Storia universale di Cesare Cantù: without special title

Copertina anteriore
Unione Tipografico-Editrice, 1888

Dall'interno del libro

Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 173 - Così rinvolto in questa viltà traggo il cervello di muffa, e sfogo la malignità di questa mia sorte, sendo contento mi calpesti per quella via, per vedere se la se ne vergognasse. Venuta la sera mi ritorno a casa, ed entro nel mio...
Pagina 173 - Partitomi dal bosco io me ne vo ad Una fonte, e di qui in un mio uccellare, con un libro sotto, O Dante, o Petrarca, o uno di questi poeti minori, come dire Tibullo, Ovidio, e simili. Leggo quelle loro amorose passioni, e quelli loro amori, ricordomi de...
Pagina 173 - ... io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro, e domandare della ragione delle loro azioni: e quelli per loro umanità mi rispondono. e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte, tutto mi trasferisco in loro.
Pagina 186 - Queste cose, quando sono bene fondate e abbino in loro grandezza, lo fanno reverendo e mirabile: e in Italia non manca materia da introdurvi ogni forma. Qui è virtù grande nelle membra, quando la non mancassi ne" capi. Specchiatevi ne' duelli e ne' congressi de' pochi, quanto gli Italiani sieno superiori con le forze, con la destrezza, con lo ingegno.
Pagina 171 - ... dal disordine all'ordine trapassare; perché, non essendo dalla natura conceduto alle mondane cose il fermarsi, come le arrivano alla loro ultima perfezione, non avendo più da salire, conviene che...
Pagina 173 - Venuta la sera, mi ritorno in casa, et entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti degli antiqui uomini. Dove da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio, e ch'io nacqui per lui...
Pagina 40 - Valentino, quella provincia stava quieta ed inclinata alla devozione sua, avendo per esperienza conosciuto quanto fosse più tollerabile stato a quella regione il servire tutta insieme sotto un signore solo e potente, che quando ciascuna di quelle città stava sotto un principe particolare, il quale né per la sua debolezza gli poteva difendere, né per la povertà beneficare; piuttosto non gli bastando le sue piccole entrate a sostenersi, fosse costretto a opprimergli.
Pagina 173 - ... si perdono ; e se vi piacque mai alcun mio ghiribizzo, questo non vi dovrebbe dispiacere ; e ad un principe, e massime ad un principe nuovo, dovrebbe essere accetto; però io lo indirizzo alla magnificenza di Giuliano. Filippo Casavecchia l'ha visto; vi potrà ragguagliare della cosa in sé, e de...
Pagina 137 - E in qual città d'Italia fuor di Toscana si mandan fuori venti parole di quelle del suo poema? O possonsi nel suo poema trovar venti parole che in Firenze da
Pagina 762 - ... di mano in mano, mentre attorno erano serventi che mescevano preziosissimi vini : la quale invenzione del paiuolo, che con tele e pitture era accomodato benissimo, fu molto lodata da quegli uomini della Compagnia. In questa tornata, il presente del Rustico fu una caldaia fatta di pasticcio, dentro alla quale Ulisse tuffava il padre per farlo ringiovanire; le quali due figure erano capponi lessi che avevano forma d'uomini, sì bene erano acconci le membra ed il tutto con - diverse cose, tutte...

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