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tamen pro singulari isto beneficio, maximam modo animi benevolentiam, et summa ac singularia studia omnia me ei debere confiteor, idemque erit erga eum animus bonorum omnium, si, quod vehementer exopto, eos libros in publicum conferre maturaverit. Ciò che Cuiacio desiderava, fu da Piteo già adempiuto; poichè non guari da poi permise che questi libri si dessero alle stampe, come e'dice, scrivendo ad Odoardo Moleo: Imo etiam, ne quid Orienti Occidens de eadem gente invideret, legis Wisigothorum libros XII ut tandem aliquando ederentur, concessi1. A costui parimente dobbiamo l'editto di Teodorico ostrogoto re d'Italia, di cui più innanzi favelleremo.

Nè perchè la Spagna fu poi invasa da'Saraceni, mancò ivi affatto il nome e 'l sangue de' Goti, siccome non mancarono le loro leggi. Vanta con ragione la maggior parte della nobiltà di quel regno ritenerne non meno il sangue che i nomi: ed in fatti, come osservò Grozio2, nomi gotici sono quelli di Ferdinando, di Frederico, Roderico, Ermanno e altri consimili che gli Spagnuoli ritengono. I re medesimi di Spagna vantarono e vollero esser creduti discender essi dal figliuolo di Favilla Pelagio, nato di regia stirpe, il quale nell'irruzione saracinesca avendo raccolte le reliquie delle sue genti in Asturia, quivi si mantenne, ancor che in tenue fortuna, ma con nome regio, sperando che la sua posterità un tempo, come poi avvenne, potesse ricuperare i loro aviti regni: Ad hunc, come dice Mariana, Hispaniae reges nunquam intercisa serie cum semper, aut parentibus filii, aut fratres fratribus successerint, clarissimum genus referunt. Frouliba moglie di Pelagio fu ancor ella Gota, ed il suo genero Aldefonso fu parimente goto del sangue del re Reccaredo. Goti furon dunque, e della regal stirpe dei Balti, i re di Spagna, i quali per lo spazio di settecento anni avendo con istancabili e continue fatiche purgata la Spagna dall'inondamento arabico, stesero finalmente il loro dominio non pure sopra gran parte d' Europa, dell'Africa e dell' Asia, ma si sottoposero un nuovo e sco

1 Piteus ad Edoard. in ep. praeposita ad Edictum Theodorici in oper. Cassiod. 2 Grot. in Proleg. Hist. Got. p. 51.

nosciuto mondo, e ressero ancora per lunga serie d'anni queste nostre provincie che ora compongono il regno di Napoli.

Abbiam riputato diffonderci alquanto intorno alla serie di questi principi westrogoti, ed intorno alla varia fortuna della giurisprudenza romana ch'ebbe presso ai medesimi nella Francia e nella Spagna, con parlarne separatamente da quello che n'avvenne fra gli Östrogoti nell'Italia; non solamente per additar l'origine de're di Spagna, da'quali ne'secoli più a noi vicini fu questo nostro reame governato, ma anche perchè si distinguessero le vicende della giurisprudenza romana appresso queste due nazioni, le quali non ebbero in ciò uniformi sentimenti, ma totalmente opposti e diversi. E tanto maggiormente dovea ciò farsi, quanto che gli scrittori mischiano le leggi degli uni e degli altri; nè ponendo mente alla serie e genealogia di questi principi, e alle varie abitazioni ch'ebbero, confondono gli uni cogli altri, e credon che in Italia appresso gli Ostrogoti avesse avuta parimente autorità questo codice, con ascrivere a'principi ostrogoti ciò che i westrogoti fecero. Nel qual errore non possiamo non maravigliarci d'esserv'incorso eziandio il diligentissimo Arturo Duck', il quale senza tener conto de' tempi e delle regioni diverse dominate da questi principi, fra i re westrogoti confonde Atalarico ostrogoto, e con ordine alquanto torbido e confuso tratta questo soggetto.

CAPO II.

De' Goti orientali e loro editti.

De' principi ostrogoti dell'illustre casa degli Amali lunga serie ne fu da Giornandes tessuta nelle sue Istorie: prima d'Ermauarico se ne contano ben sei, Amalo, Isarna, Ostrogota che fiori nell'imperio di Filippo, Cniva, Ararico e Geperico. Ermanarico poi fu quegli che distese

Artur. Duck de usu et aut. jur. civ. cap. 6, num. 14.

2 Journad. Hist. Got. c. 48. Grot. in Proleg. Hist. Got.

più d'ogni altro i confini del suo regno, e soggiogò molte nazioni. Egli fu un principe di molto valore, ma d'assai maggior felicità: la sua morte recò alla condizione degli Ostrogoti non picciolo detrimento; poichè lui estinto, i Westrogoti si separarono, ed a'tempi dell'imperador Valente elessero Fridigerno per lor capitano, indi Atanarico per loro re, e dopo costui, nell'imperio d' Onorio, Alarico, la serie de'cui successori, che regnaron prima in Francia e poi in Ispagna, s'è di sopra rapportata. Wi`nitario dell'istessa stirpe degli Amali ad Ermanarico succedè; ma costui quantunque ritenesse le medesime insegne del principato, nulladimeno rimasero gli Ostrogoti sottoposti agli Unni, come quelli che nelle loro regioni dimoravano. Mal sofferendo perciò Winitario l'imperio degli Unni, andavasi pian piano studiando di sottrarsi dal giogo loro, infin che gli venne fatto d'impadronirsi della persona di Box loro re, de'suoi figliuoli, e di settanta de'principali signori del suo reame, che tutti per terribile esemplo degli altri affisse in croce, è per più giorni fece veder pendenti i loro cadaveri; ma non potè godere della libertà del suo imperio che per un sol anno; perchè avendogli mossa guerra il re Balambro, ancorchè nella prima e seconda battaglia rimanesse costui vinto, e molta strage degli Unni seguisse, nella terza però fu Winitario ucciso per un colpo di saetta, che gli percosse il capo, da Balambro stesso avventatagli. Confusi perciò e costernati gli Ostrogoti, tutti all'imperio di Balambro si sottoposero; ma per aversi questo principe sposata Waladamarca nipote di Winitario, ricevettero molte onorevoli condizioni di pace; poichè, avvegnachè rimanessero agli Unni sottoposti, non mancavan però con consiglio e permessione de' medesimi d'eleggersi sempre un loro re che gli governasse. Ebbero perciò, dopo la morte di Winitario, Unimondo figliuolo del già famoso e potente re Ermanarico. A costui succede Torrismondo suo figliuolo, prode e valente giovane, che contra i Gepidi riportò sovente grandi vittorie: la memoria del quale fu tanto cara appo gli Ostrogoti, che, lui estinto, per quarant'anni vollero vivere senza re, insino a Walamiro. Fu Walamiro figliuolo di Wandalario nato da un GIANNONE- Vol. 1.

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fratello d'Ermanarico, e perciò di Torrismondo consobrino. Da costui nacquero tre figliuoli, Walamiro, Teodemiro e Widemiro, ne' quali conservavasi l'illustre famiglia degli Amali. Walamiro fu assunto al regno; ma fra questi fratelli fu cotanto l'amore e la gratitudine, che scambievolmente l'uno all'altro porgeva la sua opera perchè conservassero in pace il regno. Erano però sottoposti ad Attila re degli Unni, al cui imperio era uopo ubbidire; nè era lor permesso di ricusare di combattere sovente contra i Westrogoti stessi loro parenti, così portando la necessità della suggezione nella quale trovavansi.

Ma la dominazione degli Unni nelle parti orientali, per la morte d'Attila lor valoroso ed invitto re, venne miseramente a mancare; poichè avendo questo principe di sè e delle molte sue mogli procreati innumerabili figliuoli, mentre essi fra loro pugnano e contendono per la successione del regno, vennero tutti a perderlo; perocchè Ardarico re de'Gepidi approfittandosi delle loro contese, fece d'essi misera strage, e gli disperse in guisa che l'altre nazioni le quali erano sotto gli Unni, per si prosperi avvenimenti, poterono scuotere il giogo della servitù, ed insieme co'Gepidi ricorrere a Marciano che allora imperava nell'Oriente, perchè stabilmente a loro distribuisse quelle regioni ch'essi col proprio valore avevano sottratte dalla tirannide degli Unni.

Era Marciano nell'anno 450 succeduto a Teodosio il giovane nell'imperio d'Oriente, il quale con gratissimo animo ricevendogli in protezione, concede loro la pace, e assegnò a'Gepidi interamente la Dacia, sede che fu degli Unni, da'quali essi l'avevano ricuperata. I Goti scorgendo che i Gepidi se l'avrebbono ben difesa, per non contrastar con essi, amaron meglio che si assegnasser loro del romano imperio altre terre, come fu fatto; onde nella Pannonia trasferirono la loro sede. I confini della Pannonia erano allora verso l'oriente la Mesia superiore, dal mezzo giorno la Dalmazia, dall' occidente il Norico, e dal settentrione il Danubio: provincia ornata di più

Grot. in Proleg. Hist. Got.

città, fra le quali sopra tutte s'innalzava Sirmio, ove gli imperadori sovente solevan fermarsi.

Trasferita adunque dagli Ostrogoti la lor sede nella Pannonia, vissero lungo tempo sotto il regno di Walamiro loro re, e di Teodemiro e Widemiro suoi fratelli ; i quali ancorchè divisi di luoghi che fra essi ripartironsi, eran però ne'consigli e nelle deliberazioni così strettamente uniti e congiunti, che da un solo sembrava esser la Pannonia retta e governata1. Questi spesso ributtarono le armi che loro venivan mosse da' figliuoli d'Attila, i quali riputandogli desertori del loro imperio, sovente gli assalivano, sin che, sconfitti da Walamiro, nella Scizia non furon confinati. Nacque a Teodemiro, in questo stesso gioioso tempo della vittoria riportata contro a' figliuoli d'Attila, Teodorico, quegli che fin da'suoi natali dando di sè alte speranze, per le sue nobili maniere ed eccellenti virtù, entrato in somma grazia dell'imperador Zenone, ebbe la fortuna per molti anni con nome regio di signoreggiar l'Italia e queste nostre provincie.

Continuavasi intanto fra l'imperador Marciano e Walamiro e suoi fratelli una perfetta e stabil pace; ma offesi questi che nella corte imperiale di Costantinopoli un tal Teodorico figliuolo di un soldato veterano, se ben Goto, però non della stirpe degli Amali, aveva tirato a sè gli animi di tutti, e che dall' imperadore niun conto d'essi facevasi, sottraendosi loro gli stipendii che solevan dall' imperio ricevere: sdegnati perciò acerbamente, mossero incontanente contra l'imperio l'armi, e posero sossopra la Dalmazia e l'Illirico. Prestamente l'imperadore mutò sentimenti: laonde per tenergli amici, mandò ambasciadori a stabilir con essi con più forte nodo una · più ferma e stabil pace, offerendo loro non pur quegli stipendii che per lo passato avea denegati, ma anche tutto ciò che fino a quel tempo dovevano conseguire, obbligandosi eziandio di corrispondergli nell'avvenire, purchè essi si contenessero ne'loro confini, nè guerra all'imperio portassero. Furono accordate le condizioni; ma Î'imperadore per istar maggiormente sicuro, volle che

1 Jornand. Hist. Got. c. 48.

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