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gresso, mercè il favore del bibliotecario ch'era il cavalier Garelli il maggiore tra'suoi amici, e del custode il quale s'appellava il signor Niccolò Forlosia, assai erudito gentiluomo napoletano. Il frutto di queste applicazioni fu il Triregno, opera di cui ragioneremo in appresso, la quale il Giannone disegnò in Vienna, ed ivi in buona parte distese, e che dipoi terminò in Ginevra.

La corte ed i tratti e gli andamenti di lei non furono meno vasto oggetto per le sue osservazioni e discorsi; e colla propria esperienza e colla guida del cavalier Garelli da lunga stagione avvezzo a conoscerne gl'intrighi, egli potè rendersene informato a dovere. I napoletani siccome non erano da gran pezza usi a guardar da vicino un proprio principe e sua particolar corte, così secondo ch'essi capitavano in Vienna, niuna maggior curiosità recavano seco, che di rimirare sottilmente la corte imperiale, ammirarne l'esterna magnificenza, ed iscorgerne con attento viso le massime e l'interna economia. V'erano singolarmente in questa corte, su'primi anni che il Giannone giunse in Vienna, maneggi di molta considerazione e di gran conseguenza. Il Congresso di Cambrai: il trattato di pace che vi si conchiuse colla Spagna nel 1725: il trattato della restituzione di Comacchio fermato già prima col pontefice Innocenzio XIII, indi sospeso colla sua morte e poi di nuovo ricominciato con Benedetto XIII suo successore: l'accomodamento delle differenze insorte per la monarchia di Sicilia colla corte di Roma proccurato dallo stesso papa Benedetto XIII, erano, ciascheduno per sè, suggetti di molto rilievo ed espettazione e per conseguenza di continuo e vario esame per gli spettatori. Senzachè non mancano giammai in corte di que'particolari casi e straordinari accidenti che occupati tengono di continuo i curiosi occhi de'riguardanti. Il Giannone, siccome uno di costoro, non li lasciava fuori della sua considerazione, secondochè a mano a mano succedevano; e quindi è che le sue lettere sono ripiene di così fatti racconti, e di quelle più acconce riflessioni che nascevano dalla qualità degli avvenimenti e dalle circostanze de' tempi. Io riferirò a suo luogo, per non isturbare l'ordine degli anni, il lungo e curioso carteggio ch'egli ebbe col signor Niccolò Cirillo

intorno all'avventura di un cotal medico Nigris, volgarmente detto il medico impregnatore, il quale fu a bella posta mandato in Vienna perchè si adoperasse colla sua arte ed industria di render feconda a maschio l'imperatrice Elisabetta allora regnante. Mi piace solo qui di rapportare qualcheduno de'più singolari avvenimenti ch' egli scrivea a suo fratello, e quello spezialmente che accadde nell'anno 1724 in occasione del partorire della imperatrice, e della curiosa gara tra le genti di corte perciò suscitata. Queste sono le sue proprie parole: « Mercoledì la

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sera del 5 del corrente mese ad ore otto, secondo l'u"sanza di qui, si sgravò la nostra imperatrice, e per le superstiziose e fanatiche predizioni pose in lutto la corte « e la città, quando contro il pazzo presagio intesero aver partorita una principessa, non un principe. Non pos« siamo uscire da visioni e fantasme, le quali ancorchè "non abbiano corpo, producono effetti sensibili e perniziosi, perchè infinita è la schiera degli stolti. Le povere « donne sono da compatire, perchè sono più acconce a « ricevere si fatte imposture. Esse qui idolatrano S. Gio❝vanni Nepomuceno, e lo hanno per Dio del segreto, ch'è quello che loro più deve premere, perchè questo buono « prete di Praga ch'era confessore della regina di Boe« mia moglie del re Wincislao, il quale fu figliuolo di Car"lo IV imperatore, costantemente negò al re di rivelar la « confessione della moglie, della quale avea sospetto non « adulterasse: ed il re barbaro e crudele lo fece precipi«tare nel fiume, ove affogò. Non è credibile quante apparizioni si narravano di questo santo che assicurava « un principe; e le dame della corte ne avevano già per« suasa l'imperatrice. A questo s'aggiunse la predizione

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d'un frate di S. Francesco, che ancorchè del Finale, si « trova ora costà nel Cilento, il quale avea scritto al refe« rendario delle poste Loccello, che siccome avea indo« vinata la gravidanza, così stesse certo che l'imperatri«ce avrebbe partorito il di di S. Vincenzo Ferreri un ma"schio. Queste lettere il Loccello le mostrò al marchese Perlas, a tutti della corte ed a molti suoi amici, ed ar« rivarono alle orecchie de'regnanti. La casualità operò che appunto in cotesto giorno vennero i dolori alla im

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peratrice, tanto che in palazzo e per tutta la città sen«tivano voci di giubilo. Il savio Garelli fortemente ripren« deva le dame di corte, acciocchè non infrascassero di « queste fole la credula madre, perchè temeva non suc<< cedente il caso contro la sua espettazione, le sopraggiu"gnesse qualche accidente. Ma questa principessa, sic<< come molto savia, soffri il colpo con intrepidezza, e mol"to maggiormente il magnanimo marito. Si spera da'pru"denti che apertasi la strada abbia a continuare in fecondità, e ciò che ora la Providenza divina ci ha tolto, ab«biacelo a concedere appresso, essendo i regii sposi va« lidi e giovani.» Soggiunse in un'altra: «Non bisogna sgo«mentarsi per non averci Iddio voluto dare questa con"solazione di vedere alla luce un maschio: perchè se ciò « fosse seguito, chi avrebbe potuto soffrire l'alterigia e « l'ambizione de' catalani e degli altri spagnuoli qui rifuggiti, i quali già avevano fatto fra di loro concerto che questo sarebbe stato dono di S. Vincenzo Ferreri spagnuolo, e dato per costituire un successore a Carlo II ❝ nella monarchia di Spagna; e giusta i loro calcoli lo fa« cevano già re di que'regni e tutto spagnuolo d' affezio"ne tanto che non è mancato chi ponderasse, che se ciò avveniva, le cose di Cambrai si sarebbero per nostra parte assai più rallentate. Si era giunto dalle fanatiche presunzioni di costoro sino a fare stampare un officio « nuovo per detto santo, e fatti intagliare molti rami per «uso d'immagini e ritratti del santo in seta ed in carta; quando l'imperatrice si pose sulla sedia per partorire «si vide tutta ingombra e fasciata di queste immagini e « di reliquie ancora di questo santo, che non so come (diavolo!) s'erano fatte venire di Spagna. I tedeschi vi«dero posto in pericolo il loro santo Nepomuceno, per«chè la contessa Caraffa Cardona dama spagnuola, che sostiene con vigore in corte la nazione, in tutti i conti voleva che il nuovo re di Spagna, ch'era per nascere, "si dovesse al Ferreri, non già al Nepomuceno. Iddio ha « voluto confondere la costoro troppa fidanza e presun« zione. »

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La città di Vienna, più che ogni altra città capitale, è il centro degli affari e de'negozianti di tutti gli Stati sot

toposti al dominio della serenissima casa d'Austria, per ciascheduno de'quali v'è stabilito un Consiglio, ovvero un tribunal supremo cui commesso è il governo e l'amministrazione economica di quelli. La cura e 'l regolamento delle faccende di Napoli e di Sicilia s'apparteneva, allora che questi due regni erano soggetti all'imperator Carlo VI, al supremo Consiglio di Spagna, il quale non per altro avea quel nome se non perchè soprantendeva a quegli Stati ch'erano già prima provincie della monarchia di Spagna, di cui si teneva quel principe il successore, e perciò ne serbava il titolo. S'agitavano sempre in questo Consiglio gravi affari e cause di gran momento di napoletani e di forestieri, molti de'quali raccomandavano la cura e la buona condotta di esse al Giannone, nel suo valor riposando e nella stretta amicizia ch'egli s'avea conciliata d'alcuni reggenti di quel Consiglio, e spezialmente del presidente l'arcivescovo di Valenza, del suo successore il conte di Montesanto, del reggente conte Almarez, del reggente fiscale Riccardi e del reggente Perlongo. Tra le molte sue lettere, e di coloro che si corrispondevano con essolui, non ve n'ha poche appartenenti ad affari e controversie delle quali la direzione ed il maneggio gli era commesso, siccome ad avvocato, o in corte o ancor più frequentemente nel Consiglio di Spagna. Egli vi patrocinò spezialmente il principe di Montemiletto, il duca di Maddaloni, il principe della Riccia, il duca Provenzale, l'Arrendamento delle sete di Calabria, i conservatorii della città di Capua contro le sorprese di quell'arcivescovo, le città di Gaeta e d'Ostuni, ed altre somiglianti; e tenne per queste e simili faccende particolar carteggio col consiglier Grimaldi, col reggente Ventura, col consiglier Carmignano, col consiglier Maggiocco, col signor Niccolò Capasso, col signor Vincenzo d'Ippolito, coll'abate Garofalo, col proccuratore fiscale Arriani, coll' avvocato D. Carlo Franchi, col signor Stefano de'Baldinotti, ed altri che non accade ora d'annoverare. Egli vi sostenne con molto calore, insieme col cavalier Garelli, così presso i reggenti di quel Consiglio che presso il marchese di Rialp, il consiglier Grimaldi suo stretto amico, e forte travagliato dal vicerè cardinal d'Althan ad istigazione de'ge

suiti e del nunzio apostolico di Napoli, per aver proccurato nell'anno 1725 di far nuova e piena ristampa delle sue Discussioni istoriche e teologiche contro le Lettere apologetiche del P. de'Benedictis o sia P. Aletino gesuita. Quest'opera era di già stata in Roma sotto terribili censure proibita ed annoverata tra'libri dannati diprima classe, siccome quella che combatteva di proposito la filosofia e la teologia scolastica, e che nella persona d'un avversario gesuita poco risparmiava i sentimenti e l'onore della compagnia. Al rumore di una nuova ristampa, questa corse alle sue usate arti e raggiri: gliene fecero far divieto al consiglier Grimaldi dal cardinal vicerè, il cui animo era a loro intera divozione; dipoi sotto sembiante che costui avesse con espresso disprezzo contravvenuto a'supremi comandi ristampando due tomi dell'opera dopo l'inibizione fattagli, i quali in effetto erano stati impressi prima, sollecitarono il vicerè a sopprimerla e farla dal Consiglio Collaterale proscrivere, prendendo insieme dell'autore un esemplar gastigo. Il vicerè, secondo le istanze di costoro avvalorate dal nunzio pontificio, di fatto soppresse la nuova edizione di quell'opera, usando a quel degno ministro più altre violenze che lungo sarebbe il qui narrarle. Il consigliere Grimaldi si richiamò a S. M. I. di si violenta ed ingiusta maniera di procedere, e coll'aiuto del Giannone e colla interposizione del cavalier Garelli egli ottenne la giustizia che dimandava, ed intera riparazione del suo onore e della sua condotta.

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Le cause di maggior rilievo e di più rumore che il Giannone difese in Vienna, si furono l'una della città e regno di Napoli per l'arcivescovado di Benevento, il quale pretendeva la corte di Roma, che siccome stabilito in una città soggetta al suo dominio temporale non dovesse es

I Lettera del consiglier Grimaldi al Giannone de' 14 marzo 1727. Lettere del Giannone al consiglier Grimaldi de' 7 e 29 dicembre 1726.

2 Una porzione della difesa che il consiglier Grimaldi fece di sè stesso appresso il Consiglio Collaterale trovasi inserita, non saprei come, nelle Opere postume del Giannone, part. 2, cap. 20.

Citata lettera del consiglier Grimaldi al Giannone: citate lettere del Giannone al Grimaldi. Lettere del Giannone al medesimo de'18 gennaio e de' 9 febbraio 1727.

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