grande celebrità e di fortuna del nostro artista, favori tutti e due che gli erano stati immeritatamente lesinati in Italia, e che non furono una delle ultime ragioni che lo spinsero ad abbandonarla.

Ei si stabilí a Brompton, luogo delizioso presso Londra, ché fra l'eterne nebbie della capitale sentiva l'avrebbe colto la nostalgia, ed avrebbe amaramente rimpianto la sua terra natía, la terra del sole e dei

fiori. E Brompton era l'unico luogo in cui le attrattive naturali potessero dargli l'illusione della patria.

I suoi primi mesi di soggiorno colà non furono però i piú belli, bisognava farsi conoscere dagli editori e dal pubblico, ed il suo nome era quasi affatto ignoto.

Ciò, congiunto al pensiero della sua cara Italia lontana e ai dispiaceri che gli causavano i suoi rivali, specialmente l'ostilità del celebre Strange'), che presentiva in lui, piú che un collega avversario, un futuro vincitore, lo amareggiavano e gli toglievano ogni illusione. E non una volta bramò un'occasione che lo

riconducesse in patria.

Ma ecco che, noto ben presto il valor suo, la fortuna e la gloria non tardarono ad aprirgli le braccia.

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In quegli anni l'incisione s'era sparsa ed imposta dovunque, giungendo ad un grado di popolarità e floridezza, addirittura incredibili.

Dalla casipola del povero operaio, al palazzo del ricco borghese e del nobile, ed alla reggia de' principi e dei re, una incisione era, allato ad un dipinto, il piú gradito e ricercato ornamento. Essa si rendeva popolare in particolar modo per parecchie ragioni, tra le quali la modestia del prezzo di fronte ai dipinti ed alle statue, la sua facile portatilità, e perché dava agio d'avere dinanzi agli occhi la riproduzione d'un capolavoro dell'arte antica o moderna, che in niun altro modo e piú agevolmente potevasi procurare.

La Maddalena, incisione a fac-simile di F. Bartolozzi da un disegno a penna del Guercino.

L'incisione non era anche, considerata nel caso di cui sopra, il mezzo unico e più rapido per servire allo studio del disegno, il mezzo di guidare e produrre artisti?

1) Roberto Strange, disegnatore ed incisore a bulino. Nacque nel 1723 in una delle isole Orcadi e mori in Londra nel 1795.

E da ciò, era naturale, che numerosissima schiera di incisori lavorasse continuamente ad appagare le generali richieste.

E come v'erano poveri e ricchi da contentare, cosí incidevano e artisti da strapazzo e celebrità, quegli producendo roba commerciale da pochi soldi ed alla portata di tutti, questi stampe in cui la eletta scelta del soggetto andava unita ad un abilissimo maneggio di bulino, e che venivano disputate ad alti prezzi, anche prima d'esser compiute. Prima in Italia, in Germania, e poi in Olanda e in Francia, in quel momento artistico la sede dell'incisione aveva alfine varcato il mare ed erasi stabilita in Inghilterra, raggruppata specialmente a Londra. Caso strano,

Cornelia, madre dei Gracchi, mostra i suoi figliuoli quali unici suoi ornamenti, incisione a punti di F. Bartolozzi, da un disegno di Beniamino West.

l'Inghilterra, che fino allora s'era mantenuta quasi completamente estranea all'origine ed ai progressi di siffatto e simpatico ramo delle arti belle, non solo entrava anch'essa in lizza, ma superava le altre nazioni e le costringeva, in tal materia, da essere di lei tributarie.

E da tutte le parti d'Europa, a centinaia venivano a stabilirsi in Inghilterra gl' incisori, sí che ben presto se

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ne formò un nucleo numerosissimo e valente.

Fra tanti, nomineremo: Gio. Battista Chatelain (Londra, 1710-1771), Earlom (1728-1780), Giovanni Dixon (1740), Valentino Green (1737-1800), Giovanni Hall (1740, fioriva nel 1771), Giovanni Emes (che fioriva nel 1782), Guglielmo Ellis (1748, fioriva nel 1774), Roberto Dunkarton (n. 1744), Giacomo Fitter (n. 1750), Antonio Cardon, Guglielmo Dickinson (1746-1780), Byrne Guglielmo (1740-1805), Guglielmo Sharp (1746-1824), Guglielmo Ryland (1732-1783), Gio. Giorgio Wille (1715-1808), Guglielmo Woollett (1735-1785), Giovanni Scherwin (1746, fioriva nel 1780), il già citato Strange, Giacomo Basire (n. 1740), ecc.

Schiera cui invano tentavano opporre argine in Francia, Germania ed Italia Carlo Clemente Bervic (1756-1822), Giorgio Federico Schmidt (1712-1775), Giacomo Schmutzer (1733-1808), Pietro Vangelisti (1744

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