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l'animo del presidente Argento s'era verso di lui alcun poco rallentato; e quindi alle preghiere ed alle calde istanze del fratello non volle, quale che la cagion se ne fosse, adoperare que' mezzi e quegli spedienti che somministrati gli erano dall'alto suo credito, è dalla immensa autorità che avea fra le mani. Egli fece sembiante di credere che il Giannone farebbe miglior senno a comporre amichevolmente quella faccenda col cardinal arcivescovo; per la qual cosa di bel nuovo indirizzo Carlo al P. Roberto de Cillis suo confessore, egualmente che del cardinal Pignatelli. A nulla valse non pertanto in tal affare l'autorevole interposizione del presidente presso costesto Padre, il quale tornò a mettersi in tal sopracciglio, e seppe si ben fare il difficile e 'l ritroso, ch'e' non vi abbisognava di più per fare altrui intendere com'egli non avea voglia d'impacciarsene nè punto nè poco.

Veggendo adunque Carlo Giannone che le strade fin allora tentate non riuscivano bene, ricorse al consiglio di Francesco Santoro in quel tempo segretario del regno, e dipoi innalzato al supremo grado di reggente del Collaterale Consiglio. Era questi uomo di gran talento e di singolare abilità nel maneggio e nella pratica degli affari, perchè godea la somma grazia del vicerè cardinal d'Althan, il quale soleva bene spesso seguire i consigli di lui. A quest'uomo Carlo Giannone rappresentò l'imbarazzo in cui egli e Pietro suo fratello si ritrovavano in occasione della già nota scomunica, i mezzi che avea tenuti per procacciare di togliere cotesta larva dalle adombrate menti degli uomini, il particolare contegno ed albagia di che i preti e i frati facevano allora mostra più che mai; dopo di che addimandò il suo parere od intorno ad un miglior modo da recare costoro a ragionevole partito, ovvero a trovare misure più efficaci e risolute che ve li costrignessero loro malgrado. Santoro avendo dinanzi agli occhi tutti i particolari riguardi che occorrevano in quell' affare, per migliore condotta il consultó particolarmente col presidente Argento, il quale con accorte ragioni egli trasse al suo parere ; e quindi con pieno avviso ed accordo avuto col presidente, siccome amico del Giannone, tale consiglio dette al fratello di lui,

che all'esecuzione di esso egli servire dovesse di necessario e tanto più opportuno istrumento. Insinuò adunque a Carlo ch'avesse ricorso al vicerè con un ben ragionato memoriale esprimente non meno i gravi torti che da quella sì ingiusta censura erano cagionati alla particolar persona e fama del Giannone, che ancora le rilevanti offese ed i gran pregiudizi che quindi ritornavano a'supremi dritti dell'autorità regale. Così fece Carlo, commettendo il rimanente dell'opra alla fedel cura ed industria del Santoro. Di fatto costui mettendo in vista le gravi e pregiudiziali conseguenze che gli ecclesiastici saprebbono in avvenire trarre di questa censura, valse si fattamente nell'animo prima del vicerè e dipoi de' reggenti del Consiglio Collaterale, che fu risoluto di formarsi una straordinaria Giunta di Giurisdizione, cioè un ampio congresso de'principali ministri di ciascheduno tribunale da ragunarsi nel Collateral Consiglio collo speziale intervento del delegato della reale Giurisdizione, e d'ambedue gli avvocati fiscali, l'uno del reale Patrimonio, e l'altro della gran corte della Vicaria ed a tale assemblea fu commesso l'esaminare, se la sovrana autorità del principe rimaneva oltraggiata, ovvero no, da cotesta scomunica; e quali spedienti più propri si dovevano pigliare a togliere si fatto aggravio, se mai ve ne avesse, non meno per allora, che per esempio dei tempi avvenire.

Trattanto il Giannone appena giunto in Vienna, sul primo trattare che fece, trovò, per la notizia che vi era già corsa della sua scomunica, forte prevenuto contro di sè qualche signore della corte ed alcuno reggente ancora del supremo Consiglio di Spagna, ed in ispezialità il reggente Positano, che nel Consiglio tenea quel posto per lo regno di Napoli. Fu a costoro dato a credere che il Giannone avendo meritato una si solenne scomunica, troppo più ardito avesse di fare nella sua opera, che'l sostenere solamente con gagliardia i dritti e le preminenze del suo principe. I nemici di lui s'accorsero tuttavia che cotesta non era già la strada da preoccupare tutte le persone contro al Giannone; quindi ne venne loro pensata un'altra che assai bene rispose al loro disegno.

Essi cacciarono fuora una voce che il Giannone non che impressa avea la sua opera senza licenza del suo arcivescovo, anzi senza neppure averne ottenuto la dovuta facoltà in iscritto, siccome richiedevano le leggi del regno di Napoli, dal Collateral Consiglio; e trovarono modo da porre in credito una si nera calunnia non pure tra le persone della corte ed i reggenti del Consiglio di Spagna, a cui la cognizione degli affari di quel reame immediatamente s'apparteneva, ma presso anche la Maestà dell'imperator Carlo VI ed i suoi segretari di Stato.

Il Giannone non ebbe a durare piccola fatica per isgombrare le occupate menti di costoro; nè gli bastò di fare osservare a ciascheduno di loro in particolare l'originale della licenza dal Collaterale Consiglio concedutagli in piè d'un suo memoriale, ed in vista dell' approvazione fatta della sua opera dal regio revisore, signor Niccolò Capasso. E' vi bisogno, oltre a questo, che il presidente Argento scrivendo al marchese di Rialp segretario di Stato, ed a qualcheduno de' reggenti del Consiglio di Spagna, spezialmente all'arcivescovo di Valenza. ch'era di quello presidente e con cui egli teneva più particolare corrispondenza, certi li rendesse della verità di questo fatto. Il Giannone fu in questo, siccome per lo avvenire, in ciascun' altra cosa e ben consigliato e validamente assistito dal cavaliere Pio Niccolò Garelli bolognese, insigne professore di medicina e famoso letterato, il quale era in quella corte onorato per munificenza dell'imperatore Carlo VI delle cariche di suo principal medico e di bibliotecario della imperiale libreria. Questo gentiluomo avea volentieri presa protezione del nostro autore, dacchè avendoglielo premurosamente raccomandato il soprallodato signor Niccolò Cirillo, ebbe occasione ben tosto di conoscerne il merito e la singolare dottrina. Quindi pose in opera il suo maggior credito presso la persona di Carlo VI per disingannare la sua sovrana mente delle maligne informazioni di che l'aveano pregna gli avversari del Giannone, e per fare di

Vedansi le lettere del signor Apostolo Zeno, tom. 2, num. 43, 136 ed altri num. appresso.

GIANNONE- Vol. 1.

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mano in mano comprendere a quel principe ch'egli avea nella persona del Giannone uno de' più illuminati e meritevoli soggetti de' regni suoi, e nell'opera di lui una nuova e vigorosa difesa delle sue alte premineuze e`regalie. Riusci il Garelli felicemente in questo maneggio; e mettendo l'imperatore in curiosità di leggere la Storia Civile, con gran prestezza mandò ad esecuzione l'ordine da S. I. M. ricevuto di far cambiare all'esemplare dell'opera da lui presentatogli la ricca coperta di che era vestito, perchè il potesse più comodamente leggere nel suo soggiorno di Praga, pel qual viaggio la corte era già in su le mosse nella fine di giugno del 1723 1.

Non giovò poco parimente a questo effetto il consiglio dato al Giannone dallo stesso cavaliere Garelli di offerire in dono a monsignor Giovanbenedetto Gentilotti un corpo de' suoi libri, e di rassegnarlo alla sua censura; conciossiacosachè costui essendo uomo savissimo e letterato di gran polso, fuori di più altre insigni qualità ch' adornavano la sua persona, s'avea nell'animo dell'imperatore acquistato il massimo concetto e la più intima confidenza, per modo che lo avea poco innanzi di per sè nominato, da bibliotecario della imperiale libreria, nel qual posto gli era succeduto il Garelli, ad auditore della Rota romana, e quindi in appresso all'arcivescovato di Trento sua patria. In sì fatta occasione il Giannone contrasse amicizia con quel degno prelato, e tanto più facilmente, quanto dopo la prima contezza che l'uno prese dell'altro, s'incontravano bene spesso a casa il gente Riccardi napoletano fiscale del Consiglio di Spagna e valentuomo ancor egli di gran conto 3. Quivi il Giannone gli fece palese, mostrandogli l'originale licenza del Collaterale Consiglio, quanto infame calunnia si era quella ch' aveano i suoi malevoli fatta credere alla Maestà del sovrano ed a'suɔi ministri. Avvenne opportuna

reg

I Lettere del Giannone scritte a suo fratello ne' mesi di maggio e di giugno dell'anno 1723.

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Veggansi intorno a questo dotto uomo le lettere del signor Apostolo Zeno, tom. 2, num. 75, 84, 204 e 205.

3 Si parla molto vantaggiosamente del reggente Riccardi dal signor Apostolo Zeno nel tom. 2 delle sue lett. num. 15, 43, 84, 136, 207, 210.

mente dopo questo, che monsignor Gentilotti essendo un di a privata udienza dell'imperatore, affine di toglierne congedo e partirsi per Roma, S. M. I. il mise in ragionamento sull'opera del Giannone; al che egli non cessò di dirne assai lode, ed esaltarne l'erudizione e l'utilità. Indi domandato dall'imperatore, s'era vero che la si fosse stampata senza prima impetrarne la facoltà del Consiglio Collaterale, e' replicò che non v'era falsità maggiore di questa; poichè avea co'suoi propri occhi osservata quella licenza ottenuta in iscritto. Di tutto ciò, secondo ch'era succeduto, monsignor Gentilotti ne dette sollecita notizia al Giannone, perchè cominciasse pure a sperar bene del favor dell'imperatore 1.

A questo modo e con si fatti aiuti il nome e 'l valore del Giannone veniva presso la corte tratto tratto messo in giusto grado di stima e d'onore, e l'iniqua macchina de' suoi malevoli restò sventata nella mente del sovrano e de'suoi ministri. Che anzi costoro mostrarono in prima d'essere forte scandalizzati della scomunica fulminata dalla corte arcivescovile contro il Giannone per non aver dimandata nella stampa de' suoi libri l'arcivescovile licenza: fu quella riguardata da' più illuminati reggenti del Consiglio di Spagna siccome un nuovo e grave attentato contro a'regii dritti, che nè ragione nè prudenza non voleva che andasse esente da opportuno e memorabile provvedimento. Ed alcuno per avventura sarebbesi preso da quel supremo Consiglio, o almeno in efficace modo rappresentato a S. M. I., ove trattenuto non lo avesse la notizia e dal Giannone comunicata a ciascheduno reggente, e dal presidente Argento scritta a qualcuno di loro, che il regio Collaterale di Napoli entrato nello stesso riguardo avea determinato a radunare una straordinaria Giunta di Giurisdizione per esaminarvi di proposito quello affare medesimo. Il Giannone prese quindi cagione di trattare familiarmente que'reggenti, e scor

I Lettera del Giannone al fratello in data de' 2 giugno 1723.

2 Lettera del Giannone scritta a suo fratello in data de' 9 ottobre 1723. Lettere scritte dal Giannone al presidente Argento in data de' 15 settembre e 13 novembre 1723.

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