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ed incorrotta. Tutto il rovescio dee di necessità accadere nell'altra cima, comechè più alta, nella quale la neve, poggiata su'l sasso e su'l terren sodo, cominciando a poco a poco a stemperarsi, nè trovando al di sotto niun esito, prestamente si disfà tutta; dacchè non v'è cosa più atta à discioglierla, siccome l'esperienza il manifesta, che l'ésser tocca, ovvero quel ch'è più, il riposarsi sull'acqua. Intanto fino da' 29 gennaio del 1717 avea finito di vivere l'inclito maestro del nostro autore, Domenico Aulisio, con non leggiero sospetto di esserci stato tolto da veleno, che somministrato gli avesse suo nipote Niccolò Ferrara-Aulisio, per godersi innanzi tempo l'eredità del zio. Fu quindi il Ferrara processato criminalmente, e dal presidente Argento, ch'era prefetto del tribunal delegato contro a' veneficii, che in Napoli s'appella Giunta de' veleni, messo in istretta prigione per vendicar la crudel morte d'un tant'uomo e suo grande amico. Egli vi stette rinchiuso intorno a due anni, e non veggendo in fine alcuno scampo alla sua salvezza, impetrò dal Giannone il suo patrocinio, il quale trovando incerte e difettose le pruove del delitto, s'adoperò talmente col presidente Argento e co'ministri suoi colleghi, che il fe' porre fuor di prigione. Il Ferrara appena messo in libertà donò al Giannone in merito della ricuperata salvezza alquanti scelti libri ch'erano dell' Aulisio, e diverse opere manoscritte ch' avea questo valentuomo dettate sopra vari argomenti, delle quali ne dà il catalogo il signor Biagio Troise nella piccola vita dell'Aulisio preposta al libro delle Scuole sagre di cotesto autore, e ne fa parimenti menzione il Giannone in alcune lettere. scritte a suo fratello. Non vennero cotesti manoscritti nelle mani del Giannone prima dell'anno 1719; e tosto ch'e' gli ebbe, per rendere alla venerata memoria del suo precettore alcun segno di riconoscenza, e per giovare insieme alla studiosa gioventù, stimò di dover dare alle stampe i dotti comenti del medesimo ad alcuni titoli delle Pandette, e le sue Istituzioni canoniche, valendosi il Giannone a tal uopo dell'opera del dottore Ottavio Ignazio Vitagliano per trascrivergli fedelmente dagli oscuri originali e di difficile intelletto.

GIANNONE Vol. 1.

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Dall'acquisto che il Giannone fece de'manoscritti dell'Aulisio, ebbe origine la voce messa fuori da' suoi malevoli ed invidiosi, la quale pur ora resta fissa nell' animo di parecchi, ch'egli s'avesse tratto buona parte e la migliore della sua Storia Civile, ch'indi pubblicò, da uno di quegli originali in cui il suo laborioso autore radunato avea molte rare notizie appartenenti alla storia della polizia civile ed ecclesiastica del regno di Napoli. Ma io apporterò in più opportuno luogo, per non intralasciar al presente il filo della narrazione, le pruove della falsità di cotesta mal tessuta novella.

Il Giannone adunque, non ostante le forensi ed altre letterarie cure, era già nell'anno 1720 presso che al termine della sua opera; ed avendosi nel seguente anno 1721 acquistato, in premio d'una lite guadagnata ad alcuni suoi paesani, un piccolo casino situato nel contorno di Napoli nella deliziosa villa detta volgarmente di Due Porte, quivi egli attese in quell'anno e nel susseguente 1722 a darle sollecito compimento. La cagione perchè il Giannone s'affrettò sull'ultimo si fu, ch'egli avendo fermato il contratto dell'impressione de' suoi libri col dottor Vitagliano, il quale soprastava in quel tempo ad una buona stamperia, e questi cominciando a ridurre in istampa i primi libri dell'opera già forniti, comechè fuori della città il facesse, e propriamente nella villa di Due Porte, in un'abitazione poco discosta da quella del Giannone,,pur tuttavia avutosene in città alcun sentore, si sparse la voce per tutto, forse anche oltre a quello ch'era in effetto, ch'egli non favorisse di sorta alcuna le pretensioni degli ecclesiastici, e che con infinito dispregio calpestasse i loro dritti e ragioni. Temette quindi Giannone fortemente che costoro mossi da tale fama col loro credito e potere si adoperassero in guisa che in fine gliela facessero rimaner soppressa; si diè pertanto in fretta a compiere e mandar alle stampe gli ultimi libri della medesima, affine di pubblicarla il più sollecitamente che si potesse; e quinci è che gli ultimi libri della Storia Civile, non corrispondono del tutto in diligenza e squisitezza a' precedenti.

Com' ebbe il Giannone terminata l'opera, domandò

espressamente al vicerè cardinal d' Althan ed al suo Consiglio Collaterale, giusta le leggi del regno, la facoltà di pubblicarla. Il Collaterale ne commise la revisione al signor Niccolò Capasso primario professor di leggi nell'Università napoletana, il quale, siccom'era in istretta amicizia congiunto all'autore, una gloriosa approvazione gli fece in iscritto, la quale viene rapportata dal Giannone nella sua Apologia1, e da me si conserva originalmente. In vista di questa egli fu autorizzato dal Consiglio Collaterale a poter esporre la sua opera alla pubblica luce, siccome fece nel mese di marzo dell'anno 1723, dopo lo spazio di 20 anni che vi si era applicato. Non credo che il lettore da me qui richiegga un pieno e distinto estratto d'una sì voluminosa opera, conciossiacosachè non v'abbia uomo di mezzana intelligenza od in Italia, o fra le altre culte nazioni d'Europa che hanno in lor proprio linguaggio trasportata questa Storia, il quale non si sia recato ad onore di leggerla ed ancor di studiarla; senzachè mal si può una storia tal come questa ridurre in esatto compendio, senza oltrepassare i convenevoli termini della brevità. Nel rimanente chi avesse il piacer d'averla sotto gli occhi in alquanto disteso epilogo, può soddisfarsi in alcuno degli atti e de' giornali universali ch'io dinoterò in piè di questa carta 2. Con tuttociò per adempire alle obbligazioni che mi sono imposto quale scrittore storico della vita del Giannone, non vo' qui ommettere di narrare in brieve l'idea e 'l piano generale dell'opera, le parti di che ella è composta, la norma e 'l metodo che ha l'autor tenuto in compilarla. A me pare di non poterne somministrare un'idea più

1 Opere postume part. I, cap. 8.

2 Bibliothèque raisonnée, ann. 1743. L'estratto del primo tomo trovasi a'mesi di gennaio e marzo, artic. 3. L'estratto del secondo tomo trovasi a' mesi d'aprile, maggio e giugno, artic. 5. L'estratto del terzo tomo a'mesi di luglio, agosto e settembre, artic. 9. L'estratto del rimanente dell'opera a'mesi di aprile, maggio e giugno 1744. Veggasi anche il Giornale universale cominciato a stampare all'Aia nel 1743 al mese di febbraio dello stesso anno all'articolo della Storia Letterar. pag. 248. Può vedersi l'estratto del primo tomo particolarmente nel supplemento degli Atti di Lipsia.

precisa ed adeguata di quella ch'egli stesso ne då nella sua introduzione. In questa l'autor ci rende ragione della qualità e natura dell'opera, della sua necessità ed utilità, e delle parti ch'entrano principalmente a comporla. Egli si dichiara in sul bel principio di non aver intendimento di tessere un minuto racconto di tutti i fatti ed azioni particolari avvenute in tempo di guerra, ovvero di pace, ciò che più tosto sarebbe il suggetto d'una storia generale politica e militare del regno di Napoli.

«Sarà, egli dice', questa Istoria tutta Civile, e perciò, ❝ se io non sono errato, tutta nuova, ove della polizia di « si nobil reame, delle sue leggi e costumi partitainente « tratterassi; parte, la quale veniva desiderata per in«tero ornamento di questa si illustre e preclara region « d'Italia. Conterrà nel corso poco men di quindici secoli « i vari stati ed i cambiamenti del suo governo civile sotto tanti principi che lo dominarono, e per quanti gradi giugnesse in fine a quello stato in cui oggi il veggiamo: come variossi per la polizia ecclesiastica in esso introdotta e per i suoi regolamenti: qual uso ed au«torità ebbonvi le leggi romane, durante l'imperio, e «come poi dichinassero; le loro obblivioni e ristoramen«ti, e la varia fortuna delle tante altre leggi introdotte da poi da varie nazioni: l'accademie, i tribunali, imagistrati, i giureconsulti, le signorie, gli uffici, gli or«dini: in brieve, tutto ciò che alla forma del suo gover"no così politico e temporale, come ecclesiastico e spi« ritual s'appartiene."

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E siccome egli chiama a parte della Storia Civile la storia della polizia ecclesiastica, ci manifesta le ragioni per cui l'una dee di necessità entrare nella cognizion dell'altra. « L'Istoria Civile, egli siegue 2, secondo il

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presente sistema del mondo cattolico, non può certa"mente andar disgiunta dall'istoria ecclesiastica. Lo «stato ecclesiastico, gareggiando il politico e temporale de' principi, si è per mezzo de' suoi regolamenti così "forte stabilito nell'imperio, e cotanto in quello radi«cato e congiunto, che ora non possono perfettamente

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« ravvisarsi li cambiamenti dell'uno senza la cognizione dell' altro. Quindi era necessario vedere come e quan<< do si fosse l'ecclesiastico introdotto nell' imperio, che di nuovo arrecasse in questo reame: il che di vero « fu una delle più grandi occasioni del cambiamento del « suo stato politico e temporale; e quindi non senza stu"pore scorgerassi come, contro a tutte le leggi del go« verno, abbia potuto un imperio nell'altro stabilirsi, « come sovente il sacerdozio, abusando la divozion de' popoli e 'l suo potere spirituale, intraprendesse sopra il « governo temporale di questo reame: che fu rampollo «delle tante controversie giurisdizionali, delle quali « sarà sempre piena la repubblica cristiana, e questo no«stro regno più che ogni altro. »

Quindi procede a dimostrarne il gran vantaggio che ciascuno trarrebbe da una Storia Civile del regno di Napoli, tal che la sua, e per la piena notizia del suo vario governo, e per l'esatta informazione dello stato, della potenza e delle prerogative di ognuno de' suoi ordini, e per l'esquisita cognizione delle patrie leggi e costumi, le quali cose tutti non poteano, secondo l' additato piano, non ricevervi luce e rischiarimento. Dopo di avere in simile guisa preparato l'animo del leggitore, trapassa all'esecuzion dell'opera. Egli divide tutta la sua Storia in 40 libri. Nel primo libro, quasi come in un apparato alla Storia Civile del regno, ch'egli intende d'incominciar dal tempo del Gran Costantino, ci premette in sommario la notizia della diversa forma e costituzione del romano imperio anzi di quel tempo: ci descrive le varie condizioni delle città d'Italia, e delle provincie dell'imperio: la sua disposizione ne'tempi di Augusto e d'Adriano: la particolar polizia ch'ebbe luogo in quella stagione nelle provincie che ora compongono il regno di Napoli; quindi ci somministra un brieve ragguaglio delle romane leggi con che si governavano quelle provincie, de'giureconsulti e de' loro libri, delle costituzioni de' principi e delle loro raccolte contenute ne' Codici Gregoriano ed Ermogeniano, dell' accademie d'Oriente e d'Occidente. In fine ci vien partitamente divisando quale accidental parte ancora dello stato politico dell'imperio romano, la

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