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stre >>'). Ma il futuro esiliato di Sant'Elena incaricò dell' affare il ministro dell' interno Chaptal, che il 14 vendemmiale, anno XI (6 ottobre 1802), rispose che, stante la sua avanzatissima età, il Bartolozzi non sarebbe stato gran che utile, e che la Francia aveva altri incisori, e cosí respinse la proposta.

E questa prima anche doveva essere la ragione principale pel nostro incisore di non muoversi da Londra, in cui soggiornava da circa quaran

Mater dolorosa, disegno ed incisione a tratti di F. Bartolozzi, eseguita in Lisbona nel 1804 a 78 anni.

t'anni, e affrontare un non breve viaggio; ma egli, quantunque Giorgio III lo volesse ritenere con lui e i giornali gridassero, pure, considerata la sua cattiva condizione pecuniaria - causata dalla cessazione d'ogni commercio e dallo stato di esaurimento economico in cui giaceva allora l'Inghilterra per la lotta contro la Francia e la stabilità di un posto, accettò.

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E il 2 novembre 1802 lasciava per sempre l'Inghilterra, la vera sua seconda patria.

Fu accolto in Portogallo con grande onore, e lavorò con successo, sino alla più tarda età, pubblicando parecchie stampe, tra le quali << La strage degli innocenti, >> da Guido Reni, compiuta ad ottant'anni. Vide Carlo VI imbarcarsi nel 1808 pel Brasile onde fuggire i francesi invasori, e quindi ritornare nel 1810. Ebbe il dolore di saper morto il 16 giugno di quello stesso anno, il suo caro allievo Schiavonetti ch'era a Brompton. Ed anch'ei il 7 marzo del 1815, dopo quasi tredici anni di laborioso soggiorno in Portogallo, si spense dolcemente in Lisbona all'età di ottantott'anni, povero e grande, compianto da tutti gli amanti delle arti belle e dai virtuosi suoi pari.

Il suo corpo trovò pace nel cimitero della chiesa di S. Isabella, prossima alla sua abitazione della Traversa de Santa Quinteira, come

1) Inventaire Général des Richesses d'Art de la France. XIII Partie. Paris, E. Plon, 1897, pp. 66-67.

si sa dai registri parrocchiali, giacchè la lapide tombale venne dispersa nei restauri subiti dalla chiesa.

Della famiglia stranamente nulla sappiamo, solo che gli sopravvisse fino al 1821 il figlio Gaetano Stefano, nato come dicemmo a Roma nel 1757, anch'esso incisore, il che ci risulta da lettere degli scolari del Bartolozzi, e padre della celebre cantante Mme Vestris.

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Di questo incisore, che venne chiamato valentissimo, grande, illustre, insuperabile, sublime, e fece epoca nel suo secolo, in modo che pochi colleghi salirono a simile grado di celebrità, e che ci fa tuttora maravigliare, parlano sí mirabilmente i suoi lavori, che sembra quasi inutile trattare della sua arte.

Ei fu universale nella sua opera e nei suoi tempi. Uno dei principali elementi della bellezza è la varietà, e Bartolozzi fu vario in supremo modo. Fu sempre lo stesso, il grande Bartolozzi, in ogni genere d'incisione, da qualunque maestro traesse il disegno.

Anzi questa è la sua piú spiccata e preziosa prerogativa, rarissima a trovarsi negli incisori d'allora, che si ridevano bene spesso della maniera dell'autore da cui riproducevano. Le sue stampe esprimono la bellezza, la fedeltà, il vero spirito dell'originale, a tal punto che rende i caratteri, lo stile, il tono caratteristico, il giusto e proprio valore dei colori, convergendovi tutti i mezzi dell'arte a sua disposizione, in modo da far riconoscere a prima vista il pittore o il disegnatore. E molto invero gli fu lodata e invidiata la facilità con la quale, immedesimandosi coll'anima dell'autore che incideva, usava, variando di maniera, secondo lo stile ed .il soggetto, passare da un maestro all'altro, indovinandone e conservandone tutta la freschezza e lo specialissimo carattere.

<< Né per essere sopra ciò da alcuni incolpato ei si rimovea dalla sua maniera, e andava con molta sapienza difendendosi col dire, ogni mezzo essere buono ove ci conduca all' ottimo scopo che ognuno dee far segno alle sue brame. E da questo suo sensato principio di sdegnare ogni schiavitù a processi prescritti e privilegiati ne nacque che nel suo intaglio, schifo di obbligarsi ad un metodo piú che ad un altro, si studiò, come piú il genio, il gusto e la mano lo soccorsero, di va

riare maniera secondo la diversità dello stile e dei soggetti che dovea incidere >> 1).

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La contessa di Harrington, incisione a punti di F. Bartolozzi, dal quadro di sir Joshua Reynolds.

Ei, pur incidendo coserelle, picciole stampe di soggetto grazioso e da gabinetto, seppe finirle con tanta grazia, leggerezza, renderle sí mira

1) GIULIO FERRARIO, Le Classiche Stampe, ecc., Milano, p. XXVI.

bili nell'esecuzione, ripetendo soavemente la composizione altrui, ed inspirarle ad un fare tanto gentile, che venne detto, e a ragione, per antonomasia, l'Incisore delle Grazie.

<< L'intelligenza più profonda dell' umana struttura, la conoscenza piú estesa dell' aerea prospettiva, del chiaroscuro, dell' espressione e di tutto quanto può condurre alla giusta intuizione del vero e del bello, non bastano a conseguire la grazia. È questo un sentimento ingenito, che l'esercizio dell'arte può ben avvalorare, istillare non mai. Fu il vero distintivo invariabile del nostro Bartolozzi » ').

Veramente, come dice un autore: Se le charmes sparse nelle opere del Correggio gli meritarono il soprannome di pittore delle Grazie, Bartolozzi può esserne detto l'incisore. Ed altro scrive: Palladio fu l'architetto delle Grazie, Correggio il pittore, Metastasio il poeta e Bartolozzi l' incisore.

Se al caso qualcuno poté eguagliarlo e fors' anche superarlo superarlo «< nell'umore, nel brio e nella varietà della granitura, nessuno però poté emularlo nella bellezza delle teste e delle estremità, nella morbidezza ed in un certo che di vaporoso tutto suo » 2). Tutti gli scrittori sono d'accordo nel lodare l'expression ravissante et l'air vif et spirituel qu'il donne à ses têtes de femmes et d'enfants, la finesse d'exécution, et l'accord parfait qui règne dans ses estampes.

Il suo forte fu nelle stampe di soggetto mitologico, di piccola proporzione, ove giunse a tanta perfezione « che anche gl'incisori di alta fama, quando dovettero condurre paesi, si recarono onorati di adornare i loro rami colle figure operate da Bartolozzi. Nel che, a modo di esempio, sono da notarsi le bellissime figure incise ne' paesi intagliati dal Vivarez su dipinti dello Zuccarelli, e si stimano mirabili le altre figure introdotte nei paesi dell'insigne Woollett, nelle quali dicono i maestri essere una venustà infinita, una mirabile economia di artificio, e una avvenenza incantatrice » 3).

Ma però, lavorando per quest'ultimo artista, Bartolozzi lo imitò nei larghi tagli di bulino, che se stanno bene e sono appropriati come li usava il Woollett per gli alberi e per i monti, sono troppo crudi nelle carnagioni.

1) LONGHI, La Calcografia, pp. 210-211.

2) G. FERRARIO, op. cit.

3) G. FERRARIO, op. cit.

Il conte di Cagliostro, disegno di F. Bartolozzi, inciso a punti da S. Marcuard (Pupil of F. Bartolozzi).

Il nostro si distinse molto altresí in incisioni di gran formato e di soggetto storico, e nei ritratti.

Anche dopo trattata l'incisione a granito, od a punti, della quale fu il piú gran maestro, ed a cui si dedicò con tutta l'anima, non tralasciò però il bulino, con cui aveva iniziato la sua carriera, e di quando in quando lo riprendeva. Ed anche lí«< dotato di un finissimo gusto, guidato dalle stesse grazie, allontanossi tanto dagli sterili metodi dei severi bulinisti, quanto appunto era d'uopo per trasfondere nelle sue opere una disinvoltura tale che facesse apparire facile il difficile, e desse loro la libertà di un di

segno alla matita o alla penna, piuttosto che lo stento o la timidezza di una incisione a bulino » ').

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Era profondo anche nel disegno,

in cui usava matita rossa e nera assieme, e lo provano le quaranta stampe da lui inventate, disegnate e incise.

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Arduo lavoro sarebbe il voler tessere il catalogo delle opere di questo fecondissimo artista. Esse si calcolano dalle millecinquecento alle duemila!

Ma però, dice bene il Vallardi2),

<< non si può troppo credere che tutte le incisioni portanti il nome di Barto

Andrea Quirino, senator veneto, incisione a punti di F. Bartolozzi.

lozzi siano veramente da lui incise. Piú volte in Londra abbiamo inteso dire che a molti incisori, finito un rame, e perché ne trovassero un pronto

1) G. FERRARIO, op. cit.

2) FRANCESCO SANTO VALLARDI, Manuale del Raccoglitore e del Negoziante di Stampe. Milano, MDCCCXLIII, p. 24.

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